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Autore: Dafne    21/07/2007    4 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Mamma!"

La donna accasciata a terra tentò di alzarsi, facendo leva sulle braccia; il viso, terreo e quasi cadaverico, era nascosto dai lunghi capelli sporchi di terra.
La bambina continuava a correre con quel modo goffo ed impacciato di chi è indeciso tra fermarsi o continuare; i suoi occhi, appena annebbiati a causa delle lacrime, non volevano staccarsi dalla figura materna che la piccola tentava di raggiungere.
Forse fu a causa di questo che inciampò, finendo distesa per terra e lasciandosi scappare un gemito di dolore; la forza di rialzarsi, stavolta, le venne meno e riuscì solo ad alzare il viso dal pavimento di pietra, tendendo disperatamente la manina verso la madre.

"Non mi lasciare..."

La figura, a quelle parole, volse lentamente la testa verso la piccola, ma sul suo volto non vi erano né gli occhi né la bocca, come una fredda distesa di neve; il burattino rimase immobile, rivolto verso la bambina, senza muoversi.
Poi, con uno scatto, una parte del volto parve spezzarsi, scoprendo una bocca priva di labbra.

Ed un ghigno, accompagnato da una risata fredda, mentre attorno alla bambina calavano le tenebre.

 

"MAMMA!"
Cris si tirò su di scatto, ad occhi sgranati, ritrovandosi con il braccio alzato come se stesse cercando di afferrare qualcosa; respirava a fatica, quasi ansimando, e mille gocce di sudore presero ad imperlarle la pelle.
Ashanti, che dormiva accanto a lei, fu l'unica a scuotersi appena a quell'urlo, ma si limitò a rigirarsi nel sonno, coprendosi la testa con un cuscino; l'ultima ragazza rimasta, Irzule, non fece una piega, continuando a russare beatamente.
Linx si passò una mano sul volto, regolando il respiro e tentando di calmarsi; ogni volta che faceva quell'incubo le veniva un gran mal di testa e di certo questo non l'avrebbe aiutata a sopportare la lezione di Camus che l'aspettava.
Voltò la testa indietro, scrutando l'enorme tenda militare riservata alle ragazze: June, Marin e Shaina, come sempre, erano già uscite per iniziare gli allenamenti, così come quasi sicuramente la maggior parte dei Gold.

Strano, però, che non abbiano sentito il mio urlo.

Presa da uno scatto d'ira schiacciò la zanzara che aveva avuto la malaugurata idea di pizzicarla sulla guancia, ma, avendolo fatto senza pensare, si rese conto dopo di essersi schiaffeggiata da sola e di essersi così meritata ben due fitte alle tempie.
Sbuffò, lanciando da parte il sacco a pelo ben decisa a rinfrescarsi alla cascata per risvegliarsi completamente; si stiracchiò, rabbrividendo all'inquietante scricchiolio delle sue ossa, poi scostò il tessuto che fungeva da porta della tenda.
Si ritrovò a fissare due occhioni enormi, color cioccolato, che risaltavano sul viso allungato coperto da una folta peluria marrone e con degli strani codini bianchi che sembravano sfidare la forza di gravità da quanto erano dritti all'insù; Cris non riuscì a mettere a fuoco l'intera immagine dell'essere che le stava dinnanzi, per quanto potesse sfregarsi gli occhi era ancora mezza addormentata, così non fece una piega quando questo la sorpassò, entrando per metà corpo nella tenda e mettendosi ad annusare la testa di Ashanti.
Tentando di capire che cosa fosse quella cosa enorme a quattro zampe, Linx rimase immobile nella stessa posizione per ben dieci minuti, pensando di stare ancora dormendo.
Ashanti, dopo aver tentato inutilmente di tirare ad occhi chiusi un cuscino all'essere che la stava disturbando, fu costretta a svegliarsi non appena sentì qualcosa di appiccicoso e caldo scenderle lungo il collo.

Si voltò, credendo che fosse uno dei soliti scherzi della piattola che dormiva accanto a lei e non esitò a tirarle la prima cosa che le capitò tra le mani -un peso da cinque chili- quando la vide all'entrata della tenda, oscurata da una strana ombra.
"EHI!" esclamò Cris, schivando appena in tempo il fardello lanciatole contro. "Ma sei scema, per caso? Ah, già, che domanda retorica..."
"Smettila di fare la cretina e lasciami dormire!" sbraitò invece l'egiziana, furibonda. "E poi, si può sapere cosa diavolo mi hai spalmato sul collo e sui capelli?"
"Guarda che io non ho fatto assolutamente nulla."

A quelle parole, la ragazza sembrò restare immobile per qualche secondo, comprendendo che la strana ombra che le oscurava la vista non era affatto un'ombra, bensì il corpo di un qualcosa; si voltò dall'altra parte, ritrovandosi a fissare la testa della creatura dritta negli occhi.

"AAAAAAARGHHHHHHHHHHHHH!!!!"

La sua voce soave, se così si poteva definire, svegliò anche gli ultimi Apprendisti del campo, ricevendo anche qualche insulto soffocato da parte di chi, nello scatto fatto per alzarsi, aveva centrato in pieno la lampada ad olio che penzolava al centro di ogni tenda.

Milo si precipitò per vedere cosa fosse accaduto, arrestandosi davanti alla tenda delle ragazze ed osservando la scena ad occhi sgranati: Ashanti urlava e si dimenava come una pazza, tentando di allontanare da sè la creatura che le stava lentamente mangiando i capelli, riempiendola di bava.
E la cosa shockò ancora di più il Gold dello Scorpione quando vide che l'animale gigantesco non era altro che una mucca.

"Io torno a dormire..." fu il caloroso commento del Saint, che forse pensava di aver bevuto troppo la sera prima.

Dopo poco, però, non poté più far finta di nulla: dalla pianura posta sotto il campo dove erano loro giungevano tintinnii di campanacci e numerosi muggiti, tanto che persino i Saint che erano andati ad allenarsi, Sacerdotesse comprese, tornarono al campo preoccupati.

"Altre bistecche!" fu il commento entusiasta di Aldebaran, che già si fregava le mani mentre si avvicinava ad una mucca; June non seppe cosa fare oltre a ridere di nascosto, mentre Marin e Shaina si scambiavano uno sguardo allibito.

"Siamo circondati!" fu invece il commento di uno degli Apprendisti, decisamente meno entusiasta del Gold Saint di Tauros; ormai erano tutti svegli e si erano raggruppati al centro del campo, tranne Ashanti che stava ancora tentando di liberarsi con l'aiuto di una Cris ormai lucida.

Kèril, ridendo, si fece allora avanti, mimando l'atto di estrarre una spada. "Se dobbiamo morire, allora lo faremo con onore!" disse, con fare solenne, strappando un sorriso a tutti. Dietro di lui Irzule, stando al gioco, estrasse un fazzoletto e lo sventolò con fare drammatico.
"Oh mio eroe, aspetterò qui confidando nel tuo ritorno..." fece la ragazza, imitando la voce roca di chi sta per scoppiare a piangere. Il greco si voltò verso di lei, facendole l'occhiolino. "Con una principessa così bella, chi non tornerebbe?" esclamò, facendo scoppiare tutti a ridere nel notare il rossore, autentico, sulle gote di Irzule.
Dick e Attila, allora, presero due bastoni da terra e li mossero come se fossero state lance -Attila mimava anche l'atto di avere lo scudo, dato che l'altro braccio era fasciato-.
"E sia! Alle armi, miei prodi!" urlò lo svizzero, ormai rapito da quel gioco.

Nessuno di loro fece caso ai Gold, rimasti in disparte, che li osservavano con un enorme gocciolone sulla testa.
"Io non li conosco, non ho visto niente, non ho sentito niente..." si ripeteva Aioria, benché in realtà fosse abbastanza divertito; Kanon si limitò a scuotere la testa.
"Ora sì che posso dire di aver visto di tutto, posso finalmente morire in pace..."

Gli unici rimasti impassibili -forse un po' impietriti- erano Camus e Mur; quest'ultimo teneva Elise tra le braccia, visto che Aldebaran era occupato a rincorrere una mucca.
"Guarda com'è felice tra i suoi simili." sbuffò Milo, intento a passarsi una mano tra i capelli.
Uno degli animali smise di brucare e si avvicinò ai Gold, come incuriosito.
"Oh..." fece Elise, allungando le mani verso il mammifero e sorridendo. "Guarda, Gran Sacerdote, ti sta chiamando..."

Come per sottolineare quelle parole, la mucca alzò il muso verso la ragazza:
Muuuuuu fece, intensamente, distogliendo l'attenzione dagli umani e tornando a brucare; Mur sospirò, leggermente depresso per l'infelice battuta della ragazza, che prese a ridere da sola.
"Ho capito..." mormorò Camus, svogliato, allontanandosi dal gruppo. "Vado a parlare con il pastore."


 

 

L'acqua della cascata, come sempre, era gelida ed Ashanti non aveva mai sopportato il freddo; allungò il piede verso l'acqua del laghetto, venendo attraversata da un brivido non appena sfiorò la superficie limpida, ma non era il momento di fare la schizzinosa.
Con un grosso asciugamano legato al di sopra del seno e che le copriva gran parte del corpo, l'egiziana si immerse lentamente nell'acqua, continuando a tremare come un'ossessa; presto sarebbero arrivate anche le altre ragazze, esclusa Cristal che era impegnata in un allenamento con il Cavaliere dell'Acquario, eppure stava così bene da sola...
"Ehilà, Esmeralda, non ti piace lo shampoo naturale alla bava di mucca?" scherzò una voce maschile dietro di lei, facendola sobbalzare; si voltò, notando Dick seduto comodamente su un masso a poca distanza dall'acqua.
La smorfia incazzata sul viso di Ashanti non era esattamente rassicurante: la ragazza sembrava semplicemente non soffrire la presenza di quello svizzero, sia per le sue orride battute sia per aver continuato a ripeterle che, per via delle dimensioni del suo cervello, più che ad Esmeralda assomigliava a Quasimodo.
Insomma, non era proprio un tipo simpatico e lei glielo dimostrò per l'ennesima volta lanciandogli la pietra più grossa che trovò a portata di mano.
"Non c'è da scherzare, quello schifo di mammifero mi ha rovinato tutti i capelli!" fece, con voce appena stridula, iniziando a tormentarsi la lunga chioma corvina; Dick la vide immergere completamente il capo sott'acqua e nuotare, per poi riaffiorare poco più in là.
Sembrava nervosa nonostante tutto, ma lo svizzero sembrava divertirsi a tormentarla.
"Ancora non te ne vai??" strillò infatti Ashanti subito dopo, voltandosi verso di lui ed afferrando l'ennesima pietra; lui, a quel gesto, balzò in piedi preparandosi a schivarla.
"Insomma, non posso neanche starmene qui a contemplare la bellezza della natura?"
"Lo so che sono bella, ma non è il caso di fare il guardone! Porco!"
Detto questo, come per dimostrargli quanto fosse indispettita, gonfiò le guance come una bambina a cui era stato rubato l'orsacchiotto; lo svizzero non si intenerì, si limitò a fare spallucce.
"Guarda che ho detto bellezza, tu invece assomigli più ad uno scorfano..." si abbassò, ritrovandosi inginocchiato, riuscendo a schivare per un pelo la pietra che lei aveva preso poco prima. "E comunque, non ho certo interesse a spiare delle verruche come voi ragazze..."
Ashanti gli avrebbe volentieri chiesto perché allora l'avesse seguita, ma la domanda le morì in gola quando notò più di una figura alle spalle dello svizzero; questo voltò solo la testa indietro, deglutendo sonoramente e ritrovandosi a fissare gli occhi azzurri di Marin.
Non fece in tempo a spostarsi, Eagle fu più veloce: una leggera spinta, ed il ragazzo finì inesorabilmente a gambe all'aria, in acqua; riaffiorò subito, iniziando a tremare da capo a piedi.
"Oh, le tue parole mi commuovono, non c'è nulla di più romantico che essere paragonata ad una verruca..." sibilò Shaina, sbucando da dietro la rossa ed osservando lo svizzero con fare divertito, facendo scricchiolare le dita.
Lui sbiancò, affrettandosi ad uscire dall'acqua e correndo verso il campo più veloce che poteva, rischiando durante il breve tragitto di travolgere June.
"Non dovresti divertirti a torturare gli Apprendisti, Shaina..." fece la bionda, raggiungendo le due compagne con un leggero scatto.
Ophiucus alzò gli occhi al cielo, sistemandosi l'asciugamano con fare nervoso. "Sì, mamma." sibilò, prima di tuffarsi di testa in acqua e nuotare lontano dalle altre; non sembrava dell'umore adatto per fare conversazione, forse non era riuscita a chiudere occhio la notte prima.
Marin e June si scambiarono un'occhiata veloce, prima di immergersi anche loro nel lago: non avevano molto tempo a disposizione per levarsi di dosso la terra e quant'altro e di certo non era molto salutare rimanere a lungo nell'acqua gelida.
Ashanti si avvicinò alle due con cautela, come tentando di non muovere la superficie del lago: le sarebbe piaciuto scambiare qualche parola con loro, magari tentare di riappacificarsi dopo il disastroso Natale passato assieme ed il suo comportamento non esattamente amichevole.
Ophiucus non vi badò, ben decisa a rimanere isolata: vi erano delle volte in cui la presenza di altre persone la innervosivano, rendendola facilmente irritabile e suscettibile, e questa era una di quelle volte, benché vi fosse qualche altro strano sentimento a tormentarle l'animo e di cui lei non comprendeva la natura.
Si immerse silenziosamente nell'acqua, chiudendo gli occhi ed assaporando quasi la tranquillità e la pace che regnavano in quel mondo acquatico; non vi erano molti pesci, eppure le sembrava addirittura di sentirli muoversi tra le alghe.
Iniziò a rilassarsi, non sentendo ancora il bisogno di riprendere fiato.

Sto diventando noiosa.

Aprì gli occhi, rivolgendoli verso la superficie che la sovrastava; una strana ombra venne proiettata sulle rocce vicine all'altra sponda del lago, poco distante da lei, ma Shaina non sembrò riconoscerla.
Si decise dunque a riemergere pian piano a causa delle braccia e gambe completamente intorpidite, evitando così di farsi venire qualche crampo di cui avrebbe fatto volentieri a meno; quando riemerse, quasi non sentì un urletto di sorpresa appena smorzato giungere dalla terraferma, sovrastato dallo scroscio imponente della cascata.
Si strofinò gli occhi, allontanando il fastidioso bruciore causato dall'acqua, per poi posarli sull'intruso dinnanzi a sé; all'inizio non riuscì a vedere che un insieme di colori sfocati, messi malamente assieme per formare quella che sembrava la figura di una ragazza, ma quando riuscì a mettere a fuoco non poté trattenere una sottospecie di grugnito infastidito nel riconoscere l'ultima Apprendista femmina rimasta.
"Che vuoi, mocciosa?"

Non conosceva bene Irzule, ma, da quanto poteva dedurre dal suo aspetto, doveva provenire dall'Asia centrale o giù di lì: aveva dei bei capelli neri, corti, e gli occhi a mandorla; nonostante fosse bassa di statura, era l'allieva con maggiore forza fisica tra le ragazze -persino più di Cris, che era già una Silver- e i muscoli nelle braccia e nelle gambe ne davano un'ulteriore conferma, benché non sfigurassero più di tanto nell'insieme.
La ragazza in questione, intimidita, abbassò per un attimo lo sguardo. "Scusate se Vi interrompo, Lady Shaina... Avrei un favore da chiederVi..."
La Sacerdotessa inarcò un sopracciglio, scettica, avvicinandosi alla riva ed uscendo rapidamente, facendo leva sui gomiti; in quel modo l'asciugamano zuppo che l'avvolgeva si sporcò di terra, ma lei non vi badò, più interessata a strizzarsi i capelli con malagrazia.
"Fammi un piacere: dammi del tu e sparisci velocemente dalla mia vista."

No, decisamente non era dell'umore più adatto per parlare; Irzule abbassò ulteriormente lo sguardo, torturandosi ossessivamente le mani e chiedendosi se fosse il caso di insistere oppure lasciar perdere.
Beh, è una donna anche lei, dovrebbe capire... si disse, prendendo coraggio e respirando profondamente.
"Per favore, è una cosa che mi preme!" sbottò, intestardita tutt'a un tratto; Shaina s'interruppe, voltando il viso verso di lei e guardandola malissimo: ok che le aveva detto di darle del tu, ma quella sfiorava la maleducazione!
"Cazzo, sto pensando come Marin." sospirò, scuotendo la testa. "Avanti, parla prima che decida di disintegrarti."
L'asiatica si maledisse mentalmente, chiedendosi perché, tra tutte le Sacerdotesse che c'erano, lui dovesse finire proprio nel gruppo di Ophiucus; d'altronde, pensò, i gruppi erano stati scelti dal Gran Sacerdote, che si era premurato di mantenere in ognuno un certo equilibrio tra forza, agilità e tattica.
"Volevo parlarti a proposito di uno degli Apprendisti affidati a te, madamigella Shaina." quella storse il naso nel sentir tale appellativo, ma Irzule continuò prima che potesse fermarla di nuovo. "E' un ragazzo greco, si chiama Kèril, non so se..."
"Taglia corto, ragazza, non ho molto tempo."

La più giovane si morse il labbro, cercando in tutti i modi di non perdere la calma nonostante il comportamento della Silver. "Volevo chiederti di proteggerlo."

A quelle parole, Shaina smise definitivamente di strizzarsi la chioma, che ormai era ridotta alquanto male; si voltò completamente verso di lei, sgranando gli occhi fino all'inverosimile chiedendosi se aveva capito bene; poi, dopo un attimo di silenzio, scoppiò a ridere sguaiatamente.
Irzule sperò in tutti i modi che si aprisse una voragine sotto ai suoi piedi e la facesse sprofondare nel terreno, tanta era la vergogna che provava; attese con pazienza che la più grande si calmasse, volgendo lo sguardo altrove.
"Insomma..." ansimò Ophiucus, tentando di riprendere fiato. "Mi stai chiedendo di fargli da balia?"
"N-no, non è questo!" esclamò l'altra, agitando le mani come una forsennata. "Solo che ho paura di un attacco nemico mentre siamo qui, e lui non è esattamente un gran combatt-"
"Per caso è il tuo ragazzo?"
Irzule, se possibile, a quel punto cambiò completamente colore, virando dal bianco terreo al bordò con una velocità disarmante; Ophiucus sospirò, scocciata, chiedendosi perché i nuovi Apprendisti fossero così stupidi da non riuscire a trattenere i propri sentimenti e pensando che forse non era stata una grandissima idea abolire la maschera sacerdotale.
"Per favore..."

Non era un ordine, era una supplica, ma nonostante tutto la Silver non si fece commuovere ed assunse un'espressione gelida, mentre dischiudeva le labbra per rispondere.
"D'accordo."

Ci mise un po' a comprendere il perché dell'espressione sorpresa e felice dell'Apprendista, ma le diede il tempo di riflettere sulla propria risposta: aveva detto di sì. Aveva accettato uno stupido accordo benché fosse più che intenzionata rispondere negativamente, eppure le parole le erano uscite di bocca da sole ed il guaio, ormai, era fatto.

"Ti ringrazio, non avrei mai immaginato che avresti accettato!" esclamò Irzule, quasi saltando, esibendosi in un profondo inchino in segno di ringraziamento; la maestra alzò il braccio verso di lei, tentando di fermarla e spiegarle che si era sbagliata, di aver frainteso, ma quella sparì dalla sua vista in un attimo.
D'altronde, ormai aveva dato la sua parola e di certo non poteva rimangiarsela; scosse la testa, dirigendosi verso il campo per poter così riprendere l'allenamento e ripetendosi mentalmente la stessa, unica parola.
Merda.

 

Dopo essere riuscita a lavarsi di dosso la bava di mucca, Ashanti era corsa a prepararsi per l'allenamento, ben decisa a mettercela tutta; le avevano detto che era già migliorata moltissimo, considerando che aveva passato un mese solo per cercare di tirare su un peso da cinque chili -e aveva anche scoperto che Kanon poteva essere anche più sadico di Saga, quando era disperato-, ma a lei non bastava: voleva diventare ancora più forte, voleva smettere di essere un peso per tutti e riuscire a cavarsela da sola.
Ho ancora molta strada da fare...

Corse verso il margine della foresta, dove sarebbe iniziato l'allenamento speciale che Kanon aveva preparato appositamente per loro; le aveva accennato qualcosa del tipo "comprendere il proprio cosmo", ma non aveva ben capito di cosa si trattasse.
"Ehilà, bella!" esclamò una voce maschile dietro le sue spalle, facendola sussultare. "Menomale che sei arrivata, pensavo di essere da solo ad aspettare!"
Neanche il tempo di girarsi che Ashanti si ritrovò stretta dal braccio sano di Attila, che la sollevò di venti centimetri da terra come per dimostrare la sua gioia; all'egiziana mancò il fiato e quasi non fece caso agli scricchiolii della propria colonna vertebrale, ormai abituata a quegli slanci d'affetto da parte del ragazzone.
"Buono, Attila, o rischi di spezzarla in due." l'ammonì Dick, comparso dietro di lui e picchiettandogli la spalla per attirare la sua attenzione; l'interpellato spostò lo sguardo dallo svizzero alla ragazza che stava stritolando allegramente e che ormai aveva assunto un'intensa sfumatura verde.
"Ops, scusami!" esclamò, lasciando la presa come se si fosse scottato; l'egiziana crollò in ginocchio, tossendo per riuscire a riempire i polmoni d'aria.
L'australiano Zeno, il quarto ed ultimo componente del gruppo non tardò ad arrivare, accompagnato da un serio Kanon; i compagni si sedettero dunque in cerchio attorno al Maestro -per quanto riguarda Ashanti, era più giusto dire che si era avvicinata trascinandosi per terra, dato che Attila l'aveva quasi ammazzata- ed attesero pazienti che il Gold spiegasse loro l'obbiettivo dell'allenamento.
"Dunque..." fece Gemini, incrociando le braccia al petto. "Chi di voi sa dirmi che cosa sia il Cosmo?"
"La capacità di attingere all'energia della propria costellazione e di farla esplodere." rispose prontamente l'australiano, con fare saccente; Attila roteò gli occhi, sbuffando sonoramente.
"Esatto. Come penso sappiate, ormai si avvicina l'ultima fase per voi Apprendisti." Kanon si alzò, iniziando a dirigersi verso il folto della foresta, subito imitato dagli allievi. "Presto, vi ritroverete a combattere per ottenere il Cloth che vi aspetta e non sarà una passeggiata; quest'oggi vi isolerete nella foresta, affinché possiate meditare su questa forza che distingue i Cavalieri di Athena dai comuni esseri umani."
Dick raggiunse il Maestro, senza preoccuparsi di nascondere la sua espressione scettica. "Non credi che questo sia un passo troppo enorme da compiere, nobile Kanon?"
"E' possibile che quasi nessuno di loro possa riuscirci, ma sono fermamente convinto che siano pronti." spiegò Gemini, gettandogli un'occhiata in tralice. "Quanto a te... Se non sbaglio, tu riesci già a usare il tuo cosmo per creare illusioni..."
"Non si può propriamente chiamare Cosmo, il mio, ma è abbastanza per potervi attingere il potere necessario."

Dietro di loro, Ashanti, che riusciva a seguire la conversazione nonostante gli schiamazzi , si stupì a quelle parole: possibile che lo svizzero fosse già così avanti, rispetto agli altri?
E soprattutto, possibile che non abbia già un Cloth per sè?
"A maggior ragione, allora, questo esercizio non può che farti bene." Kanon s'arrestò, volgendo la sguardo attorno a sé come per accertarsi che fosse tutto tranquillo; erano giunti al centro della foresta ed il sentiero naturale che avevano seguito si divideva in quel punto in quattro vie disposte a croce.
"Ognuno di voi prenderà una strada diversa, così da poter rimanere da soli e riuscire quindi a concentrarvi meglio." spiegò brevemente il Gold, con fare stanco. "Continuate a camminare fino alla fine del vostro sentiero e non oltrepassate quel punto; io rimarrò qui e quando sarà ora di tornare indietro, espanderò il mio Cosmo in modo da avvisarvi."
"Perfetto!" dissero in coro i quattro Apprendisti, per poi voltarsi e mettersi d'accordo tra di loro su quale strada prendere; Kanon annuì, soddisfatto, vedendoli sparire uno ad uno nelle direzioni scelte e solo allora distolse l'attenzione da loro, sedendosi su un masso e passandosi una mano tra i capelli.
Speriamo che niente vada storto.

Ashanti era stata la prima ad allontanarsi, quasi correndo, dal punto di partenza; non era sicura di aver capito bene cosa dovesse fare, ma continuava a ripetersi che si sarebbe lasciata guidare dalla fortuna una volta giunta a destinazione.
Il che, se proprio vogliamo essere sinceri, non era per niente rassicurante.
Allontanando quei pensieri, si avvicinò ad un albero alla sua destra che aveva catturato la sua attenzione: subito dietro l'imponente tronco, infatti, vi era uno strapiombo non troppo alto ma comunque ripido che finiva su un altro sentiero e lei rimase sorpresa dal fatto che l'albero, nonostante alcune radici che penzolavano lungo la parete rocciosa, non fosse già caduto di sotto.
L'egiziana sapeva poco di piante, ma poteva dire con esattezza che quello fosse una quercia; nonostante fosse sicura che Kanon non avrebbe mai scelto luoghi eccessivamente pericolosi per quell'allenamento, per qualche strano motivo l'istinto della ragazza la spinse a sciogliere il nastro rosso che le teneva su i capelli ed a legarlo nel ramo più basso dell'albero, bene in vista.
Soddisfatta, rimase per un attimo con gli occhi fissi sul proprio lavoro, poi si decise a muoversi.

"Ora che ci penso..." iniziò a parlare a voce abbastanza alta, come se non riuscisse a tenere quei pensieri a mente. "A me non serve imparare a gestire il mio Cosmo, non so nemmeno se ce l'ho!"
Scalciò con violenza un sassolino trovatosi sulla sua strada, ma non si fermò per osservare fin dove sarebbe arrivato; camminava a passo svelto, facendo vagare lo sguardo attorno mentre procedeva.
"Insomma, io non sono una prescelta! Neanche volevo diventare una Saint, mi ci hanno costretto loro!" sbottò, prima di sospirare pesantemente: parlare ad alta voce da sola non contribuiva a farle un po' più compagnia e tutte le lamentele che le erano salite alle labbra le morirono in gola in poco tempo.
Un fruscio di foglie secche e lei si girò di scatto, scrutando il sentiero percorso alle sue spalle con fare inquisitorio e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, perfino spaventato.
Strano, non c'è un filo vento... Che sia qualche animale?

Rimase in ascolto, immobile, tentando di percepire una possibile presenza estranea, ma la foresta ora sembrava silenziosa; pensando di essersi sbagliata, la ragazza riprese a camminare, stavolta tendendo le orecchie il più possibile per captare anche il più piccolo rumore.
Non ho paura.

Si appoggiò all'albero che le stava di fronte, riprendendo fiato ed asciugandosi il sudore; non aveva camminato molto, ma quella situazione la stava mettendo a disagio ed il fatto di non essere ancora giunta alla fine del sentiero non le facilitava la cosa.
Un qualcosa di vellutato le sfiorò la fronte, facendola sussultare e costringendola ad alzare gli occhi verso l'alto; l'agitazione che provava si sostituì alla paura più pura quando si ritrovò a fissare un nastro rosso che oscillava appena dopo essere stato urtato.
Non è possibile!

Un urlo disumano le giunse alle orecchie, raggelandole il sangue nelle vene; la ragazza si aggrappò in modo quasi spasmodico al tronco dell'albero, osservando in lontananza esplosioni di luce che liberavano una forza spaventosa.
Ma cosa...

Ashanti sgranò gli occhi, prima di cadere sulle ginocchia e prendersi la testa fra le mani; la strana luce verde che da tempo non la tormentava prese nuovamente ad avvolgere il suo corpo, provocandole un dolore insopportabile che sembrava lacerarle la pelle diafana.
Gridò, accucciandosi sempre più su se stessa e stringendo le mani a pugno tanto forte che stavolta le unghie penetrarono con facilità nella carne; ciò che stava succedendo attorno a lei non poteva più raggiungerla ed il caos non era divenuto altro che un assordante silenzio nella sua testa.
All'improvviso sentì il proprio corpo muoversi, cadere verso un precipizio.
Un colpo, un altro passatole vicino.

Ed infine di nuovo quel silenzio disarmante, che avrebbe fatto impazzire chiunque sommato al dolore che era costretta a subire; l'egiziana si mosse per terra, a destra e a sinistra, per allontanare quella luce verde da sè e a poco a poco il dolore iniziò ad affievolirsi.
I rumori esterni erano ancora un unico suono confuso ed un fastidioso senso di vertigini le strinse lo stomaco; sentì uno strano formicolio alla guancia, seguito da un bruciore abbastanza forte da farle aprire gli occhi.
Sebbene sfocato, il viso di Dick le apparve comunque stravolto, mentre con la mano destra la teneva  appena sollevata da terra per il colletto della tuta e la sinistra era ancora levata in aria.
"ALLA BUON'ORA, SONO ORE CHE TI SCHIAFFEGGIO!" urlò quello, completamente fuori di sé; era inginocchiato di fronte a lei, sporco di terra e pieno di graffi, ma non vi era la presenza di una minima goccia di sangue.
Stordita e con la testa che non smetteva di girarle, Ashanti provò ad alzarsi, trattenendo un gemito di dolore nel sentire una fitta dolorosa provenire da una delle sue costole; lo svizzero parve riprendere un minimo di controllo, perché le posò le mani sulle spalle per farla stare ferma.
"Non ti muovere troppo." le intimò, per poi spostarsi appena quando l'egiziana si voltò, presa da un conato di vomito.
Il volto di lei parve riprendere un po' di colorito e la ragazza ne approfittò per darsi un'occhiata in giro; sopra di loro vi era la quercia a cui aveva attaccato il proprio nastro.
"Come diavolo sono finita nel precipizio?" mormorò, iniziando a tremare. "E tu che ci fai qui?"
"Ero venuto per portarti via, ma quando sono arrivato sono stato attaccato da degli strani soldati e uno di loro mi ha scaraventato verso il burrone con un colpo; ho cercato di chiamarti per farti spostare, ma tu eri a terra, circondata dalla luce verdastra, e non mi hai sentito." Abbassò lo sguardo, dispiaciuto. "Devo averti presa in pieno."
"Tsk, imbranato." sbottò debolmente l'altra, senza però riuscire a nascondere un debole sorriso di ringraziamento. Dick annuì solo, passandole un braccio attorno alle spalle ed aiutandola ad alzarsi, tentando comunque di essere il più delicato possibile.
"Gli altri stanno combattendo?" chiese la ragazza, in un soffio, ansimando appena.
Lo svizzero annuì soltanto, muovendo i primi passi per seguire il sentiero. "Ma non se la stanno cavando molto bene... L'ultimo che ho visto è stato Kanon, prima di correre da te; è stato lui a dirmi di raggiungerti."

Ashanti si sentì mancare di nuovo, come se lo strano potere che possedeva volesse uscire ancora dal suo corpo. "Sto male..." mormorò, sofferente, ma lo svizzero non sembrò averla sentita; al contrario, la fece sedere piano a terra in modo che la sua schiena si posasse contro la parete rocciosa, poi le si parò davanti ed assunse una posizione di difesa.
Dinnanzi a lui si smaterializzarono due figure avvolte in armature nere come il carbone e dai cui bracci spuntavano alcune lame d'argento; non dissero nulla, si limitarono a lanciarsi contro lo svizzero sotto lo sguardo febbricitante di Ashanti.
Dick si abbassò di colpo, per poi spiccare un balzo in aria e sferrare un calcio diretto al collo del guerriero più vicino a lui; il colpo andò a vuoto, ma gli permise di schivare il braccio tagliente dell'altro.
"Mi occupo io del marmocchio." sibilò uno dei due, rivolto al compagno. "Tu occupati della ragazza."
Quello non se lo fece ripetere due volte, volgendo le spalle allo svizzero e dirigendosi velocemente verso Ashanti, brandendo quella che aveva tutta l'aria di essere una spada; Dick imprecò ad alta voce, cambiando bruscamente la propria direzione: spiccò un balzò diretto all'albero più vicino, facendo in modo di poggiarvi contro entrambi i piedi, poi piegò le gambe e si diede una potente spinta per cercare di raggiungere il cavaliere.

"NON TOCCARLA!"

Quello, sorpreso, non fece in tempo a schivare un pugno in pieno volto e l'arma che teneva ben salda tra le mani cadde a terra con un sordo tonfo metallico; lo svizzero però non poté neanche esultare che l'altro soldato apparsogli alle spalle gli puntò al collo l'avambraccio affilato, premendogli le lame contro la pelle.
"Vedi di non farci perdere la pazienza, ragazzino." sibilò, freddo, dando il tempo al compagno di recuperare l'arma.

Dick si morse il labbro, osservando impotente il guerriero nero avvicinarsi di nuovo ad Ashanti che intanto era riuscita ad alzarsi e si era posizionata in difesa, nonostante gli arti tremanti; lo svizzero tentò di trovare il modo di liberarsi, ma volgendo gli occhi verso il sentiero capì che non ce n'era bisogno ed un leggero sorriso di sollievo gli delineò le labbra: con una velocità impressionante, una terza figura argentata sbucò con agilità da dietro gli alberi e saltò addosso al soldato, avvolgendogli il collo con le gambe.
"Cristal!" fece Ashanti, sorpresa, riconoscendo la ragazzina; quella le sorrise a fatica, prima di sbilanciarsi all'indietro, tenendo la presa ben salda attorno al collo del guerriero nemico.
Non appena le mani di Linx toccarono terra dopo quella mezza verticale degna di un acrobata, un sinistro scricchiolio di ossa spezzate riempì il silenzio venuto a crearsi ed il corpo esanime del soldato crollò a terra senza un gemito.
"Ma insomma, devo sempre salvarlo io il tuo stramaledetto fondoschiena regale, oca isterica?" sbottò la Silver, una volta rialzatasi; alle sue spalle, il secondo guerriero era stato appena sistemato da Irzule, giunta nel luogo assieme alla ragazzina.
"Oh beh, è stato facile..." stava borbottando l'asiatica, massaggiandosi il polso; Dick non riuscì a reprimere uno sbuffo irritato mentre si avviava verso Ashanti, passandole nuovamente il braccio attorno alle spalle per aiutarla ad alzarsi.

"Senti, bello mio, è inutile che fai tanto l'asociale!" esclamò Linx, puntandogli l'indice contro. "Si può sapere perché diavolo tu, il migliore degli Apprendisti, non ti sei degnato di usare una delle tue illusioni?"
Lui fece spallucce, incamminandosi verso il campo e sorreggendo l'egiziana. "Ero troppo stanco per riuscire a crearne una..."
"Non ti hanno ferito? Non sembri sporco di sangue." commentò Irzule, notando la totale assenza del liquido vermiglio; persino i graffi superficiali erano bianchi.
"Pare di no, anche se forse ho qualche frattura."
"Comunque sei ancora vivo." sibilò la Silver Saint, senza guardarlo.
"Sbaglio o c'è una nota di delusione nel tuo tono?"

Cris non rispose, limitandosi ad allungare il passo. "Sbrighiamoci, quando abbiamo abbandonato il campo stavano combattendo tutti!"
Lui annuì ed insieme ad Irzule iniziò a correre dietro la ragazzina, prendendo Ashanti in braccio per evitare intralci; l'egiziana osservò i due cadaveri alle loro spalle sparire pian piano alla loro vista, inghiottiti dal verde della foresta, poi chiuse gli occhi.
Aveva un bruttissimo presentimento.

 

 

Quando i quattro arrivarono al campo, la battaglia era finita da un pezzo; Cris fece vagare lo sguardo attorno a sé, mentre sul suo volto si faceva strada una smorfia amara: ad ogni segno della distruzione del campo, il suo cuore si stringeva dolorosamente in una morsa gelida e le parole che Camus le aveva detto durante il loro allenamento si fecero strada nella sua mente.
Un Saint non si può permettere di mostrarsi debole.

I Gold, le Sacerdotesse e gli Apprendisti davano loro le spalle, stretti a formare un cerchio umano; Dick fu il primo a muoversi verso di loro, come se in realtà gli interessasse solo andar via al più presta, ed alle ragazze dietro di lui non restò altro da fare che seguirlo, sforzandosi di distogliere lo sguardo dal paesaggio desolato.

Avvertendo la presenza del quartetto, Aioria si voltò per guardarli, parandosi dinnanzi a loro e bloccando la strada; lo svizzero ne approfittò per posare a terra Ashanti, che sembrava abbastanza in forze per riuscire a stare in piedi da sola.
"Forse è meglio se non vi avvicinate..." disse Leo con voce neutra, mentre dietro di lui gli altri si scostavano appena per poter permettere loro di passare se l'avessero voluto. "Questa volta, gli attacchi del Cavaliere del Vento ci hanno colto di sorpresa."
Non capendo il motivo per cui Dick, alla vista di ciò che gli si era presentato davanti, si era irrigidito, Irzule lo scostò con il gomito, passandogli davanti e raggiungendo il centro di quel cerchio umano.
All'inizio non riuscì a focalizzare bene la scena: la sua attenzione si posò su Kèril, addormentato e steso sul terreno assieme ad Attila e ad altri due ragazzi; Shaina, inginocchiata vicino a loro, aveva il viso rivolto a terra ed i capelli le coprivano gli occhi, lasciando scoperti però dei rivoli di sangue che le colavano lungo volto goccia per goccia.
Poi, all'improvviso, uno strano gelo le strinse le viscere, immobilizzandola sul posto: i corpi del ragazzi erano martoriati ed alcuni dei loro arti avevano assunto una posizione anomala.
L'asiatica si avvicinò ed allungò le dita tremanti verso il viso di Kèril, posandogliele sulla fronte con fare delicato.
Sta solo dormendo... si disse, scostandogli la frangia con dolcezza, ma quando avvertì il gelo di quella pelle, ritirò le dita con un gesto brusco e balzò in piedi il più lontano possibile; il suo cuore perse un battito quando si accorse che il greco, nonostante l'espressione atona del volto, non respirava più.
La cruda realtà la colpì allo stomaco, smorzandole il fiato e facendole girare la testa; le sembrava di non riuscire a sentire nulla, se non un ronzio confuso e continuo nelle sue orecchie. E la rabbia, la furia più cieca.


"Volevo chiederti di proteggerlo..."
"D'accordo."


"DANNATA!"
Irzule alzò la testa di scatto e Cris fece appena in tempo a bloccarla per le spalle prima che potesse saltare addosso ad Ophiucus; l'asiatica si dimenava con tutta la sua forza, incontrollabile, tanto che Linx faticò a mantenere la presa.
"AVEVI PROMESSO!" sbraitava, tentando di liberarsi. "SEI SOLO UNA BUGIARDA!"
Shaina non accennava a risponderle, si limitava ad accarezzarsi le spalle come una bambina che aveva freddo; dietro di lei, Marin fece per intervenire ed aiutare Ophiucus, ma Camus la fermò con il braccio.
Cris, intanto, stava già mostrando segni di cedimento. "Calmati, per favore." mormorò, a denti stretti; l'asiatica non le diede ascolto, ma la sua voce, ora, era smorzata a forza di trattenere le lacrime.
"Dì qualcosa, almeno... tenta di giustificarti.."
"Mi dispiace."
Solo allora Shaina si degnò di mostrare completamente il volto, scoprendo l'origine della ferita da cui sgorgava il sangue che le stava sporcando i vestiti; Cris si sentì raggelare quando si accorse che era l'occhio sinistro della Sacerdotessa a sanguinare copiosamente, nonostante lei lo tenesse chiuso.
"Mi dispiace... Io... ci ho provato..."

Mio Dio...

Irzule smise di agitarsi, sentendo improvvisamente le forze mancarle; la presa di Linx si allentò e lei cadde in ginocchio, completamente svuotata e lasciando che le lacrime, stavolta, le rigassero il volto. "Dannazione..." singhiozzò, sferrando un debole pugno per terra.
Ashanti chiuse gli occhi, tentando di allontanare dalla propria mente quell'immagine; si sentiva vuota, incapace perfino di stare in piedi, e forse fu per questo che faticò a reagire quando sentì qualcuno strattonarla violentemente per il braccio.
Restò stupita quando, alzando il volto, si ritrovò ad incrociare lo sguardo severo di Shura, giunto da poco in quel luogo.
"Alla fine avevo ragione io, Nasser." disse solo, senza allentare la presa ferrea. "Athena ti attende per il processo."

 

ab

 

Da tempo ormai il Santuario era stato luogo di pace e devozione, in seguito alle terribili guerre che erano state intraprese dai Sacri Guerrieri di Athena; in quel luogo, ammirato e forse anche temuto dai più, non vi erano più stati traditori ed il numero dei cavalieri giustiziati era sceso in breve a zero.
Forse era per questo che persino i Gold Saint, ora riuniti nella Tredicesima e disposti ai lati della sala, parevano alquanto fuori luogo in quel processo.
Shaina dell'Ophiucus era stata portata d'urgenza all'Ospedale di Atene scortata dalle Sacerdotesse sue compagne, June di Chamaeleon e Marin di Eagle; gli Apprendisti erano stati allontanati, costretti a seppellire i propri compagni nel cimitero che ormai vantava un gran numero di tombe, e fu concesso di restare solo al Silver Saint di Linx.
In fondo alla sala, seduta sul magnifico trono che sembrava torreggiare sugli astanti, Lady Saori impugnava nervosamente lo scettro di Nike, ostentando una sicurezza che di certo non aveva; il Gran Sacerdote, in piedi alla sua destra, stava immobile come una statua di marmo, ad occhi chiusi e con le braccia incrociate, attendendo che anche quel lieve mormorio di voci si spegnesse.
"Ashanti Nasser." chiamò dunque con tono calmo, lasciando che le sue parole riecheggiassero per la grande sala; fermatasi tra Milo e Kanon, Cris volse lo sguardo verso l'imputata, stringendosi le spalle con fare impotente.
L'egiziana si trovava dall'altra parte della sala, in mezzo a Shura ed Aphrodite; tremava appena nello sforzo di stare in piedi e non osava alzare il viso da terra, evitando così di incrociare gli sguardi degli astanti. Si fece avanti, trascinando i piedi e fermandosi al centro della sala.

"Io..." iniziò, una volta trovata la forza per guardare apertamente Saori; le parole le morirono in gola e si ritrovò a riabbassare nuovamente la testa, stringendo le mani a pugno. Fu la reincarnazione di Athena a parlare al posto suo.
"Sei accusata di aver informato i nemici della vostra posizione e quindi di essere responsabile della morte di altri quattro Apprendisti." fece una pausa, stupendosi appena del tono duro e freddo che aveva usato. "La legge del Santuario prevede la pena di morte per alto tradimento, ma in questo caso la tua pena sarà ridotta."
Shura lanciò un'occhiata a Kanon, furioso: era stato lui ad insistere affinché non giustiziassero la ragazza ed infine era riuscito a convincere la Dea.
"Nonostante questo..." riprese la Dea, con voce più sicura. "...io, Saori Kido, ti dichiaro bandita dal Grande Tempio; un tuo eventuale ritorno potrà essere preso in considerazione soltanto quando riterremo il tempo della tua condanna sufficiente."
Ashanti non alzò la testa, posando lo sguardo sui due bracciali di metallo che le avevano fatto mettere appena tornata al Santuario; Aries, accortosi di quel gesto, prese parola.
"Le origini dei tuoi poteri non siamo riusciti a comprenderle." disse, con fare distaccato. "Per quanto ne sappiamo, essi potrebbero accrescere la tua forza oppure anche ritorcersi contro; in questo caso, sono molte le probabilità che il colpo risulti fatale. Quei bracciali bloccheranno il flusso di energia, in modo che tu non abbia più sbalzi tremendi, ma lasceranno libero il tuo potere in caso di pericolo."
Da come Mur descriveva quei monili, Cris si ritrovò a paragonarli ai Cloth stessi, che erano capaci di raggiungere il legittimo proprietario nei momenti di difficoltà; si chiese se il Gran Sacerdote non avesse utilizzato parti di vecchie armature per realizzarli, ma prima che potesse chiedere ciò a Milo, Saori parlò di nuovo.

"Sarai esiliata in una caverna del monte Parnaso, al riparo dagli sguardi indiscreti degli abitanti di Delfi. Così è stato deciso."

Ashanti non disse nulla in sua difesa, nemmeno quando sentì i due Gold dietro di lei prenderla per le spalle e trascinarla via, verso il portone; l'unica cosa che fece fu voltarsi verso Kanon, guardandolo con fare supplichevole.
Aiutami.

Ma lui scosse la testa, distogliendo lo sguardo. "Non posso fare più di così." le mormorò, sottovoce, prima di voltarle le spalle.
Dietro di lui, la ragazza sparì dalla vista dei Gold senza opporre altra resistenza ed il portone della Tredicesima, infine, si chiuse.


 

 

 

  
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