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Autore: swall0ws    04/01/2013    0 recensioni
Hayley. Orlando, Florida. Sopravvivere al liceo? Un gioco da ragazzi.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Introduzione.

«Papà?!»
«Hayley sono qui! Quante volte ti ho detto di non correre?»
L’uomo prese la mano della figlia, correva dietro di lei, saltando ogni tanto qualche pozzanghera della strada sterrata che andava verso la valle. «tieni forte l’aquilone tesoro.»
«Corro papà corro!»
Davanti a loro si aprì l’immensa vallata, lasciò la mano della bambina, lei si fermò dando uno strattone all’aquilone che cominciò a salire sempre di più.
«Tienilo forte Hayley! Mi raccomando!»

Guardò i capelli biondi della bambina ondeggiare per la fievole aria che si stagliava nella valle, il giorno stava giungendo alla fine e i suoi capelli dorati prendevano sempre più velocemente quelle sfumature arancioni e quei vividi colori rosati della luce del tramonto. Subito si trovò a pensare a sua moglie, Hayley era l’unica cosa che lei gli aveva lasciato prima di andarsene, era l’unica cosa che aveva di lei ma anche quella che gliela faceva ricordare di più. Il suo aspetto gli ricordava tremendamente quello di Gillian, i capelli dorati, gli occhi blu oceano, si era perso negli occhi della figlia dal primo momento che li aveva aperti al mondo e così era stato con Gillian, la madre di Hayley.
Ormai lei li aveva lasciati da quasi un anno e all’inizio il dolore era stato tremendo, Hayley fin dai primi mesi continuava a chiedergli dov’è mamma, papà? Quando torna? Perché non dorme con noi oggi? suo padre non sapeva mai cosa rispondere, i primi tempi piangeva a quelle domande e si rintanava nella sua camera, aveva scoperto dopo un paio di mesi che era fuggita a New York, aveva sempre voluto lavorare nel cinema e il marito noioso e pelandrone che adorava stare sul divano a vedere vecchi film non poteva che portarla sempre più via da quel sogno. Lui l’aveva rintracciata e le aveva parlato principalmente di Hayley, come aveva potuto partire e lasciare una figlia così? Hayley l’amava e lei era scappata via senza problemi. Con il passare dei mesi Gillian si era fatta di nuovo viva sempre e solo per parlare con Hayley, aveva chiesto di mandarla lì a New York qualche volta per farle stare insieme ma lui non se la sentiva.
Solo una settimana fa aveva firmato le carte del divorzio, sperava sempre che tutto potesse rimettersi apposto ma non erano mai riuscito a convincerla a tornare e allora aveva accettato sicuro che tutti e due potessero rifarsi una vita, di sicuro più aldilà con gli anni, ma per adesso era meglio stare soli che avere un rapporto che funzionava solo da parte sua.

«Papà hai visto come vola?»
«Sì tesoro! Lascia più corda andrà sempre più veloce!»

Sasha, il labrador color miele si avvicinò alla sua gamba e gli abbaiò, lui gli diede una carezza sul muso, un altro ricordo che gli aveva lasciato la sua ex moglie.

«Hayley si sta facendo buio dovremmo andare.»
«E quando possiamo tornare?»
«Un altro pomeriggio di questi non c’è proprio nessun problema.»
«Ok.»

La bambina tirò giù l’aquilone si avvicinò al padre con Sasha per riprendere la strada di casa.

«Papà quando devo andare da mamma?»
«Tra un paio di settimane, per pasqua.»
«Tu non vieni vero?»
«Non posso lo sai.»

Così piccola doveva già sopportare una situazione del genere.

«Papà cos’è l’amore?»
«E’ un emozione fortissima ma anche molto distruttiva, se è quello giusto per te può elevarti al cielo in un modo incredibile, renderti felicissimo, ma se va male ed eri tu ad essere l’unico innamorato, se l’amore non è ricambiato, può farti stare talmente male da voler morire.»
Stava parlando di se stesso forse?
«Sai che a me piace tanto un bambino del corso di storia?»
«Quanti anni ha?»
«Sette anni come me.»
«Perché non gli hai mai parlato?»
«Cosa dovrei dirgli?»
«Comincia con un ‘ciao’, poi il discorso verrà fuori da sé.»
«Non credo di riuscirci.»
«Perché?»
«E se mi risponde male?»
«Potrai sempre dire di averci provato Hayley, tentar non nuoce.»
«Ho paura.»
«E’ normale averne.»
«Papà?»
«Eh?»
«A cena ho voglia di uova e di torta ai lamponi.»
«Vogliamo farci venire il mal di pancia come l’altra sera?»
«Ti prego possiamo passare da Annie, in pasticceria, a prenderla?»

Non sarebbe mai riuscito a dirle di no quando la guardava con quel faccino.

«Dai stasera possiamo fare anche uno strappo alla regola.»
«Sì che bello!» Seguì qualche minuto di silenzio «Papà?»
«Che c’è?»
«Tu sei innamorato?»
Suo padre sorrise di sottecchi, prese la bambina in braccio «Tu sei l’unica donna della mia vita!»
«Ti voglio bene papà! Però la torta è tutta mia.»
«Sasha ne vuoi un pezzo anche tu?»

Il cane abbaiò di nuovo e cominciò a saltellare, arrivarono alla pasticceria e presero la torta, la portarono a casa e dopo la cena la mangiarono tutti insieme.

«Papà è stata una bella giornata.»
«Sì è vero mi sono divertito e siamo tutti a pancia piena!»
«Buona la torta di Annie. Papà io vado a letto buona notte, notte Sasha.»
«Notte Hayley.»

Suo padre prese un libro dallo scaffale e si mise la musica nelle orecchie.
Partì a volume molto alto la compilation di Whitney Houston, it’s not right but it’s okay, partì prima di tutte e si stupì di quanto il testo di quella canzone potesse coincidere con quella parte della sua vita.
 
‘It’s not right, but it’s okay,
I’m gonna make it anyway.
Pack your bags up and leave.
And don’t you dare come
Running back to me.
 
It’s not right but it’s okay
I’m gonna make it anyway.
Close the door behind you
Leave your key
I’d rather be alone than unhappy.
 
Andò in camera di Hayley e le rimboccò le coperte, sistemò la cucina e lasciò Sasha comoda sul tappeto persiano del soggiorno.
Doveva andare via da Seattle, cominciare a cercare un lavoro stabile e che poteva fruttargli qualcosa di buono per lui e per Hayley, doveva rifarsi una vita, e un nuovo inizio.
Ci sarebbe voluto tempo, ma tutto si può raggiungere con la costanza e l’impegno e aveva veramente voglia e bisogno di voltare pagina.
I’d rather be alone than unhappy.
Hayley gli aveva parlato dell’amore, lui ci credeva e voleva trovarlo, amava sua figlia ed era la cosa più importante della sua vita ma il bisogno di avere una compagna di avventure, sogni e di figli era troppo grande ancora per lui nella sua testa.
Sì aveva bisogno di voltare pagina a un libro di cui ormai le pagine erano vecchie e smunte e sapeva che il secondo libro, sarebbe cominciato con Hayley ma sarebbe finito con un altro nome Felicità.

1° Capitolo.

‘I don't want to see you go, but it's not forever, not forever. Even if it was you know that I would never let it get me down. Cuz you're the part of me that makes me better wherever I go. So I will try not to cry, but no one needs to say goodbye’
 
Fu il sole a svegliarla.
La colpiva direttamente in viso.
Si coprì fin sopra la testa, non voleva svegliarsi, sperò con tutto il cuore che suo padre non si accorgesse di lei e che uscisse dal portone d’ingresso per andare a lavoro.
Richiuse gli occhi per dormire quando bussarono alla porta.
Hayley non rispose continuando a dormire. L’uomo aprì allora la porta. Si sedette sul letto e cominciò ad alzare le coperte dal basso per arrivare ai piedi, si fermò per un po’ poi cominciò a farle il solletico. Hayley resistette qualche minuto poi esausta scoppiò in una risata.

«Ah, allora sei sveglia! Alzati pigrona, farai tardi.»
«Papà ti prego!»
«Niente suppliche, corri a cambiarti hai quindici minuti.»

Si girò, si scostò i capelli da sopra il viso e con i piedi si tolse le coperte, sbuffando si alzò.
Aveva i nervi a fior di pelle, non voleva ricominciare il semestre, era un trauma. Aveva passato un mese a New York da sua madre e ora riprendere tutto, la solite routine, i soliti compiti in classe, quand’era tornata era rimasta ad Orlando a casa un paio di giorni per aspettare le vacanze e tornare direttamente dopo di esse. Era stata con sua madre in giro per i centri commerciali, in pace, non era mai stata una di quelle che cercava attenzione, quando viveva a Seattle, quando ancora la sua famiglia era unita.
Somigliava così tanto a sua madre che ogni volta quando si guardava allo specchio notava un incredibile somiglianza con la foto di sua madre che aveva sulla scrivania. Gillian, sua madre, aveva deciso di prendere la via del cinema, e dopo un anno poteva dire di essere entrata nel giro anche grazie alla sua bellezza così particolare ed eterea ed Hayley l’aveva ereditata.
Una cosa che nessuno poteva evitare di notare erano i suoi incredibili occhi blu mare, anch’essi di sua madre, ogni mattina contornava  le folte ciglia con enormi quantità di mascara ma anche struccati sarebbero stati fantastici.
Hayley però non era cosciente della sua bellezza ed era proprio questo a renderla così speciale agli occhi degli altri.
Si guardò intorno per la stanza, aveva fatto bene a cambiarla, la stanza al piano di sopra non era per lei, questa più grande, più imponente, più colorata traspirava Hayley da ogni muro.
Doveva sbrigarsi, si mise a cercare nell’armadio qualcosa e poi optò per un paio di jeans leggermente strappati, le solite converse bianche, canottiera bianca taglio maschile, camicia a quadri. Uscendo dalla cabina armadio, inciampò sopra la sua stessa borsa cadendo dritta sulla moquette bianca della camera.
Era appena un anno che vivevano ad Orlando, prima avevano girato per diverse cittadine dell’America, per via dei vari trasferimenti di suo padre, ma alla fine suo padre una sera era arrivato da lei con la locazione definitiva, la soleggiata e solita meta estiva, Orlando. Era riuscita a superare un semestre facendosi qualche amico ed ora si ricominciava, che nervoso, le vacanze erano state troppo brevi!

«Hayley sei pronta?!»
«Sì papà, arrivo.»

Proprio in quel momento arrivò un messaggio di sua madre sul blackberry: Buon rientro a scuola tesoro, vorrei averti ancora qui ma sai come vanno le cose, ti voglio bene mamma.
Sì, come vanno le cose.
Scese di corse le scale come suo solito poi si gettò in cucina prese un biscotto dalla scatolina nella credenza e attenta a non scivolare passò per il salotto, il parquet appena lucidato.

«Ti lascio da Taylor?»
«Sì, grazie papà.»
«Buon rientro.»

Ma perché glielo ricordavano tutti?!
Uscì dalla macchina ed entrò a casa dell’amica.

«Ciao Hayley.»
«Salve signora Fletcher, Taylor?»
«Oh sta per scendere, vuoi un pezzo di crostata?»
«No grazie comunque.»

Proprio in quel momento arrivò Taylor, quando la vide le prese un colpo.

«Taylor sei rossa!»
«Sono rossa!»
«Sei bellissima!»
«Grazie Hayley, anche tu sei mora!»
«Sì li ho tinti a New York da mia madre, andiamo? Ho così tanto da raccontarti.»

Passarono tutto il viaggio di ritorno parlando ognuna della propria vacanze, di quella di Hayley a New York con sua madre, presa tra le sue prime, tutti i truccatori, Central Park, le vie dello shopping e tutto quello sfrenato divertimento e quella più lenta e calma di Taylor in campagna, aveva detto di aver conosciuto un ragazzo, di esserci uscita e di aver avuto anche una piccola storia con lui, al ritorno a casa era distrutta e per sollevarsi aveva detto di essersi fatta rossa per togliersi tutto dalla mente, un cambiamento repentino.
Arrivarono poi a scuola.

«Tom?»
«E’ dentro.»

Continuarono a stare un po’ insieme poi si divisero perché avevano lezioni diverse. Taylor aveva storia, Hayley scienze.
Si salutarono ed entrarono ognuna nelle rispettive classi.
Si conoscevano da poco ma tra di loro c’era già una grande amicizia, Taylor era stata la sua compagna di banco il primo giorno di scuola dello scorso semestre e da quel momento erano state sempre insieme, inseparabili, era una buona amica e l’importante era che la capiva al volo, erano sulla stessa lunghezza d’onda ed entrambe avevano gli stessi gusti in fatto di maschi, ma nessuna delle due avrebbe mai litigato per  un ragazzo, si volevano troppo bene.
Entrò in classe, si guardò intorno cercando Tom che appena la vide le fece cenno di andarsi a sedere vicino a lui.

«Hayley!»

Gli fece un gran sorriso e la abbracciò forte.

«Ci hai dato buca stamattina eh!»
«Sì, perché dovevo parlare con una ragazza. Come stai? Sei abbronzatissima! Sei bellissima ma cosa è successo?! Ti ha fatto bene New York! Hai fatto sesso selvaggio tutto il giorno? Dai, ti prego racconta.»
Rise era sempre il solito. «Cosa?»
«Tutto.»
«Dai veramente giuro, non è successo niente a New York, sono stata all’appartamento di mia madre pizza tutte le sere, ogni tanto Central Park, cinema, truccatori e hairstilist e come puoi vedere dai capelli ne ho approfittato, mi sono tinta, sono stata davvero bene, vorrei andarci più spesso.»
Le scompigliò i capelli sulla testa, lei fece una smorfia e si sistemò «Sì, lo vedo, sei mora. Io invece sono stato in Italia, uno spasso! E hai saputo?»
«Sì e devi dirmi t-u-t-t-o ora!»
«Sono stato a Roma da i miei zii con mio cugino siamo andati tutte le sere ad un locale lì vicino dove c’ era questa barista e bhè, bevi una birra così, una pizza di là, siamo usciti e l’abbiamo fatto.»
«Non ci posso credere, sei diventato grande, sono quasi commossa. E ora questa ragazza?»
«Storiella estiva, niente di che.»
«Non mi sembri un granché preso.»
«E’ stata una storia così.»
«Io sarei ancora eccitatissima, credo.» rise.
«Quanto mi è mancata questa risata, ti voglio bene Hayley!»
«Anch’io Tom.»

Si stavano abbracciando quando irruppe Jessica White la super oca della scuola nell’affettuosa scenetta. Gambe lunghissime, gonna di jeans che copriva ben poco, canottiera rosa coordinata alla borsa, alle scarpe e allo smalto, al cerchietto, i capelli lunghi biondi liscissimi fino a sotto il seno, gli occhi neri come la pece, le ciglia lunghissime, trucco esagerato.
Arrivò come al solito spalleggiata dalle sue due amiche: Tori ed Erica, vestite anche loro di rosa, civettavano e ridevano compiaciute.
Sembrava la classica situazione per un film, la bella ragazza ricca con le sue amiche del cuore, tutti i ragazzi ai suoi piedi, cheerleader, conoscente e amica di tutti i ragazzi della squadra di rugby della scuola, compreso Pete, modella occasionalmente e una cavia per i suoi sfoghi occasionali, la preda di tutti i suoi scherzi, Hayley, ecco un lato della Stanford che non le era mancato per niente quest’vacanze.

«Ciao Tom.»
«Ciao Jessica, come va?»
«Oh io tutto bene, credo anche tu visto che ho saputo che hai fatto faville durante queste vacanze.»

Hayley guardò Tom, come faceva già a saperlo?
«Non mi lamento, grazie. La tua fantastica vacanze invece come è andata? mi dispiace ancora di non essere riuscito a venire alla festa.»
«Non ti preoccupare, comunque tutto bene, devi aver visto il bolide fuori nel parcheggio!»
«L’ho visto sì, sei favolosa.»

Hayley guardò ancora Tom, come poteva lusingarla così tanto, era comunque un’arpia, anche se era così famosa a scuola, stava facendo coppia con il nemico e lei ne era così tagliata fuori.
Poi Jessica prese in mano la conversazione.

«Tu ciao, ehm.»
«Hayley.»
«Quello che è, ciao Tom, sei sempre il benvenuto da noi a pausa pranzo comunque. Ci si vede.»
Roteò gli occhi «Tesoro sei favolosa, stupenda, bel bolide, scusami? Un altro complimento? Così fai il gioco del nemico Tom, e non si fa.»
«Dai Hayley piantala, siamo a meno tremiliardi e centocinquantamila nella scala sociale di Orlando e mi sono scocciato, voglio fare qualcosa e converrebbe anche a te, quindi buon viso a cattivo gioco e cominciamo a vivere per favore.»
«Se lo dici tu, i complimenti a miss ho-quello-che-voglio-quando-voglio però te li scordi.»
«Se lo dici tu.» gli fece la linguaccia.
«Cos’è questa storia della festa?»
«Sì, ieri era la sua festa, non sono potuto andare ma ho sentito che era una forza, suo padre le ha regalato una Bmw decapottabile rossa, la festa era ripresa da Mtv, superalcolici e locale da paura, sculture di ghiaccio…»
«Palloncini, clown e danzatrici del ventre?»
Tom fece una faccia contrariata «no, ma in compenso aveva un vestito italiano tutto leopardato e un uscita trionfale dall’alto, tutti diamanti, sai tutto molto alla ‘i diamanti sono i miei migliori amici’ da Moulin Rouge con furore.»
Hayley scoppiò in una fragorosa risata «Oh bene, ci saresti voluto andare?»
«Bhè di sicuro mi avrebbe aiutato per la storia della scala sociale, come puoi non divertirti ad una festa del genere. Stiamo parlando da due ore ma ancora non abbiamo parlato di Taylor, dove cavolo è?»
«In prima ora aveva storia, dopo preparazione atletica per il triathlon .»
«Capisco. Tu a casa ieri sera invece, che hai fatto?»
«Niente, niente e ancora niente.»
«Eri ancora triste per essere tornata da New York?»
«E quando potrò mai smettere, no anzi ieri era abbastanza tranquilla come giornata, il problema ero io e le mie crisi esistenziali, pensavo a oggi ovviamente, i soliti scherzi di Jessica e le sue oche, poi ora mi dici che non ho neanche ricevuto l’invito alla festa più gettonata di tutta Orlando, tutta la città è stata invitata tranne io, e quattro sfigati bene questo mi fa sorridere ancora di più, questo è quello che facevo ieri, mi tormentavo per la mia pessima vita in questa città e per il fatto che non mi conosce nessuno. Odio la mia vita e odio Jessica!»
«Signorina White, Tori, Erica andate ai vostri posti. Signorina Bennett invece lei è interrogata.»

Di bene in meglio. Scienze, ieri sera non aveva neanche aperto libro, ecco bene, fottuta.
Tom le fece una smorfia.
Sì, tutte a lei, bel primo giorno di scuola, una forza, ed era solo l’inizio.
  
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