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Autore: Hermes    04/01/2013    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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There ain't no space and time
[...]
There ain't no real truth
There ain't no real lies
[...]
There'll be no lullabies
There'll be no tears cried
We feel numb 'cause we don't see
The Verve ~ Space and time

Lunedì mattina, nuova giornata di lezione più una nuova settimana da far passare, e non solo.
Il docente di Scienze Naturali ha appena informato gli studenti del suo corso che la prima lezione della prossima settimana avrebbe preparato per loro un compito scritto tanto per testare il loro apprendimento…e naturalmente sono in ritardo con le dispense. Secondo me ha preso spunto dalla provetta a sorpresa di Linds…ho paura che diventerà una moda di questo passo.
Poi ho un altro problema che inizia ad innervosirmi e parecchio.
I compagni della squadra di rugby, ovvero gli scagnozzi di Will.
In qualunque posto vado me li trovo davanti, in gruppetti da due o tre.
Mantengono sempre una discreta distanza ma li ho già sorpresi più di una volta a ridacchiare e guardarmi con delle espressioni che non presagiscono nulla di buono.
Quel pezzo di cretino…se quegli armadi provano a toccarmi li spedisco in ospedale, sempre se riesco a mandare in porto qualche colpo prima che mi stritolino.
Insomma, sono preoccupata tanto da non riuscire a concentrarmi sullo studio, cosa che mi porta ad intense sedute in palestra. Roba da uccidere un cavallo in poche parole.
Non contando che questa settimana faccio doppio turno dal lunedì al mezzogiorno di venerdì nel ristorante per ritagliarmi il weekend libero di studio serrato…
Al mercoledì sono peggio di uno straccio per la polvere…se riesco a tirare avanti lo devo solo al caffè, per il resto dormo in piedi con gli occhi spalancati caso mai ci fosse bisogno.
Anche Linds se n’è accorto ma quando gli ho tirato la mia agendina direttamente in fronte in una delle pause caffè che ci capita di fare assieme al bar Universitario, mi ha offerto un altro doppio espresso lungo oltre a quello che stavo già bevendo…muchas gracias, topo!
Così la routine trascorre beata mentre in ogni momento libero faccio fotocopie come un macinino, seguo le lezioni con un solo occhio mentre l’altro riposa, faccio frequenti capatine alle macchinette di brodaglia e divento un topo da biblioteca nel senso letterale del termine.
Pure la mia tiroide inizia a ribellarsi…ma devo passare quel test ad ogni costo.
È così arriva il venerdì notte e mettere i piedi uno davanti all’altro non è un’impresa ma un miracolo in piena regola.
Purtroppo ho mancato delle lezioni e le dispense sono scarse quindi sono stata obbligata ad uscire, salgo la scalinata della facoltà, trascinando i piedi. L’aria frescolina contribuisce a tenermi sveglia.
Entro nel palazzo semi-deserto, dirigendomi verso la macchinetta con tutte le intenzioni di scassinarla e ci trovo Raphael che fa scorta.
“Ciao…” grugnisco, lui sobbalza e per poco non lascia cadere per terra il thermos che aveva in mano.
“Michelle?! Che ci fai qui?” esclama ansioso.
“Compito di Scienze…ricordi?”
“Ah…” dà un’occhiata alla mia faccia aggrondata “Se vuoi abbiamo del caffè istantaneo nel gabinetto…lo teniamo per le situazioni d’emergenza!”
“Grazie!!!” esclamo, felice di aver trovato un alleato nella mia personale battaglia contro il sonno.
Ci incamminiamo assieme per l’ufficio di Linds al secondo piano rialzato ed intanto i neon al soffitto mi abbagliano.
Mi sento un gufo…ho sonno…accidenti potrei addormentarmi bellamente sul pavimento!
Arrivati, vedo Linds frugare dentro un armadietto della scrivania con le mani infilate in un paio di guanti in lattice, tipo quelli dei dentisti. Mi guarda e sorride stile so-cosa-stai- passando.
“Ancora qui? Hai deciso di non dormire questa settimana?” domanda, continuando la sua ricerca misteriosa.
“Parla per te, sonnambulo da strapazzo!” replico astiosa, accaparrandomi il vasetto che mi offre Raph alla velocità della luce.
“Così mi offendi, ma belle.” aggiunge, poi si rivolge a Raphael “Io ho fatto…proseguiamo?”
L’altro annuisce ed usciamo tutti insieme, prendendo due opposte direzioni.
“Attenta a non addormentarti, bimba!” mormora Linds con una punta di simpatia, prima di andarsene.
Così scendo fino alla biblioteca sotterranea dove raggiungo il mio solito angolino e mi metto a studiare, strofinandomi gli occhi arrossati come due pomodorini.
Passano due, forse tre ore…non lo so con precisione, perché la batteria del cellulare mi era morta quel pomeriggio e non sono riuscita a passare da casa per recuperare il caricatore.
Ad un certo punto anche il caffè non mi fa più alcun effetto e decido che ormai è perfettamente inutile punzecchiarsi con la mina della matita, raggruppo i miei averi e ritorno al piano terra, brancolando nel buio fitto del grande atrio.
Non ce la faccio a tornare a casa…chissà se Linds mi lascerebbe dormire sulla poltrona del suo ufficio?
Mi dirigo verso le scale, almeno finché non cozzo, o meglio mi viene incontro l’ignoto.
Emetto un verso di sorpresa, e fermo sul nascere il richiamo quando mi rendo conto nella penombra fitta che non era nessuno di mia conoscenza, men che meno Linds o Raphael, od il custode.
Alto, forse non muscoloso ma abbastanza da potermi mettere fuori combattimento nelle mie attuali condizioni di affaticamento.
“Scusa…non ti ho visto, chiunque tu sia!” esclamo amichevole, anche se con una punta di timore.
Non ho mai incontrato nessuno qui a quest’ora…ma porca di quella vacca perché proprio oggi!
I miei dubbi vengono confermati quando mi torce i polsi dietro la schiena in una presa ferrea. Il dolore mi serpeggia lungo le braccia, attutito dalla fatica, ma presente.
“Cosa diav-” la mia protesta viene zittita quasi subito da una mano schiacciata sulla bocca. Sporca, puzzolente di rancido e sigaretta.
Intanto mi trascina da qualche parte e cerco di divincolarmi ma mi mancano le forze.
Potrei rimanere stuprata o peggio…no, Michelle hang in there! Calma e sangue freddo, tira fuori la tua perfidia e fagli vedere di che pasta sei fatta!
D’istinto affondo i denti nella carne tenera delle sue dita, prendendolo alla sprovvista.
Faccio appena in tempo a lanciare un urlo strozzato che il molestatore mi colpisce con un pugno dietro al capo e cado rintronata e semi-incosciente sul linoleum con un tonfo.
Lo sento fuggire via, mentre un’altra serie di passi frettolosi…da dove arrivano? Destra, sinistra? Saranno altri balordi o l’arrivo della cavalleria? Mi sento venir meno…gira tutto…
“Michelle? Sei tu che hai urlato? Dove sei?” i passi si erano fermati e una voce bassa, calma arrivò fino a me nel punto dove mi trovavo. Mi sembra di conoscerla questa voce, ma non ho motivo di rispondere, o sì?! Sono così stanca...
Il mio cervello ha chiuso i battenti e quando l’aria intorno a me si muove. Linds mi sorregge con una mano dietro la schiena.
“Cosa è successo?” chiede con durezza, riesco quasi a vederlo con l’immaginazione: le labbra assottigliate, la mascella pronunciata ed i muscoli della guancia che guizzavano dal nervosismo.
“Non l’ho visto…” borbotto, cercando di suonare chiara mentre mi fioriscono macchie nere davanti agli occhi “Linds…aiutami…”
Vengo sollevata di peso e, a quanto pare, trasportata con cautela fino in una stanza dove c’è una forte fonte di luce appesa al soffitto. Istintivamente schiaccio il volto sul suo camice bianco, quest’odore…Lysol?
“Raphael! Esci fuori buono a nulla!” chiama Linds, sistemandomi su un divano a due posti non proprio confortevole.
Avevo perso il senso del tempo, e tenevo gli occhi chiusi per evitare di abbagliarmi.
Non sento l’arrivo dell’amico del topo ma la sua voce, ad un certo punto, mi arriva forte e chiara “Adesso le accoppi pure le ragazze?” non c’era traccia di scherzo nella sua voce “Che è successo?”
“Qualcuno deve averla aggredita giù nell’atrio…trova un sacchetto del ghiaccio, l’ha stordita con una bella botta.” spiega il topo pragmatico.
Segue un rumore sgradevole, come due palloncini che si strofinano fra di loro, segno che si è appena tolto i guanti.
Le sue mani fredde iniziano a sondare il mio scalpo con delicatezza, muovendosi con metodo fino a trovare il bernoccolo che si stava ingrossando.
“Sapeva dove colpire, eh?” mormora dispiaciuto, tastando piano.
Raph deve essere tornato perché una delle mani di Linds mi preme sulla parte lesa qualcosa di duro ed amorfo, gelido.
Finalmente grazie a quella sensazione riesco a riprendermi quel tanto che basta da riaprire gli occhi.
Ci vuole un po’ prima che tutto torni a fuoco.
“Quanto sono stata in apnea?” domando con una smorfia mentre Linds continua a premere il ghiaccio contro la mia testa.
“Occhio e croce un dieci minuti, Michelle.” risponde con occhi inespressivi, come se non fossi veramente lì. Linds deluso…che autocontrollo però!
“Sei bianca come un lenzuolo, piccola!” esclama Raphael, preoccupato “Dovresti farti una bella dormita, seriamente!”
“Stavo giusto tornando a casa quando mi sono imbattuta in quello schifoso!” rispondo disgustata, e ripensandoci non riesco a frenare un brivido.
“Lo conoscevi?”
“No, ma era alto più di sei piedi, fuma e non sa come si usano sapone e doccia…questo posso dirlo di sicuro!” descrivo.
“Linds…” mormora Raph, ansioso “Forse dovremmo chiam-”
“Niente di cui preoccuparsi, direi…ma belle sei decisamente un po’ sfigata.” conclude il topo con aplomb, braccia conserte.
“Cosa vorresti dire con questo?” dalla mia bassa posizione gli scocco un’occhiataccia.
“Che probabilmente ti sei imbattuta in un vagabondo entrato di soppiatto durante il giorno e che non voleva essere scoperto. Sono cose che capitano spesso.” illustra la sua spiegazione.
Sbircio con la coda dell’occhio Raphael che non ha l’aria d’aver mangiato la foglia…
Però Linds non ha torto con il tempaccio umido dell’ultimo periodo.
“In qualsiasi modo stiano le cose…io me ne torno a casa!” dichiaro infine, facendo per sedermi. Quasi istantaneamente la testa inizia a girarmi come una trottola.
“Hey, hey…Michelle rimani fra noi, baby!” Raph mi ha afferrata, trattenendomi dal cadere faccia a terra.
Linds ridacchia cattivo poi riflette ad alta voce con un’aria di sufficienza che mi fa ribollire il sangue “Sei troppo stordita per andare in giro da sola…”
“Cosa proponi di fare allora?” sbotto irritata, guardandolo di storto…non capisco proprio perché si comporta così!
Lui e Raph si fissano per un attimo, scambiandosi delle occhiate.
“Posso stare tranquillo?” mormora solo Linds dopo un po’, serissimo.
“Contaci…intanto fa tutto il computer e sai che sono un mago in quel campo. Vai con lei!” risponde Raph con una rassicurante pacca sulla spalla “Domani ti mando il resoconto via mail.”
“Conto su di te…”
Linds sospira, sfila il camice e fa scattare la chiave della macchina poi si pianta davanti al divano, da dove lo guardo immusonita.
“Ce la fai a camminare?” domanda, valutandomi con gli occhi.
“Per andare dove, di grazia?” rispondo acida. Mi hai rotto topo, sul serio…
“Ti porto a casa e mi occupo del tuo bernoccolo.”
“Fantastico…”
“Non fare così, Michelle…sei rimasta svenuta per parecchio…potresti avere dei problemi durante la notte!” esclama Raphael, preoccupato.
“Accompagnami tu!” mi lagno debolmente, non mi andava di sorbirmi il professorino in una delle sue fasi isteriche!
“Mi dispiace, piccola ma non possiedo un’auto ed è meglio così credimi. Linds poi stava per andarsene, io ho ancora del lavoro da sbrigare.” spiega Raph, cercando di non entrare nei dettagli, mani in avanti.
Non ho altre alternative ed accetto la mano tesa del topastro cercando di mettermi in piedi da me, con pessimi risultati.
Due minuti dopo varchiamo la soglia della stanza.
Linds mi ha fatto passare un braccio attorno alla vita e - nonostante la sua figura secca ed allampanata - sorregge più di metà del mio peso. Non contando che dalla sua altra spalla penzola la mia tracolla dei libri…
Arranchiamo all’ascensore e poi usciamo direttamente fuori nel parcheggio dove le frecce della Ferrari brillano un paio di volte.
Dopo che mi ha assicurata al sedile, lancia sul sedile posteriore la mia borsa prima di sedersi e far partire la sportiva con un ringhio assordante.
Il sedile è molto comodo ma non scivolo nell’incoscienza grazie al ghiaccio.
Il topo guida in un silenzio religioso.
“Si può sapere perché fai tanto il seccato?” domando con voce stanca, aggiungendo quando capisco che non mi avrebbe risposto “Scusa eh, se ho disturbato i tuoi importantissimi Non-So-Cosa!”
Linds alza gli occhi al cielo, poi dice solo “Un giorno mi hai detto che ti sapevi difendere…avevo ragione a credere il contrario, invece.”
Si riferisce ad una conversazione di molto tempo prima ma adesso non sono interessata a scavare nella mia memoria.
“Senti un po’, genio della lampada, lo sai benissimo che ho passato la settimana sui libri ed al lavoro! Sono stanchissima e certo non stendo il primo che mi passa accanto solo perché non mi piace la sua faccia!”
La strada è deserta ed un po’ umida grazie alla recente pioggia. La Ferrari si è fermata ad un semaforo rosso e Linds smette di punto in bianco di atteggiare indifferenza.
“Se ti può far sentire meglio allora ti chiedo scusa.” replica piano “Sono d’accordo con Raph, però…devi staccare o ti legherò al letto, consenziente o no.”
“Ah…ecco che ricominci…” sorrido appena, mentre rimette in moto “Le tue battutine iniziavano a mancarmi!”
“Davvero?”
“Positivo.”
“Allora posso legarti al letto?”
“No!”
Nel mentre siamo arrivati e Linds mi prende in braccio. Tanto ormai il topo è di casa.
Tempo dieci minuti e mi ha già scaricato sul materasso.
“Vado a cercarti altro ghiaccio e qualcosa per il dolore…” mormora prima di sparire dietro la tenda di perline del cucinino.
Uso quella poca privacy per togliermi i vestiti spiegazzati ed infilarmi un paio di shorts ed una felpa che ho da quando andavo alle superiori.
Non riesco più a tenere gli occhi aperti ma Linds mi distrae dal mio torpore, infilandomi una mano sotto la guancia e posandomi sulle labbra il bordo del bicchiere.
“Mandalo giù tutto, ma belle.” ordina ed obbedisco ad occhi chiusi, facendo una smorfia al gusto salato.
Lo sento ridacchiare mentre mi appoggia una coperta addosso poi mi addormento.

Non pensavo di svegliarmi prima del mezzogiorno ma una strana sensazione di bagnato mi fa irrimediabilmente riprendere conoscenza.
Sono spalmata sul letto come una sottiletta su di un cracker, un filo di bava mi scende dall’ angolo della bocca ed abbraccio il cuscino col più estremo godimento. Morfeo mi fai un baffo in termini di godereccio sonno.
Tasto dietro la testa, dove sento una fastidiosa sensazione…qualcosa mi sta scendendo lentamente lungo il collo.
Ci trovo i rimasugli del sacchetto del ghiaccio , avvolto in un pezzo di stoffa.
Accendo la lampada con una torsione impossibile del braccio, il sacchetto si è ribaltato ed esce l’acqua.
Mi massaggio il bernoccolo, e do un’occhiata allo sveglino…non sono passate due ore da quando mi sono addormentata.
Vedo una luce dalla porta e provo ad alzarmi ma un movimento leggermente più brusco mi fa vedere stelline e paperelle.
Cosa diavolo mi ha dato Linds prima che cadessi in apnea?! Non ha fatto molto effetto!
Puntello la mano al muro e vado avanti.
La lampada accanto al divano diffonde una calda luce dorata e qualcuno russa piano. Quando mi avvicino scopro il topo addormentato con uno dei miei libri di genetica base aperto sul volto, le mani poggiate all’addome.
Gli occhiali scintillano dimenticati sul tavolino lì accanto.
Fantastico…Linds che russa mi mancava proprio…
Rassegnata, mi siedo sul bordo del divano e gli sfilo il tomo dalla faccia, lasciandolo a strizzare gli occhi nella luce improvvisa. S’inumidisce le labbra, guardandosi attorno intontito poi posa gli occhi su di me.
“È già mattina, ma belle?” chiede roco, passandosi una mano sulla faccia mentre sbadiglia.
Nego con la testa “Non mi hai sedato abbastanza, fisico da strapazzo.”
“Scusa se ho una laurea in Fisica, un master in Chimica e ho evitato a piè pari la Medicina…” risponde sarcastico, puntellandosi sui gomiti “Com’è il bozzo? Fa male?”
Adesso che ci penso…non sento dolore.
“No.”
“Allora torna a letto, tesoro. Raph aveva ragione a dire che sei pallida. Sembri un fantasma.”
“Non riesco a riaddormentarmi.” dico solo, scuotendo le spalle. Linds mi guarda interrogativo.
E come potrei topo? Io non sono una roccia, ho dei limiti.
“Non è che hai paura del buio?” domanda ironico, un sorrisetto che gli incurva gli angoli della bocca. Lo colpisco alla spalla con un gancio destro non tanto forte ma sembra capire il concetto.
“Okay, okay…va bene! Vieni che cerchiamo un rimedio alla tua insonnia!” esclama con le mani in alto mentre mi aggira per alzarsi in piedi. Afferro un lembo della sua maglia scura, prima che si allontani.
“Non voglio un rimedio.”
Sono agitata e spaventata…deve essere lo shock di quello che mi è capitato che arriva in ritardo. Mi sembra di andare in pezzi, ecco la verità!
Linds riflette in silenzio fissandomi poi mi prende per mano e mi riporta in camera.
Questa volta però non se ne va, si sdraia lì accanto a me con un braccio appoggiato sul mio stomaco che mi costringe ad appoggiarmi di schiena contro di lui.
“Non ci fare l’abitudine, Michelle…mmmhhh?” sussurra, strofinando il naso sulla mia guancia.
“E tu non rompere!” borbotto sonnacchiosa.
“Ricevuto, ma belle.”

Quando ritorno dal mondo dei sogni deve essere mattina perché la luce filtra attraverso il vetro della finestra e mi ferisce le pupille. Non ho ancora dormito abbastanza ma gli ingranaggi del mio cervello hanno già ricominciato a girare…
Capo Primo, Punto A: Perché sono arpionata da un braccio pelosetto?
Cerco di allentare la presa ma il tentativo ha solo l’effetto contrario e vengo trascinata un paio di centimetri indietro finché non sono totalmente incollata al corpo di Linds.
Oh no…ma perché ? Cosa ho fatto di male di primo mattino?!
Se volevo un’assicurazione in più sulla sua prolifica attività sessuale adesso l’avevo…
La sua erezione mattutina mi preme contro il fondoschiena, impossibile da non notare.
Tutto poi viene accuratamente corredato da un grugnito in qualche parte imprecisata dei miei capelli ed una spinta decisa verso di me…e dicono che il buongiorno si vede dal mattino, molestata nel proprio letto da un pervertito addormentato.
Intanto Linds continua a creare frizione fra di noi, mugolando.
Devo farlo smettere!
“AHEM Linds…”
“Sì…continua, mmmhhh ma belllleeee…” no, sta ancora sognando chissà quali porcherie e per una volta so con assoluta certezza cosa gli passa per quella sottospecie di crapa.
Il sesso deve proprio essere il suo chiodo fisso se non riesce a non pensarci pure quando si addormenta…dice di no, ma a questo punto un bel bordello non gli farebbe neanche male!
Sospirando, inizio a forzare la sua presa alternando i mie tentativi con dei richiami fino a quando ho la prova che si è svegliato ovvero…
“Noooo…un altro di quei sogni!” esclama triste, sbadigliando.
“Ti sarei molto grata se mi lasciassi andare…” dico gelida con un gocciolone, ma perché sto per mettermi a ridere? “Sai, non vorrei che ti scaldassi un po’ troppo per i miei gusti.”
“Cosa vuoi dire Mich-…O Cristo!” borbotta, scostandosi di scatto quando si accorge del suo problemino. Ecco sì infatti…
Mi metto a sedere sul letto, ravviandomi i capelli indietro e stringendo i denti quando sfioro il bernoccolo senza volerlo.
“Mi dispiace…” dice ancora, la baldanza abbandonata, almeno finché non continua “Se può passare per scusa è una cosa che mi capita spesso…”
Alzo gli occhi al cielo “Contente le tue amichette, contenti tutti!”
“Non fare così, ma belle. Ti ho chiesto scusa…”
“Prima di accettarle le tue scuse posso farti una domanda?” chiedo, sono molto curiosa in effetti e la botta in testa doveva aver fatto danni, sì…
“Spara, bimba.”
“Saresti capace di fare sesso mentre dormi?”
Linds mi squadra, i gomiti appoggiati sul materasso ed i capelli biondi a pennacchio in tutte le direzioni. La sua espressione sorpresa si trasforma in malizia in un millisecondo.
“È una richiesta?”
“La tua non è una risposta…”
“Potremmo sperimentarlo assieme…” opta, avvicinandosi con movenze feline.
“Non è una eventualità, Linds…abbassa la cresta da corteggiamento…” dico con un gocciolone, ma perché gliel’ho chiesto?! Ho bisogno di un controllo mi sa, qualche rotella è andata fuori posto come minimo!
“Non mi è mai successo.” risponde sul serio, pensoso “Ma nella vita non si può mai sapere…”
“Interessante.”
“Davvero…”
Il suo ghigno promette scenari al quale è meglio non pensare in questo momento quindi decido che l’opzione migliore è allontanarsi, almeno per adesso.
“Vado a fare il caffè…”
“Hai intenzione di andare a lezione il sabato!?” domanda stupito.
“Sì, sai io non sono un mostro d’intelligenza rispetto alla media…qualcosa in contrario?” mi volto, osservandolo indifferente.
“Se bigi un giorno non succederà nulla, tesoro.” si allunga sul letto, voluttuoso come un leopardo a pancia in su “A mio avviso, avresti davvero bisogno di riposarti.”
Mi appoggio allo stipite della porta “E cosa mi consiglieresti di fare?”
“Io sono a tua disposizione…” sorride di rimando, strizzando gli occhi.
Scuoto la testa e vado in cucina a prepararmi la colazione, dopo pochi minuti si rifà vivo ed inizia ad intrecciarmi i capelli mentre tiro fuori dalla credenza le tazze.
“Potremmo andare in giro per la città…” dice, continuando a giocare con le ciocche e stavolta sembrava serio “A quanto pare presso l’Accademia delle Scienze hanno aperto una nuova mostra…”
“Ti interessi anche di musei, adesso?”
“C’è sempre da imparare.” alza le spalle.
Gli metto in mano la mug e sospiro “Vada per la mostra…ma ci andiamo a piedi.”
“Perché?”
“Ho bisogno d’aria e di movimento, mi sento un topo da biblioteca.”

L’Accademia delle Scienze è nel bel mezzo del Golden Gate Park, il più grande spazio verde di San Francisco; il mio preferito. In certi punti sembra un bosco in piena regola, come quelli di Reno, la città dove sono cresciuta.
Così lasciamo la macchina nel parcheggio dello stabile di Linds, poi camminiamo per tre isolati ed aspettiamo pazientemente uno dei tram BART.
Dopo una corsa di mezz’ora veniamo scaricati in una delle tre stazioni attorno al parco e scendiamo assieme ad una selva di turisti. Basta seguire la folla e nel giro di pochi minuti siamo in coda per accaparrarci il diritto di entrare nell’affollatissimo museo. L’edificio è diviso in tre sezioni distinte e un’ala è ancora in fase di restauro.
Ce la prendiamo comoda, passando prima per l’acquario.
L’atmosfera azzurrina è tranquilla e spendo il più del mio tempo a guardare pesci di varie specie fare avanti indietro nelle vasche con calma mastodontica.
Quando decido che è meglio cercare Linds per proseguire la visita lo trovo intento a studiare minuziosamente un opuscolo dall’aria noiosissima. Le lenti degli occhiali a meno di dieci centimetri dalla carta patinata, da vero nerd.
“Interessante?” domando con un sorriso tranquillo, a braccia incrociate.
“Lo sapevi che alcune specie di pesci si danno al parassitismo sessuale?”
Roteo gli occhi…è l’unica persona che conosco che trae piacere a pensare solo ad un preciso argomento.
“Hai un blocco cerebrale o sei solo incredibilmente curioso ed pervertito?” replico “E comunque potevi andare direttamente alla mostra se non ti andava di accompagnarmi q-”
“Pensa alle possibilità!!! Sesso a qualunque ora!”
“Linds…”
“Immagino però che non sia tenuto in considerazione il tradimento…poveri piccoli pesciolini!”
“Linds mollala!!!” gli pianto uno scappellotto dietro la nuca, davvero seccata ed anche a disagio…una mezza dozzina di persone ci sta fissando con occhiate dal disgusto al divertito, urge cambiar aria!
Lo agguanto per un braccio, trascinandolo fuori dall’ala semi-illuminata fino al museo di storia naturale dove la luce cola come oro dai grandi lucernari sul soffitto. Maestosi scheletri di dinosauro prendono quasi tutta la galleria.
“Ti sei reso conto che con le tue disquisizioni a carattere riproduttivo ti sei fatto riconoscere da tutti là dentro?!” sparo stizzita.
“Non c’è niente di male nel parlare di accoppiamento, ma belle…è una cosa naturale. Tutte le specie viventi si accoppiano, a meno che non usino la mitosi…” Professor Lagden mode on.
“E speriamo che la clonazione non prenda piede perché sarebbe un male per tutta l’umanità se decidessero di clonarti!”
Sta per ribattere quando si fa serio e stringe le labbra “Sei contro la clonazione?”
“Non in generale e se per riproduzione di singoli organi…contro quella della tua persona, assolutamente sì!” c’è del vero nelle mie parole.
“Immagina…attorniata da dieci Linds…” dichiara con occhi spiritati “Tutti che vogliono portarti a letto…”
Ha dei moodswing da cefalea assicurata…
“Ho paura che non ce ne sarà abbastanza per tutti…non mi va di fare da scuola guida per una squadra di calcio!”
Linds si ferma, guardandomi con tanto d’occhi “Questa battuta non mi fa particolarmente ridere, sai?”
“L’hai iniziato tu l’argomento, adesso sotterralo…” sorrido bastarda, dandogli una pacca giocosa sulla spalla.
Abbiamo raggiunto l’ala della mostra dove si è riunita il più della gente in visita al Museo; l’ esposizione riguarda alcuni reperti riguardanti la fase cro-magnon della civiltà umana e una sezione intera sui ritrovamenti dei coniugi Leakey.
A me attirano le cose viventi e non capisco come osservare animatronics e teschi o scheletri possa essere di qualche divertimento ma Linds sembra così preso che non ho il cuore di distoglierlo ed allora lo seguo in silenzio.
In fondo lui non mi ha distratta mentre ho passato almeno un quarto d’ora a fissare una specifica vasca piena di pesci tropicali.
Così mi ritrovo a fissarlo mentre si china ad osservare con espressione presa i vari reperti e leggere le targhette nelle teche. Gli si è formata una ruga in mezzo alle sopracciglia, così interessato che non sembra nemmeno il solito Linds quello con il commento a sfondo erotico sempre pronto.
Dannazione! Non è niente male con quella faccia da uomo maturo nel bel mezzo di un discorso filosofico sul bene e sul male! E non sta neanche aprendo bocca!
M’inumidisco le labbra inconsciamente, mordendomi il labbro inferiore in un secondo momento e continuo a fissarlo…okay, ha un non so che di attraente ma è meglio non farne parola o si monta la testa.
“Che c’è?” la domanda di Linds mi prende di sorpresa ed incontro i suoi curiosi occhi neri.
“Eh…?”
“Mi stai fissando da almeno cinque minuti, ma belle, iniziavo a preoccuparmi…” inclina il capo da un lato con un sorrisetto “Non è che hai tirato una boccata mentre non guardavo?”
“Haha…fattele tu le canne, spiritosone!” Non credevo di arrivare a questo punto ma…Tu. Sei. Il. Mio. Problema. Linds!
Saranno stati i fatti della sera precedete ma mi è venuta voglia di fare sul serio con lui… grazie a Dio i miei piedi sono saldamente piantati per terra. Non posso darla vinta ai miei bassi istinti solo perché il suo viso di profilo è bello!
Dopo quell’amichevole scambio di vedute mi prende più in considerazione, iniziando ad indicarmi le cose più strane della mostra, e spiegandomi i concetti base dell’antropologia primitiva.
Un’ora abbondante dopo ci siamo lasciati alle spalle le grandi doppie porte del museo e ci dirigiamo ai giardini botanici, avevo letto su qualche giornale che nella sezione giapponese erano state importate da poco trenta o quaranta nuovi ibridi di piante di loto e di iris.
“I fiori sono molto delicati…” commenta Linds, mentre camminiamo, stirandosi le braccia dietro la schiena.
“Ti prego non tirarmi fuori che sono cose da femmine o che i fiori sono apparati sessuali, ok?!”
“Non ne avevo l’intenzione…” e sorride, quel grandissimo -!
La sua ossessione inizia ad attaccarsi anche a me come una malattia infettiva…mannaggia!
Per vedere gli iris dobbiamo entrare nella serra dove il caldo, rispetto all’esterno, è asfissiante ma la vista ripaga anche il clima invivibile.
Una miriade caleidoscopica di colore si sparge in ogni direzione ed il profumo dei fiori era intenso ma non greve come me lo sono immaginato.
È difficile vedere tutte le specie senza lasciarne indietro qualcuna ma Linds si mostra metodico, indicandomi quelli più strani o dai colori più curiosi.
Pranziamo in uno dei chioschi e passeggiamo sotto i viali alberati, parlando del più e del meno ed anche dei prossimi argomenti del corso di quantistica.
Il primo pomeriggio sta volgendo al termine e la temperatura quasi primaverile rimane stabile nonostante l'umidità soffocante.
“Linds…”
“Sì?”
“Mi hai salvato per modo di dire…e nonostante ti abbia già respinto più di una volta, t’interesso ancora…perché?”
Si è fermato, osservandomi attentamente.
“Tu cosa pensi?” domanda cauto, ti ha fregata Michelle.
“Se te lo domando è perché desidero saperlo.” replico con il tono più serio che ho, cercando di sostenere il suo sguardo.
Linds scuote la testa, alza le spalle e si siede sulla panchina lì vicino. Passa le dita fra i capelli poi batte il palmo dell’altra mano sulla seduta e mi siedo accanto a lui.
“Michelle non sono il tipo di persona capace di passare davanti a qualcuno in bisogno senza battere ciglio. Pura e semplice civiltà e poi…”
“E poi cosa?”
Controllati, tra un po’ gli tirerai fuori le parole di bocca con le tenaglie e si chiuderà come una scatola da sardine è certo!
“Siamo molto simili…e come se rivedessi me stesso alcuni anni più giovane. L’ho notata subito la tua voglia di conquistare la vita e sparire da questo posto. La fame di libertà, di scalare la vetta e guadagnare montagne di soldi. No, in fondo non siamo poi così diversi.” ridacchia appena e si lascia andare all’indietro, le lunghe gambe piegate al ginocchio.
“Tu stai ancora cercando di arrivarci alla vetta?” domando confusa.
“Ti sembro il tipo da fare attività fisica, io? E poi odio le grandi altezze!” mi guarda di sbieco con un ghignetto.
Time-out, tempo delle confessioni concluso. Si prega di ritornare tra un paio di secoli per la prossima seduta. Grazie ed arrivederci.
Sospiro paziente, tanto più di così non scopro quest’oggi e gli tendo una mano.
Linds mi guarda curioso, un’espressione alla ‘Come-si-disinnesca-questa-bomba?’
“Siamo amici, allora?” faccio esasperata.
“La tua definizione di amicizia, prego.”
“Stai scherzando?” sbotto, Linds mi guarda da sopra gli occhiali con le sopracciglia alzate. Ma è completamente sciroppato!
Poi capisco la sua mania dei doppi sensi…starà sicuramente pensando ai benefici di suddetta amicizia.
“Aiutarsi nel momento del bisogno…e poi in fin dei conti mi stai simpatico.” dico con cautela, tagliando di netto la parte dell’affetto e dell’interesse reciproco.
Hai la sensazione che scapperebbe a gambe levate, Michelle tira giù le mani dal banco! Inizi ad aver voglia di portartelo a letto tanto per vedere come se la caverebbe.
Da quello che hai visto – e sentito - non è messo per niente male!!!

“Se la metti così…” mi afferra la mano e stringe “Ma non contare ciecamente su di me.”
“Paradosso!”
“Nah…pura logica. Non sono onnipotente…e non mi era mai capitato di far amicizia con una donna, non in questi termini almeno. Tu però sei terribilmente divertente, le tue emozioni ti si leggono in faccia.” sorride, gli occhi brillano nella luce lattiginosa e non c’è niente di sinistro per una volta “Sei la mia eccezione alla regola, ma belle. Ti riaccompagno casa, ti va di ricominciare a studiare?”
Ma perché ha la brutta abitudine di cambiare discorso proprio quando si fa interessante?!
Lo guardo corrucciata ed annuisco…ho sentimenti contrastanti sul fatto di essere un’eccezione per lui.
Sarà un bene, sarà un male? Boh!
Da come ne parla sembra quasi che le donne gli interessino solo per questioni di carattere orizzontale, ma non mi sembra un misogino nel pieno significato del termine…ma perché? C’è una spiegazione?
Topo sei un mistero, sul serio.

Oh, can you just tell me
It's all right (It's all right)
Let me sleep tonight
Oh, can you comfort me
Tonight (It's all right)
Make it all seem fine
I just can't make it alone
(not tonight)

We have existence and it's all we share
Keep on pushing 'cause I know it's there
The Verve ~ Space and time

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Space and time.

Le note di questo capitolo sono:
- Il Lysol è una soluzione disinfettante usata negli ospedali;
- BART così è chiamato il sistema tranviario di San Francisco che combina percorsi fuori terra, passaggi tipo metro e tratti a cremagliera per superare le salite. Le carrozze sono famose per la loro linea vintage tanto da essere diventate un punto di riferimento per il turismo della città;
- Il Golden Gate Park è il parco più grande di San Francisco, l'equivalente di Central Park per NY. Si estende dal centro della città verso Ovest, fino a toccare la costa dell'Oceano Pacifico. Ospita: Conservatory of Flowers, Japanese Tea Garden ed il giardino botanico cittadino, più ovviamente l'Accademia delle Scienze, uno zoo ed il lago Merced;
- Louis e Mary Leakey (più tardi anche il loro figlio Richard) sono noti paleoantropologi inglesi che hanno vissuto e svolto le loro ricerche sulla evoluzione umana in Kenya; a loro si deve la scoperta che gli uomini primitivi non derivano dallo stesso ceppo di appartenenza ma si classificavano in diverse razze (orientale, caucasica, africana, scandinava ecc.);
- Ed in ultimo il parassitismo dei pesci esiste davvero. Sì, mi sono documentata anche su questo...colpa del topo. Mi fa fare delle fatiche bibliche! LoL

La vostra è stata una lunga attesa ma spero che questo capitolo da 5100 parole vi soddisfi. xD
Da adesso non devo più correggere vecchie bozze, la storia è tutta nella mia testa e posso manovrarla a piacere, questo mi terrorizza e mi esalta perché ho paura di mandare in OOC i miei due ragazzi! @@
Quindi incrocio le dita e spero di tirare le fila di questa avventura fino alla fine nella maniera che voglio.

Ringraziamenti dovuti a Petitecherie per aver commentato lo scorso capitolo ed avermi fatto fare scoperte importanti (LoL)
Ci rivediamo al più presto con un nuovo capitolo...anche se non so quando xD
Hermes

  
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