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Autore: Less_    04/01/2013    0 recensioni
Ho sempre avuto paura dell'acqua.
E' quel genere di terrore atavico che ti attanaglia le membra in una morsa serrata, lo stesso genere di orrore che normalmente si prova davanti alla morte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre avuto paura dell'acqua.

E' quel genere di terrore atavico che ti attanaglia le membra in una morsa serrata, lo stesso genere di orrore che normalmente si prova davanti alla morte.

Non è che non sopportassi di bere o lavarmi, ma non ho mai potuto fare un bagno né una nuotata in piscina, e non c'è mai stato verso di convincermi ad andare al mare dopo che capii di cosa fosse fatto l'oceano.

Il semplice pensiero di una massa d'acqua davanti, dietro o peggio, attorno a me, faceva sì che mi mancasse il fiato e mi sentissi oppressa.

Non so il motivo.

Avrebbe potuto essere tanto un trauma infantile che non riuscissi a ricordare quanto una fobia irrazionale.

E' a questo che pensavo mentre osservavo la pioggia battere contro il vetro del salotto.

Avevo spento la luce per non distinguere bene le gocce d'acqua e in quel momento stavo fingendo di trovarmi all'aperto, in un debole tentativo di reprimere la paura.

Era una novità, per me. Non ci avevo mai provato prima, ma la mia terapeuta - quella che era intervenuta dopo lo spiacevole espisodio dei gavettoni organizzato da quelli che si professavano miei amici - mi aveva ordinato di provarci.

Secondo lei dovevo "conoscere il nemico", perciò mi aveva affibiato un libro di chimica -che non capivo-, un manuale new age sui chackra e i flussi interiori, una decina di fogli di appunti spillati assieme e un CD che riproduceva tracce musicali 'rilassanti' che coinvolgevano il rumore dei fiumi o la risacca.

L'esperimento con il CD era andato davvero molto male e la terapeuta e io avevamo deciso di comune accordo che sconfiggere la fobia dell'acqua era meno importante dell'insonnia che mi coglieva quando ascoltavo quei suoni raccapriccianti.

Una volta mi ero svegliata urlando nel cuore della notte mentre lo stereo riproduceva il rumore di una tempesta. Avevo deciso di non riportare l'episodio alla psichiatra, nella convinzione che degli psicofarmaci mi avrebbero fatto più male che bene, ma avevo insisto parecchio per restituirle il dannato disco.

 

Fu mentre osservavo la pioggia che scoppiò l'incendio.

Non sono sicura della sua origine - probabilmente cercarono di dirmelo, dopo, ma non stavo ascoltando e in ogni caso non mi interessava.

Vidi il fuoco baluginare all'angolo opposto della stanza. Non era ancora un inferno in terra e forse avrei potuto spegnerlo da sola se avessi potuto raggiungere il bagno o la cucina.

Ma non potevo; semplicemente non potevo. Le fiamme sbarravano la strada in direzione di entrambe le stanze e si facevano sempre più alte, sempre più alte. Divoravano i tendaggi e i tappeti, i quadri e poi attecchirono persino sul rivestimento delle pareti e sulla stoffa del divano.

Io me ne rimasi lì, immobile, ad aspettare, impotente, perché non c'era niente che fossi in grado di fare.

 

Ho passato molte notti a pensare a come avrei potuto evitare il disastro.

C'erano le scale antincendio.

C'era la finestra.

Ad un certo momento, la porta d'ingresso era ancora libera.

Ma penso che il problema fosse dentro di me.

E non penso che fosse la paura dell'acqua. Pensandoci, avevo più paura della vividezza delle fiamme che dell'oblio dei flutti.

L'acqua poteva ingoiarmi, ma il fuoco poteva bruciarmi.

Poteva bruciarmi così a fondo che a un certo punto, se avesse raggiunto e arso i nervi, non avrei sentito neanche più il dolore; poteva bruciarmi così a fondo che la mia unica salvezza sarebbe stata l'acqua.

 

Poteva bruciarmi e io non volevo bruciare tanto quanto non volevo annegare.

La paura è relativa.

E la vita lo è così tanto che a confronto con la morte sbiadisce, e perde importanza.

 

Avrei fatto meglio a rischiare. Chiunque dovrebbe preferire il rischio alla sicurezza.

Perché una cosa, adesso, è sicura, e io darei qualsiasi cosa per cambiarla.

Darei qualsiasi cosa per tornare indietro e rischiare.

 

 

A quell'incendio non sono sopravvissuta.


cinqueparole

   
 
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