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Autore: Harriet_    04/01/2013    3 recensioni
Sapeva di non essere tagliata per le relazioni, lei così strafottente, così stronza, così popolare, così semplicemente Santana. Credeva che durante la sua carriera scolastica si sarebbe limitata a qualche storiella di poco conto con i ragazzi più popolari e attraenti, nulla di più. Ma le andava bene così. Perché dopotutto lei era Santana Lopez, non aveva certo bisogno dell’amore e di tutte quelle fesserie per essere felice.
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[FF Quinntana]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo decimo
 
 
 
Jane continuava ad annuire, prendendo nota di ciò che Santana narrava a proposito di quella giornata, la giornata che la vide vittima di violenza da parte di Joe l'amico-di-Cristo Hart.
 
Certo, proprio un uomo che perseguiva la fede e la religione amando il prossimo senza riserve e dispensando benevolenza anche a chi non se la meritava, porgendo sempre l'altra guancia e prodigandosi per rendere il mondo un posto migliore.
 
Come no.
 
E' per questa sua attitudine all'altruismo e alla misericordia che aveva procurato ad una ragazza lesioni, lividi ed escoriazioni in tutto il corpo, no? 
 
Una ragazza che dopotutto non gli aveva fatto nessun torto degno di un trattamento del genere, benché nessuno lo meritasse comunque.
 
Jane seguitava ad annuire e scuotere la testa, mentre Santana parlava e parlava, annoiata, senza neanche troppo riflettere su quello che diceva, sperando che quella situazione finisse al più presto per poter tornare a casa vedendo quello stronzo sbattuto in prigione, per poi farsi un bel bicchiere di grappa in suo onore. 
 
Era profondamente stanca, desiderava solo che tutte quelle ansie sparissero, non dover più preoccuparsi di una spiacevole sorpresa da parte di Joe quando Quinn usciva di casa da sola, che non fosse necessario tempestarla di messaggi e telefonate per sapere se andasse tutto bene.
 
Voleva solo un po' di serenità, stare in pace con la ragazza che... Amava. 
Sì, ormai si era resa conto di amare Quinn. E forse, una volta conclusa tutta quella sgradevole vicenda, avrebbero potuto fare chiarezza sulla natura un po' confusa del loro rapporto.
 
Non riusciva ancora a intuire cosa ne pensasse la ragazza di quello che stava accadendo tra loro, di quello che stavano inevitabilmente diventando.
Santana sentiva di star cambiando, che Quinn la stesse cambiando, rendendola una persona migliore. 
E doveva assolutamente sapere se stesse facendo lo stesso effetto alla bionda, se anche lei provasse ciò che Santana provava, se anche il suo cuore battesse quando...
 
I suoi vorticosi pensieri vennero bruscamente troncati dal ragazzo accanto a lei.
 
«Ehi!» Sbottò improvvisamente Joe aggrottando le sopracciglia e sbattendo furiosamente un pugno sulla scrivania di Jane, facendo sobbalzare i fogli disposti sopra di essa. «Lei è di parte! Si vede lontano un miglio che desidera solo vedermi morto! Lei ha già deciso chi vincerà! Non mi prenda per il culo!» Sbraitò sempre più infuriato, alzandosi e avvicinando vertiginosamente il suo viso a quello della poliziotta.
 
«Signore, si calmi, per favore...» Gli intimò Jane, alzandosi a sua volta e posando una mano sulla sua spalla, invitandolo a sedersi nuovamente e a mantenere la calma.
 
«Signore si calmi?! Io chiamo il mio avvocato! Io la faccio licenziare! Lei-»
 
«Dai, amico con le treccine, siediti, fai come dice Jane...» Intervenne Santana, spingendolo verso la sedia. 
 
Il ragazzo emise un verso profondo e gutturale, voltandosi verso Santana, per poi bloccarle il braccio con il quale lo stava allontanando, urlandole contro «Tu non devi toccarmi, troia, non osare toccarmi!»
 
Santana arcuò un sopracciglio aprendo la bocca, fingendosi impressionata, quando in realtà provava solo molta pena per lui.
 
«...Vai a scoparti la tua puttanella bionda e non rompete le palle a me, malate schifose.» Sputò, a un centimetro dal viso di Santana, cominciando a torcerle il braccio.
 
Eh no, questo è troppo.
 
«Che cosa hai detto?» Sibilò, assottigliando gli occhi e stringendo il pugno del braccio che aveva libero, mentre sentiva una rabbia incontrollata montarle in corpo «Ripeti, se hai le palle! Brutto stronzo di merda, non permetterti mai più di-»
 
La sua furia venne interrotta da Jane, che finalmente riuscì ad avventarsi contro Joe, scaraventandolo contro la parete più vicina, per poi aprire la porta e chiamare a gran voce i suoi colleghi, affinché accorressero ad aiutarla.
 
Santana continuava a tenere gli occhi piantati in quelli del ragazzo, massaggiandosi il braccio dolorante, ancora non completamente guarito e già sottoposto di nuovo a quella sofferenza.
 
Tremando ancora dalla rabbia, assistette alla scena di due omaccioni che sollevavano Joe per le spalle, trascinandolo via di peso senza che questo opponesse resistenza; sotto lo sguardo vigile e severo di Jane. 
 
Se ne andarono, e Jane sbatté la porta dietro di sé, tornando a sedersi alla scrivania, senza smettere di scuotere la testa. Intrecciò le mani, posizionandosi più comoda sulla sedia, massaggiandosi le tempie, visibilmente stressata.
 
«Jane... Tutto ok?» Mormorò Santana, notando il silenzio e l'evidente stanchezza della donna.
 
Jane si riscosse, come svegliatasi improvvisamente dopo un brutto sogno. Inforcò gli occhiali e guardò Santana come se la notasse soltanto ora.
 
«Sono io a doverlo chiedere a te, Santana...» Rispose con un debole sorriso.
 
La mora si mordicchiò un labbro, facendole cenno di non dare troppo peso alla situazione. «Non è niente di ché, stavolta non è riuscito a lasciarmi neanche un livido.» Scherzò, abbozzando un sorriso.
 
Jane sospirò. «Se Dio vuole la faccenda è finita qua. Stavolta ha decisamente oltrepassato il limite, non è riuscito neanche a difendersi adeguatamente. Ora le sbarre non gliele toglie proprio nessuno.»
 
Santana ebbe un moto di gioia, e non riuscì a trattenersi dal saltellare sulla sedia, facendo ridere Jane. «E' esattamente ciò che volevo sentirmi dire da settimane.» Rivelò. «Non vedo l'ora di dirlo a Quinn.» Aggiunse, con un piccolo sorriso soddisfatto.
 
«Ci tieni tanto a quella biondina, eh?» Domandò Jane, guardandola con tenerezza.
 
«...E' così evidente?» Ridacchiò Santana, stropicciandosi le mani un po' imbarazzata. Non era ancora pronta ad ammetterlo ad estranei.
 
Jane esitò un attimo, pensandoci su. «Beh... Sì.» Ammise, lasciandosi andare ad una risata. 
 
Santana si prese la testa tra le mani, ridendo anche lei. «Direi ottimo! E io che pensavo di saper nascondere bene i sentimenti...» Si lamentò.
 
«Ma i sentimenti non vanno nascosti.» Esclamò Jane, alzando la testa di scatto e fissando intensamente Santana. «I sentimenti vanno esternati, scaraventati fuori con tutta la forza che si ha in corpo, mostrati al mondo senza paura. Un sentimento represso può rovinarti la vita.»
 
Santana esitò, notando l'improvvisa tristezza della poliziotta, che ora aveva abbassato lo sguardo, impedendo alla mora di stabilire un contatto visivo con lei. «E'... E' quello che è successo a te?» Osò.
 
Jane prese un profondo respiro, per poi annuire impercettibilmente. «Se ami una persona non puoi permetterti di avere paura di dichiararglielo. Lui potrebbe trovare un'altra, più bella e simpatica di te, sposarsi e mettere su famiglia con lei. E tu finiresti per cadere in depressione e sposare un uomo che detesti e che tuo padre ha voluto per te. Per poi divorziare dieci anni dopo.»
 
Santana fissò un punto indefinito nel vuoto, incapace di alzare gli occhi e guardare Jane, che nel frattempo aveva iniziato un pianto silenzioso e soffocato.
La latina non sapeva cosa dire, profondamente dispiaciuta e anche un po' imbarazzata. Le sembrava di essere entrata a contatto con qualcosa che non la riguardava, aver spiato senza permesso nel dolore altrui.
 
Jane, come leggendole nel pensiero, fece per rasserenarla «Oh, ma non preoccuparti, tesoro. Non è niente di ché. Solo un po' di dispiaceri di una donna avanti con l'età. È normale.» Fece, asciugandosi velocemente una lacrime traditrice.
 
Santana si incupì, aggrottando le sopracciglia. «Avanti con l'età? Jane, hai trentacinque anni...»
 
«Trentasei.» La corresse, dopo un altro singhiozzo.
 
Santana ruotò gli occhi. «Ok, trentasei anni, sei comunque troppo giovane per deprimerti in questo modo. Hai tutta la vita davanti.»
 
«Una vita rovinata, sì.»
 
«E allora aggiustala!» Sbottò Santana, alzando la voce. «Non dev'essere un granché arrendersi a trentasei anni. Sei una bellissima donna, troverai chi ti merita.» 
 
«L'avevo trovato, l'ho lasciato scappare per paura che mi rifiutasse. Lo amavo troppo, non ci sarà mai nessun altro...» Sussurrò, con la voce spezzata, lasciando correre indisturbatamente le lacrime.
 
Santana si morse il labbro inferiore, mentre la guardava dolcemente. 
Non provava pietà per lei, sapeva che ricevere pietà da persone esterne al tuo dolore fosse ciò di quanto più umiliante al mondo, l'aveva sperimentato sulla sua pelle, e non voleva infliggere a Jane una doppia sofferenza.
 
«Anch'io credevo di essere destinata a restare sola per sempre.» Dichiarò Santana, dopo qualche minuto di silenzio, rotto solo dai singhiozzi sommessi dell'altra.
«Ma poi ho trovato Brittany. Certo, con Brittany non è andata a finire bene, ma la vita non può concludersi perché hai scoperto che quella che eri sicura fosse la tua anima gemella in realtà non lo era, o perché ti sei lasciata sfuggire quella che credevi fosse la persona giusta. La vita va avanti. Se rimani prigioniera del passato, è la fine.»
 
Jane alzò lentamente la testa verso la mora, con gli occhi lucidi di lacrime, fissandola senza proferire parola.
 
«E credimi, non sono una che predica bene e razzola male, se affermo con tanta decisione qualcosa è perché lo so, ci sono passata.» Continuò Santana.
«Quindi... Non arrenderti. Posso garantirti che poi verrai ripagata... Guarda me. Adesso ho Quinn, e mi sento la persona più felice del mondo.»
 
Jane annuì con gratitudine, asciugandosi definitivamente qualche lacrima rimasta, per poi sorridere debolmente.
«Allora... Tu e Quinn state insieme sì o no? E sappi che non accetterò una risposta negativa.» Sentenziò, risoluta.
 
Santana si lasciò andare a una risata liberatoria. «Beh, ancora no ma... Ho il sentore che presto le cose si smuoveranno un po'. Ora che abbiamo accantonato questa fastidiosa faccenda di Joe, possiamo pensare più, beh, a noi due.» 
 
Jane le sorrise teneramente. «Non fare il mio stesso errore, Santana. Non lasciarla andare via. Dille tutto ciò che merita di sentirsi dire. Prometti che lo farai.» 
 
La mora la fissò a lungo, per poi annuire. «Te lo prometto, Jane.»
 
La poliziotta sospirò. «Bene, e ora vai, che mi aspetta un pranzo con quel grillo parlante di mia nipote Rachel.» Annunciò, roteando gli occhi disperata.
 
Santana rise. «Beh, se vuoi posso alleviare la tua tortura e pranzare anch'io con voi.» Propose, alzandosi in piedi e sistemando la sedia.
 
Jane la guardò con un sopracciglio sollevato. «Non credo, tesoro. Sbaglio o hai una biondina a cui dichiararti?»
 
Santana spalancò la bocca incredula, cercando di farle cambiare idea e temporeggiare, ma davanti alla fermezza della donna non poté che arrendersi. 
Sbuffando, si incamminò verso la porta, e l'ultima cosa che vide prima di chiuderla dietro di sé fu un occhiolino complice.
 

Quinn ruotò con lo sgabello verso Santana, spalancando la bocca scioccata e bloccando a mezz'aria il cucchiaio con il quale stava divorando uno yogurt. «Stai scherzando?!»
 
Santana ridacchiò. «No invece, è andata esattamente così. Dovevi vedere che faccia da indemoniato...» Raccontò mentre si sdraiava sul divano di Quinn, ridendo.
 
Quinn scosse la testa con un sorriso, per poi tornare a dedicarsi con voracità al suo yogurt ai frutti di bosco. «Sono felice che sia andato tutto bene, alla fine.» Mugugnò, con la bocca piena.
 
Santana sorrise, guardandola con tenerezza. «Anche io.» Sussurrò. «Se non fosse per questo maledetto braccio... Dovevi vedere come me lo torceva!» Esclamò massaggiandosi, con una smorfia di dolore.
 
La bionda digrignò i denti, posando sul marmo della cucina il vasetto, ormai vuoto, dello yogurt. «È stato meglio non vederlo.» Decretò, stringendo il pugno con rabbia. «Avrei potuto reagire molto male.»
 
Santana sollevò un sopracciglio, sorpresa. «Addirittura?» La stuzzicò.
 
«Mi sembra ovvio!» Fece Quinn, quasi offesa dalla domanda. «Non me ne sarei certo rimasta con le mani in mano mentre quello stronzo faceva male alla mia Sannie.» Mormorò sottovoce, abbassando lo sguardo.
 
Santana si sciolse.
Letteralmente.
Sentì ogni cellula del suo corpo liquefarsi, e per un momento temé di esser diventata un ammasso informe di gelatina alla fragola. 
Perché era il gusto preferito di Quinn.
 
Tutta colpa della dolcezza disarmante della ragazza di fronte a lei, con lo sguardo imbarazzato, le guance appena colorate e una macchietta di yogurt all'angolo della bocca.
 
Era perfetta.
 
Santana esitò, per poi prendere un profondo respiro.«Quinn... C'è una cosa che dovrei dirti.» 
 
Quinn ebbe un fremito, e sperò che il tremolio del suo labbro inferiore non fosse troppo evidente per la mora, mentre si avvicinava lentamente e si sedeva accanto a lei sul divano, per poi sforzarsi a fare un piccolo sorriso d'incoraggiamento, invitandola a continuare.
 
Santana inspirò ed espirò più e più volte, cercando di regolarizzare il battito del suo cuore, improvvisamente impazzito per quella vicinanza fatale. 
 
Si sentiva come quando, da bambina, saliva sul palcoscenico della scuola, di fronte a centinaia di occhi puntati solo su di lei, e doveva dimostrare di essere all'altezza. Di potercela fare.
 
Ma no, non al pubblico che si dispiegava davanti ai suoi occhi, tutti lì per ascoltare e giudicare la sua voce; non a sua madre perennemente in prima fila con un fazzolettino in mano e gli occhi lucidi; e neanche a sua nonna che, dall'angolo della sala, le sorrideva dandole forza.
Ma solo a se stessa.
 
«Oggi ho parlato con Jane e... Mi ha detto delle cose che mi hanno fatto pensare.» Cominciò, con voce tremante.
 
Quinn deglutì. «Che genere di cose?»
 
Altro respiro. «Cose... Riguardo il non lasciar andare la persona che... Ami.» Spiegò, tutto d'un fiato, per poi distogliere velocemente lo sguardo.
 
Aveva paura dell'espressione che avrebbe potuto vedere sul volto di Quinn. 
Non sapeva che, se si fosse girata, avrebbe trovato solo un sorriso sincero e pieno d'amore, abbinato ad un paio di occhi scintillanti.
 
Quando si voltò, però, la bionda si assicurò di assumere un'espressione confusa.
«Scusa, e perché lo stai dicendo a me?» La provocò, divertendosi un mondo nel vedere la sua espressione a metà tra lo sconvolto e lo scoraggiato.
Incapace di trattenersi, scoppiò a ridere.
 
Santana sgranò gli occhi, puntandole un dito contro. «L'hai fatto apposta, stronza!» Esclamò. «Ti stai divertendo a mettermi in difficoltà!» 
 
Quinn non riusciva a smettere di ridere, guadagnandosi un sonoro pizzicotto sul braccio da parte dell'ispanica. «Ahia! Scusa ma... La tua espressione è stata impagabile!» Continuò. Più ci ripensava, più era incapace di frenare le risate.
 
Santana intrecciò le braccia sotto al petto, distogliendo lo sguardo fintamente offesa. «Perfetto, visto che ti faccio così tanto ridere, non ti dico più quello che volevo dirti. Mi hai fatta arrabbiare.»
 
Quinn ridacchiò, per poi prenderle dolcemente il mento tra due dita e farle voltare la testa verso di lei, annegando in quei pozzi scuri. «Così va meglio.» Decretò, con un piccolo sorriso subito ricambiato.
 
«Pace fatta?» Chiese allora la bionda, solleticandole il collo, per poi bearsi dell'adorabile risolino che fuoriuscì dalle sue labbra. Le mostrò il mignolo, in attesa di una risposta.
 
«Mignolino? Davvero Quinn?» Chiese squadrandola, con un sopracciglio alzato.
 
L'altra annuì, risoluta. «O mignolino o niente.»
 
Santana sospirò, sollevando gli occhi al cielo. «Pace fatta.» Accettò, stringendole il mignolo e facendolo ondeggiare con il suo per qualche secondo, sospesi tra di loro, per poi scoppiare a ridere all'unisono.
 
«Comunque io volevo fare un discorso serio, ma è impossibili restare seri con te!» Obbiettò Santana, sbuffando, tradita però da un sorriso.

Quinn indietreggiò, spalancando la bocca. «Quindi adesso ce l'ho io la maschera da Pulcinella?» Insinuò.
 
«Non hai bisogno di una maschera, sei già una perfetta Pulcinella.» Specificò la mora, scoppiando a ridere nel notare la sua smorfia fintamente indignata.
 
«Questa non me la dovevi proprio dire.» Scherzò scuotendo la testa, facendo per alzarsi dal divano, trattenuta però dal polso da Santana.
 
«Dai ferma, non hai capito!» Rise la latina, tenendole stretto il polso, mentre l'altra cercava invano di divincolarsi.
 
«Ah sì? E cosa non avrei capito?» La provocò, accigliandosi.
 
«Ehm... Io intendevo letteralmente!» Buttò lì Santana, annuendo, come folgorata da un'idea geniale.
 
Quinn la scrutò alzando un sopracciglio. «Lopez, se stai cominciando a sparare cose senza senso solo per farmi restare, sappi che stai fallendo alla grande.» 
 
«Ma no!» Si difese. «Tu hai capito Pulcinella come la maschera, ma io volevo dire Pulcinella come Piccola Pulcina!» 
 
«Che cosa?!» Esclamò Quinn prorompendo in una risata, accasciandosi a terra con la testa fra le mani. «Tu sei matta!» 
 
Anche Santana rideva, complimentandosi con se stessa per la trovata. «Ma certo, in fondo hai i capelli corti e biondi, sei piccola e tenerella, decisamente un pulcino coi controfiocchi!» Continuò.
 
Quinn si risedette sul divano, seguitando a ridere. «E tu sei una maledetta paraventa!» Esclamò, cominciando a farle il solletico in tutto il corpo.
 
Santana sgranò gli occhi, contorcendosi su se stessa in preda alle convulsioni. «Ti prego, basta!» Urlò, prendendo fiato tra una risata e l'altra. «Non ce la faccio più, ti prego!» La supplicò.
 
Quinn si fermò solo dopo la soddisfazione di averla vista piangere per le troppe risate. 
E dopo aver ricevuto un poderoso calcio nei fianchi, che l'aveva decisamente distolta dal suo obbiettivo.
 
«Sei una stronza.» Decretò Santana, asciugandosi le lacrime con il pollice, dopo essersi ripresa.
 
«Non ero un pulcino poco fa?»
 
«Sei ancora un pulcino. Un pulcino stronzo e sadico, ma pur sempre un pulcino.» 
 
«Ciò mi riempie d'onore.» Fece Quinn, portandosi una mano al petto e annuendo con solennità.
 
«Lo sai...» Iniziò Santana dopo un attimo di esitazione. «Si dice che quando un pulcino trova la sua compagna, staranno insieme per sempre.»
 
Quinn scoppiò in una fragorosa risata, e Santana non capì il perché. «Non doveva far ridere...» Mormorò, appena delusa.
 
Quinn le punzecchiò la pancia. «Quelli sono i pinguini, non i pulcini!» Spiegò, con una risata.
 
Santana girò il viso dall'altra parte, con una smorfia. «Cazzo! Pensavo non lo sapesse!» Bisbigliò, facendola prorompere in un'ulteriore risa.
 
«Va beh, possiamo fare che sono i pulcini?» Avanzò la mora, imbarazzata.
 
«E vada per i pulcini.» Acconsentì Quinn, annuendo con un sorriso.
 
«Okay...» Fece, prendendo l'ennesimo respiro. «Come dicevo, quando un pulcino trova la sua compagna staranno insieme per sempre, e stavolta non accetto obbiezioni.» 
 
Quinn soffocò una risatina, invitandola ad andare avanti. «E quindi?»
 
«E quindi... Volevo chiederti... Ehm...» Balbettò, poi chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. «Mi chiedevo... Ti andrebbe di essere il mio pulcino?» Tirò fuori tutto d'un fiato, per poi aprire un occhio, un po' spaventata, un po' trepidante, un po' speranzosa.
 
Quinn sospirò, per poi aprirsi in un sorriso che le illuminò il volto. «Ce l'hai fatta finalmente, timidona.»
 
«Lo devo prendere come un sì?» Mormorò Santana, mentre sentiva il cuore dilatarsi e battere sempre più forte.
 
E il battito raggiunse l'apice, diventando un frastuono che le esplose nelle orecchie, quando vide Quinn avvicinarsi lentamente ma inesorabilmente, per poi protendersi in avanti e far congiungere le loro labbra in un bacio dolce, leggero e veloce, ma che ebbe il potere di far girare la testa a Santana.
 
Indietreggiò, fissò Quinn negli occhi e vi trovò ogni risposta.
 
«Ok, lo prendo come un sì.»
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
 
Pepepepepeee ce l'abbiamo fattaaaaa! * suona le trombe *
Ragazziii mi dispiace tantissimo per avervi fatto aspettare quasi un mese questo capitolo T_T
Però la buona notizia è che è venuto fuori più lungo del previsto e abbiamo avuto la svolta che aspettavamo da tempoooo <3
Felici? Vi è piaciuto come sono andate le cose? Lemme know!
Un bacione :3 ora vado, che sto annegando nei Quinntana feels ahaha 
See you soon <3
  
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