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Autore: Gra Gra 96    04/01/2013    2 recensioni
Qual è, con esattezza, la funzione di una papera di gomma?
Arthur stava proprio per compiere l’impresa che avrebbe aggiunto prestigio oltre ogni modo al suo nome di mago. Lucius Malfoy non avrebbe più potuto insinuare che fosse un fallito, un reietto, uno scarto della società. Tutti avrebbero riconosciuto il suo valore. Chissà, forse gli avrebbero anche consegnato il tanto ambito Ordine di Merlino!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arthur Weasley, Ginny Weasley, Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Qual è, con esattezza, la funzione di una papera di gomma?

Erano anni che Arthur Weasley attendeva il momento in cui sarebbe rimasto a casa da solo. Con una famiglia numerosa come la sua risultava esageratamente complicato avere un po’ di privacy e ciò che l’uomo stava per fare ne richiedeva davvero in gran quantità.
«Allora io vado, Arthur.» disse Molly, rivolgendogli un’occhiata colma di preoccupazione.
«Benissimo, cara.» rispose lui pacato.
La accompagnò alla porta con la massima naturalezza, cercando di non far trasparire il tanto agognato desiderio di rimanere padrone incontrastato della Tana.
«Riepilogando, vado a dare una mano a Ginny col bambino. Sarò di ritorno per l’ora di cena. Per qualunque cosa puoi contattarmi con un gufo oppure con la Metropolvere.» ripeté per la ventesima volta nel giro di mezz’ora.
Arthur annuì con accondiscendenza. «Sta’ tranquilla, tesoro, me la caverò benissimo.»
La donna non sembrò molto convinta da quest’ultima affermazione; tuttavia, si chiuse la porta d’ingresso alle spalle e con un sonoro crac si smaterializzò.
Il marito tirò un gran sospiro di sollievo: per un attimo aveva temuto il peggio, ovvero che Molly ci ripensasse e non acconsentisse a lasciarlo solo a casa. Era convinta che senza di lei non sarebbe riuscito a trarre un ragno dal buco.
E invece Arthur stava proprio per compiere l’impresa che avrebbe aggiunto prestigio oltre ogni modo al suo nome di mago. Lucius Malfoy non avrebbe più potuto insinuare che fosse un fallito, un reietto, uno scarto della società.  Tutti avrebbero riconosciuto il suo valore. Chissà, forse gli avrebbero anche consegnato il tanto ambito Ordine di Merlino!
Sorridendo al pensiero, entrò nella stanza da bagno. Ed eccola lì, davanti ai suoi occhi: lo strumento babbano che lo avrebbe portato al successo. Una grande e imponente vasca da bagno troneggiava al centro dell’ambiente.
Arthur fece scorrere l’acqua tiepida e iniziò a spogliarsi. Quando la vasca fu piena fino all’orlo, vi si immerse con tutto il corpo, fatta eccezione per il capo. In modo tale da non bagnare i pochi ciuffi di capelli residui, indossò un’assurda cuffietta rosa, appartenuta un tempo alla sua affezionata trisavola. Poi afferrò uno strano affare gommoso e lo immerse nella vasca.
«È giunto il momento di scoprire a cosa servi, papera di gomma!»
Nessuna reazione da parte dell’oggetto incriminato, che si limitò a tornare a galla.
Grattandosi la pelata, Arthur ebbe un’idea: afferrò la papera e iniziò a sfregarsela rudemente sulle braccia. Chissà che non contenesse qualche proprietà magica sconosciuta!
Controllò il risultato ottenuto: le sue braccia apparivano tali e quali a prima, forse solo un po’ più arrossate per il tanto sfregare.
«Servirai pure a qualcosa, altrimenti i Babbani non ti avrebbero inventata!» disse.
Il suo discorso non faceva una piega, eppure ogni tentativo conitnuava a rivelarsi fallimentare.
Tutt’a un tratto udì la porta di casa aprirsi rumorosamente e voci infantili echeggiare nell’atrio. Tale fu lo spavento che scivolò, finendo per schiacciare la papera sotto il suo peso. Quack. Cos’era stato? Aveva udito quel rumore indistintamente. Si spostò sull’altra estremità della vasca e nel muoversi pigiò nuovamente la papera di gomma. Quack.
Fu come se si fosse accesa una lampadina nella testa di Arthur. Aveva capito tutto!
Senza perdere tempo, uscì dalla vasca, si asciugò frettolosamente e indossò i vestiti.
Poi corse in soggiorno, dove trovò ad attenderlo Molly, Ginny e il piccolo James Sirius in braccio alla madre.
«Ho pensato che sarebbe stato meglio che fosse Ginny a venire alla Tana.» spiegò la moglie. «Così potrò dare un occhio a entrambi i bambini
Arthur ignorò la sua ultima affermazione ed esclamò con quanto fiato aveva in gola: «Ho scoperto qual è la funzione di una papera di gomma!»
Si aspettava quantomeno che Molly e Ginny assumessero un’espressione di educato stupore, eppure nessuna delle due si preoccupò minimamente di ferire i suoi sentimenti.
«Insomma, non capite? Ho scoperto qual è la funzione di…»
«Non siamo sorde!» sbottò la figlia, che era rimasta sveglia tutta la notte a causa delle urla del piccolo James e che non era proprio dell’umore giusto per ascoltare le farneticazioni del padre.
«Ginevra, non ti rivolgere a tuo padre in questo modo!» la rimproverò Molly, anche se era evidente che la pensasse come lei.
L’entusiasmo di Arthur era però irrefrenabile.
«Ascoltate con attenzione, mie care: la papera di gomma serve da richiamo per le anatre. I Babbani la portano con loro quando vanno a caccia. Si appostano dietro un cespuglio, quatti quatti, e al momento opportuno la schiacciano. Quack. Attirate dal richiamo, sopraggiungono infine le anatre e a quel punto, pum pum, le impallinano con i fucili.»
Raggiante in volto, attese i complimenti delle due donne, che però non arrivarono. Molly era troppo impegnata a buttare giù qualche riga su un pezzo di pergamena qualunque.
Quando ebbe finito di scrivere, Ginny afferrò il foglio, lo piegò in due e lo legò attorno alla zampetta del gufo di casa.
«Che succede?» chiese Arthur, incuriosito da tutto quel tramestio.
«Nulla, caro.» rispose Molly, scandendo bene le parole e sorridendo rassicurante.
«Va tutto bene, papà.» confermò Ginny.
Nei dieci minuti successivi un paio di maghi vestiti di bianco piombarono in casa Weasley e afferrarono Arthur con mano salda, guidandolo verso l’esterno dell’abitazione.
«Dove mi state portando?» chiese lui allarmato.
«Andrà tutto bene, caro. Vedrai, i medici del San Mungo riusciranno a guarirti.»
E mentre il marito spariva insieme ai due inservienti, agitò un fazzoletto bianco a mo’ di saluto e poi si soffiò rumorosamente il naso. 
«Oh, povero Arthur!»


Note: Ehm. No, non ho nient'altro da aggiungere. Solo una cosa: forse, a lettura conclusa, concorderete tutti sul fatto che sono io la pazza psicopatica da spedire dritta al San Mungo, e non il povero Arthur. Ebbene sì, avete perfettamente ragione e posso assicurarvi che non opporrò resistenza e mi sottoporrò con impegno e dedizione alle cure proposte dai Medimaghi.
Baci, Gra Gra 96.


  
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