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Autore: violetsugarplum    04/01/2013    5 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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. Mi fido di te

Blaine tornò a Villa Liberty la prima settimana di gennaio e, con lui, riapparve il sorriso sulle labbra di Sebastian.

Lo trovò in palestra, seduto vicino alla scaletta sul bordo della piscina, completamente vestito,  intento a muovere avanti e indietro i piedi creando tante piccole onde sul pelo dell'acqua.

"Sono tornato", gli disse subito, senza preamboli, avvicinandosi lentamente con la carrozzella.

Sebastian non si voltò; riuscì solamente a rispondergli che lo stava aspettando e che gli era mancato tanto. E si scusò per essere stato un vero e proprio idiota che non aveva capito nulla, né qualche giorno prima né mai. Gli chiese ancora una volta di essere perdonato perché si sentiva ancora più imbecille di quel ragazzino borioso che l'aveva quasi accecato e fatto soffrire.

Blaine lo ascoltò parlare della sua paura di far parte di una famiglia, qualcosa che, ai suoi occhi, pareva gigante e spaventoso perché non ne aveva mai avuta una e non si sentiva all'altezza, anzi, ne era quasi terrorizzato. Gli propose di passare Pasqua assieme, avvertendolo scherzosamente che, se avesse rifiutato l'invito, si sarebbe offeso.

Sebastian accettò ridendo piano e dimenando i piedi nell'acqua.

Come i fiocchi di neve che cadevano sul tetto del gazebo e scivolavano a terra, ogni incertezza finalmente si allontanò da loro. Blaine lasciò che Sebastian si aprisse a lui come mai aveva fatto prima perché a quel punto non c'era più bisogno di tener dentro le proprie insicurezze e paure.

Era arrivato il momento di andare avanti.


"Non mi sento molto a mio agio..." mormorò Sebastian in piedi al centro della sala comune con le braccia lungo i fianchi.

"So che è un po' strano", Blaine lo guardò preoccupato, cercando l'attenzione di Mark, che era dietro l'uomo, indicandogli di spostare più vicino due enormi fari fotografici che era riuscito a portare dentro dopo aver convinto la sua fidanzata a prestarglieli di nuovo. "Vuoi il tuo bastone?"

"No... Però non mi piace molto. Mi sento un po'... Insomma, mi sembra di essere un manichino."

"Ti prometto che facciamo presto, Sebastian."

"Farà male?", chiese stringendo forte le palpebre e mordendosi il labbro.

"No, no! Assolutamente no..." Blaine si diede mentalmente dello stupido. Sapeva benissimo cosa voleva dire per Sebastian stare in piedi senza aver la possibilità di sorreggersi a qualcosa e ebbe improvvisamente il terrore che stesse ripensando a quella sera in cui perse la vista e perciò intimò a Mark di velocizzarsi a registrare la giusta illuminazione. Doveva andare tutto bene perché lui e gli infermieri ci avevano lavorato tanto e sperava con tutto il cuore che funzionasse. E, soprattutto, che Sebastian apprezzasse il gesto. Non gli aveva specificato nulla; gli aveva solo ricordato che era il regalo di Natale che non era riuscito a dargli e, per l'uomo, fu abbastanza. "Mi fido di te.", concluse stringendo leggermente la stoffa delle maniche del cardigan tra le dita.

La conoscenza di Blaine del campo medico era piuttosto scarsa; sapeva benissimo riconoscere la malattie dell'infanzia perché Virginie, ovviamente, non ne aveva saltata una e, purtroppo, aveva perfettamente presente tutti i sintomi del morbo di Alzheimer. Ma la cecità andava veramente al di là della sua competenza.

Ed era per questo che aveva chiesto aiuto ai suoi due infermieri preferiti, di cui si fidava al cento per cento. Avevano passato una sera intera, fino a notte fonda, a sfogliare cartelle mediche e volumi pesanti, presi di nascosto dalla biblioteca sapendo che la direttrice McDillon non avrebbe mai apprezzato. Sfogliando pagine su pagine, l'entusiasmo iniziale di Blaine andò scemando mano a mano che incontrava termini medici in latino che non capiva e nemmeno le rassicurazioni di Rose sembravano essere più sufficienti.

Ma Mark gli disse una semplice frase. "Datti una possibilità", e Blaine seppe esattamente che doveva tentare, senza preoccuparsi del risultato, anche fosse stato deludente. Non trovò nemmeno le parole giuste per ringraziare i due infermieri per tutto quello che stavano facendo per lui, ma essi capirono ugualmente accarezzandogli la mano e dandogli un'amorevole pacca sulla spalla.

Sebastian fece oscillare la testa da una parte e l'altra della stanza cercando di carpire anche il minimo rumore e Blaine lo guardò con tenerezza mentre si alzò piano dalla sedia a rotelle aiutato da Mark. Sapeva che sarebbe riuscito a rimanere in piedi soltanto per pochi minuti perché le sue gambe, ormai, non avevano più la forza di sorreggerlo. Ma aveva giurato a se stesso che ce l'avrebbe fatta.

L'infermiere lo scortò lentamente di fronte a Sebastian, che continuava a morsicarsi il labbro sempre più teso, fino a quando l'uomo non percepì qualcuno davanti a lui.

"B-Blaine?", chiese insicuro. "Cosa...?"

Un click improvviso seguito da due fortissimi fasci di luce bianca illuminarono la sala comune e il suo viso, facendogli subito lacrimare gli occhi, ma non gli importava. Sebastian aprì la bocca in estrema confusione e Blaine si sentì mancare quando lo vide chiudere e riaprire le palpebre freneticamente. Gli afferrò subito le mani e le strinse tra le sue, cercando di ignorare il male alle gambe che si stava facendo sempre più insistente.

"Sebastian..." emise in un sussurro appena udibile e guidò le sue mani sul suo volto.

Era la prima volta che erano così vicini.

Si sentì tracciare con lentezza e cura ogni ruga sulla fronte, non potè far a meno di sorridere quando sfiorò le sue sopracciglia, lasciò che le sue lunghe ciglia solleticassero i suoi polpastrelli duri e callosi che nel frattempo erano scivolati sul dorso del naso e si accorse di essere arrossito quando Sebastian passò più volte la punta delle dita sulle guance.

"Sei ancora più bello di quanto ricordavo", disse Sebastian con voce rotta prima di carezzargli gentilmente le labbra con il pollice.

Se Blaine avesse potuto, avrebbe gridato e saltato dalla gioia. "Mi... Mi vedi?", domandò trattenendo il fiato e accennando un sorriso.

Ore e ore di studio e di discussione con gli infermieri gli avevano fatto capire che, probabilmente, Sebastian non l'avrebbe visto nel vero senso del termine perché i fogli parlavano chiaro: l'uomo non avrebbe mai più riacquisito la vista. Ma forse, attraverso l'uso di una illuminazione così potente, avrebbe distinto le ombre e riconosciuto i contorni del suo viso permettendogli di avere almeno un'immagine sfocata. E, a Blaine, bastò quella risposta.

Sebastian non disse nulla mentre una lacrima scese con rapidità sulla sua gota. Blaine non l'aveva mai visto piangere prima di quel momento e subito sentì un fastidioso nodo alla gola che gli fece ancora più male delle gambe, ormai esauste, su cui si reggeva.

"Mi vedi?", chiese ancora.

L'uomo scosse la testa e prese ad accarezzargli gentilmente una guancia con il dorso della mano. "Vedo una persona meravigliosa, se è ciò che intendi."

Blaine era stato troppo ottimista. Doveva sapere che solo nei film succedono scene di questo genere. Ad esempio, un malato che si risveglia magicamente dal coma. Oppure un cagnolino che ritrova la strada di casa e raggiunge la sua padroncina, ormai cresciuta, dopo anni. Ma lui aveva vissuto abbastanza per capire che, nella vita reale, le cose non vanno in questa maniera.

Attese che la lacrima di Sebastian rigasse il suo viso fino al mento prima di aggrapparsi alla sua vita e stringersi a lui in un abbraccio che desiderava dargli da tanto tempo e sospirò di sollievo quando l'uomo non rimase immobile a questo contatto inaspettato, ma sfiorò con delicatezza la sua schiena.

Per qualche secondo rimasero così, stretti l'uno contro il corpo dell'altro, a bearsi della vicinanza appena scoperta e a cullarsi nei loro profumi. Blaine scoprì che Sebastian sapeva di dolce, di buono, di fiore, lo stesso che raccolse per lui nel giardino mesi prima.
Sperò che si sentisse al sicuro tra le sue braccia come lo era lui, al riparo da ogni cosa.

"Grazie... È il regalo più bello che abbia mai ricevuto... Io..."

Il sussurro di Sebastian arrivò forte al suo orecchio e Blaine lo zittì stringendolo ancora di più a sé nell'abbraccio, che era il perfetto riassunto di tutte le parole e tutti quei gesti attenti che si scambiavano da mesi.






Non è che mi sono dimenticata... Sì, più o meno, è che non lo so, perdo sempre la cognizione del tempo durante le feste (a proposito, come sono andate?). Ma finalmente ho aggiornato, yeee! :3

Questo è il penultimo capitolo e spero tanto che vi sia piaciuto. Forse sono stata un po' cattiva perché 'NUOOO, dov'è il lieto fineeee", ma credo che ci siano diversi modi di vedere le persone. E, se l'ha capito Sebby... Ma comunque non è cattiveria, ci tengo a specificarlo, è solo crudo realismo. 

...e poi chi ha detto che non ci sarà l'happy ending? :)

Ma questo si saprà solo lunedì.

Zan zan!

-violetsugarplum


p.s.: come al solito vi ringrazio per tutto, vi sbaciucchio e vi chiedo scusa per il ritardo, ma non ce la posso fare a fare LOL grazie per seguirmi ancora e non temete, ché le recensioni e le risposte arriveranno lentamente, ma arriveranno. Quante cose mi sono persa in questi giorni?

  
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