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Autore: Raksha3    04/01/2013    3 recensioni
Il Gran Sacerdote ha un sospetto, la Dea Athena che si è presentata al suo cospetto ha un cosmo troppo potente per essere abbattuto ma c'è qualcosa in lei che lo turba.
Le Dee delle Stagioni sono sparite, una nuova Athena appare mentre ancora Aioria del Leone non riesce a svelare il mistero del tradimento di Aiolos.
Una nuova catastrofe si abbatterà sulla Terra, una minaccia che può essere sventata solo dai Cavalieri perché solo loro, comuni mortali, sanno cosa significhino il freddo invernale, le tempeste autunnali, gli insetti primaverili e il calore estivo.
Riusciranno a combattere la minaccia?
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Neve.

Ci vediamo alla fine!

Il tempo passò al Grande Tempio, il cielo cambiava continuamente turbando Aioria più di quanto avesse voluto. Il Gran Sacerdote aveva avuto ragione. L'inverno era arrivato con le sue piogge torrenziali e, al contrario degli altri anni, aveva deciso di portare la neve anche ad Atene. Aioria capì subito che stava succedendo qualcosa di strano dai primi fiocchi di neve candida che vide. Atene non era famosa per la neve, non l'aveva vista che una o due volte al massimo e sempre in occasioni catastrofiche.
Se ne stava seduto sugli scalini della casa insieme a Dana quando la ragazza ne vide uno scendere dal cielo. Dana toccò quella poltiglia d'acqua ghiacciata e lo guardò con occhi spalancati.
“La neve non cade ad Atene.”, sussurrò con un brivido nella voce.
“Il Gran Sacerdote aveva ragione.”, imprecò Aioria correndo in direzione del Grande Tempio. Disse a Dana di restare in casa e di non uscire mai di lì fino al suo ritorno. Qualcosa di tremendo stava per accadere.
Dana corse in camera sua agguantando il mantello e la maschera buttati sul letto. Se li mise e si tirò il cappuccio sui capelli fino a nascondere persino il viso. Corse con quanta più forza poté fino alla decima casa. I suoi rapporti con Shura non erano cambiati molto ma spesso la riceveva per una partita a scacchi o semplicemente per intrattenersi con qualche chiacchiera. Dana, dal canto suo, voleva sempre ribadire la sua schiacciante vittoria su di lui.
Alla decima casa non aspettò che il Cavaliere uscisse per darle il bentornato ma entrò di corsa mollando il mantello sulla prima sedia che vide. Si guardò intorno senza trovare il ragazzo.
“Dove diavolo sei finito, proprio adesso che devo parlarti seriamente. Stupida capra!”, esclamò lei battendo i piedi in terra. Aprì tutte le porte che vide lungo le pareti gettando dentro le stanze un'occhiata fugace.
Fu quando vide un grosso letto che si fermò nonostante l'agitazione. Ai quattro angoli si alzavano piccole colonnine tutte unite da un panno di seta rosso. Si arrotolavano sulle punte creando un baldacchino da sogno. Dana sorrise pensando a quanto fosse strano che un Cavaliere così burbero dormisse in un letto così bello e simbolo di tranquillità.
Entrò a passo lento dando un'occhiata fugace alle porte del corridoio sperando che Shura non arrivasse in quel momento, cogliendola in fallo.
Si avvicinò piano al baldacchino e quello che vide quasi la fece gridare. Il Cavaliere se ne stava rannicchiato sotto le grosse coperte con la testa poggiata di lato. Se ne stava a pancia in su, come un uomo virile e forte ma che non ama le attenzioni ed è riservato. A Tenerife una donna le aveva spiegato che ad ogni posizione per dormire corrisponde un carattere e sicuramente la posizione del soldato era quella giusta per Shura.
Le palpebre si adagiavano morbide sui suoi occhi chiari e i capelli erano sparsi sopra il cuscino bianco. Aveva un'aria così calma e delicata che a Dana venne voglia di carezzarlo. Si trattenne ma si inginocchiò al lato del letto e si levò la maschera.
Ascoltò il suo respiro pacato e silenzioso, anche se ogni tanto dava qualche sbuffo, come un leggero russare ma controllato. Piegò le braccia sulla coperta e ci distese sopra il viso. Da quell'angolazione vide la calma che si nascondeva dentro un Cavaliere così angosciato, così scontroso. Il controllo e la forza che si celavano agli occhi di tutti ma che poi venivano fuori mentre dormiva.
Sorrise guardando la linea delle sopracciglia che lo rendevano serio quando era sveglio e dolce adesso che dormiva. La mascella non era contratta come era abituata a vedere ma distesa e rilassata. Shura era bello e lei non riusciva a non sorridere mentre lo guardava dormire.
Si chiese se avesse dovuto svegliarlo per annunciargli la catastrofe ma preferì lasciarlo dormire beato. Si alzò lentamente e si mise la maschera prima di uscire dalla stanza.
Si sistemò il mantello sopra i capelli e si preparò alla corsa verso la casa di Aioria quando una voce assonnata ed impastata la fermò.
“Ti ho sentita uscire dalla mia stanza. La prossima volta potresti anche bussare.”, disse Shura grattandosi la testa. Aveva indossato una lunga vestaglia bianca che probabilmente copriva il pigiama o l'intimo con cui dormiva.
Dana sorrise ironicamente mentre guardava il ragazzo che poco prima sembrava un angelo trasformarsi nel diavolo che la prendeva in giro.
“Credo che con questo siamo pari.”
“Touché”, esclamò Shura allacciandosi in vita la vestaglia. “Ma che brava, abbiamo imparato a metterci la maschera, che bella cosa.”
“Shura, io ti uccido.”, esclamò lei saltandogli al collo. Shura la bloccò contro la colonna sorridendo.
“Ancora con questa storia? Non ti sei stufata di comportarti come cane e gatto? Tranquillizzati e andiamo di là, ho bisogno di mangiare qualcosa per svegliarmi.”
Shura si staccò da lei e si diresse verso l'enorme cucina all'interno della seconda porta d'avorio. Era simile a quella di Aioria se non per le tende scure che evitavano alla luce di penetrare con tutta la sua forza.
“Non c'è tempo di mangiare!”, esclamò Dana ricordandosi l'imminente catastrofe.
“C'è sempre tempo per mangiare!”, ribatté lui stizzito. Dana lo afferrò per un polso e lo portò ad una delle finestre oscurate con le tende scure. Ne aprì una con poca grazia ferendo gli occhi del Cavaliere.
“Per l'amor di Athena, Dana! Sono un Cavaliere ma la luce appena sveglio fa male anche a me!”, disse lui coprendosi gli occhi. Se li massaggiò e scosse la testa per riprendere vigore.
“Sta nevicando, Shura!”, urlò Dana da sotto la maschera. Avrebbe voluto gettarla via per far vedere il terrore che stava provando.
“E con questo, sai quanta neve... Un momento, ad Atene non cade la neve!”, esclamò Shura guardando la maschera di Dana. La ragazza incrociò le braccia al petto come a dire “te l'avevo detto” e il ragazzo non poté far altro che levarsi la vestaglia e correre a mettersi qualcosa che lo coprisse dal freddo.
Dana vide la schiena nuda di Shura che si muoveva su e giù per le stanze in cerca degli abiti adatti. Apriva armadi e cassetti e poi li richiudeva con forza.
“E quello sarebbe il Cavaliere più forte e pacato del Grande Tempio?”, domandò la ragazza a voce alta. Shura si posizionò di fronte a lei e la guardò trucemente.
“C'è momento e momento per stare calmi, questo non è un momento di quelli. Per Zeus, sta succedendo qualcosa ai Cancelli dell'Olimpo, ad Atene non nevica! Dobbiamo informare il Gran Sacerdote.”, esclamò Shura tornando alla sua occupazione.
“Sta già andando Aioria.”, disse Dana sedendosi su una sedia e agguantando una focaccina fredda.
Shura si bloccò nel mezzo del corridoio e guardò la ragazza. Se ne stava appollaiata sulla sedia a mangiare mentre gli porgeva la vestaglia. In quel momento provò la seria voglia di ucciderla. Prese la vestaglia in malo modo e si diresse verso la sua stanza. Dana osservò la schiena muscolosa del ragazzo che scendeva verso il basso disegnando due glutei sodi e gambe forti e agili.
“Per me puoi restare anche così, eh!”, urlò al ragazzo mentre sbatteva la porta.
Dana rimase sola e decise che avrebbe potuto cucinare qualcosa per colazione a Shura. Entrò nella cucina e aprì vari sportelli prima di trovare una buona padella per fare due uova o qualsiasi altra cosa potesse fare con i pochi ingredienti che il ragazzo aveva nella dispensa.
Lei, però, non sapeva cucinare. A Tenerife si arrangiava con il poco cibo che aveva a disposizione e ogni tanto faceva la zuppa, ma a colazione non mangiava mai niente di sostanzioso.
Al Tempio ci pensava Aioria, per cui non sapeva fare niente.
“Sono un Cavaliere, posso fare tutto.”, disse Dana per incoraggiarsi. Lasciò la maschera sul tavolo e cominciò a cuocere un uovo.
Shura intanto si stava mettendo addosso qualcosa di caldo, la neve ad Atene era un presagio di cattivo auspicio oltre che previsione di grande freddo invernale. Sicuramente i Cancelli dell'Olimpo dovevano essere presidiati dalle Dee delle Stagioni e se avevano deciso di anticipare l'inverno, un motivo c'era. Shura camminò su e giù per la stanza pensando a cosa stesse accadendo.
Sentì un odore strano, qualcosa che bruciava e si rese ben presto conto che proveniva dalla sua cucina. Scattò come un gatto verso la porta d'avorio e vide Dana alle prese con qualcosa.
“Che stai facendo?! Mi metti al rogo la casa, pazza!”, urlò Shura spingendola a sedere al tavolo.
Tentò di salvare quell'uovo che la ragazza stava cucinando ma fu totalmente impossibile. Era negata in cucina. Una donna che era negata nelle materie culinarie non era una buona donna.
Prese altre due uova e le saltò bene bene in padella prima di metterle in due scodelle. Ne porse una alla ragazza e si sedette di fronte a lei.
Alzò lo sguardo dal piatto e vide due grossi occhi verdi che lo osservavano con ai lati una striscia di lacrime. Non aveva notato la maschera poggiata sul tavolo altrimenti si sarebbe infuriato ma in quel momento non se la sentiva di rimproverarla.
Si alzò e andò verso di lei inginocchiandosi.
“Che stai facendo?”, domandò con sguardo serio. Dana tentò di trattenere le lacrime che le scendevano per le guance.
“Io... Io... Sto piangendo! Ma non voglio farlo! I Cavalieri non piangono!”, esclamò Dana coprendosi il viso. Shura per la prima volta sentì il desiderio di abbracciarla ma fu lei a prendere l'iniziativa. Si aggrappò con forza alla maglia del ragazzo e cominciò a singhiozzare.
Shura non era mai stato abbracciato così, non era mai stato abbracciato e basta, e trovandosi in quella situazione non seppe proprio cosa fare. Dapprima pensò di scansarsi, di lasciare che un Cavaliere capisse per cosa è giusto piangere e per cosa no, ma poi diventò umano, quel briciolo di umanità che aveva nascosta in sé lo costrinse ad alzarsi e a stringere Dana per le spalle.
Fu un abbraccio impacciato ma gli piacque terribilmente. Le spalle esili della ragazza stavano a meraviglia nella tana creata dal suo petto e sentire l'odore dei suoi capelli, concederle un rifugio sicuro lo fece rilassare un momento.
Le accarezzo la testa con movimenti meccanici; lo aveva visto fare a qualche amico quando erano adolescenti o anche Aioria quando stava con Marin, ma non si credeva capace di farlo.
“Più lentamente.”, sussurrò Dana. Shura avvampò e si irrigidì fin quando la ragazza non si scostò e afferrò la maschera, poggiandola nuovamente sul suo viso. Shura rifletté per qualche secondo, poi la fermò e le prese un lembo della maschera alzandolo lentamente.
“Puoi... - cominciò titubante – Puoi smettere di indossarla quando sei qui, se vuoi.”
Dana non era pronta a quello che era uscito dalle labbra del Cavaliere così rimase imbambolata e con la bocca spalancata. Sorrise quando capì che Shura si era finalmente aperto a lei, era riuscita a far emergere l'uomo che stava in lui e non quella macchina da guerra scontrosa che aveva conosciuto due mesi prima.
L'affetto che piano piano era nato in lei adesso la costringeva a guardarlo e ad implorare Athena che la proteggesse da azioni sconsiderate.
Shura mandò al diavolo tutti i valori in cui credeva. Non c'era più rispetto, non c'erano più la distanza e la gerarchia, c'era solo un uomo e una donna, due persone normali. C'era anche lui, in mezzo a quei due, lo Shura pazzo che aveva ucciso Aiolos e che non aveva la forza per confessarlo a sua sorella, ma se ne stava sopito e schiacciato dalle emozioni.
Stavolta fu lui ad abbracciarla, a stringerla a sé con violenza, quasi a volerla soffocare. Gli piaceva sentirla lì vicino, sentire che potevano scontrarsi da un momento all'altro ma che ci sarebbe sempre stata a ribadirgli che lui era un Cavaliere giusto, un Cavaliere con delle speranze.

Benebenebene. Questo è il capitolo più OOC che ho nel mio repertorio, ma con questo nuovo anno alle porte ho pensato che fosse meglio rallegrarvi con qualche cavolata alla Dana's Show. 
C'è poco da rammentare qui alla fine, a parte che si inizia a capire cosa sta succedendo e Shura lo spiega. Spiega in piiiiiccoli termini quale catastrofe è avvenuta. I Cancelli dell'Olimpo sono ovviamente di mia invenzione e sono dei grandi cancelli d'oro presidiati dalle Dee delle Stagioni, le Ore, e che non fanno nè entrare nè uscire niente e nessuno, così come gli agenti atmosferici. 
Da questo piccolo particolare, dalla neve ad Atene, Shura capisce che sono aperti. Voi direte, perché è così problematico?
E io vi dico che se i Cancelli non sono presidiati e sono aperti, le stagioni non sono controllate e possono durare a loro piacimento, inoltre si scombinano molti fattori climatici che non sono proprio all'ordine del giorno. 
La neve ad Atene non è così rara, se devo confessarmi, però non capita sempre, perciò ho scelto questo agente atmosferico per mettere un po' di pepe. 
A voi le tastiere e speriamo che salgano i numerini delle recensioni.
Ringrazio i soliti, soprattutto KillerKing e Sagitter no Tania. <3

   
 
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