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Autore: Cida    03/01/2013    4 recensioni
"Tick-tock, tick-tock, merrily sings the clock. It's time for change, it's time for stay, so it sings
throughout the day. Tick-tock, tick-tock, merrily sings the clock."

La prima stagione vista con gli occhi di un nuovo personaggio.
Seconda classificata al contest C'era una volta un personaggio di cui ci siamo scordati di Trick.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Nuovo personaggio, Ruby/Cappuccetto Rosso, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Magic Hour


Capitolo 1: Storybrooke – Inception


*Be-beep... be-beep... be-beep*
  Nel buio più completo della stanza cominciò ad udirsi un leggero mormorio.
*Be-beep... be-beep... be-beep*
  «Ho capito, ho capito... mi alzo!»
*Be-beep... be-beep... be-beep*
  Un cuscino venne sparato alla velocità della luce sul comodino e il rumore finalmente cessò.
  «Maledetta sveglia...» imprecò il padrone della mano colpevole del lancio, prima di lasciarsi andare ad un sonoro sbadiglio. Rimase ancora qualche minuto a crogiolarsi nel calore del suo letto ma, alla fine, dovette arrendersi e prendere la decisione di alzarsi.
  Il movimento di coperte mostrò il corpo di un ragazzo alla metà del cammino che separa i venti dai trent’anni: era alto ma non troppo e il fisico era asciutto, fatto più per essere scattante che possente.
  Senza troppa enfasi si trascinò verso il bagno dove, una volta libero dai lunghi pantaloni del pigiama a quadretti e dalla maglietta usati per dormire, si concesse una doccia veloce. Una volta uscito asciugò i capelli biondi, molto chiari, con un colpo di fon e passò una mano sullo specchio liberandolo dalla condensa per verificare di aver acquisito un aspetto quantomeno presentabile. Incontrò, infatti, il riflesso dei propri occhi di un curioso colore violetto dalle sfumature rosate e vi trovò un’espressione vigile e attenta. Fortunatamente per lui l’albinismo non era stato troppo crudele nei suoi confronti, lasciandogli un aspetto tutto sommato gradevole e la possibilità di esporsi al sole senza troppi rischi, come se qualcosa d’invisibile proteggesse costantemente la sua pelle chiara: l’unica cosa a cui doveva stare attento erano gli occhi che riparava con occhiali scuri quando i raggi risplendevano troppo potenti.
  Tornò in camera dove si vestì alla meno peggio mentre lo sguardo gli cadeva sull’orologio appeso alla parete: era in ritardo.
  «Poco male...» sbuffò con una smorfia, tanto sarebbe stata sempre la solita giornata inconcludente al piccolo studio legale dove, su carta, avrebbe dovuto fare pratica ma in realtà si limitava a sfornare fotocopie e a portare caffè.
  Ogni tanto si ritrovava a chiedersi che cosa ci facesse ancora in quella cittadina sperduta del Maine ma come velocemente il cervello formulava quel pensiero, altrettanto rapidamente decideva di cancellarlo. Ancora una volta, infatti, quello non era il momento per pensarci e, indossata una giacca leggera, uscì.
  Praticamente volò giù dalle scale a grandi balzi cercando di recuperare un po’ di tempo e appena fuori dal portone per poco non travolse la sua vicina di casa già di rientro dal mercato, lei sì che era una vera mattiniera.
  «Mi scusi M...» le disse contrito.
  «In ritardo come al solito, eh?» lo riprese bonariamente la donna, sorridendo per come la chiamava sempre: da quando il padre del ragazzo era morto, per lei era diventato come un figlio ma sebbene fosse arrivato a darle quel nomignolo “Em”, semplicemente l’iniziale del suo nome, ancora non si calava a darle del tu.
  Lui si portò una mano dietro alla nuca con leggero imbarazzo «Già... io e gli orologi non andiamo molto d’accordo»
  «Allora vai, non ti trattengo oltre... non sia mai che tu non riesca a passare da Granny’s per la colazione» lo punzecchiò con una nota maliziosa della voce, guadagnandosi un’occhiata torva che sottolineava un perentorio “siamo solo amici” «E a proposito di orologi: quello della piazza centrale ha ripreso a muoversi»
  «Che cosa?» le chiese stupito, prima di voltarsi verso l’unico edificio che poteva vedersi da qualsiasi angolo della cittadina: era vero, le lancette di quel vecchio macinino si erano spostate.


  Emma camminava irritata lungo la strada principale che l’avrebbe portata alla tavola calda, gestita dalle stesse persone che le fornivano un alloggio. Chi si credeva di essere quella donna? Presentarsi con quel cesto di mele maledette e poi cercare di intimorirla a quel modo. Se pensava di poter fare il bello e il cattivo tempo sulla sua vita così come sembrava fare in quella cittadina... oh, si sbagliava di grosso.
  Presa com’era dai suoi pensieri, poco si preoccupava di guardare dove stesse andando e così, proprio nell’imboccare il vialetto d’ingresso del bar, cozzò malamente contro qualcuno. «Ehi!» esordì «Stai bene? Mi spiace, non ti avevo visto...»
  «Ho notato...» le rispose il ragazzo in questione, massaggiandosi un braccio «Ma anch’io andavo di fretta, per cui non è solo colpa dei tuoi pensieri» sorrise «Tu, tutto ok?»
  La bionda annuì, per ritrovarsi poi a disagio di fronte a quegli occhi così strani che la guardavano con curiosità «Che c’è?» chiese di conseguenza.
  «Scusa, non volevo fissarti...» si riprese subito lui «E’ che... tu sei nuova, vero? Nel senso: sei appena arrivata in città?» continuò avviandosi verso l’ingresso.
  «Ieri sera» confermò lei seguendolo «E non sei stato l’unico a stupirsi di questo. E’ davvero così strano che qualcuno si fermi qui?»
  «Strano direi che non basta» ridacchiò il ragazzo «Penso proprio che tu sia la prima, da che io possa ricordare almeno. Prego...» continuò, poi, aprendole la porta ed invitandola ad entrare.

  Ruby si voltò verso l’ingresso attirata dal suono del campanello, collegato alla porta del locale, e vide entrare gli ennesimi nuovi clienti della mattinata. La prima era colei che alloggiava dalla sera precedente al motel della nonna, inutile dire che erano state assai stupite di avere finalmente un ospite. La salutò, quindi, con un cenno del capo e la vide ricambiare mentre prendeva posto al bancone appropriandosi di un giornale: ahia, non le sarebbe piaciuto per niente trovarvi quel che c’era scritto.
  La seconda persona, invece, la conosceva bene, perciò fu con un largo sorriso che si girò nella sua direzione «Guarda un po’ chi mi degna della sua presenza» lo provocò lanciando un’occhiata all’orologio «Qual è la scusa di oggi, Alec?»
  «Che spiritosa...» le rispose l’albino avvicinandosi «Diciamo che sono successe un po’ di cose curiose» continuò lanciando un’occhiata alla bionda seduta alcuni sgabelli più in là.
  «Oh, giusto!» si ricordò la ragazza «Ho un’ordinazione speciale, torno subito»
   Si allontanò e, con l’esperienza di ogni giorno, preparò una fumante cioccolata calda a cui aggiunse un’abbondante dose di panna e una spolverata di cannella, come espressamente richiesto dal committente. Fu proprio così, infatti, che la servì alla nuova arrivata «Ecco a lei»
  Emma alzò lo sguardo sulla giovane, interrompendosi per un soffio nel dare un morso ad una delle mele di Regina «Grazie...» disse «Ma non l’ho ordinata io»
  Ruby appoggiò i gomiti al bancone, sorrise maliziosa «Sì, lo so... ha un ammiratore» e il sorriso si allargò quando la vide dirigersi erroneamente dallo sceriffo, si prospettava una scenetta divertente.
  «Sei tremenda» la riprese il ragazzo alla sua sinistra.
  Lei arricciò le labbra con espressione offesa e gli tornò di fronte, non prima di aver recuperato un sacchetto di carta «Talmente tremenda che ti ho già preparato la colazione a portar via, così recuperi tempo»
  Alec, anziché ringraziarla, fece una smorfia «Naaah... fino a quando non arriva l’ora del caffè, nessuno bada alla mia presenza»
  «Ah-ha...» annuì l’altra con noncuranza «Peccato che sia, esattamente, fra cinque minuti»
  Il biondo sgranò gli occhi e li puntò dritti sull’orologio «Merda, quanto è tardi» imprecò finemente «Scappo» arpionò il sacchetto, pagò e schizzò letteralmente verso la porta. Poco prima di uscire, però, si fermò e riportò la sua attenzione su di lei «Grazie» le disse e, solo quando la vide sorridere e scuotere la testa con fare rassegnato, uscì.




Prima di tutto grazie per aver letto il primo capitolo e spero che vi abbia un po' incuriosito in modo da spingervi a seguire anche i successivi (saranno sei capitoli in tutto).
Come detto nell'introduzione la fic si è classificata al secondo posto al concorso di Trick C'era una volta un personaggio di cui ci siamo scordati - Il contest delle favole dimenticate, il quale chiedeva di creare un OC credibile (mai apparso nella prima serie e non previsto ufficialmente per la seconda) che interagisse con gli stessi personaggi sia nel mondo delle fiabe che a Storybrooke.
Qui il link al post del forum con il regolamento completo.

La filastrocca nell'introduzione è tipica inglese. Io ho cambiato solo un paio di parole: al posto di change c'era work e di stay, play.
La parte nel bar fra Emma e Ruby è tratta dalla 1x02 :)
Per ora vi saluto e, spero, alla prossima :D
  
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