Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mery Sunday    02/01/2013    4 recensioni
Prendete Alice, una normale studentessa di liceo alle prese con l'ultimo anno di liceo.
Lei è una ragazza tranquilla, pacata...nella norma. Solo una persona suscita la sua indole più violenta e da maschiaccio: Luca.
Lo stesso Luca, che frequenta la sua stessa classe ed è il figlio dei migliori amici dei genitori di Alice.
E se per un fortuito caso del destino dovessero condividere per qualche mese lo stesso tetto, come andrebbe a finire?
Finiranno per lanciarsi i piatti a vicenda o troveranno un punto d'incontro?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


4. House of horror.

 
Una settimana.
Ormai è passata una settimana dal giorno del nostro pseudo-bacio e da allora non è successo nulla.
Non che mi aspettassi qualcosa, ma, se prima c’erano i nostri quotidiano battibecchi a farmi compagnia, ora quasi mi evita. L’unico istante che passiamo insieme è la sera davanti alla tv, dove ci ritroviamo a discutere per decidere chi può scegliere cosa vedere. Ma anche questi battibecchi durano poco, perché Luca dopo poco mi lascia sola e si chiude nella sua momentanea camera  – cioè quella di Andrea.
Domani la mia classe ruota, così, io ed i miei amici decidiamo di uscire a fare un giro, meta: Centro Commerciale.
Sono quasi certa che Eli e Carla abbiano scelto un posto così lontano solo per farmi chiedere un passaggio a Luca.
Infatti lui ha la moto – beato lui! – ed io sono una comune pedona.
Ovviamente ho provato ad evitare la cosa, chiedendo e agli altri un passaggio, ma tutti mi hanno dato della stupida dicendomi che, dato che ho Luca in casa, sarei dovuta andare con lui.
Belle amiche. penso, mentre salgo sbuffando fino in camera dell’impiastro.
“Posso entrare” chiedo, bussando lievemente, prima di entrare senza attendere un suo consenso.
Quando mai la fortuna è stata dalla mia parte? Mai. E infatti…
“Sei nudo!” urlo l’ovvio, mentre svelta mi porto una mano davanti agli occhi e mi volto di spalle.
Sento un fruscio alle mie spalle, segno che si sta vestendo.
“Se tu avessi bussato lo avresti saputo..” mi risponde lui, mentre io continuo a non guardare nella sua direzione. Se lo facessi vedrebbe quanto sono rossa in volto e non mi serve un altro motivo per essere presa in giro da lui.
“Io ho bussato” mi difendo indispettita.
“ Ma non hai aspettato.” Sottolinea ovvio.
Odio quando ha ragione.
Per mia somma gioia continua a parlare, tralasciando il momento d’imbarazzo – mio.
“O forse il tuo intento era vedermi completamente nudo?” mi chiede, avvicinandomisi di qualche passo. “Bastava chiedere, tesoro.” Sottolinea l’ultimo epiteto, facendomi diventare rossa, ma stavolta per la rabbia.
Mi volto veloce nella sua direzione e gli rispondo acida “ Sei tu stupido che non chiudi a chiave quando ti cambi, non è colpa mia! E poi non c’ era …” Ma mi fermo di botto. Non mi conviene farlo arrabbiare con qualche battuta, o rischio di restare e piedi. E sono certa che anche in quel caso quelle sciroccate delle mie amiche non verrebbero a prendermi. Quindi, facendo un respiro profondo, mi calmo e proseguo
“Okkay, hai ragione. Scusami. Non dovevo entrare in camera senza aspettare il tuo consenso”
Luca mi guarda per qualche secondo perplesso, dopodichè sorride divertito.
“Avanti su, dimmi che ti serve”
“Un passaggio per il centro commerciale…” dico flebilmente, e per un momento  credo che non mi abbia sentito, ma quando sto per ripeterlo a voce più alta, lui mi precede, rispondendomi…
“Tu non avevi paura della mia guida sulla moto?” mi chiede, mentre mi si piazza davanti ed alza un sopracciglio scettico – di preciso quello destro.
“Beh, affronterò la mia paura… in fondo non puoi uccidermi, altrimenti moriresti anche tu” gli dico, sorridendogli flebilmente.
Lui si porta teatralmente un mano all’altezza del mento, per assumere un’aria pensierosa.
“Oggi mi sento buono” acconsente, rendendomi entusiasta del mio essere riuscita a convincerlo velocemente. Finchè non prosegue “Però in cambio devi fare una cosa…” mi dice, guardandomi intensamente negli occhi.
Ecco! Ho cantato vittoria troppo in fretta.
“Cosa?” questa volta è il mio turno di alzare il sopracciglio.
“Non lo so ancora… ti farò sapere” mi dice sbrigativo, per poi aggiungere subito dopo “ Ora vestiti, altrimenti faremo tardi..” mentre si spinge fuori dalla stanza.
Senza pensarci due volte mi volto verso di lui, e sorridendogli dico “Grazie” per poi sparire dall’altro lato del corridoio, in camera mia.
Spero di non dovermene pentire.
Dopo una mezz’ora, sono pronta e così afferro la borsa ed il cellulare e mi precipito al piano terra, dove Luca mi attende sul divano.
Non appena mi vede, si alza e, dopo aver afferrato le chiavi, ci dirigiamo silenziosamente in cortile, dove ha parcheggiato la moto e subito partiamo alla volta del centro commerciale.
Mammamia che freddo! Penso, mentre mi stringo forte alla schiena di Luca, che è un’ottima fonte di calore.
Sebbene sia quasi spaventoso il suo modo di correre con la moto, la vista della città mi incanta e quasi dimentico di poter rischiare la vita e mi beo del calore emanato dal suo corpo e dal panorama.
All’improvviso vengo distratta da un pizzico sulla guancia destra datomi dal guidatore.
“Ma che fai..?” chiedo indispettita, allontanandomi da Luca velocemente.
Mi accordo solo in quest’istante che siamo arrivati quindi scendo rapida e cerco di sganciare il casco.
“Ti eri addormentata?” mi chiede, mentre scende anche lui dalla moto e , vedendomi in difficoltà,  mi aiuta a sganciare il casco.
Una volta liberata da quella tortura, mi incammino verso l’entrata dove avevamo appuntamento con gli altri. Dopo poco lo sento affiancarmi e, abbassandosi alla mia altezza, mi sussurra all’orecchio “ Se vuoi abbracciarmi, non c’è bisogno di scuse…basta chiedere!”
Non faccio in tempo ad aprir bocca per mandarlo elegantemente a quel paese che lui è già avanti a me di qualche passo e raggiunge rapido i nostri amici.
Dannato!
“Ragazziii, ciao” ci salutano tutti, non appena li raggiungiamo.
“Ciao” dico flebilmente io, dando un bacio alle mie amiche
“Dove andiamo?” chiede Luca ai ragazzi, che però fanno una faccia strana in risposta.
“Veramente… Noi due vorremmo approfittare degli sconti per trovare un regalo per il nostro anniversario...” spiega Ely, con aria colpevole.
“E io ho promesso a Carla che l’aiutavo a scegliere un regalo per un suo cugino…” butta lì Massi quella che sembrava molto una scusa per restare da solo con lei, infatti la mia amica prima lo guarda stranita e solo dopo un po’ annuendo convinta.Da quando sono tornati a casa insieme sembra che Carla riesca a parlargli senza diventare di tutti i colori e a piccoli passi sembra si stiano avvicinando.
Ok, le mie amiche, vogliono approfittare del giorno libero per stare sole con il ragazzo che amano, ma si può sapere perché cavolo hanno invitato anche me?
“Va bene, allora noi faremo un giro per nostro conto … ci rincontriamo qui una pizza stasera?” chiede Luca, per nulla infastidito dal fatto che ci hanno lasciato soli. Chi lo capisce è bravo.
Dopo un assenso generale e dopo esserci messi d’accordo sull’orario ci dividiamo, ognuno con una meta differente: o meglio, tutti tranne noi che gironzoliamo un po’ senza reale interesse per i grandi corridoi del centro commerciale.
Dopo poco, vengo attirata da un negozio, dove trovo uno stupendo abito, color verde acqua che indosserò al prossimo compleanno, anche se sarà tra due settimane.
In seguito, per ringraziarlo dell’infinita pazienza che ha dimostrato nell’aspettarmi ed accontentarmi mentre girovagavo per il negozio, usciamo dal centro commerciale e decidiamo di prendere un gelato.
“Ora cosa facciamo?” chiedo, facendogli scegliere la prossima meta, mentre mi gusto il mio amato gelato stracciatella e nutella.
“Andiamo lì” mi dice, indicando una sorta di luna park che è stato allestito poco distante dal grande centro.
Per poco non mi vengono gli occhi a stelline per la gioia e, senza dire nulla, annuisco alla sua proposta e lo seguo all’entrata.
“Che facciamo?” mi chiede nuovamente, una volta raggiunto il luogo.
Arrivati lì, noto con mia grande vergogna che le uniche altre persone che si trovano lì sono dei bambini piccoli accompagnati dai genitori.
Oddio… Non posso davvero voler salire su di una giostra ideata per bambini, che figura ci faccio?
Riprendendo un po’ di buon senso quindi alla fine rispondo con un flebile “Nulla”.
Sono un genio! Prima acconsento a venire qua e poi non voglio fare nulla. Brava Alice, davvero intelligente.
Lui intanto però non ascolta la mia risposta e si guarda intorno alla ricerca di chissà cosa.
Poco dopo lo vedo aprirsi in uno smagliante sorriso per poi prendermi per mano e trascinarmi vicino alla…
“Casa degli orrori?” gli chiedo allibita.
Sa perfettamente che sono una fifona e che non amo cose spaventose, e lui mi vuol portare lì?
“Non ci verrò mai!” gli dico perentoria, puntando i piedi e incrociando le braccia come una bimba.
“Sei in debito con me “ mi fa notare, ricordandomi il passaggio che mi ha dato.
“Beh, farò qualcos’altro, ma questo No!” gli dico, guardandolo con astio
“Allora baciami” mi intima
“Che..?” chiedo allibita
“O entri nella casa degli orrori o mi baci…” mi dice guardandomi con sfida
“E se non faccio nessuna delle due cose?” chiedo, alzando un sopracciglio
“Beh, torni a casa a piedi…” mi minaccia lui
Col cavolo, sono minimo 1 ora a piedi.
“Va bene…” accetto infine, controvoglia
“Cos’hai deciso?” si informa lui, avvicinandomisi
“Entriamo…” dico,  prima di afferrarlo per il polso e trascinarlo in quella lugubre casetta.
Inizialmente, non noto nulla di realmente pauroso, solo dei finti ragni e del sangue – che dall’odore riconosco subito come ketchup-  e inizio a tranquillizzarmi.
Infondo, qui ci vanno soprattutto bambini, non posso mettere qualcosa di davvero terrificante… penso, mentre la paura e l’ansia che avevo poco prima di entrare svaniscono a mano a mano.
Ma proprio quando svoltiamo l’angolo, mi ritrovo davanti una sottospecie di maggiordomo senza testa e con dei ragni pelosi che gli escono dal collo sanguinante.
A quell’orripilante vista per poco non svengo e per non perdere i sensi mi serro gli occhi con una mano e con l’altra mi stringo a Luca.
“Usciamo… ti prego” gli chiedo flebilmente, e forse, proprio dalla mia voce, Luca capisce il mio grado di spavento e decide di accontentarmi e mi porta fuori da quella casa, coprendomi gli occhi con una sua mano, per non farmi vedere più nulla e con l’altra stringe l’altra mia mano.
Appena usciti ci dirigiamo, in religioso silenzio, alla pizzeria dove abbiamo appuntamento con i nostri amici e quando ci vedono rimangono a bocca aperta.
Dato lo spavento e lo shock, sono ancora mano nella mano con Luca senza essermene neanche accorta.
Non appena vedo le loro facce allibite però, velocemente sciolgo l’intreccio delle nostre dita e raggiungo Eli e corro ad abbracciarla.
“Tesoro, cos’è questa faccia bianca? E’ successo qualcosa?” mi chiede, lasciandomi lievi carezze dietro la nuca.
“S-angue…tanto sangue” dico io, con la voce tremante.
Ma per fortuna, vengo interrotta da Luca, che spiega perché sono in questo stato.
“Perché sei entrata sapendo che sei una fifona?” mi chiede Carla, una volta che ci siamo tutti accomodati e io mi sono calmata e ho riacquistato un colorito normale.
“P- perché…” dico io, cercando una qualche risponda accettabile.
Di certo non posso dirgli: perché altrimenti dovevo baciare Luca!
“Perché le ho dato della fifona e l’ho sfidata a entrare…” interviene Luca.
Dopodichè, per fortuna il discorso cade lì, dato che arriva una cameriera a prendere le nostre ordinazioni.
“Guarda chi è appena entrato” mi sussurra una voce alla mia destra appena arriva la mia ordinazione
“Chi?” gli chiedo, alzando d’istinto il volto verso l’ingresso.
Le uniche persone che stanno varcando la soglia della pizzeria sono due anziani signori insieme a quello che suppongo sia la loro nipotina. Nessuno di conosciuto.
Approfittando di quel mio istante di distrazione Luca allunga un braccio verso la mia pizza e mi ruba un paio di patatine, portandole velocemente alla sua bocca e divorandole in un solo morso. Questo suo gesto causa la mia ira, come sicuramente anche lui già sapeva.
“Ma hai la mia stessa pizza, si può sapere perché allunghi quelle tue stupide mani nel mio piatto?” gli dico irritata.
Lui per risposta alza le spalle incurante, come se non fosse accaduto nulla, e riallunga la mano nella mia direzione. Stavolta però sono più veloce di lui: afferro la bustina  semi aperta alla mia destra, contenente maionese- e gliela spremo tutta sulle mani.
Di riflesso lui quindi le ritrae e afferra anche lui un’altra bustina per contrattaccare.
Per fortuna Massi lo rimprovera, ricordandogli che siamo in un luogo pubblico e quindi non è il caso di fare figuracce. Sbuffando quindi Luca posa la sua “arma” e inizia a mangiare la sua pizza senza più disturbarmi. Ne mentre io gongolo soddisfatta della mia piccola vittoria, tornado a dedicarmi alla mia pizza.
Dopo aver finito di mangiare, decidiamo di fare un breve giro tutti insieme per poi tornare ognuno alla propria casa.
Arrivati a casa, corro spedita al piano di sopra in bagno, e mi concedo un bel bagno caldo rilassante. Dopo circa mezz’ora esco dalla vasca e mi dirigo in camera mia con indosso una piccola vestaglia da notte che mi hanno regalato i miei genitori. Aperta la porta della mia camera, decido di prendere il mio computer portatile e di sdraiarmi sul letto, ma mi ritrovo davanti Luca, seduto sul letto, intento a guardare fuori dalla finestra il cielo stellato…
Chissà a cosa sta pensando… mi chiedo subito mentre sto per uscire dalla stanza per non disturbarlo, ma, proprio mentre sto per chiudere la porta, ricordo una cosa fondamentale
Questa è la Mia camera!
“Che ci fai qui..? “ gli chiedo, una volta rientrata nella stanza
“Ti aspettavo” senza voltare lo sguardo su di me
“E perché?” domando, sedendomi sulla scrivania di fianco al letto
“Voglio quel bacio dell’altro giorno…” mi dice d’un tratto, voltandosi verso di me ed avvicinandomisi.
“Quale bacio?” chiedo, in evidente confusione ed imbarazzo
“Quello che stavamo per darci sul divano una settimana fa” mi intima… avvicinandosi ulteriormente e poggiando le braccia sulla scrivania, molto vicine ai miei fianchi.
“Non so di cosa tua stia parlando” dico schiarendomi la voce e distogliendo gli occhi dal suo volto fin troppo vicino al mio.
Brava Alice, negare sempre!
“Mmmmm” fa lui, mentre mi afferra il volto con una mano facendomi voltare verso di lui e mentre continua ad avvicinarsi con quei suoi maledetti occhi puntati sulle mie labbra “Dovrò rinfrescarti la memoria allora” mi sussurra ad un millimetro dalle mie labbra.
Il mio cervello sembra avere un blackout improvviso, dato che non lo spingo via e non inizio ad urlare, come ci si aspetterebbe da me in tale occasione, ma resto ferma immobile a fissarlo. Non essendoci nessuna reazione da parte mia, Luca ne approfitta per avvicinarsi lentamente al mio volto, lasciandomi intanto lievi carezze con una mano sulle guance mentre l’altra raggiunge il mio fianco.
Ma proprio quando sta per arrivare alla meta, viene interrotto da un rumore assordante.
Il campanello di casa.
Questo sembra finalmente risvegliarmi dal coma in cui sembravo caduta e finalmente lo spingo lontano da me e mi precipito al piano inferiore ad aprire la porta, mentre lo sento sbuffare rumorosamente.
“Jessica, che ci fai qui?” chiedo schockata alla persona che mi si para davanti appena apro la porta.
Che diavolo ci fa lei qui?
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mery Sunday