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Autore: Meiko    20/07/2004    1 recensioni
Benjamin Prise, Patricia Gatsby, Erika. Queste tre persone hanno perso le cose a loro più importanti, e tutti e tre sono collegati tra loro dal filo di ragno del destino. Cosa accadrà, quali emozioni affronteranno, quali prove, quele dolore e disperazione... Non si sa, nessuno lo sa, mentre il destinose la ride crudele, e fa girare la sua ruota (Ritorno della mia vecchia ff con piccole modifiche)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***

Cap.1

-Dannazione!!-
Erika stava scpapando dal feroce temporale che si stava abbattendo sulla città, quel mese di Marzo era davvero SCHIFOSO!
Era proprio vera quella filastrocca.
“Marzo pazzerello,
Con te mi porto l’ombrello”

-E IO L’OMBRELLO NON L’HO PRESO! AHH!!-
Erika scosse la testa, mentre si andava a riparare sotto un portone, scuotendo la testa, liberando i capelli neri come ebano dal cappuccio inutile del suo cappotto, lasciò scorrere tra le dita la sua lunga treccina che raggiungeva il fondoschiena.
Guardò il cielo sopra di lei, mentre si scaldava le mani.
Era di un grigio scuro nero che metteva paura, e c’erano pure lampi e tuoni.
E lei li ODIAVA!
-Che brutta giornata!-
Erika si stava lamentando, guardandosi intorno, il temporale non sarebbe finito così presto come lei sperava.
Stava per ricominciare a lamentarsi ,quando notò un’ombra, una figura camminare da sola nel silenzio della pioggia.
Era una figura in nero, non sembrava avere ombrelli o qualsiasi cosa potesse ripararlo dalla pioggia torrenziale, l’oscurità di quel temporale impediva Erika di potergli vedere il viso, era distante almeno cinque metri da lei, se non di più.
La figura si fermò sotto un albero li vicino, e un lampo squarcio le nubi, si poteva vedere il graffio argentato del lampo sulle nubi, mentre il tuono ricordava il rombo di un terremoto.
Solo per un’istante poté vederlo.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’aveva visto?

Sei mesi…

Sei mesi a chiedersi se mai l’avrebbe potuto più rivedere.
Il suo viso abbronzato dalla prima volta che l’aveva visto aveva assunto un colorito più pallido, gli occhi per un momento erano apparsi vuoti e di riflesso, vestiva di un lungo cappotto nero, di sicuro era fradicio, così come il suo aspetto in generale era quello di un uomo fradicio.
E disperato…
Erika si sentì il cuore stringerle…
Il cuore…

“Il cuore di mia figlia…”

“Lei conosceva Claire?”

“…diciamo non direttamente”

-Signor Benji…-
l’uomo si voltò, una ragazza lo stava fissando, anche lei bagnata, i capelli corti e neri bagnati, alcune ciocche appiccicate al viso, gli occhi erano di un bel arancione-rosso-oro brillante, sembravano due tizzoni ardenti.
-Signor Benji, che ci fa in questo stato? Si prenderà un malanno…-
-Lei…lei è…-
-Sono Erika, si ricorda di me?-
Benji la squadrò bene, prima di sorriderle, per un attimo Erika si sentì il cuore mandarle una fitta di sofferenza.
Non era un vero sorriso, era tirato, era FALSISSIMO!!
NON ERA UN SORRISO!
-Ora mi ricordo, Erika. TI prego, diamoci del tu-
-Va bene, Benji-
restarono in silenzio, sotto quell’albero, lei stringeva tra le mani una cartellina in plastica viola, e anche se doveva consegnare al più presto quella cartellina, non se la sentiva di lasciare solo quell’uomo.
Anche se non lo conosceva, anche se era un estraneo…
Sentiva che voleva aiutarlo.
Era un uomo disperato.
Beh chiunque lo sarebbe, dopo aver perso la persona che più si ama al mondo. Anche lei aveva passato quel momento di disperazione.
E forse anche per questo non voleva vederlo in quello stato, lo voleva vedere vivo e pieno di vigore.
Lo aveva visto ogni tanto in azione, il grande SGGK era davvero qualcosa di straordinario, il suo intuito e la sua bravura avevano fatto il giro del mondo.
Anche dopo la scomparsa di Claire, il grande portiere aveva continuato a giocare.
Spinto da forza di disperazione…
Era disperato, glielo si leggeva in faccia, anche se appariva tranquillo e taciturno, nascondeva la ferita più grande che la vita gli avesse inferto.
Quella di Erika si era rimarginata ormai da tanto tempo, ma a vedere il grande Benji Prise ridotto i quello stato si riapriva uno spiraglio.
Doveva aiutarlo.
Voleva aiutarlo.
Era davvero lei quella che lo voleva aiutarlo ad uscire da quel buio, da quella oscurità?
Si, era lei…
Anche se adesso c’era il cuore della persona che amava Benji, questi sentimenti e questo desiderio era di Erika, e di nessun’ altro.

-Benji, vuoi che ti accompagni a casa?-
il ragazzo, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso in cielo, adesso aveva di nuovo posato gli occhi su quella ragazza, che lo fissava preoccupata e ansiosa di qualche risposta o cenno dell’uomo, che si limitò ad annuire.
-Si…Erika…portami a casa…-

Erika avvertì le lacrime salirgli agl’occhi, ma ignorò, affiancando Benji nella sua lenta camminata nella pioggia, non si era nemmeno alzata il cappuccio del cappotto, lasciandosi bagnare fino all’osso da quel temporale torrenziale.
In qualche modo sentiva che tutto intorno a lei cambiava quando c’era quell’uomo al suo fianco.
Tutto sembrava diventare…più sfumato…più irreale…
Camminarono a lungo, Benji stava ripercorrendo i suoi passi, senza degnare di uno sguardo Erika, che però gli bastava poter accompagnare Benji a casa.
Vederlo così ridotto la faceva sentire male.
Si sentiva un’ipocrita, ma molto di suoi amici l’avevano definita una ragazza sensibile, una ragazza d’oro.
Lei non si sentiva così brava, però in quel momento la persona più importante era Benji, doveva aiutarlo in qualche modo.
La ragazza osservò sbalordita la bellissima villa di Benji, constatando che l’uomo era molto ricco.
Lo accompagnò fino al portone.
-Bene, da qui in poi te la puoi cavare da solo-
-Potresti restare?-
la ragazza guardò stupita Benji, lui non la stava fissando, ma sapeva che quel timbro di voce era supplichevole e distrutto.
Sorrise, un sorriso dolce e tranquillo.
-Va bene-
lui annuì, ringraziandola mentalmente, mentre apriva la porta di casa, facendola accomodare.
“WOW!”
Erika trattenne a stento un grido di sorpresa, ammirando stupefatta la bellissima casa di Benji, che si limitò a sfilarsi il cappotto con movimenti lenti, Erika lo fissò qualche secondo, per poi togliersi il cappotto, rivelando la sua magra figurina.
Si guardò intorno, mentre Benji la guidava silenzioso nella villa, verso il grande salotto dallo stile raffinato ed elegante, per un momento Erika si sentì decisamente a disagio in tutta quella bellezza.
Vestiva di jeans blu larghi alla fine, scarpe da ginnastica basse rosse e nere, una camicia bianca e degli scaldamuscoli sulle maniche che coprivano le mani di color nero, i capelli bagnati fradici appiccicati al volto, la treccina scendeva lungo la schiena.
Benji la guardò qualche secondo, per poi avvicinarsi alla grande vetrata coperta da pesanti tende rosse, solo uno spiragli permetteva di osservare il temporale fuori, quella finestra lasciava entrare uno spiraglio di luce debole, mentre l’oscurità immergeva tutta la sala.
Erika aveva paura ad accendere la luce, non sapeva come Benji avrebbe reagito, così si limito ad avvicinarsi alla figura di Benji, il ragazzo era vestito con una felpa scura e jeans neri, il fisico del portiere risaltava a quella poca luce, le sue mani nelle tasche, lo sguardo perso chissà dove, i capelli bagnati rilasciavano piccole gocce di pioggia che accarezzavano il viso.
Erika lo fissò ancora, restando immobile, una mano appoggiata al petto.
Cosa poteva fare, adesso?
Gli aveva detto che sarebbe rimasta con lui, ma in quel momento si sentiva totalmente inutile.
Restò così, semi-immersa nell’oscurità, a pensare cosa fare per poter tirare su di morale Benji, voleva farlo uscire da quello stato.
Non sapeva perché, ma ad ogni minuto che passava gli sembrava che il ragazzo…scomparisse…
Sembrava indebolirsi in ogni istante che passava.
Erika si guardò intorno, e notò sull’elegante mensola in marmo sopra il camino una serie di foto.
Si avvicinò in punta di piedi, quasi spaventata all’idea di svegliare Benji da quegl’istanti ,anche se quella era la sua intenzione.
Fissò attentamente le varie foto, sorridendo timidamente alla vista di quel ragazzino con quel berretto rosso che riconobbe subito come il grande SGGK, era con la famiglia, con la squadra, ad ogni foto era sempre più grande.
E poi lei…
C’erano foto di lei con lui, con delle ragazza, con altri ragazzi, di sicuro i compagni di squadra di Benji.
E poi una bellissima foto di lei da sola.
A guardarla bene, doveva essere estate, era una bellissima giornata di sole, lei vestiva di un abito sbracciato dalle bretelle sottili, i colori pastello andavano al rosa all’arancione chiaro al giallo.
I capelli sciolti, in mano un capello dalla falda larga, in paglia con un nastro rosa e un fiorellino di campagna.
Sorrideva, gli occhi verdi splendevano allegri, una mano spostava una ciocca di capelli dorati.
Claire…
Era…era davvero una ragazza bellissima…
Erika fissò ancora la foto, l’abito arrivava fino alle ginocchia, la gonna leggera.
Si mise una mano sul petto, ingoiando quelle che sembravano essere lacrime.
Era morta…quella bellissima ragazza era morta…
E lei…lei aveva il suo cuore…
Aveva strappato il cuore ad un angelo…

“Era gia morta quando abbiamo eseguito il trapianto. E comunque non sarebbe sopravvissuta"

Queste parole sono vere, Claire non sarebbe sopravvissuta…
Ma…ma sono così…così crudeli…
Erika si strinse nella mano un lembo della camicetta, per poi lasciarla andare, la mano velocemente e tremolante mise dietro l’orecchio una ciocca bagnata di capelli.
Poi…
-Etciù!-
accidenti!
Benji sembrò risvegliarsi dal suo stato di torpore, girandosi verso Erika che arrossiva imbarazzatissima.
-Ti sei raffreddata?-
-Beh…in effetti…-
-Se vuoi puoi prepararti qualcosa di caldo. La cucina è dall’altra parte della sala…-
la ragazza fissò stupita l’espressione tranquilla di Benji, che le indicò con il dito l’altra sala oltre quella centrale dove le scale portavano ai piani superiori.
La sua voce…il suo viso…i suoi occhi…
Erika tremò leggermente, ringraziando con un cenno del capo e un mormorio, per poi sparire velocemente, appena uscì dal salotto partì a correre, raggiungendo la cucina con scatto felino.
…aveva…aveva avuto paura…
Era come se in Benji non ci fosse altro che un immenso vuoto, qualcosa che non si può colmare…
Era stato…desolante…e orribile…
Erika, in quell’istante, si accasciò a terra, il viso tra le mani, scuoteva la testa, era ancora affannata.
Non voleva…non voleva che Benji soffrisse così!
La ragazza si alzò in piedi, calmandosi, cominciando a preparare del the, frugando nei cassetti e nei scaffali alla ricerca dell’occorrente.
Tirò fuori due tazze, mentre la teiera piena d’acqua iniziava a fischiare.
Tornò nel salotto con due tazze fumanti, il silenzio di quella stanza era così pesante e immobile da schiacciarla, mentre lei lentamente metteva la tazza di Benji sulla mensola della finestra vicino all’uomo, che si limitò a fissarla, mentre lei si allontanava con l’altra tazza tra le mani.
Benji la fissò, aveva osservato la sua mano appoggiar la tazza vicino a lui, e qualcosa era scattato.
Come un campanellino che suonava…
Il ragazzo si fermò a fissare la figura aggraziata di Erika, le sue mani nascoste in parte dagli scaldamuscoli neri tenevano la tazza, mentre ne sorseggiava un po’ il contenuto bollente, la ragazza soffiava dolcemente sul liquido color melassa.
I capelli neri corti incorniciavano quel visino carino che ricordava quello di una bambina, mentre la sua figura piccola e magra le dava un’aspetto da diciottenne, non gli avrebbe dato più di diciotto anni.
La ragazza si avvicinò alla parte più oscura della stanza, doveva esserci qualcosa perché una sagoma indusse Erika a fermarsi, improvvisamente il suo cuore aveva accelerato.
Che…che cosa c’era?
-Non ti preoccupare…-
Benji aveva afferrato la tazza, avvicinandosi ad Erika, da quella parte c’era un’altra finestra coperta dalla pesante tenda rossa, con un gesto lento e gentile Benji scoprì un rivolo di luce, e subito un bagliore dorato accecò Erika, che poi osservo con stupore ciò che l’aveva accecata.
Un’arpa…
Un’arpa bellissima, ancora lucida, non c’era traccia di polvere ne di vecchiaia, evidentemente veniva ancora lucidata.
Erika notò un vasetto di cera e uno straccio.
-Lei la lucidava ogni mattina…prima di suonarla-
la grande mano di Benji si appoggiò sull’arpa, stringendola, mentre Erika lo guardava rattristata, i suoi occhi rosso-arancio brillavano di tristezza per quell’uomo.
Il grande SGGK…era questa il vero volto di Benji Prise?
La ragazza non riuscì a darsi una risposta, che Benji interruppe i suoi pensieri.
-Suoni qualche strumento, Erika?-
-…no…io…io canto-
-Mi canteresti qualcosa?-
ancora quel sorriso…quel sorriso trasparente, falso, i suoi occhi spenti, sembrava…vuoto dentro…
Erika si sforzò di sorridere, imbarazzata.
-Non so cosa cantare…-
-A lei piaceva molto l’Ave Maria di Schubert…la conosci?-
Erika sorrise triste
-La sto studiando…-
Benji, lentamente, si mise sul divano più vicino ad Erika, mentre lei metteva la sua tazza sulla mensola evitando di coprire qualche foto.
Prese un profondo respiro, era fredda, ma forse…
Iniziò dolcemente, mettendo dentro quelle note solo i suoi sentimenti più belli e calmi, come una ninna nanna.
Aveva una voce bellissima, era un soprano, Benji conosceva abbastanza bene il mondo della musica.
Erika cantava con dolcezza, l’Ave Maria era una delle melodie da lei preferite.

“A lei piaceva tanto l’Ave Maria di Schubert…”

Era onorata.
Si sentiva onorata di cantare uno dei brani preferiti di Claire.
Quando finì di cantare, Benji applaudì, anche se con un’aria un po’ spenta, sorridendo, gli occhi lucidi.
-Sei stata bravissima…complimenti, hai una bellissima voce…-
Erika sorrise, imbarazzata, arrossendo.
-Grazie…-
-Puoi restare qui?-
la ragazza fissò l’uomo sbalordita, lui la stava fissando con occhi supplichevoli.
Lei sorrise tristemente di nuovo.
-Fammi solo fare una telefonata…-

***

-Piccolo sei…
Rotondo un po’…
Ma se tu vuoi, sei un cerbiatto lo so…-

Canticchiava tranquilla quella vecchia canzoncina che aveva ascoltato in Tv in Italia, le era rimasta impressa.
Era davvero di buon umore.
Aveva dormito a casa del grande Prise, se qualcuno l’avesse saputo non gli avrebbero creduto!
Sorrise, divertita, mentre preparava le ultime cose per la colazione, quel giorno doveva fare supplenza alle dieci quindi aveva un po’ di tempo, erano solo le otto.
Alla fine aveva dormito sul divano, mentre Benji era andato nella sua stanza, di sicuro si era addormentato vestito…
Chissà se adesso stava meglio…
Erika assaggiò la marmellata sul cucchiaio, prima di addentare la fetta biscottata, preparando la tazzina per il caffé.
Canticchiava ancora quel motivetto, quando Benji si accorse della su presenza.
Si era svegliato presto, la test totalmente vuote…
Ricordava soltanto i temporale e un voce…
Ma il resto, buio totale…
E si stupì non poco di vedere una ragazza lavorare animatamente in cucina, Erika si fermò a guardarlo, stupita di trovarlo alzato a quest’ora.
-Buongiorno! Come sei mattiniero!-
-…-
-Vieni, che ti preparò il caffè-
il ragazzo ubbidì, ancora scioccato da quella presenza femminile in casa.
Una ragazzina di aspetto un pochino minuto e magrolina, jeans blu e camicetta, con degli scaldamuscoli alle braccia tirati su per usare meglio le mani.
Erika canticchiava allegra quel motivetto.
-Ma come fai…
Dimmelo tu…
Con il tuo pallone a volare lassù…
Tutta la tua classe conta su dite…
Della squadra tu sei il grande re-

-Scusami…-
-Dimmi-
-Ma tu chi sei?-
Erika si fermò, voltandosi stupita verso un Benji ancora sorpreso.
-Ma come, non ti ricordi di me?-
-…no, mi dispiace…non ricordo niente di ieri…-
Amnesia…
Erika si rattristò, era ridotto proprio in un bello stato.
Beh, almeno sembrava più tranquillo e normale di ieri…
-Mi chiamo Erika, ci siamo conosciuti sei mesi fa. Ieri ti ho trovato sotto un temporale. Mi hai chiesto di accompagnarti a casa. Poi mi hai “pregato” di restare qui, e così eccomi qui!-
Benji era rimasto a bocca aperta, mentre Erika sorrideva allegra, frugando ancora in cucina, per poi versare il caffè a Benji, che si passò la mano tra i capelli ancora sconvolto, Erika era divertita da quella reazione.
-Ehi, sta tranquillo, non è successo nulla di grave!-
-Lo so, ma…mi dispiace…non ero in me-
-Si, lo so-
Erika sorrise triste, tra i due cadde un profondo silenzio, la ragazza guardò l’orologio.
Erano le nove.
-Tra un’ora me ne vado, e forse non ci rivedremo più per alti sei mesi-
Benji la guardò, la ragazza sorrideva tranquilla, sorseggiando poi la sua tazza piena di caffelatte.
Capelli neri, occhi che assomigliavano a due tizzoni, arancio-rosso brillante.
-Dimmi, come ci siamo conosciuti?-
Erika per un momento temette di strozzarsi.
Non se lo ricordava!
E adesso, che gli diceva?
-Beh…ecco…ci siamo incontrati in una situazione abbastanza spiacevole…-
-In un’incidente?-
-Beh…non esattamente…-
Oddio! E adesso?
Miracolosamente, il campanello inziò a suonare, salvando Erika sul corner, Benji velocemente si avviò verso la porta, ritrovandosi davanti un contenitore largo di plastica gialla.
-Ciao!-
Benji sorrise, riconoscendo i corti capelli castano scuri di Patty, il suo sorriso sgargiante gli fece dimenticare la domanda fatta ad Erika, mentre la donna lo abbracciava.
-Buongiorno. Tutto bene?-
-Si. Cosa c’è dentro?-
-Torta di mele fatta con le mie manine appena sfornata!-
il ragazzo sorrise, mentre la donna si accomodava in casa, entrando subito in cucina, stupendosi di trovare una ragazzina che la fissò stupita ma sorridente.
-E tu chi sei?-
-Patty, questa è Erika. Ieri è rimasta qui con me. Era una brutta giornata-
Patty si voltò preoccupata verso l’uomo, sfiorandolo con una guancia.
-Ancora?-
-Gia…-
Erika li guardò sorpresa, dovevano essere molto amici.
Molto amici…
La donna si voltò sorridendo verso Erika.
-Grazie per essere rimasta vicino a Benji…-
-Per me è stato un piacere…ora sarà meglio che vada…-
Erika afferrò velocemente giacca e cartellina, avviandosi verso la porta principale, salutando con un sorriso i due.
-E’ stato un piacere, spero di rivedervi. Ciao!-
e così dicendo, la ragazza corse via da quella casa, mentre Patty metteva la torta sul tavolo, scoprendola.
-Che capolavoro!-
-Benji, senti…-
la ragazza sembrava impacciata, e subito il sorriso di Benji morì sulle labbra.
-…ieri…non hai preso la medicina?-

Benji si fece freddo e serio, ora il suo sguardo tagliava qualsiasi cosa…
-E’ da tre settimane che non prendo più quella robaccia-
-Ma Benji! iI dottore ha detto che se non prendi la medicina potresti avere una ricaduta!-
-Io sto benissimo! Non ho bisogno di quelle schifezze!-
-Ma Benji, ieri-
-NON E’ SUCCESSO NIENTE!-
Patty rimase spaventata da quel tono di voce forte e furioso, in pochi attimi però l’uomo si calmò, passandosi la mano tra i capelli.
-Non ho nessuno intenzione di prendere quelle medicine, io sto bene!-
-…si, lo so-
la ragazza sorrise triste, mentre Benji sembrava tornare di buon umore, ammirando la torta di mele della donna.
-Avanti, mangiamo questa meraviglia, sempre che tu non abbia messo l’arsenico al posto dello zucchero!-
-Ehi!-
i due risero, cominciando la loro vera e propria colazione, tra chiacchiere e risate, come se niente fosse accaduto…

(Se non l’avete capito, la canzone che canta Erika è “Gigi la trottola” cartone animato davvero simpatico!
Bacioni!
Meiko)

  
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