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Autore: Jiraiya95_    03/01/2013    3 recensioni
Era un Natale triste e cupo a Konoha per la nostra Hokage dagli occhi ambrati, ma qualcosa stava per riscaldare quel suo cuore chiuso a ogni sentimento.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Shizune, Tsunade | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Era ormai giunta la vigilia di Natale e Konoha era tutta abbellita di luci colorate e nastri, si respirava un’aria serena e tranquilla e le strade erano piene di persone intente a comprare gli ultimi regali o semplicemente a fare una passeggiata.
Tutti i ninja erano a casa con le famiglie a godersi anche loro un giorno di riposo in quanto i vari paesi si accordarono per avere un periodo di pace almeno nelle festività natalizie.
Jonin, genin, chunin, tutti erano a festeggiare, tranne una kunoichi, Tsunade.
La Sannin si trovava nella magione dalla quale ammirava tutte quelle luci e quelle persone con aria felice, ma allo stesso tempo, un po’ triste e solitaria.
“Che bella festività, tutti sono felici e tutti festeggiano…” Pensava tra sé e sé l’Hokage “Ma per me, ormai, non ha più il valore di un tempo.”
Ormai era notte fonda ma dalla magione ancora si intravedeva un piccolo spiraglio di luce e Shizune, che si trovava a passare di lì, decise di andare a vedere come mai la sua vecchia amica non era andata a casa.
Arrivata di fronte la porta la giovane kunoichi bussò e disse:
“Signorina Tsunade, si può?”
Dall’interno una voce rispose:
“Prego Shizune!”
La ragazza entrò e con aria serena e domandò:
“Ma signorina, è ormai notte fonda, dovrebbe andare a casa, in fondo anche l’Hokage ha diritto a un po’ di riposo.”
“Si, forse hai ragione, meglio che inizi ad andare anche io.” Rispose la Sannin, e intanto si avviò verso la porta.
Ma non appena Tsunade passò al fianco di Shizune, quest’ultima con aria seria:
“Lei può ingannare tutti, ma non me!”
Con aria quasi stupita Tsunade:
“Eh, che intendi?”
“Pensa davvero che non me ne sia accorta, lei non è ancora riuscita a scordarsi di lui!”
A questa affermazione l’Hokage con aria quasi scocciata:
“Pensa per te, io sto bene! Ricorda che il primo pensiero di un Kage è interessarsi della pace e la stabilità del suo villaggio, non può perdere tempo a pensare a persone che non ci sono più!”
Detto ciò la principessa delle lumache dai capelli biondi uscì dalla porta.
“Ma un ninja non sarà mai un oggetto senza sentimenti.” Pensò Shizune.
Ma la notte per la nostra Hokage fu dura, non riusciva a dormire e quando, per pochi minuti, prendeva sonno non faceva altro che sognare il suo amore che ormai non c’era più.
“Non dovevi lasciarmi così, ti avevo detto di non andare da solo, ma è colpa mia, dovevo proibirtelo categoricamente, ma invece, come sempre mi sono rivelata inutile.”
Questi pensieri tormentarono la Kunoichi dagli occhi ambrati per tutta la notte.
Il mattino seguente si sentì bussare alla porta:
“Signorina Tsunade, Signorina Tsunade” era Shizune “Mi apra devo dirle una cosa!”
Con voce fioca la Sannin rispose:
“Ma cos’è questo casino, un attimo! Mi vesto e vengo.”
Si vestì e andò ad aprire:
“Cosa c’è di così importante?”
La giovane kunoichi abbracciò fortemente la sua amica:
“Buon Natale!” Disse Shizune “Oggi festeggeremo insieme, andremo a fare un giro, mangeremo dolci e scarteremo tutti i regali che i nostri ninja ci hanno mandato alla magione, allora che ne dici?”
“Buon Natale, ma non credo di aver voglia per cose del genere, poi è ancora presto, sarà per la prossima volta magari.” Disse Tsunade con aria affranta.
“Ok, ho capito, tra tre ore verrò di nuovo, porto da mangiare io e poi usciamo, non sono ammesse obbiezioni.” Disse con aria felice la giovane ragazza.
“No, forse non hai capito.”
“Si invece, ho capito benissimo, ora vado, ciao.” L’allieva salutò la maestra e se ne andò.
“Ma, veramente…” ma non fece neanche in tempo a finire la frase che la giovane si era già dileguata “Ma guarda tu se mi doveva capitare proprio a me.”
Ritornata in casa passò davanti ad un mobiletto che si trovava vicino la cucina, lo aprì e prese una foto che ritraeva lei insieme ai suoi due compagni di squadra Orochimaru e Jiraiya quando ancora erano dei giovani ninja; il suo sguardo si focalizzò su Jiraiya, il suo vecchio amico morto da poco in una battaglia contro il capo di un’organizzazione criminale, e iniziarono a scendere delle lacrime:
“Perché? Perché sei voluto andare da solo? Sapevi che ti amavo, non dovevi andartene così!” La Sannin buttò violentemente a terra la foto facendo rompere il vetro “Per me nulla ha più senso se tu non ci sei più…”
Arrivò l’ora di pranzo e come promesso Shizune arrivò a casa della bellissima Hokage con pentole e testi piene di cose da mangiare:
“Bene, ho portato lasagne, un po’ di carne arrosto, delle patate e una torta da leccarsi i baffi, spero vada bene.”
“Non era necessario che facessi tutto questo.”
“Ora basta, mangiamo che sennò si rifredda tutto!”  La giovane preparò la tavola e iniziò a servire “Oggi non farai nulla, essere alla guida del villaggio deve stancarti molto quindi lascia fare a me!”
Ma l’Hokage non aveva poi così tanta voglia di mangiare, ma vedendo la grande fatica che aveva fatto la sua allieva per preparare il tutto decise di mangiare di qualcosa.
Una volta finito Shizune prese i piatti e iniziò a metterli nel lavello quando, per puro caso, i suoi occhi videro del vetro a terra e scorgendosi un po’ di più, senza farsi vedere dalla sua maestra, vide la foto che poche ore prima Tsunade aveva rotto.
Mentre lavava i piatti Shizune si rivolse alla maestra:
“Quindi, ancora non lo hai scordato?”
A questo punto l’Hokage si fece fredda:
“Te lo ripeto, non sono cose che ti riguardano!”
“Non mentire, lo amavi e continui ad amarlo tutt’ora, non sei riuscita a passare la sua morte e te ne senti colpevole, ma non lo sei.” Non finì neanche di pronunciare la frase che l’Hokage si alzò di scatto dalla tavola e si voltò verso la sua allieva:
“Non farmelo ripetere, non sono affari che ti riguardano!” disse con tono arrabbiato.
Shizune si voltò verso la sua maestra e guardandola negli occhi:
“Vuoi capire che non è colpa tua, devi finirla di colpevolizzarti! Tu non hai colpe, lui è voluto andare da solo e tu non potevi impedirglielo, sai bene che se glielo avresti proibito lui lo avrebbe fatto comunque quindi ora basta, non fartene sempre una colpa!” rispose Shizune con tono duro e levandosi il grembiule prese la sua amica per una mano e la portò fuori con sé,
“Dove mi stai portando? Non voglio venire, lasciami!”
“Tu ora verrai con me, devo farti vedere una cosa!”
La giovane ninja portò la sua maestra nel cimitero dove sono sepolti tutti i ninja e dove c’è la grande lapide blu dove ci sono scritti tutti i nomi degli shinobi morti in missione:
“Vedi, Jiraiya è stato un eroe, se non fosse stato per lui il villaggio e tutto ciò che conosci potrebbero essere scomparsi, tu lo conoscevi meglio di me, sapevi che non si sarebbe tirato indietro, il suo destino era proteggere il mondo ninja e chissà, forse ci è riuscito…”
Queste parole toccarono nel profondo il cuore della Sannin che scoppiò improvvisamente in lacrime:
“E’ colpa mia, non era lui che doveva andare, non da solo, se io glielo avessi proibito lui sarebbe ancora qui con me, lo dovevo fermare, anche con la forza se necessario!”
“Pensi davvero che ti avrebbe permesso di fermarlo? Avrebbe trovato un modo per fermarti e sarebbe andato li senza il tuo permesso e magari con il rammarico di non averti lasciato un bel ricordo di lui.”
“Ma se io…” Tsunade non finì neanche di pronunciare la frase che venne interrotta dall’allieva:
“Ma se tu, niente! Sai che non potevi fermalo, non è stata colpa sua, pensi che avrebbe voluto vederti così? Pensi che sarebbe felice vedendoti in lacrime dopo averti lasciato la carica di Hokage al posto suo?”
Queste parole funsero da sfogo alla bellissima principessa delle lumache che abbracciò forte la sua amica e continuando a piangere:
“Grazie…mi manca, non posso farci nulla, lui era tutto ciò che avevo e ora non c’è più.”
“Lui sarà sempre con te, ti ha lasciato il villaggio e le sue speranze, ora il tuo compito è di proteggere Konoha come lui stesso ha fatto, non rendere vana la sua morte e tutto ciò che ha fatto.”
Dopo questo discorso la giornata per l’Hokage e la sua allieva proseguì bene, le due festeggiarono il restante della giornata con sorrisi e scherzi insieme alle loro allieve e amiche fino a notte fonda.
Finita la serata le ragazze si salutarono e ognuna si avviò verso la strada di casa.
Mentre Tsunade camminava verso la sua casa guardando il cielo pensava:
“Chissà se mi stai guardando, forse una di queste tante stelle sei proprio tu.” Ma a quel punto vide una stella cadente ed espresse un desiderio;
“Non sai quanto vorrei vederti, almeno un’ultima volta.”
Tornata a casa si ricordò della cornice che aveva rotto il giorno prima e decise di andare a pulire quando,  con stupore vide la cornice che proprio lei aveva gettato a terra facendola andare in mille pezzi posizionata sul comodino in perfette condizioni:
“Ma cos’è successo? Dov’è tutto il vetro?” Pensando a questo si avviò verso la finestra, l’aprì per prendere un po’ d’aria quando:
“Tsunade….Tsunade….” Una voce profonda la chiamava “Tsunade….Tsunade…”
“Ma chi è?” la giovane non capiva, chi la stava chiamando? Si girava attorno, guardò in strada, ma non c’era nessuno:
“Tsunade…sono qui…”
“Oddio, ma questa è la sua voce. Sto impazzendo o è la mia mente che mi sta giocando brutti scherzi?”
“Tsunade…” La voce veniva dal basso, ma guardando non vedeva nulla fino a quando una figura sempre più chiara ricoperta da un alone di luce bianca dal basso iniziò ad avvicinarsi sempre più a lei che impaurita indietreggiò.
“Chi sei? Va via!” Ma arrivata all’altezza del balcone da quella luce bianca fuoriuscì il suo amico Jiraiya, non certo fatto di carne e ossa, ma sembrava fatto di luce.
“Tsunade, mi riconosci?” disse Jiraiya.
Quasi in lacrime la leggendaria ninja:
“Ma, ma tu sei morto? Com’è possibile che io ti vedo e ti sento? Sto dormendo per caso? Sei un sogno?”
Con una risata calorosa e un sorriso il leggendario Jiraiya rispose:
“Non sono un sogno, cos’è non credi più neanche ai tuoi occhi?”
“Ma come fai ad essere qui, tu dovevi essere…” Non finì di pronunciare la frase che venne interrotta dal suo amico dai lunghi capelli bianchi:
“Si, lo sono, ma sono riuscito a salvare una piccola quantità di chackra che racchiusi in quel messaggio inciso sulla schiena di Fukasaku, oltre alle lettere riuscii a sigillare anche un piccola quantità della mia anima così che potessi rivederti e salutarti un’ultima volta, ora vieni con me mi rimane poco tempo!” appena finì di dire queste parole il paesaggio circostante si trasformò in un luogo che sembrava il paradiso, era composto solo da una luce gialla e nient’altro.
“Questa è la tua mente, in questo luogo sono ancora vivo, ma per poco ormai, purtroppo devo andare non appena il mio chackra finirà.” Appena finì di dire queste parole la Sannin lo abbracciò con forza:
“Jiraiya,,,”
Con un sorriso pieno di sentimenti il Sannin abbracciò il suo grande amore, la guardò negli occhi e asciugandogli le lacrime disse:
“Che dolce che sei, però non devi piangere per me, io ho fatto ciò che sentivo, non potevo lasciare che Pain distruggesse tutto e tutti, forse questa è l’ultima volta che ci vedremo, ma io continuerò ad aspettarti nell’aldilà, ora proteggi il villaggio come ho fatto io e soprattutto proteggi te stessa perché se anche tu morissi ora io fallirei la mia missione, tu ora sei diventata il mio sogno.”
“Io…Ti amo!” Con queste parole l’Hokage strinse a se il suo amico e lo baciò, un bacio che valeva più di ogni altra cosa, un bacio che trasmetteva amore e tutti quei sentimenti che lei aveva chiuso in sé, il bacio che sarebbe stato il più bello della sua vita.
“Ora è giunta l’ora di andare veramente, sappi che io ti proteggerò sempre, sarò sempre al tuo fianco, non ti lascerò mai da sola, ora posso riposare in pace sapendo che tu mi ami, anche io ti amo come non ho mai amato nessuna, ora sei il mio sogno che vive, la mia essenza ora sei tu, ti amo…” appena finì la figura del Sannin si allontanava sempre di più fino a scomparire sotto lo sguardo umido della sua tanto amata Tsunade e così quel luogo magico scomparve ritornando quello che era prima.
La Sannin a questo punto rivolse il suo sguardo al cielo e disse:
“Questo è il più bel regalo che tu mi abbia mai fatto, ti amo!”
  
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