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Autore: Chrysalide    03/01/2013    0 recensioni
Un universo deserto, popolato da infinite essenze argentee.
Ognuna di loro rappresenta qualcuno, a cui si assolverà al momento della nascita di questo, spirando da quel niente e trasformandosi in coscienza.
Nasce così una bambina, la quale essenza non si sentiva come le altre. Dai punti di vista poteva essere considerata speciale.. o semplicemente diversa.
Questa storia percorre la vita di questa bambina, seguendola nella crescita, tra i suoi pensieri e le sue opinioni, tra le sue politiche, tra le sue afflizioni, tra i suoi mostri e tra le conseguenze.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai le 9 di mattina, 5 ore e mezzo che Paolo aspettava nervosamente.
Dalle 3 e mezza che era lì, il sonno non l'aveva avuta vinta nemmeno un attimo con tutta quell'adrenalina che gli scorreva nelle vene. Vedeva gente passare, e tutte le volte loro trovavano lui ancora là, nel solito punto: "Ancora niente?" domandavano, "Eh no, ancora non ci sono novità" e questa era sempre la risposta.
Cercava di calmarsi e si metteva seduto, si appoggiava allo schienale e allungava le gambe, poi le ritraeva e poggiava i gomiti sulle ginocchia, rilassando la testa nella presa delle mani.
Poi tornava nuovamente su, si guardava intorno, guardava la porta e iniziava a muovere le gambe velocemente. Prima una, poi entrambe, quindi sbuffava e si rialzava imperterrito.
Guardava l'orologio, e ogni volta che lo guardava le mezz'ore passavano in un battito di ciglia. Questo non toglieva che comunque il tempo passato davanti a quella porta verde non sembrasse un'infinità.
Aveva paura ad entrare là dentro, forse delle occhiate giudiziose che avrebbero potuto riservargli, forse aveva paura di sapere o di venire a conoscenza di qualche brutta notizia, quindi rimase lì dov'era ancora una volta, ad attendere.
Alla sua destra, alla fine della schiera di sedie, c'erano due macchinette: una per i cibi e l'altra per le bevande. Si alzò e si piazzò davanti a quella delle bevande intento a prendersi una cioccolata, il caffè è una scelta monotona pensò. Si frugò in tasca e tirò fuori 50 centesimi, 2 minuti dopo era di nuovo seduto, davanti alla solita porta, a gustarsi la sua cioccolata.
Ha davvero un bel colore, e un ottimo profumo.. sono proprio buone buone le cioccolate delle macchinette, ma la mia ricetta speciale insieme ai marshmellows e la panna non la batte nessuno. Già, infatti Paolo era stimato dai suoi amici per la favolosa cioccolata calda che preparava. Qual'era il suo ingrediente segreto, il solito e rinominato Amore? Beh, sicuramente anche quello, perché quell'uomo dai capelli corvini era un vero patito della cioccolata in tutte le sue forme e combinazioni. Ma non poteva essere solo quello, no, lui ci aggiungeva qualcosa per forza. Nessuno conosceva il suo segreto, e tutti ogni volta cercavano di estirparglielo ma lui teneva duro: che divertimento c'è sennò?
Guardò l'orologio; 10:13. Da 7 ore quasi erano lì, e ancora niente. L'attesa lo faceva uscire di testa.
Ma ecco che, dieci minuti dopo esatti, la porta si apre e ne esce un sorriso a 50 denti. Il cuore gli finisce sotto le suole prima ancora che quella bocca srossettata di viola parlasse, e scatta in piedi. "Signor Kauf, lei sta bene, è iniziato, tra poco sarà un'altra persona" gli disse la donna sempre col solito sorriso, e negli occhi un'eccitazione che non si spegneva mai nonostante tutte le volte che fosse passata da quella situazione. Si vedeva lontano un miglio che amava il suo lavoro. "Vuole entrare o preferisce aspettare fuori?" gli domandò. "..No grazie, dite a Carla che la amo e che sono con lei, ma sa della mia fobia del sangue, capirà."
Paolo aveva veramente un'enorme fobia del sangue che non riusciva a controllare, anche quando vedeva un taglietto manca poco che sviene, peggio se se lo procura, e assistere ad un parto sarebbe stato un suicidio. Quindi aspettò, tanto ormai cosa cambiava.
Dopo venti minuti di strazianti grida di Carla ecco che vengono messe a tacere da incerti e striduli piagnucolii di neonato. O meglio, neonata. Era una bambina, la sua bambina.
Da quando l'aveva sentita piangere non era più riuscito ad emettere un suono, era rimasto muto. 
La porta venne spalancata di nuovo dalla solita infermiera, che annunciò con entusiasmo "E' nata! E' nata! E' una bellissima bambina di 3,7kg, entri su!" Paolo era frastornato e si fece prendere e trascinare dentro dall'infermiera, sottovalutando la gravità dell'emofobia del neopapà, che appena entrò naturalmente svenne di colpo.
  
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