«Sbrigati
Pk82, che stà per cominciare»
Un esserino con una lunga tunica bianca, un’aureola sulla
testa e due piccole ali stava seduto compostamente sul
bracciolo di una poltrona mentre osservava pazientemente l’inizio della storia
tanto attesa. Il suono di un risucchio lo fece voltare alla sua destra:
sull’altro bracciolo stava stravaccato un altro
tesserino, tutto rosso, con una lunga coda e due piccole corna sulla testa.
Davanti a sé aveva una piccola ciotola piena di pop-corn; ogni tanto usava il
suo piccolo forcone per infilzarne uno e portarselo alla bocca. La cannuccia
della bibita era a portata di sorso.
«Potresti
essere un po’ meno volgare?» gli chiese l’angioletto.
Come risposta il diavoletto fece un sonoro rutto.
«Grazie»
fece sarcastico l’angioletto.
«Pk, ti muovi?» fece il diavoletto. «Comincia»
«Arrivo, arrivo» dice Pk.
Si
accomodò sulla poltrona nello stesso istante in cui la pubblicità finì. Lo
schermo si oscurò e poco dopo apparvero i titoli.
La
PARADISO & INFERNO Pictures
Presenta
RITORNARE A VIVERE… CAPITOLO
2
Pk e l’angioletto si voltarono quando sentirono uno sbuffo alla loro destra.
Videro il diavoletto seduto a braccia incrociate con un’espressione concentrata.
«Che cosa ti prende?» gli chiese l’angioletto.
«Stavo
pensando» ripose il diavoletto. «Insomma: RITONARE A VIVERE… CAPITOLO
2. Che razza di titolo è?»
Pk e l’angioletto lo
guardarono con un sopracciglio inarcato.
«Non è
meglio: RITORNARE A VIVERE, IL GIORNO DEL DIAVOLETTO?»
«Eccolo
che comincia» fece sconsolato l’angioletto.
«Oppure:
RITORNARE A VIVERE, D PER
DIAVOLETTO»
«Sta
diventando un problema»
«Oppure:
RITORNARE A VIVERE, IL PIANETA DEL DIAVOLETTO»
«Ti prego»
«O questo:
RITORNARE A VIVERE, THE DIAVOLETTO IDENTITY»
«Dacci un
attimo di respiro»
«Altrimenti:
RITORNARE A VIVERE,
«Originale»
«Che ne
dite di: RITORNARE A VIVERE, IL RE DIAVOLETTO»
«…»
«Oppure:
RITORNARE A VIVERE, TUTTI PAZZI PER IL DIAVOLETTO»
L’angioletto
stava dando delle pacche sulla spalla di Pk per
confortarlo.
«Ho
trovato: RITORNARE A VIVERE,
«Basta!»
«Aspettate,
aspettate: RITORNARE A VIVERE, DIAVOLETTO RELOADED»
«NO!»
«Coraggio,
datemi una mano a trovare un titolo»
«Che ne dici di: RITORNARE A VIVERE, CHE FINE HA FATTO IL
DIAVOLETTO? OH, LUI E’ STATO TAGLIATO DALLA FICTION, PERCHE’ PARLAVA
TROPPO»
«Che razza di titolo è?»
*
CAPITOLO
1: VITA DI TUTTI I GIORNI
Ron sbadigliò sonoramente
mentre cominciava a svegliarsi. Tentò di aprire gli occhi, ma la luce
che filtrava dalle finestre glieli ferì, tanto che li
richiuse e si rigirò nel letto. Allungò un braccio sull’altra parte del
letto, trovandolo vuoto. Alzò appena la testa e riaprì gli occhi.
«…Hermione…» chiamò con la voce impastata dal
sonno. Uno sbadiglio più rumoroso lo svegliò del tutto e decise di alzarsi.
Una volta sulle scale si fermò: sentiva chiaramente
una voce arrivare dalla cucina, una voce allegra che
stava canticchiando qualcosa… e sorrise quando si rese conto di chi fosse
quella voce. Aprì lentamente la porta
della loro cucina… ed una visione, per lui celestiale, gli fece allargare ancora
di più il sorriso che non aveva ancora perso: nel suo pigiama rosa stava la
donna della sua vita, Hermione, impegnata a preparare la colazione per tutti
gli abitanti di quella casa. La radio, modificata per poter ascoltare sia le
stazioni magiche che babbane, stava trasmettendo una
bella canzone… ed Hermione ne seguiva il ritmo muovendo lievemente i fianchi
mentre affettava il pane e ci spalmava sopra una gran quantità di marmellata di
fragole.
Ron si avvicinò ad
Hermione con passo silenzioso, le mani alzate ed un ghigno che non prometteva
niente di buono…
«Non ci pensare neanche»
La voce di Hermione, a metà tra il severo e il
divertito, lo fece bloccare. Scosse la testa divertito
e continuò la sua marcia fino a cingerle i fianchi con le braccia e darle un
bacio sui capelli.
«Non puoi privarmi di questo divertimento» le
disse sorridendo. Hermione si appoggiò di schiena al petto di Ron, chiudendo
gli occhi e assaporando la sensazione di protezione e pace che provava ogni
volta che era fra le sue braccia.
«E tu non puoi pretendere di farmi il solletico tutte le mattine» replicò Hermione.
Ron le baciò ancora i capelli… poi la pelle
sotto l’orecchio… il collo. «Ma io mi diverto»
Hermione tentò di resistere alla dolce tortura
del marito. «Ma io no»
La riccia si girò tra le sue braccia, passando
le proprie dietro il collo del rosso ed avvicinandosi di più. «E poi pensavo
che preferissi darmi il buongiorno in un’altra maniera»
Ron annullò la distanza tra di
loro, assaggiando le labbra di Hermione e gustando quel sapore che aveva
imparato a riconoscere dopo anni e anni
di pratica; dopotutto quel tempo era bello sapere che non ci si era ancora
stancati di tutto questo… e come si potrebbe… per tutti gli anni a Hogwarts non
aveva fatto altro che fantasticare sulla sua vita futura con Hermione, su come
sarebbe stato costruirsi una famiglia con lei… ed ora poteva dirlo con
sicurezza: era la cosa più bella che avesse potuto fare.
Erano rimasti incollati per più di cinque minuti quando un rumore di passi proveniente dalle scale li
fece allontanare. Poco dopo una bambina con ancora l’espressione assonnata
entrò nella cucina, stropicciandosi un occhio.
Se non fosse stato per il colore dei capelli,
rossi come il padre, ci si sarebbe trovati di fronte ad una Hermione
in miniatura: i capelli erano cespugliosi come quelli della madre alla sua età,
dalla quale aveva anche preso il colore degli occhi e la corporatura minuta.
Era una bambolina… e Ron adorava vedere una piccola Hermione girare per casa.
«Ciao principessa» le fece il padre
inginocchiandosi e prendendola in braccio.
Hermione si avvicinò e le diede un bacio sulla
guancia. «Hai dormito bene, tesoro?» le chiese.
La bambina circondò il collo del padre con le
sue piccole braccia e gli diede un piccolo bacio sul naso.
Da quella distanza Ron poté distinguere chiaramente le piccole lentiggini che
ricoprivano gli zigomi della figlia.
«No» rispose poco dopo la bambina, appoggiando
la testa sulla spalla del padre e guardando nella direzione di Hermione. Si
stropicciò ancora l’occhio e sbadigliò. «Chris russa»
Hermione sorrise comprensiva
mentre Ron sghignazzò senza ritegno. «La prossima volta ficcagli un
calzino in bocca… vedrai che smette»
«RON!» lo riprese la moglie.
«Posso davvero?» chiese la bambina tirando su la
testa con un’espressione ora vispa e allegra ed un sorriso luminoso. Ron
adorava vedere quell’espressione sul viso della figlia… gli ricordava
tremendamente Hermione quando era più piccola:
arricciava il naso nella stessa maniera.
Ron voleva confermare la sua teoria, ma lo
sguardo eloquente di Hermione lo fece desistere. «Beh…» riprese Ron, «magari un
calzino no… ma se continua a russare scrollalo un po’ finché non si sistema
meglio nel letto. Così la smette»
La piccola sembrò un pochino
delusa, ma annuì. «Ora che abbiamo trovato una
soluzione a questo spinoso problema… che ne dici di fare colazione. Eh,
Emy?»
Emily si lasciò mettere a
terra e prese posto sulla sedia attorno al tavolo, cominciando a
mangiare la sua fetta di pane con la marmellata. Hermione le diede un buffetto
sulla testa mentre versava nel suo bicchiere del succo
di zucca. Ron si stiracchiò ancora un momento prima di
sedersi a fianco alla figlia.
«Bisognerà svegliare i tuoi fratelli» disse Ron.
Emily bevve un sorso dal suo bicchiere e tornò a
mangiare. «Gli ho messo la sveglia» disse tranquillamente.
«Volume massimo?» chiese Ron con un sorrisetto.
Sorrisetto ricambiato dalla figlia. «Volume massimo» confermò Emy.
Un attimo dopo sentirono arrivare dal piano
superiore il suono di una tromba:
«Grazie tante Emy»
disse arrabbiato il più grande dei due.
Emy e suo padre stavano
nascondendo un sorriso divertito nei loro bicchieri.
«Coraggio, tutti e due,
sedetevi» disse affettuosamente Hermione, riempiendo i loro piatti di una ricca
colazione. Ancora assonnati i due si accomodarono.
Ron osservò il suo primogenito, Christopher,
mangiare con gusto le sue uova: aveva i capelli ricci, castani, ma si notavano
chiaramente alcune sfumature rossastre, dandogli un colore tutto particolare.
Aveva i suoi stessi occhi blu che, Ron ne era sicuro,
avrebbero fatto strage di cuori non appena fosse cresciuto, sia in età che in
altezza. Alla sua destra sedeva il suo figlio più
giovane, Sean, con i suoi capelli rossi e gli occhi
nocciola ereditati dalla madre. Anche lui, come la
sorella, aveva gli zigomi ricoperti di lentiggini.
«Cosa facciamo oggi?»
chiese Sean.
«Ci divertiamo» rispose Chris, «oggi e domani è
vacanza. Possiamo andare a giocare»
«Possiamo andare in bici» fece contenta Emy.
«Possiamo lanciarci la pluffa» aggiunse Sean.
«…E prima potete fare
un po’ di compiti»
I sorrisi di Chris, Emy e Sean
scomparvero quando sentirono la proposta… o meglio, l’ordine della madre.
«Non puoi chiederci questo» disse scandalizzato
Chris. «Siamo in vacanza»
«Ma tra due giorni
ritornerete a scuola. E rimarrete indietro se non fate
i compiti»
«Ma mamma…» protestò ancora il più grande dei
figli che si guardò attorno cercando appoggio prima
dai fratelli e poi dal padre.
Ron guardò l’espressione speranzosa di aiuto di Chris… e non poté nascondere un sorrisetto.
«Quali sono le tre regole della casa?» chiese Ron ai figli.
Chris sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, mentre
Emy e Sean sorrisero al
comportamento del fratello.
«Chris?» chiamò ancora Ron, alzando l’indice
della mano destra e mostrando ancora il suo sorrisetto divertito.
Il ragazzino incrociò le braccia al petto e,
senza guardare nessuno in particolare, disse: «La mamma ha ragione»
Ron sorrise ancora di più e, alzando anche il
medio, si rivolse alla figlia, che sfoggiava un’espressione divertita. «La
mamma ha sempre ragione»
Per ultimo Ron alzò anche l’anulare e guardò il
figlio più piccolo esibirsi in un’espressione concentrata. «Nell’
imp… imprpp… impirb..»
«Improbabile» lo corresse Chris, ancora
scocciato.
«Si quello» riprese Sean, «Improbinabile ipotesi che i figli o il papà hanno
ragione, ci sono le regole uno e due»
Hermione sorrise divertita ai
tre figli, baciando la testa ai due più piccoli e dando un buffetto al più
grande. «Allora, visto che ho sempre ragione…
sapete cosa fare»
«Va bene mamma» dissero in coro Emy e Sean e senza dire altro corsero al piano superiore per
prendere i libri. Chris rimase ancora seduto, ma uno sguardo deciso di Ron lo
fece alzare dal suo posto e seguire i fratelli.
Ron e Hermione si guardarono un momento… e
scoppiarono a ridere, divertiti dal fatto che con loro era sempre la solita
storia.
«Come ti adoro quando
mi dai ragione» disse Hermione sedendosi sulle gambe di Ron e dandogli dei
piccoli baci a fior di labbra.
«Anch’io ti adoro quando
mi adori» ridacchiò Ron, rispondendo ai baci.
«Non gli hai detto che
saremmo andati con Harry, Ginny e i ragazzi al parco, vero?» chiese Hermione
giocherellando con una ciocca rossa di Ron.
«Se glielo avessi detto Chris
non avrebbe aspettato un solo secondo per raggiungere Danny… e allora addio
compiti».
Ripresero a baciarsi, ma dovettero smettere quando sentirono la voce dei due maschietti
raggiungerli dal piano superiore: a quanto pare stavano “discutendo” di
qualcosa.
«Sarà meglio che vada a controllare» disse
sospirando Hermione, alzandosi dalle gambe di Ron e sistemandosi i capelli. «I tuoi figli sono capaci di litigare anche
quando dormono»
«Ah, bene» replicò divertito Ron. «Quando
combinano dei guai sono solo figli miei»
Hermione si girò ancora una volta, sorridendo,
prima di salire le scale a fermare l’irruenza dei figli.
****************
Il freddo inverno cominciava ad essere solamente
un lontano ricordo. Le giornate cominciarono presto ad essere
calde e molte famiglie, convinte dal bel tempo, decidevano sempre più
spesso di passare i loro momenti liberi al Garden’s Park, un grande parco nella
periferia di Londra. Gli alberi erano già in fiore, il piccolo stagno
esattamente al centro del parco rifletteva la luce del sole e la leggera brezza
di quei giorni rendevano il clima piacevole.
Sotto ad una grande
quercia erano seduti due adulti con i loro due figli e, soprattutto questi
ultimi, sembrava in febbrile attesa di qualcuno.
«Ma quando arrivano?» chiese
un bambino di dieci anni al padre. Aveva i capelli
rosso fiamma e sembrava che fosse appena sceso dalla scopa tanto erano
spettinati. La madre, che aveva i capelli dello stesso colore, si era arresa molto tempo prima nel tentare di pettinarglieli: non c’era
riuscita nemmeno con il marito che aveva lo stesso problema, se così si può
dire. Per cui aveva deciso di rifarsi con la figlia, di un
anno più piccola del fratello. La bambina aveva lunghi capelli scuri,
lucenti, ed erano morbidi al tocco. La stessa morbidezza della madre.
«Sicuramente Chris avrà dato dei problemi… un
po’ come nei crei tu» rispose Ginny, in ginocchio
sopra una coperta mentre pettinava i bellissimi capelli della figlia che stava
in piedi davanti a lei, felice di ricevere quel genere di attenzioni.
«Ehi» protestò Danny mettendo il broncio, «com’è
che ve la prendete sempre con Chris e me?»
«Forse perché ogni volta
combinate dei disastri… figuriamoci quando siete insieme» rispose
divertito Harry. «E poi non credere… quando combinano dei disastri, anche Emy e Sean vengono
ripresi»
«Su questo ho i miei dubbi» riprese la
discussione Danny, «Emy è la
principessa della casa… così come lo è Lily… e tu e lo zio Ron
le adorate… e Sean… beh, lui è uguale a zia
Hermione… ubbidisce sempre… fa sempre quello che gli dice la zia».
«Potresti farlo anche tu» disse la sorella tranquillamente mentre si lasciava sistemare i capelli dalla
madre in due belle trecce.
«Ottimo consiglio, Lily» disse con un sorriso
Harry. Lily fece un sorriso fiero.
«Ecco, visto?» sbuffò Dan, incrociando le
braccia al petto. «Ad ogni parola di Lily e Emy, tu e lo zio cadete come due pere»
«Dan!» lo riprese divertita Ginny. «Non è vero
che serve una parola di tua sorella» Ginny guardò
prima il figlio con un’espressione di finto rimprovero, poi il marito, non
riuscendo a mascherare un sorriso divertito. «Basta solo che tua sorella faccia gli occhi dolci e tuo padre va in catalessi»
Harry, che prima stava annuendo ascoltando la moglie convinto di essere difeso da lei, cambiò
espressione, spalancando la bocca indignato. «Io non vado in catalessi»
Lily, con fare indifferente, si avvicinò al
padre e lo guardò con i suoi occhioni marroni, uguali
a quelli della madre, e con un dolce sorriso sul viso. Harry si dimenticò
completamente della discussione e ricambiò il sorriso della figlia… si riprese quando sentì Ginny ridere e Dan sbuffare.
«Visto?» disse Dan allargando le braccia. Ginny
rise ancora più forte.
«La volete smettere tutti e
due?» fece Harry incrociando le braccia.
«Fate ridere anche noi?»
I quattro si voltarono vedendo arrivare Ron,
Hermione e i ragazzi.
«Era ora» disse Dan avvicinandosi ai cugini.
«Quanto ci metti a prepararti, neanche fossi una
femmina» disse rivolgendosi a Chris.
«Fosse per me sarei
venuto anche prima» rispose Chris, lanciando un’occhiataccia alla madre, «ma
qualcuno mi ha costretto a fare i compiti»
Hermione sorrise divertita. «E
sei sicuro di averli fatti tutti?»
Chris alzò gli occhi al cielo. «Si, mamma. Li ho
fatti tutti. E per questi due giorni non voglio più sentire la parola compiti»
«Perché ti dà fastidio
la parola compiti?» chiese Sean innocentemente.
«Ho detto che non la
voglio sentire» ribatté deciso Chris.
«Però non hai detto perché non ti piace la
parola compiti» lo prese in girò Dan, facendo di tutto
per non ridere.
«Dan… stai rischiando grosso»
«Ok, ok» fece Dan alzando le mani e
indietreggiando di qualche passo. «COMPITI!» gridò ridendo. Chris scattò immediatamente verso il cugino, minacciandolo di dargliele
se lo avesse preso e subendosi le risate di scherno di Dan.
«ASPETTATEMI!» gridò Sean
che si unì a quello che per lui era un gioco.
«Quei due mi ricordano qualcuno» disse Ginny
sorridendo.
«Già» fece Ron, «sembriamo noi
quando eravamo più piccoli… quando ci facevamo dispetti in continuazione
e ci rincorrevamo per tutto il giardino della Tana»
«E quante volte mamma doveva curarci tutti i
lividi che ci facevamo» continuò Ginny mentre
osservava Chris che buttava a terra Dan e ci saltava sopra, seguito subito dopo
da Sean che si unì al gioco.
«Ma come ci siamo fatte belle»
esclamò Hermione guardando le belle trecce di Lily. La ragazzina si
avvicinò alla zia che si inginocchiò davanti a lei e
prese ad accarezzarle le due morbide trecce.
«E’ stata la mamma a farmele» disse tutta felice
Lily.
«Come sono belle» si
unì Emy, avvicinandosi alle due. Si corrucciò un attimo mentre si rivolgeva alla madre. «Perché
non posso farle anch’io?»
«Perché tu non hai bisogno
delle treccine per farti bella» s’intromise Ron prendendo in braccio la figlia.
«Tu sei bellissima anche così» disse Ron sorridendo all’espressione ora felice di Emy.
«Vieni Emy,
andiamo a giocare» disse Lily e, una volta raggiunta dalla cugina, si
avvicinarono alla casa delle bambole che si era portata dietro, cominciando un
nuovo gioco. Harry, Ron, Hermione e Ginny si sedettero sulla coperta e
osservarono i figli
giocare contenti nel parco.
Ron alzò un sopracciglio
quando vide i tre ragazzini sdraiarsi a terra e parlottare con fare
cospiratorio. «Chissà cos’avranno tanto da dirsi?
Sembrano quei personaggi che si vedono tanto nella levetisione»
«Televisione,
Ron?» lo riprese Hermione con un sorriso. «E’ televisione».
«Quello che è» rispose lui.
«Comunque» riprese, «a volte sono proprio strani»
«Cosa vuoi farci?»
chiese Harry. «Sono bambini»
«Però» disse nuovamente il rosso, «ogni volta
che li vedo giocare così spensierati mi si riempie il
cuore di gioia». Gli altri lo guardarono un po’ sorpresi… e poi non riuscirono
a trattenersi, cominciando a ridere.
«Non credevo fossi capaci
di esprimere pensieri così profondi» lo prese in giro Harry.
«Se tu non sei grado di apprezzare le mie doti
oratorie non è colpa mia» fece Ron con aria superiore.
«Per fortuna ho mia moglie che mi capisce» concluse voltandosi verso Hermione,
la quale stava facendo di tutto per restare seria… ma
proprio non ci riuscì.
Ron fece una faccia fintamente offesa osservando
Hermione prenderlo in giro assieme a Harry e Ginny. «Cosa
potevo aspettarmi da qualcuno che mi ha accusato di avere la sensibilità
di un cucchiaino»
Hermione, ancora sorridendo, si avvicinò al
marito, cingendogli il collo con le braccia. «Non preoccuparti. Hai dimostrato
ampiamente che quella teoria era sbagliata» Si avvicinò di più e lo baciò sulle
labbra.
«Per favore» sbuffò divertito Harry. «Avete
finito con questi spettacoli indecenti? Ci sono dei minorenni qui»
«Allora chiudi gli occhi» lo prese in giro Ron.
«E comunque» continuò esibendo un sorriso sfacciato,
«se questi ti sembrano indecenti, dovevi esserci l’altra sera… ahia!» esclamò
alla fine, massaggiandosi la testa nel punto in cui Hermione lo aveva colpito.
Si voltò a guardarla in volto, notando subito le sue guance rosse.
«Ah, bè… so cosa vuoi dire» disse
divertito Harry guardando sua moglie… ed evitando per un soffio un suo
schiaffo.
«La volete smettere di parlare di queste cose?»
fece imbarazzata Hermione.
«I vostri figli sono più maturi di voi» li
riprese Ginny.
«Come!?!» fece
fintamente sorpreso Ron. «Noi siamo la maturità fatta persona» concluse
voltandosi verso Harry che annuiva deciso con la testa.
«Davvero?» disse Hermione con un sorrisetto.
«Vogliamo parlare della fiera dell’anno scorso, quando dovevate portare i
ragazzi alle giostre?»
Harry e Ron arrossirono entrambi e Ginny ne approfittò per rincarare la dose. «Avete passato un’ora
al tiro a segno mentre i vostri figli erano costretti
a restare a guardarvi»
«E non venite a raccontarci che i ragazzi
volevano il pupazzo gigante come premio… perché siete tornati a casa con un ranocchio ed una
tartaruga grandi quanto una mano»
Hermione e Ginny stavano facendo molta fatica a
trattenersi dalle risate: l’espressione colpevole dei mariti che continuavano a
spostare lo sguardo su qualunque cosa tranne su di
loro era impagabile. L’imbarazzo dei due venne rotto
dalla voce di Sean.
«PAPA’! PAPA’!»
Il ragazzino stava correndo verso di loro, con
le guance rosse ed il fiatone per la corsa.
«Mi insegni a lanciare
i sassi nello stagno, così rimbalzano? Eh? Eh?»
Ron scattò su come una molla.
«Eccomi. Non sia mai che
non abbia del tempo da dedicare a mio figlio. Vieni Harry… sicuramente anche Dan e Chris avranno bisogno di noi» Harry colse
al volo l’occasione di non essere bacchettato ancora dalle donne e si diresse
assieme all’amico e al nipote verso la riva dello stagno dove Dan e Chris già
erano nel bel mezzo di una gara per vedere chi riusciva a far rimbalzare i
sassi il maggior numero di volte sulla superficie.
Ginny e Hermione videro i rispettivi mariti
affiancare i figli e unirsi a loro in quel gioco. «Incredibile… trovano tutte
le scuse per evitare una ramanzina» fece la rossa con un sorrisetto.
«Non ci riusciranno» Hermione ricambiò il
sorriso di Ginny. «Non sanno che continueremo a casa la discussione…» Si
guardarono ancora… per poi scoppiare nuovamente a ridere, sotto lo sguardo un
po’ perplesso di Lily ed Emy che, nel mentre del loro
gioco, avevano continuamente sentito gli adulti ridere senza comprenderne il
motivo.
«A volte gli adulti sono proprio strani» disse
Lily riprendendo a pettinare la sua bambola di pezza preferita.
«Cosa ci vuoi fare?» replicò
Emy, mentre sistemava il servizio da tè per le bambole. «Sono adulti».
****************************************************************************************************************************************************
Salve a
tutti ragazzuoli. Ecco a voi finalmente il seguito
che tutti voi aspettavate (Presuntuoso, NdVoi)
Ehm, ehm… dicevo il seguito che alcuni di voi aspettavano.
Ho ancora
un esame da fare per questa sessione e miracolosamente ho un po’ di tempo per
postare il primo capitolo della storia. Come avrete
notato è un prologo, solo un accenno per farvi capire come si sono sistemati i
nostri eroi.
Allora? Che ve ne pare?
Spero che
come inizio non siate delusi.
Un piccolo
appunto riguardo ai nomi dei piccoli Potter\Weasley. Tenendo conto che i nomi dei figli di Harry
e Ginny erano scontati – uno già scelto nell’altra storia, Daniel, l’altra un’omaggio alla madre di Harry, Lilian – ho cercato di essere il più originale possibile
per i piccoli Weasley.
Christopher
è un nome che mi piace, che stà bene su Weasley e che ho veramente visto in
pochissime altre fiction – credo che ne abbia lette
non più di cinque in cui il figlio di Ron e Hermione ha questo nome.
Anche per la femmina,
il nome Emily è poco usato – forse ancora meno di Christopher.
Per quanto
riguarda il più piccolo, credo di avere fatto centro; non mi pare di aver mai
letto di una fiction in cui un Weasley si chiamasse Sean – tipo Sean Connery – e poi mi piaceva come suonava Sean
Weasley.
Ok, questo
è tutto. Purtroppo non so quando posterò il secondo chap, perché dopo che avrò dato l’utlimo
esame – mercoledì prossimo – mi aspettano due settimane di vacanza in giro per
l’Europa con i miei amici. Abbiamo deciso di partire in macchina e andare dove
ci capita, anche se l’idea era arrivare almeno a Barcellona, poi si vedrà.
Quindi, a meno che non abbia un po’ di tempo ancora credo che ci
rivedremo dopo Ferragosto, con il prossimo chap, va
bene?
Un saluto
a tutti e buone vacanze ( Finalmente posso dirlo anche io).
P.S.: come ben sapete ieri sera è uscito l’ultimo
capitolo della saga potteriana. Io NON voglio sapere
come va a finire. Anche se sarà impossibile rimanere
all’oscuro di tutto fino all’uscita italiana del libro, voglio tirare avanti il
più a lungo possibile. Perciò NON osate minimamente
fare cenno sul finale di Harry Potter, altrimenti vengo lì e vi strangolo con
le mie mani.
Già
l’altro giorno ho rischiato l’infarto quando al Tg1
stavano dando la notizia; ho spento il televisore e lanciato via il
telecomando. Qualcuno ha tentato di incastrarmi, inviando il link alla pagina web del giornale
“
STATE
LONTANI!!! TUTTI COLORO CHE NON VOGLIONO ROVINARSI
P.P.S.: Il diavoletto vi chiede se volete scegliere
uno dei suoi titoli per questa Fiction. Vedete voi, tanto io non lo cambio (hi,
hi, hi)