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Autore: _Eleuthera_    24/07/2007    6 recensioni
Torniamo indietro negli anni, quando Murtagh era alla corte di Galbatorix.
Incontriamo Leda, che potrebbe essere diversa da ciò che sembra.
Guerra, tradimenti e, sì, anche amore, forse.
Le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galbatorix, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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In questo capitolo è Leda a narrare del suo incontro con Galbatorix, avvenuto alcuni mesi prima.


7. Quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio. ("Coraline", Neil Gaiman)



Io, non ho paura. Ho scelto di non averne. Mentre camminavo verso la sala del trono, mi sentivo come pietrificata. Continuavo a camminare senza quasi rendermi conto di farlo. Un passo, un altro, un altro passo… come se non contasse niente.

Solo pochi minuti prima un servitore era venuto a dirmi che il re in persona voleva vedermi, e da quel momento mi ero sentita diventare di pietra, dentro. Il re non aveva voluto vedermi neppure quando ho tentato la fuga, quasi un anno fa, e sono stata catturata. Più che altro, è stato mio padre ad arrabbiarsi, a costringermi in stanza e a minacciarmi di farmi sposare il primo disposto ad accettare una moglie come me. E l’avrebbe fatto, se non fosse morto solo un mese dopo la mia tentata fuga, mentre combatteva per l’Impero. Già allora mi era sembrato strano che Galbatorix mi permettesse di restare a palazzo, sia dopo che avevo dimostrato di volermene andare, sia dopo la morte di mio padre. Ricordo di averlo pensato, ma era il tempo del dolore, di piangere mio padre, e alla fine avevo accettato l’atteggiamento del re, senza chiedermene il perché…

Ci pensavo mentre andavo verso la sala del trono e mi sentivo di pietra. Perché, perché voleva parlare con me? Era forse arrivato il momento di punirmi per la mia fuga? I pensieri mi rimbalzavano in testa, quasi senza avere un senso compiuto. Sentivo il battito del mio cuore nelle orecchie. “Una volta un saggio disse: quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio.” Indugiai con la mano sulla maniglia del portone. Il freddo fuori sembrava il mio dentro…

Alla fine la spinsi, e mi sentii pervadere dal gelo. Era il freddo della sala del trono, oppure ancora veniva da me?

Galbatorix era seduto sul trono a una decina di metri di distanza. Era come le altre poche volte in cui lo avevo visto: impassibile e gelido, con quell’aria compiaciuta e allo stesso tempo furiosa. Rabbrividii.
«Re Galbatorix.» dissi con un veloce inchino, sperando che la mia voce non tremasse.
«Avvicinati, Leda.» la voce del re era profonda, aveva qualcosa di… ammaliante.

Paura… un brivido gelido, un laccio alla gola. Un tremito nel diaframma.

Murtagh diceva di adorare quella voce. Il tempo è passato troppo in fretta, ora non c’è più nessun Murtagh, e nessun io…

Mossi qualche passo e quando alzai lo sguardo vidi il re scrutarmi il volto. Lo abbassai immediatamente.

«Sai perché sei qui, Leda?» chiese il re, continuando a osservare il mio viso.

«No, sire.» risposi senza guardarlo.

«Sai che siamo in guerra?»

Osai lanciargli uno sguardo. Sostenni il suo cercando di sembrare meno spavalda di quello che mi sentivo. Non capivo, che senso aveva quella domanda? «Certo, me ne parlò mio padre, ma non capisco come questo possa centrare con…»
«Tuo padre…» Il re rise.

Paura.

Mi sentii avvampare. Cos’aveva da ridere di mio padre? Il suo ricordo bussò prepotente alla mia mente.

Il suo volto, i suoi occhi, la sua voce calda. Papà…

Mi sembrò di avvampare ancora di più dalla collera. «Mio padre era un uomo giusto, e morì per…» mi morsi la lingua. “…per difendere un re che non merita di essere difeso da nessuno”. Lo avrei detto, oh se lo avrei detto. Ma ho imparato la prudenza molto tempo fa.

Strinsi i pugni dalla rabbia, ma non dissi altro.

Galbatorix sembrò cogliere i miei pensieri, perché sorrise.

«Sei sfrontata, ma perché provi rabbia. E la rabbia può essere una potente alleata.»

Le parole mi gorgogliavano nei baratri della gola. Le frenai le parole che risalivano prepotenti la mia gola;

Non più il gelo della pietra dentro. Ma la paura annodava la mia testa…

“Quando hai paura di fare qualcosa, ma la fai comunque, quello è coraggio…”

«Cosa volete da me?» non mi importava più di sembrare insolente. Murtagh si era ribellato andandosene, io mi sarei ribellata così, come potevo.

Galbatorix si protese sul trono per potermi guardare meglio negli occhi. Sostenni lo sguardo, gelida.

«Ti ho fatta chiamare» disse il re «perché l’Impero ha bisogno di te. Presto ci sarà una battaglia, più grande di tutte le altre. Allora l’Impero dovrà giocare tutte le sue carte…»

«Cosa c’entro io?» chiesi. Continuavo a non capire… perché me? Io che importanza potevo avere?

Il re sorrise. Ancora. Improvvisamente, un terrore gelido mi attanagliò il cuore…

«Per troppo tempo sei rimasta nell’ombra.» disse Galbatorix «Un ruolo che non si addice all’erede al trono di Alagaësia…»

Lo guardai senza capire. Poi i miei occhi si spalancarono sulla realtà, ma ancora mi era inconcepibile.

«Io?! Mio padre era un vostro generale, lo sapete meglio di me! E mia madre…»

«Tua madre è morta quando tu nascesti.» ribatté secco Galbatorix. Per un attimo, mi chiesi se uno come lui potesse provare… dolore.

«Mia madre è morta quando avevo undici anni! Io non c’entro niente con…»

«Era troppo pericoloso che l’erede dell’Impero crescesse sotto gli occhi di tutti.» proseguì Galbatorix. Il tono della sua voce era freddo, ma all’improvviso mi sembrò di sentire dell’affetto nelle sue parole. …affetto? Lui?

«Alla morte di tua madre, fosti affidata a Gwydion e a sua moglie, con la promessa solenne che non ti avrebbero mai rivelato chi sei veramente… Ma adesso è arrivato il momento che tu conosca la verità.»

No… non ci credevo. Io non ci credo. Io sono figlia di Gwydion e di sua moglie Nimue, la madre che mi ha insegnato a parlare, il padre che mi ha insegnato a cavalcare…

Cos’è questo lampo nella mia testa? Questo dolore? Questo odio?
Avrei voluto prendere a pugni un muro…

Scossi la testa. «No… Io…»

«Tu sai che è vero.» disse Galbatorix. Si alzò dal trono e mosse qualche passo verso di me.

D’istinto, indietreggiai. «No.»

«Il tuo posto è qui, Leda.» Galbatorix mi guardò ancora il volto «Leda… era lo stesso nome di tua madre. Le assomigli…»

«No!» urlavo.

Quell’uomo è mio padre, quell’uomo è mio padre e nelle mie vene scorre il suo sangue… non riuscivo a pensare ad altro. Avevo voglia di piangere, ma ancora di più di gridare.
Galbatorix… mio padre… fece per dire qualcosa, ma non seppi mai che cosa, perché mi voltai e corsi via.

Non potevo fuggire da quel luogo che adesso odiavo ancora di più, non potevo scappare da lui… ma anche solo per un attimo, volevo poter provare l’illusione di esserne davvero lontana, di aver deciso il mio destino lontano da lui.

Ma lui adesso è mio padre, e io lo odio, lo odio come non ho mai odiato nessuno… Il dolore, l’affetto, ma davvero lui può provare tutto questo? E mia madre… la mia vera madre… lo amava? Mio padre… Quell’uomo è mio padre… io che non l’ho mai considerato un uomo, ma un mostro, qualcuno da odiare e basta… mio padre…

E adesso… adesso che mio padre è il re… adesso che io sono figlia dell’uomo che odio… adesso che cosa devo fare?






.................corner A
Mi dispiace aver aggiornato con così tanto ritardo... ma sono stata via alcuni giorni e ho ancora problemi con il computer. Ringrazio tutti coloro che commentano e che leggono! ^^ Presto dovrei pubblicare l'ottavo capitolo. Piano piano ci stiamo avvicinando alla fine...
Sayonara!
Ele.
   
 
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