Shot vecchissima, facente parte di una mia raccolta.
Buona lettura.
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Mano protesa.
Tesa verso l’irraggiungibile.
Dita intente a stringere il vuoto.
Inconsistenza.
Il nulla è tutto ciò che si può afferrare.
Il prestigio di un nome, l’onore di essere chiamato e considerato un genio.
Il potere.
Era tutto così privo di consistenza, adesso.
Aveva superato il suo maestro.
E ora?
E adesso?
Impalpabilità.
Appercezione.
Muscoli intorpiditi.
Distruzione interiore.
Si era concesso il ponderato cedimento ad una tentazione.
Era sempre stato abile a nascondersi, in fondo.
Quasi quanto a scappare.
«Sasuke, vieni fuori. Lo so che sei lì.»
«Niisan…»
Meno che con lui.
Strade battute da tempo.
Coperte di polvere.
Calpestate da sandali troppo puliti, di una persona troppo sporca.
Vie percorse con i sandali pieni di polvere e i vestiti inzaccherati di un
bambino con l’animo troppo pulito e troppo semplice da sporcare.
Asfalto calpestato da un adolescente troppo sporco che tiene per mano un bambino
troppo candido.
E la mano del bambino, stringe solo il vuoto.
La casa di un ragazzo molto stupido è piccola.
La stanza dove dorme è facile da trovare.
Strano come il coprifronte sfregiato sia l’unica cosa pulita e curata, in
quella camera.
Lucido, brillante.
Eppure pare così…sporco.
La mano dell’adolescente troppo sporco lo vorrebbe prendere.
Ma sembra troppo lontano.
E’ troppo pulito, per lui.
Il ragazzo molto stupido si sveglia e osserva il suo insolito visitatore
notturno.
Non sembra stupito di vederlo lì.
Restano a guardarsi negli occhi, poi il ragazzo prende il coprifronte dal
comodino.
All’adolescente troppo sporco sembra strano che il metallo non macchi le mani
del ragazzo.
Ma, in fondo, oltre che molto stupido è anche molto buono.
È normale che lui resti pulito.
Il ragazzo gli porge il coprifronte con un sorriso.
Le dita dell’adolescente provano a prenderlo.
Ma stringono il nulla.
È troppo sporco per toccare qualcosa.
E quel coprifronte è troppo pulito per lui.
L’adolescente scuote la testa; il ragazzo abbassa lo sguardo.
Posa il coprifronte e fissa l’amico troppo sporco.
Lui riesce a vedere il bambino troppo candido che tiene per mano.
Lui ha compreso.
Gli sorride, per fargli capire che, quando vorrà, lui sarà pronto a pulire
quella patina che lo ricopre, relegandolo a reliquia di un passato troppo rosso
e troppo amaro.
L’adolescente sorride.
Forzato.
Più un ghigno che altro, ma lui non è mai stato bravo a sorridere.
Al ragazzo basa.
Le strade piene di polvere vengono percorse a ritroso da un adolescente troppo
sporco che ha lasciato un bambino troppo facile da sporcare in compagnia di un
ragazzo molto buono.
Sa che non tornerà a prendere quel coprifronte troppo pulito per lui.
Perché, adesso, tutto è privo di consistenza.
Il potere.
Il prestigio.
Se qualcuno, tempo prima, gli avesse chiesto il suo nome, avrebbe risposto, con
toni fieri: «Uchiha Sasuke.»
Adesso, la risposta sarebbe stata solo un flebile: «Sasuke.»
Perché tutto, ormai, era vuoto.
Impalpabile.
In balia dell’appercezione.
Con i muscoli intorpiditi.
Distruzione interiore.
«La gloria la si deve acquistare, l'onore invece basta non perderlo.»
Quando sei troppo sporco, non c’è scusa che tenga.
Anche la stoffa di un coprifronte è irraggiungibile.
E le tue mani sono destinate ad afferrare il vuoto.
Sempre.
Sempre.