Ci vediamo alla fine!
Il
tempo passò al Grande Tempio, il
cielo cambiava continuamente turbando Aioria più di quanto
avesse
voluto. Il Gran Sacerdote aveva avuto ragione. L'inverno era arrivato
con le sue piogge torrenziali e, al contrario degli altri anni, aveva
deciso di portare la neve anche ad Atene. Aioria capì subito
che
stava succedendo qualcosa di strano dai primi fiocchi di neve candida
che vide. Atene non era famosa per la neve, non l'aveva vista che una
o due volte al massimo e sempre in occasioni catastrofiche.
Se ne stava seduto sugli scalini della
casa insieme a Dana quando la ragazza ne vide uno scendere dal cielo.
Dana toccò quella poltiglia d'acqua ghiacciata e lo
guardò con
occhi spalancati.
“La neve non cade ad Atene.”,
sussurrò con un brivido nella voce.
“Il Gran Sacerdote aveva ragione.”,
imprecò Aioria correndo in direzione del Grande Tempio.
Disse a Dana
di restare in casa e di non uscire mai di lì fino al suo
ritorno.
Qualcosa di tremendo stava per accadere.
Dana corse in camera sua agguantando il
mantello e la maschera buttati sul letto. Se li mise e si
tirò il
cappuccio sui capelli fino a nascondere persino il viso. Corse con
quanta più forza poté fino alla decima casa. I
suoi rapporti con
Shura non erano cambiati molto ma spesso la riceveva per una partita
a scacchi o semplicemente per intrattenersi con qualche chiacchiera.
Dana, dal canto suo, voleva sempre ribadire la sua schiacciante
vittoria su di lui.
Alla decima casa non aspettò che il
Cavaliere uscisse per darle il bentornato ma entrò di corsa
mollando
il mantello sulla prima sedia che vide. Si guardò intorno
senza
trovare il ragazzo.
“Dove diavolo sei finito, proprio
adesso che devo parlarti seriamente. Stupida capra!”,
esclamò lei
battendo i piedi in terra. Aprì tutte le porte che vide
lungo le
pareti gettando dentro le stanze un'occhiata fugace.
Fu quando vide un grosso letto che si
fermò nonostante l'agitazione. Ai quattro angoli si alzavano
piccole
colonnine tutte unite da un panno di seta rosso. Si arrotolavano
sulle punte creando un baldacchino da sogno. Dana sorrise pensando a
quanto fosse strano che un Cavaliere così burbero dormisse
in un
letto così bello e simbolo di tranquillità.
Entrò a passo lento dando un'occhiata
fugace alle porte del corridoio sperando che Shura non arrivasse in
quel momento, cogliendola in fallo.
Si avvicinò piano al baldacchino e
quello che vide quasi la fece gridare. Il Cavaliere se ne stava
rannicchiato sotto le grosse coperte con la testa poggiata di lato.
Se ne stava a pancia in su, come un uomo virile e forte ma che non
ama le attenzioni ed è riservato. A Tenerife una donna le
aveva
spiegato che ad ogni posizione per dormire corrisponde un carattere e
sicuramente la posizione del soldato era quella giusta per Shura.
Le palpebre si adagiavano morbide sui
suoi occhi chiari e i capelli erano sparsi sopra il cuscino bianco.
Aveva un'aria così calma e delicata che a Dana venne voglia
di
carezzarlo. Si trattenne ma si inginocchiò al lato del letto
e si
levò la maschera.
Ascoltò il suo respiro pacato e
silenzioso, anche se ogni tanto dava qualche sbuffo, come un leggero
russare ma controllato. Piegò le braccia sulla coperta e ci
distese
sopra il viso. Da quell'angolazione vide la calma che si nascondeva
dentro un Cavaliere così angosciato, così
scontroso. Il controllo e
la forza che si celavano agli occhi di tutti ma che poi venivano
fuori mentre dormiva.
Sorrise guardando la linea delle
sopracciglia che lo rendevano serio quando era sveglio e dolce adesso
che dormiva. La mascella non era contratta come era abituata a vedere
ma distesa e rilassata. Shura era bello e lei non riusciva a non
sorridere mentre lo guardava dormire.
Si chiese se avesse dovuto svegliarlo
per annunciargli la catastrofe ma preferì lasciarlo dormire
beato.
Si alzò lentamente e si mise la maschera prima di uscire
dalla
stanza.
Si sistemò il mantello sopra i capelli
e si preparò alla corsa verso la casa di Aioria quando una
voce
assonnata ed impastata la fermò.
“Ti ho sentita uscire dalla mia
stanza. La prossima volta potresti anche bussare.”, disse
Shura
grattandosi la testa. Aveva indossato una lunga vestaglia bianca che
probabilmente copriva il pigiama o l'intimo con cui dormiva.
Dana sorrise ironicamente mentre
guardava il ragazzo che poco prima sembrava un angelo trasformarsi
nel diavolo che la prendeva in giro.
“Credo che con questo siamo pari.”
“Touché”, esclamò Shura
allacciandosi in vita la vestaglia. “Ma che brava, abbiamo
imparato
a metterci la maschera, che bella cosa.”
“Shura, io ti uccido.”, esclamò
lei saltandogli al collo. Shura la bloccò contro la colonna
sorridendo.
“Ancora con questa storia? Non ti sei
stufata di comportarti come cane e gatto? Tranquillizzati e andiamo
di là, ho bisogno di mangiare qualcosa per
svegliarmi.”
Shura si staccò da lei e si diresse
verso l'enorme cucina all'interno della seconda porta d'avorio. Era
simile a quella di Aioria se non per le tende scure che evitavano
alla luce di penetrare con tutta la sua forza.
“Non c'è tempo di mangiare!”,
esclamò Dana ricordandosi l'imminente catastrofe.
“C'è sempre tempo per mangiare!”,
ribatté lui stizzito. Dana lo afferrò per un
polso e lo portò ad
una delle finestre oscurate con le tende scure. Ne aprì una
con poca
grazia ferendo gli occhi del Cavaliere.
“Per l'amor di Athena, Dana! Sono un
Cavaliere ma la luce appena sveglio fa male anche a me!”,
disse lui
coprendosi gli occhi. Se li massaggiò e scosse la testa per
riprendere vigore.
“Sta nevicando, Shura!”, urlò Dana
da sotto la maschera. Avrebbe voluto gettarla via per far vedere il
terrore che stava provando.
“E con questo, sai quanta neve... Un
momento, ad Atene non cade la neve!”, esclamò
Shura guardando la
maschera di Dana. La ragazza incrociò le braccia al petto
come a
dire “te l'avevo detto” e il ragazzo non
poté far altro che
levarsi la vestaglia e correre a mettersi qualcosa che lo coprisse
dal freddo.
Dana vide la schiena nuda di Shura che
si muoveva su e giù per le stanze in cerca degli abiti
adatti.
Apriva armadi e cassetti e poi li richiudeva con forza.
“E quello sarebbe il Cavaliere più
forte e pacato del Grande Tempio?”, domandò la
ragazza a voce
alta. Shura si posizionò di fronte a lei e la
guardò trucemente.
“C'è momento e momento per stare
calmi, questo non è un momento di quelli. Per Zeus, sta
succedendo
qualcosa ai Cancelli dell'Olimpo, ad Atene non nevica! Dobbiamo
informare il Gran Sacerdote.”, esclamò Shura
tornando alla sua
occupazione.
“Sta già andando Aioria.”, disse
Dana sedendosi su una sedia e agguantando una focaccina fredda.
Shura si bloccò nel mezzo del
corridoio e guardò la ragazza. Se ne stava appollaiata sulla
sedia a
mangiare mentre gli porgeva la vestaglia. In quel momento
provò la
seria voglia di ucciderla. Prese la vestaglia in malo modo e si
diresse verso la sua stanza. Dana osservò la schiena
muscolosa del
ragazzo che scendeva verso il basso disegnando due glutei sodi e
gambe forti e agili.
“Per me puoi restare anche così,
eh!”, urlò al ragazzo mentre sbatteva la porta.
Dana rimase sola e decise che avrebbe
potuto cucinare qualcosa per colazione a Shura. Entrò nella
cucina e
aprì vari sportelli prima di trovare una buona padella per
fare due
uova o qualsiasi altra cosa potesse fare con i pochi ingredienti che
il ragazzo aveva nella dispensa.
Lei, però, non sapeva cucinare. A
Tenerife si arrangiava con il poco cibo che aveva a disposizione e
ogni tanto faceva la zuppa, ma a colazione non mangiava mai niente di
sostanzioso.
Al Tempio ci pensava Aioria, per cui
non sapeva fare niente.
“Sono un Cavaliere, posso fare
tutto.”, disse Dana per incoraggiarsi. Lasciò la
maschera sul
tavolo e cominciò a cuocere un uovo.
Shura intanto si stava mettendo addosso
qualcosa di caldo, la neve ad Atene era un presagio di cattivo
auspicio oltre che previsione di grande freddo invernale. Sicuramente
i Cancelli dell'Olimpo dovevano essere presidiati dalle Dee delle
Stagioni e se avevano deciso di anticipare l'inverno, un motivo
c'era. Shura camminò su e giù per la stanza
pensando a cosa stesse
accadendo.
Sentì un odore strano, qualcosa che
bruciava e si rese ben presto conto che proveniva dalla sua cucina.
Scattò come un gatto verso la porta d'avorio e vide Dana
alle prese
con qualcosa.
“Che stai facendo?! Mi metti al rogo
la casa, pazza!”, urlò Shura spingendola a sedere
al tavolo.
Tentò di salvare quell'uovo che la
ragazza stava cucinando ma fu totalmente impossibile. Era negata in
cucina. Una donna che era negata nelle materie culinarie non era una
buona donna.
Prese altre due uova e le saltò bene
bene in padella prima di metterle in due scodelle. Ne porse una alla
ragazza e si sedette di fronte a lei.
Alzò lo sguardo dal piatto e vide due
grossi occhi verdi che lo osservavano con ai lati una striscia di
lacrime. Non aveva notato la maschera poggiata sul tavolo altrimenti
si sarebbe infuriato ma in quel momento non se la sentiva di
rimproverarla.
Si alzò e andò verso di lei
inginocchiandosi.
“Che stai facendo?”, domandò con
sguardo serio. Dana tentò di trattenere le lacrime che le
scendevano
per le guance.
“Io... Io... Sto piangendo! Ma non
voglio farlo! I Cavalieri non piangono!”, esclamò
Dana coprendosi
il viso. Shura per la prima volta sentì il desiderio di
abbracciarla
ma fu lei a prendere l'iniziativa. Si aggrappò con forza
alla maglia
del ragazzo e cominciò a singhiozzare.
Shura non era mai stato abbracciato
così, non era mai stato abbracciato e basta, e trovandosi in
quella
situazione non seppe proprio cosa fare. Dapprima pensò di
scansarsi,
di lasciare che un Cavaliere capisse per cosa è giusto
piangere e
per cosa no, ma poi diventò umano, quel briciolo di
umanità che
aveva nascosta in sé lo costrinse ad alzarsi e a stringere
Dana per
le spalle.
Fu un abbraccio impacciato ma gli
piacque terribilmente. Le spalle esili della ragazza stavano a
meraviglia nella tana creata dal suo petto e sentire l'odore dei suoi
capelli, concederle un rifugio sicuro lo fece rilassare un momento.
Le accarezzo la testa con movimenti
meccanici; lo aveva visto fare a qualche amico quando erano
adolescenti o anche Aioria quando stava con Marin, ma non si credeva
capace di farlo.
“Più lentamente.”, sussurrò
Dana.
Shura avvampò e si irrigidì fin quando la ragazza
non si scostò e
afferrò la maschera, poggiandola nuovamente sul suo viso.
Shura
rifletté per qualche secondo, poi la fermò e le
prese un lembo
della maschera alzandolo lentamente.
“Puoi... - cominciò titubante –
Puoi smettere di indossarla quando sei qui, se vuoi.”
Dana non era pronta a quello che era
uscito dalle labbra del Cavaliere così rimase imbambolata e
con la
bocca spalancata. Sorrise quando capì che Shura si era
finalmente
aperto a lei, era riuscita a far emergere l'uomo che stava in lui e
non quella macchina da guerra scontrosa che aveva conosciuto due mesi
prima.
L'affetto che piano piano era nato in
lei adesso la costringeva a guardarlo e ad implorare Athena che la
proteggesse da azioni sconsiderate.
Shura mandò al diavolo tutti i valori
in cui credeva. Non c'era più rispetto, non c'erano
più la distanza e
la gerarchia, c'era solo un uomo e una donna, due persone normali.
C'era anche lui, in mezzo a quei due, lo Shura pazzo che aveva ucciso
Aiolos e che non aveva la forza per confessarlo a sua sorella, ma se
ne stava sopito e schiacciato dalle emozioni.
Stavolta fu lui ad abbracciarla, a
stringerla a sé con violenza, quasi a volerla soffocare. Gli
piaceva
sentirla lì vicino, sentire che potevano scontrarsi da un
momento
all'altro ma che ci sarebbe sempre stata a ribadirgli che lui era un
Cavaliere giusto, un Cavaliere con delle speranze.
Benebenebene.
Questo è il capitolo più OOC che ho nel mio
repertorio, ma con questo nuovo anno alle porte ho pensato che fosse
meglio rallegrarvi con qualche cavolata alla Dana's Show.
C'è
poco da rammentare qui alla fine, a parte che si inizia a capire cosa
sta succedendo e Shura lo spiega. Spiega in piiiiiccoli termini quale
catastrofe è avvenuta. I Cancelli dell'Olimpo sono
ovviamente di mia invenzione e sono dei grandi cancelli d'oro
presidiati dalle Dee delle Stagioni, le Ore, e che non fanno
nè entrare nè uscire niente e nessuno,
così come gli agenti atmosferici.
Da
questo piccolo particolare, dalla neve ad Atene, Shura capisce che sono
aperti. Voi direte, perché è così
problematico?
E
io vi dico che se i Cancelli non sono presidiati e sono aperti, le
stagioni non sono controllate e possono durare a loro piacimento,
inoltre si scombinano molti fattori climatici che non sono proprio
all'ordine del giorno.
La
neve ad Atene non è così rara, se devo
confessarmi, però non capita sempre, perciò ho
scelto questo agente atmosferico per mettere un po' di pepe.
A
voi le tastiere e speriamo che salgano i numerini delle recensioni.
Ringrazio
i soliti, soprattutto KillerKing e Sagitter no Tania. <3