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Autore: Ino chan    24/07/2007    5 recensioni
L'odore di mia madre... La voce di mio padre... Il mio nome. [Non ricordo nulla di tutto questo...]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi | Coppie: Tenzo/Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Kokuangyo no jutsu "Portatore di Oscurità"

 

 

 

 

Kokuangyo no jutsu "Portatore di Oscurità"

 

Rifugiarsi nel buio.

Quello che gli riusciva meglio.

Cercare di riprendere fiato/riorganizzare le idee/pregare di non fare la fine del topo: una specie di ritorno al passato, quando si rannicchiava in posizione fetale, nelle speranza di estromettere le grida degli altri esperimenti come lui.

 

-Mi ha... Deve avermi lacerato il miocardio.-

 

Quelle poche nozioni mediche che aveva non gli lasciavano dubbi, il cuore sembrava pompare sotto-sforzo, mentre sottili rivoli di sangue

gli bagnavano le labbra.

 

 

Mokudon HiJutsu Jukai Koudan "Tecnica segreta. Costruzione del mondo di legno!"

 

L'ombra che lo avvolgeva scomparve sibilando, mentre dal terreno scattavano fuori rami e tronchi d'albero che a velocità impressionante si intrecciarono fino a formare una gabbia.

 

-Sensei!!-

 

La voce di Sakura lo colpì distintamente all'orecchio mentre scivolando sulle ginocchia affogava nel suo stesso sangue.

 

-Maestro...MAESTRO!-

 

Avvertì le braccia di Sai stringergli la vita,tirandolo indietro.

Per la prima volta da che lo conosceva, sul volto del chunin della radice era alterato da un espressione...

 

... Paura.

 

-Yamato sensei!- Naruto gli era corso incontro, scrollandolo per le spalle,quasi a volerlo obbligare ad alzare gli occhi, a guardarlo, anche se di solito avrebbe pagato monete sonante perchè questo non accadesse.

 

 

-Ah... Sto bene.-

 

-Però...-

 

-OSERESTI CONTRADDIRMI PECORELLA MIA?- La legge del terrore non sbaglia mai. Naruto si ritrasse spaventato si, ma con un mezzo sorriso sollevato sulle labbra.

 

Sorriso che si spense immediatamente, non appena i suoi occhi si posarono sui sottili rivoli di sangue e bava che scivolavano dagli angoli della bocca dello jonin fino al collo ...

 

-Sensei...Oh Kami!!!-

 

La pelle dello jonin aveva assunto la gelida trasparenza che annunciava la morte imminente,l'aria aveva incominciato a farsi opprimente sul suo viso, mentre un alone di tenebra gli aveva oscurato la visuale.

-...Sensei, non si preoccupi! Adesso la portiamo dalla somma Tsunade.-

Con uno sbocco di sangue e saliva Tenzou/Yamato crollò contro il petto di Sakura perdendo i sensi...

 

 

 

 

Diciotto anni prima:

 

 

L'odore di mia madre...

 

La voce di mio padre...

 

Il mio nome.

 

[Non ricordo nulla di tutto questo...]

 

Quel pavimento unto di vomito...

 

I sospiri dei moribondi...

 

Il tanfo di morte che emanava il mio stesso corpo...

 

 

[...Quelli invece li ricordo fin troppo bene.]

 

 

 

Dal modo familiare in cui il pavimento dondolava sotto di lui,****** si rese conto di trovarsi sul solito lettino, bloccato dalle solite cinghie di pelle che gli segavano le carne e tramortito dal solito dolore pulsante alle tempie.

 

 

 

Testavano la mia indole...

 

La forza del mio corpo...

 

Della mia mente...

 

 

 

Per un momento rimase immobile, respirando a bocca aperta, incapace di aprire gli occhi, con la guancia incollata alle umide assi del lettino: intorno a lui regnava il puzzo di corpi in putrescenza e escrementi umani.

 

 

Pregavo di morire...

 

Ogni giorno...

 

Ma gli dei sembravano essersi dimenticati di me...

 

 

Labbra gelide lambirono l'orecchio del bambino- Tu sei il quindicesimo.- disse una voce priva di una qualsiasi intonazione-...Sarai tu il prescelto? O sarà qualcun altro?-

 

 

Un frammento di DNA ricavato dal sangue dello Shodai Hokaghe.

 

Un disperato tentativo di recupero della perduta arte del legno.

 

 

 

Ferite spontanee si aprirono sul corpo del bambino.

 

Sangue...

 

Bava..

 

Urina...

 

Scivolarono lungo il lettino in rivoli nauseabondi,mentre le cinghie penetravano nella carne in marcescienza,straziandola in maniera orribile,mentre le goccie della tonico scivolavano crudeli lungo il loro condotto di plastica, direttamente nelle vene del ragazzo.

 

-Resisti.-

Una voce di bambina in quell'inferno di sangue e scarti umani? ***** credette di essere impazzito una volta per tutte,prima  di ascoltare per la seconda volta quella vocina gentile-Coraggio.-

 

Poteva avere sugli otto anni.

Portava una tunichetta color arancio macchiata d'erba e stretta in vita da un paio di giri di cinghie di pelle da cui pendevano diverse sacche.

 

-Perchè dovrei resistere?-

 

-Perchè non dovresti?-

 

Un panno gelido scivolò lungo le labbra spaccate di *****, mentre un leggero mormorio di consolazione si spandeva per la stanza.

 

 

 

Non ricordo le parole di quella canzone...

 

Non ricordo il ritmo...

 

Ne tanto meno l'intonazione...


Se solo che rimase con me per tutta quell'orribile notte.

 

 

 

-Sei vivo! MAGNIFICO!!!-

 

***** si sentì rivoltare e sollevare testa e spalle,mentre dita gelide come fiocchi di neve scivolavano lungo il suo viso, scontandogli dalla fronte le ciocche rese appiccicose dal sudore.

 

-I miei complimenti sei l'erede dello Shodai Hokaghe.-

 

***** socchiuse un occhio riconoscendo a malappena i tratti della bambina che per tutta la notte era stata con lui vegliandolo con la dolcezza di una mamma.

 

Era in piedi infondo al lettino.

Le iridi color castagna fisse agli scarti umani persi durante il trattamento-Bisognerà trovargli un nome Orochimaru sensei...-disse sollevando appena lo sguardo.

 

-Si hai ragione.- esclamò mai euforico come in quel momento il sannin -...Si... Da oggi in poi il tuo nome sarà Tenzou.-

 

 

 

 

Diciotto anni dopo:

 

 

 

 

Yamato non era in grado di valutare per quanto tempo fosse stato in preda del delirio.Attorno sentiva i suoi allievi parlare, ma non capiva un accidenti di cosa dicessero.

 

Sakura.

 

Sai.

 

Naruto.

 

Poi c'era un altra voce,una voce femminile, nervosa, che stava bombardando gli altri con domande continue " Come sta?/ Com'è successo?/ Chi è stato?/ Si riprenderà??"

 

Per quanto Yamato desiderasse riconoscere quel timbro, non ci riusciva, eppure una parte del suo io sapeva di conoscerlo.

 

Poi, tutto a un tratto, tutte le voci smisero di parlare.

Molti uscirono.

 

Qualcuno venne a sedere vicino a lui.

Una mano toccò la sua.

Dita gelide si strinsero alle sue brucianti di febbre.

 

 

Ienakatta

1000 no kotoba wa

Haruka na

Kimi no senaka ni okoru yo

Tsubasa ni kaete.

 

"

non posso pronunciare

queste mille parole

le mando verso di te

trasformandole in ali."

 

 

Ienakatta

1000 no kotoba wa

Kizutsuita

kimi no  senaka ni yorisoi

dakishimeru

 

"

non posso pronunciare

queste mille parole

avvicinarmi

alla tua schiena ferita

e stringerti"

 

 

Qualcuno stava cantando?

Si.

Qualcuno cantava.

La stessa canzone di quella notte.

 

 

Ma chi era ? Dannazione, Yamato non riusciva a capire.

 

Rallentato dai medicinali che sicuramente dovevano avergli dato,forse morfina, per calmare il dolore,non riusciva a riconoscere la voce che lo stava accarezzando.

 

Capiva ciò che succedeva attorno a lui, ma non connetteva. Il suo encefalo si ostinava a non collaborare alla causa.

 

-Dovremmo smettere di incontrarci in questo modo.- la sentì mormorare contro il suo orecchio-...Stiamo diventando ridicoli...Genma.-

 

Genma??

 

--------------

 

 

La coda di un abito nocciola.

 

Yamato alzò il capo dal cuscino gemendo un disperato-Fermati!-scivolando fuori da sotto le coperte, incespicando nei suoi stessi piedi e crollando in ginocchio.

 

- Sensei!!! Sei pazzo,perchè ti sei voluto alzare!?-

- Sakura!!  Sakura chi era quella donna!-

- Che donna!? Parlate della maestra Mitarashi?-

 

 

" La maestra Mitarashi...Anko?"

 

-----------------

 

... Anko socchiuse gli occhi poggiando  il capo contro il battente della porta

-Ehila.- mormorò stirandosi addosso la sottile sottoveste color crema che le avvolgeva il corpo, mentre i ciuffi che le incorniciavano il viso si sollevavano alla brezza della sera.

 

-Ehi.-


Inchiodato sulla soia da quella visione paradisiaca, Yamato aveva sentito il suo quoziente intellettivo colare a picco in fiamme  verso le due cifre- Vo... Volevo ringraziarti per essere stata con me...-

 

-Ieri dici?.... L'ho fatto con piacere. Approposito ti hanno già dimesso?-

 

-Ieri... E anche diciotto anni fa.-

 

La kunoishi sgranò appena gli occhi,sorridendo in punta di labbra

-...Ti sei ricordato finalmente.- sussurrò facendogli spazio per entrare-...Hai una memoria piuttosto labile.-

 

La porta si chiuse con uno scatto dei cardini.

 

 

 

 

Yamato socchiuse gli occhi per abituare gli occhi alla penombra che regnava nell'appartamento di Anko. La seguì tentennante, fino alla sala da pranzo, dove la ragazza tornò a sedersi al tavolo e premere sul collo la pezza gelida di frigorifero.

 

-Uno degli effetti collaterali dello Juin Jutsu "Sigillo Maledetto"?- chiese Yamato notando i rivoli di sangue in marcescenza che sbucavano da sotto l'asciugamani.

 

-Già... Fra un paio di giorni non riuscirò a parlare e fra quattro sarò preda delle allucinazioni.-

 

Mitarashi parlava sfuggendo lo sguardo dell'Anbu, il perchè non lo sapeva. Infondo erano entrambi vittime di Orochimaru, nessuno poteva capirla meglio di Tenzou

 

Per i postumi dell'impianto dei geni dello Shodai, Tenzou dormiva solo un paio d'ore per notte, divorato da crampi notturni, alle dita delle mani e alle gambe.

 

 

-Mi hai chiamato Genma.-

-E' il tuo vero nome.-

-Non mi piace molto.-

-No... Non ti si si addice. Ti sta meglio Yamato.-

 

 

Si fissarono per un attimo prima di sorridersi a vicenda.

 

-Chi starà con te?-

 

-Asuma kun... Kurenai...Shizune...Non so... Sinceramente non l'ho mai saputo.-sospirò agitando debolmente la mano- ... So solo che quando ricomincio un po' a connettere, quell'ombra se ne va.-

 

-Capisco.-

 

La vide affondare il capo contro il palmo della mano, improvvisamente sopraffatta dalle fitte di dolore che le si irradiavano dalla base del collo fino alle tempie.

 

-Ti lascio sola.-

-Ci vediamo Ya chan.-

 

Anko avvertì passi affaticati scivolare lungo il parquet, alzò gli occhi ritrovandosi ad un soffio dal viso di Yamato.

 

-...-

 

-Negli ultimi dieci anni sono stato io quello che ti ha imboccato, pulito e ha evitato che ti facessi del male da sola.- le disse sfiorandole le labbra con le sue- A quanto pare avevi ragione Anko, il destino esiste.-

 

 

"

-Perchè dovrei resistere?-

 

-Perchè non dovresti?-

 

-Perchè sono certa che non sia il tuo destino morire in questo modo.-

 

-De...Destino?-

 

-Non ci credi?-

 

-No...Non esiste il destino. L'uomo fa la sua fortuna.-

 

-Allora si la tua fortuna Genma. Resisti. Combatti.- "

 

 

 

 

-Yamato...-

 

Anko si alzò con un salto, l'asciugamano scivolò a terra, mentre il ragazzo si bloccava in mezzo al corridoio, i pugni infilati nelle tasche.

 

-Mi piace il tuo pigiama con le paperelle.-

 

La ragazza si sentì avampare.Maledizione era vero!

 

-Ci vediamo la prossima settimana.-

-Si, ma stavolta vedi di non andartene quando mi sarò ripresa.-

-Vedremo...-

 

 

 

 

Yamato/Anko... Adesso direte che sono pazza, ma secondo me hanno un mare di cose in comune e sarebbero troppo puccin puccini assieme!!!


CREDITS: I pensieri di Yamato sulla sua prigionia sono ispirati a FULL METAL ALCHEMIST. Alla descrizione che Wrath compie sulla sua creazione :)

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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