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Autore: crushdizzies    03/01/2013    1 recensioni
“Il tuo segreto è al sicuro con me”, assicurò riportando la mia mano lungo il fianco.
Mi sorrise e si incamminò verso la mensa, i capelli biondi che le ondeggiavano attorno al viso come la criniera degli unicorni che aveva sulla copertina del quaderno di spagnolo.
Forse Brittany non era un granché in matematica, ma era davvero un genio a capire le persone.
Fan fiction incentrata sul personaggio di Santana. E' facilmente comprensibile anche da chi non segue Glee.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Santana!”, sentii qualcuno chiamarmi. La voce era lontana e ovattata, come in un sogno.
“Santana!”, ripeté la voce. Era una voce maschile, potente quanto lo schiaffo che arrivò sulla mia guancia. Quello sì che mi fece riprendere.
“MA SEI SCEMO?!”, urlai spalancando gli occhi. Una fitta tremenda mi prese alla nuca.
“Per fortuna sta bene”, sospirò Puck sedendosi per terra. Vidi in modo abbastanza sfocato Quinn dietro di lui.
Brittany. Mi alzai lentamente a sedere, la testa che girava e mi si oscurò la vista.
“Dov’è Brittany?”, chiesi ad occhi chiusi mentre ancora non riuscivo a vedere nulla.
Nessuno rispose. Aprii lentamente gli occhi e vidi che Sam si era aggiunto ai due. Sembrava piuttosto preoccupato.
“Dov’è Brittany!”, urlai, cercando di ignorare la fitta alla nuca. Stavo andando nel panico. 
Brittany.
“Non lo sappiamo”, rispose Sam abbassando gli occhi. 
Mi guardai intorno: c’erano alberi ovunque e, poco lontano, quattro paracadute. 
Dov’era Brittany?
Mi alzai lentamente sorretta da Puck che mi guardava apprensivo.
“Dobbiamo trovare Brittany”, dissi risoluta. La testa mi girava ancora ma almeno riuscivo a reggermi in piedi senza l’aiuto di Puck.
“Santana… Sai che è impossibile trovare Brittany… Vero?”, mi fece notare Puck. Sam e Quinn avevano gli occhi fissi a terra, i volti inondati di lacrime.
“Sono tutti… morti”, disse Puck con voce spezzata. Il mio cuore perse un colpo. 
“Non… Non Brittany”, mormorai. Sentivo le lacrime salire. 
Rachel, Finn, Mike, Artie, Rory, il professor Schuester…
Non ce l’avrei mai fatta senza Britt.
“Io la vado a cercare, fate quello che vi pare”, annunciai e inizia a barcollare in mezzo agli alberi.
Sentii qualcuno seguirmi. Decisi di non voltarmi. Come avevo già detto, potevano fare quello che volevano.
“Aspetta!”, esclamò Puck. 
“Non dovremmo separarci”, disse Sam dietro di lui. Notai che zoppicava.
Mi fermai. Quinn li seguiva silenziosa. Era distrutta. 
Aveva appena perso tutto. Avevamo appena perso tutti. 
No, non io. Britt era ancora viva.
Continuai a camminare. Era una follia. Non sapevamo dove eravamo, né dove stessimo andando.
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era Brittany, persa chissà dove in quella foresta, sola, magari ferita…
Camminammo per non so quanto tempo, e di Brittany nessuna traccia, non avevamo trovato nemmeno il paracadute.
Puck aveva ragione. Era impossibile cercare qualcuno in quel posto. Mi appoggiai a un albero, esausta.
Non potevo nemmeno pensarlo… Britt… 
Una lacrima sfuggì ai miei occhi. Sinceramente non mi interessava che Puck Sam e Quinn fossero lì accanto a me e mi vedessero piangere.
Ormai non aveva più senso niente. Non senza Britt.
Qualcosa per terra attirò la mia attenzione. Era un pezzo di… sembrava stoffa. Ed era arancione. Arancione come i paracadute dell’aereo.
Sollevai o sguardo e lei era lì, a circa una cinquantina di metri sdraiata ai piedi di un albero, il paracadute tutto strappato.
Non potevo credere ai miei occhi. 
Spalancai la bocca e urlai il suo nome a pieni polmoni.
“Brittany!”. Corsi verso di lei, inciampai un paio di volte nelle radici degli alberi e nell’erba alta, ma mi rialzai e continuai a correre.
Mi buttai letteralmente su Brittany sdraiata per terra e scoppiai a piangere.
Sembrava stesse bene, a parte il fatto che non era sveglia.
“Brittany! Brittany!”, la chiamai. Non si mosse.
Iniziai a scuoterla.
“Brittany! Svegliati, cazzo, svegliati!”. Puck mi raggiunse e fece per allontanarmi da Brittany. Probabilmente pensava che…
“Santana!”, esclamò Puck cercando ancora di portarmi via da lei. Lo spinsi via.
“Britt!”, urlavo scuotendola.
“Santana non vedi che è…”, tentò Sam con la voce che tremava. 
“NO!”, urlai. Presi la mano di Britt respingendo ancora una volta Puck che voleva farmi alzare. Non l’avrei mai lasciata lì. Mai.
“Britt”, sussurrai dolcemente, le lacrime che scendevano senza sosta lungo le mie guance. 
“Britt, ti prego”. Avrei potuto sentirle il polso, certo, ma non ne avevo il coraggio.
Gli occhi di Brittany ebbero come un sussulto, le sue labbra si mossero leggermente. Era viva!
Brittany aprì gli occhi e mi guardò confusa.
“Che succede?”, chiese. La aiutai a mettersi seduta. Stava bene!
Le saltai letteralmente al collo e la strinsi fortissimo.
“San…”, mormorò lei sorpresa.
“Credevamo che… credevamo che… che fossi mo…”, singhiozzai.
“Oh”, disse Britt e mi strinse più forte.
“Sono morti tutti Britt… Siamo… siamo solo noi”. Affondai la testa nella sua spalla.
“E’ tutta colpa mia… Avrei… avrei potuto salvarli…”.
“Non dire sciocchezze, San… Tu non… Hai fatto il possibile, hai salvato noi”, mi confortò Brittany con la voce impastata.
“Tu stai bene, io sto bene, gli altri stanno bene… Sei stata grande”, continuò.
Le feci un sorriso debole. Davvero non ce l’avrei mai fatta senza di lei.
“Ora che facciamo?”, chiese Sam sedendosi per terra accanto a noi. Vidi che aveva un brutto taglio sulla gamba destra.
“Oh, Sam… la tua gamba…”, mormorò Britt. Lui fece una smorfia.
“Già… ma è ok, dato che sono ancora vivo”, disse il biondo con un mezzo sorriso che scomparve subito.
Puck dietro di me stava consolando Quinn che, ormai, non aveva più lacrime da piangere.
Dovevamo trovare un modo per tornare a casa o, quantomeno, di rifugiarci in quel luogo. 
Non potevamo certo stare lì in mezzo alla foresta, se fossero arrivati i soccorsi non ci avrebbero visti e, se fosse arrivata la notte… 
Meglio se non ci pensavo per il momento. 
“Che si fa?”, ripeté Sam, guardandomi. Mi voltai verso Puck e Quinn, ma anche loro stavano fissando me. 
Stavano aspettando una risposta… da me?
“No, aspetta… cosa?”, chiesi guardandoli uno per uno. Infine il mio sguardo si posò su Brittany che ancora mi stringeva la mano.
“Cosa dobbiamo fare, Santana?”, domandò Britt, questa volta riferendosi esplicitamente a me.
Io scattai in piedi e cominciai a camminare in tondo, lontano da loro, borbottando in spagnolo.
Lei mi raggiunse e mi prese per mano di nuovo, facendomi fermare.
“Non posso farlo”, dissi.
“Cosa? Salvarci?”, chiese Brittany con un sopracciglio sollevato.
“L’hai fatto una volta, puoi farlo di nuovo”. 
“Non ho pensato a niente la prima volta, ho solo agito e ora… ora è diverso e io…!”, ansimai.
“Credo in te Santana. So che puoi farlo. Mi fido di te”, mi interruppe Britt. 
Rimasi zitta, con la bocca spalancata, un braccio fermo a mezz’aria. 
Dio quanto era magnifica. Avrebbe potuto guidarci lei in mezzo a quel casino, sarei andata dovunque con lei, anche dritta all’inferno.
Glielo dissi, tralasciando la parte dell’andare dovunque con lei.
“Sono troppo stupida”, mormorò e quando provai a ribattere per dirle che no, lei non era stupida, lei aggiunse “Si fidano di te, ci hai salvati una volta e puoi farlo di nuovo”.
Mi sorrise incoraggiante. Presi un gran respiro e mi voltai verso gli altri, senza mollare la mano di Britt. Quella presa morbida era la mia ancora ormai.
“Ok… dobbiamo trovare un… rifugio… Un posto con… dell’acqua. Dove c’è acqua c’è vita, no?”, dissi piuttosto incerta. 
“E dove la troviamo l’acqua?”, chiese Puck scettico. 
“Potresti salire su quell’albero e provare se riesci a vedere un ruscello o qualcosa del genere?”, chiesi il più gentilmente possibile a Puck. 
Una montagna enorme si stagliava a est, tutto intorno sempre e solo alberi.
Puck si arrampicò sull’albero sotto il quale avevamo trovato Britt.
“Vedo il mare!”, esclamò indicando verso ovest. 
“Siamo su un’isola”, annunciò. 
“Oh! Quello sembrerebbe un ruscello!”. Scese dall’albero. 
“Allora, siamo su un’isola e c’è qualcosa di molto simile a un ruscello verso quella parte”, disse indicando, questa volta verso nord.
“Questo potrebbero servire?”, chiese Puck tirando fuori un coltellino dai pantaloni.
“E quello come fai ad averlo?!”, esclamai strabuzzando gli occhi.
“Io e Sam abbiamo fatto una scommessa e… ho vinto io”, spiegò.
“Ok, tienilo tu. Tira su Sam e aiutalo a camminare. Non perdiamoci di vista. Non so quanto strada dovremo fare ma è meglio sbrigarsi”, dissi.
Puck eseguì. Mi stavano ascoltando. 
Ci incamminammo verso nord, io e Britt davanti e gli altri dietro.
Non sapevo con precisione dove nord fosse o cosa stessi seguendo, dove stessi andando, se quello che stessi facendo avesse senso o no.
L’importante era essere vivi e cercare di rimanerlo il più a lungo possibile.
  
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