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Autore: CinderNella    05/01/2013    4 recensioni
"Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari."

[Seguito di "Help me, I'm alive" - Coppia Candice Accola X Joseph Morgan]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Michael Trevino, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco dopo 5 giorni precisi il quinto capitolo! Spero vi piacerà, a me piace molto (come anche il quarto del resto, sono troppo dolci Candice e Joseph *_*). Che dire... leggete e recensite per farmi sapere cosa ne pensate *_* Buona lettura!
ps, la canzone di riferimento è questa! -> http://www.youtube.com/watch?v=rxJ2lFcJCKg





5. If you want the rainbow, you must have the rain.

Quando si risvegliò non sapeva che ore fossero e neanche cosa fosse successo dopo che si fu addormentata sulle gambe di Joseph: si guardò istintivamente intorno, trovando l’amico accanto a lei «Cosa è… successo? Oh no il lavoro!»
Il ragazzo scosse la testa, sorridendo: «Dobbiamo raggiungere il set solo alle cinque. Riprese notturne.»
«Oh. Bé, meglio.» Candice crollò con la testa sul cuscino, rendendosi conto di stare ancora con le mani attaccate ad un braccio di Joseph: «Com’ero pietosa ieri notte per costringerti a farti rimanere?»
Joseph sembrò intenerito: «Non eri… pietosa. Eri solo molto triste. E angosciata nel sonno. Non ce l’ho fatta a lasciarti sola, e carezze e calore umano sembravano aiutarti. Poi bé, ti sei addormentata, anche io, e non appena mi sono svegliato ho iniziato a leggere aspettando che ti svegliassi.»
Candice parve sinceramente stupita: «Grazie. Davvero. Ieri sera… non so cosa mi sia preso. Tra l’alcol e la musica epico-drammatica non so cosa fosse peggio. Menomale che siete arrivati tu e quel programma televisivo idiota.»
Il ragazzo scoppiò a ridere: «Lo prendo come un complimento!» Candice continuava a rimanere lì, fissando il vuoto.
Nina bussò alla porta e poi entrò, guardandoli con un sorriso sincero: «Volete qualcosa? Acqua, tè, una camomilla?» era preoccupata per l’amica, ma contenta che ci fosse Joseph a sostenerla. Che stupida che si sentiva ad aver pensato che lui fosse il suo “chiodo scaccia chiodo”. Candice aveva pienamente ragione, non poteva solo essere un chiodo, era molto più importante.
«Un tè mi andrebbe benissimo. Verrei a prepararlo io, ma…» Joseph guardò Candice assorta nei suoi pensieri a guardare il vuoto.
«Non preoccuparti. Fai bene. Allora, Candice, vuoi qualcosa?» la ragazza guardò entrambi negli occhi: «Secondo voi una camomilla mi può aiutare?» annuirono entrambi, e Nina si dileguò nel salone, chiudendo la porta.
«Ho paura.» sembrò tremare, per poi riattaccarsi al braccio del ragazzo, che lasciò il libro sul comodino e si infilò meglio sotto le coperte: «Di cosa?»
«Di rimanere sola. Come ieri sera. Io voglio tanto bene a Nina, ma ha il suo ragazzo. È giusto che sia così, che stia con lui. Ma Michael mi ha abbandonato, sono lontana dalla famiglia, Zach non è che dia tutta questa rassicurazione, e io non voglio rimanere sola.» gli occhi le si inumidirono, probabilmente l’ipersensibilità della sera prima non era ancora passata per bene.
«Shhhh.» Joseph l’attirò a sé e ricominciò ad accarezzarle il capo «Ci sono io con te. Anche se Nina non ci sarà, e non vorrai Zach. Ci sarò io per te.»
«Non puoi! Non puoi sempre! Non puoi mollare la tua ragazza mentre discutete al telefono perché ho un crollo emotivo, è ingiusto! Non posso approfittare del fatto che tra te e lei non siano tutte rose e fiori e… requisirti! È molto poco giusto!» il ragazzo ridacchiò, stringendola forte a sé: «Avevo bisogno di venire qui ieri sera, di pensare ad altro che non fossero miei problemi. E molto probabilmente dopo quello che stava dicendo le avrei comunque riattaccato il telefono in faccia. E non farti problemi, ripeto, per te ci sarò comunque. D’accordo?»
Candice annuì, lasciando scorrere due lacrimucce per poi respirare più costantemente e rimanere lì al calduccio affianco a lui: «Cosa leggi?»
«Oh, sto rileggendo “Il signore degli Anelli”. L’hai mai letto?»
La ragazza scosse la testa: «Non sono proprio una tipa da fantasy. Ho letto giusto “le Cronache di Narnia”, più recentemente “Twilight”.» il ragazzo si mostrò in un’espressione abbastanza schifata.
«Non è il mio genere, “Twilight”. Poi parteggio molto per gli zombie, io!»
«Lo so, ibrido!» ridacchiò, e dopo un po’ Nina entrò con tre tazze fumanti in camera: una per Joseph, una per l’amica e una di cioccolato per sé.
«Volevo qualcosa anche io!» si giustificò, ridendo e porgendo loro le tazze, che presero immediatamente.
«Bé è giusto. Certo, se avessi saputo c’era la cioccolata…» iniziò Candice, movendosi verso la tazza che spettava a Nina.
«Vacci piano coccodè! A te spetta la camomilla, ho fatto anche quella al tuo aroma preferito!» ribatté Nina, alzando con fare altezzoso il naso, mentre Joseph ridacchiava sommessamente: «Vacci piano coccodè? Sul serio?»
«Ehi, non mi toccate Gas-Gas. È un grande topo, lui. Mica come quelli di oggi, tipo quel Ratatouille, là!» Joseph e Candice risero, coinvolgendo poi anche l’amica. E anche Ian, che si presentò sulla soglia della camera: «Mi sono perso una festa?»
«Oh no, solo Nina che elogiava Cenerentola.» commentò Joseph in un sorriso. Il collega si rese conto che il suo braccio era ancora “requisito” da Candice, ma non volle farlo notare a nessuno: «Bé non è una novità che Nina ami la Disney.»
«L’adoro!» la ragazza sembrava in estasi.
«Amo Toy Story.» commentò dopo un po’ anche Candice, mentre l’amica gongolava per il fatto di non esser l’unica «In realtà anche le principesse, gli Aristogatti e la Carica dei 101. Ma non c’è da andarne fieri, a quasi venticinque anni.»
«Si che ce n’è!» Nina sembrava esaltata.
«Okay, vada per Toy Story. E la Carica. Quelli non sono male.» commentò Joseph, come se non volesse ammetterlo.
«Solo io sono cresciuto con cartoni animati strappalacrime come Lady Oscar, Heidi e similari?» Ian sembrava quasi sconvolto, mentre si univa agli altri che ridacchiavano contenti sul letto di Candice. Persino lui s’era accorto di come fosse giù l’amica della sua ragazza.

Erano arrivati sul set sani e salvi, e chissà quanto altro tempo ci avrebbero passato. Non lo sapevano in realtà: probabilmente Julie li avrebbe tenuti fino all’alba del mattino dopo e oltre.
Candice sorrise a Joseph e andò verso il suo camerino, venendo bloccata da Zach che le si parò davanti inavvertitamente: «Come va?» le baciò velocemente le labbra per poi sorriderle dolcemente.
«Tutto bene. Sei arrivato da molto?»
«Non tanto. Ehi, ma ieri Nina e Ian erano fuori e tu a casa… perché non mi hai chiamato per farti compagnia?» che tenero che era. Però avrebbe giurato che il guizzo negli occhi c’era stato. Alludeva a…?
Candice arrossì: «Non mi sentivo molto bene. Mal di testa.»
«Mi dispiace, piccoletta!» la abbracciò forte per poi lasciarla andare «Ci vediamo dopo!»
«Sì certo!»
Voleva solo arrivare incolume alla fine del corridoio, senza battutine piccanti e ingombri per la strada…
«Buongiorno. Anche se forse sarebbe più corretto dire buonasera.» Di incontri spiacevoli ne doveva avere altri, ovviamente. Michael si stagliava in tutta la sua altezza davanti a lei. E aver passato la notte precedente a piangere per colpa sua non la aiutava per nulla, anzi. Sentì l’occhio destro fremere leggermente, come quando stava per iniziare a piangere, poi guardò oltre la spalla del ragazzo notando Joseph che si sbracciava guardandola: attirata la sua attenzione si portò gli indici agli angoli della bocca e fece come per tirarli su in un sorriso. Anche se con gli occhi un po’ lucidi, sorrise apertamente e riportò lo sguardo su Michael: «Buonasera!» lo oltrepassò e raggiunse sana e salva il camerino con un inaspettato sorriso sulle labbra, lasciando il ragazzo molto basito in mezzo ad un corridoio.
Ce l’aveva fatta. Non gli aveva urlato contro, né era scoppiata a piangere. Per la prima volta dopo mesi, era riuscita a guardarlo in viso solo con un po’ di occhi lucidi e salutarlo dignitosamente. Come fanno gli estranei. Ce la poteva fare ad ignorarlo, poteva davvero! Aveva speranza, lo poteva dimenticare sul serio!
Iniziò a saltellare per il camerino contenta, fin quando non entrò Nina che la osservava con fare stupito: «Mi ha detto Michael che ti ha incontrata e che gli sembravi strana. E visto le merdate che ti ha fatto negli ultimi tempi mi sembrava anche assurdo da parte sua preoccuparsene ma…»
«Nina ce la posso fare!» Candice le venne incontro prendendole le mani: «Lo posso dimenticare! Avevo solo un po’ gli occhi lucidi ma gli ho solo detto “buonasera” e sono andata oltre! Ce la posso fare per davvero!» la ragazza sembrava euforica. Nina la abbracciò, stringendola molto forte a sé: «Sono contenta. Molto contenta. È vero, passo dopo passo ce la puoi fare.» non le chiese nemmeno il perché, aveva visto Joseph nel corridoio che si sbracciava e le sorrideva. Solo non avrebbe pensato che quel sorriso le avesse infuso così tanta carica, così tanto coraggio da salutare Michael senza scoppiare a piangergli in faccia come era spesso accaduto ultimamente.
Nina non avrebbe mai potuto pensare che l’incontro casuale dei due ragazzi per colpa della macchina rotta di Candice avrebbe portato a tanto, ad aiutare la sua Candice così tanto. E non solo per l’auto. Per tutto. Per il supporto.
«Bene, ora basta con le smancerie, bisogna andare a fare scene strappalacrime là fuori!» sorrise alla sua bionda preferita, mentre quella si preparava: era davvero contenta e speranzosa. E lei di conseguenza era ancora più contenta per Candice.

«Ma che diavolo sorridi come un ebete?!» Claire lo guardava sconvolta, interrompendo il suo discorso concitato per guardarlo tirarsi gli estremi della bocca in alto: Joseph si decise a risponderle dopo che Candice fu sparita, tirando un sospiro di sollievo: «C’era Candice, aveva appena incontrato Michael e stava per scoppiargli a piangere in faccia. E così le ho ricordato di non farlo, e di sorridere.»
«Sei così gentleman britannico salva-la-tua-principessa, signor Morgan.» commentò Claire, prendendolo spudoratamente in giro: «Non è vero, non è la mia… principessa. È in difficoltà, mi fa tenerezza… e le voglio bene.»
«Signor cavaliere senza macchia e senza paura…» continuò la ragazza con lo stesso tono di voce, mentre veniva bloccata da Julie per parlarle di una cosa: guardò Joseph facendo cenno che avrebbero continuato dopo, e il ragazzo alzò automaticamente gli occhi al cielo.
Si diresse verso i camerini, trovandoci dentro Ian che si faceva truccare: «Ehi, ragazzo britannico. La damigella in peric— Joseph gli faceva cenni esasperati con la mano, come se si stesse tagliando la gola: Ian tacque e vide Zach arrivare proprio da Joseph per fermarlo: «Posso chiederti una cosa? Sai cosa ha Candice?»
Era sincero, ma non poteva dirgli cosa avesse. Anche perché l’avrebbe lasciata, per una cosa del genere, e Candice in quel momento non ne aveva per nulla bisogno: «Oh… non lo so. Perché non l’hai chiesto a lei?»
«Gliel’ho chiesto, ma lei ha solo detto che aveva mal di testa.»
«Bé, allora avrà solo mal di testa.» era difficile fingere con persone reali e non con dei personaggi. Ma riuscì addirittura a sorridergli sinceramente: Ian osservava la scena allarmato. Soprattutto per il fatto che poco prima, con una parola in più, avrebbe potuto rovinare qualcosa.
«Capisco.» Roerig prese una cosa dalla sua postazione e uscì dai camerini, lasciando i due uomini a sospirare profondamente: «JoMo, gli hai mentito?!» da che aveva visto che in giro lo chiamavano così, Ian aveva preso in prestito il soprannome e iniziato ad usarlo sempre con lui. Ma davvero sempre.
«Cos’altro avrei dovuto fare?! Se gli avessi detto la verità avrebbe lasciato Candice, e le manca solo questo, sinceramente.»
«Oh mio dio. Ci tieni davvero.»
«Certo che ci tengo, è mia amica! Perché ne rimanete tutti sconvolti?!» Joseph si diresse verso i vestiti posati su un tavolino e chiaramente indirizzati a lui, liberandosi dell’ultima maglietta.
«Tutti chi? Nina di certo no. In caso doveste formare una coppia di altro tipo sarebbe già pronta a fare le magliette con i vostri nomi mischiati. Tipo “team Josendice” o “team Accolan”. O peggio ancora “team Accorgan”.» Ian storse il naso e l’altro ragazzo scoppiò a ridere: «Eravate sconvolti sia tu che Claire. Come se fosse anormale salvare da una situazione impossibile un’amica.»
«Bé il suo ragazzo non mi pare tanto una situazione impossibile e ingestibile.»
Joseph lo guardò attentamente: «Nel caso in cui la sua ragazza avesse dormito con un altro ragazzo la notte precedente sì, fidati.»
«Posta in questo modo, in effetti…» Ian pareva pensieroso. E lo fu fin quando non arrivò la truccatrice a rianimare quel mortorio di camerino, assieme a tanti altri tecnici che facevano sembrare quella notte il giorno dopo: tutti indaffarati, pronti ad aiutarli in tutto e per tutto, a truccarli in tutti i modi.
Cosicché Ian e Joseph non potessero parlare e quindi non potessero combinare guai, parlando decisamente troppo.

Non sapeva nemmeno più che ore fossero, era così preso dalla recitazione del suo ruolo che aveva completamente perso di vista l’orologio. Si era visto precedentemente con Candice, che le aveva detto di aver finito per la nottata e sarebbe tornata quella dopo… cioè solo otto ore dopo. Quindi erano le…
«STOP!»
«Cosa è successo?»
«Sveglia, ragazzo britannico, abbiamo finito le riprese e siamo in libertà ora!» Claire gli sventolò una mano davanti al viso.
«Oh mio… ti chiamerò la ragazza Commonwealth. E poi voglio vedere se ti piace come soprannome.» la ragazza gli fece la linguaccia e corse verso i camerini femminili, non prima di urlargli un: «Colazione al bar, ok?»
Il ragazzo aveva annuito, ovviamente: non aveva voglia di tornare a casa e cucinarsi da solo… o affrontare subito Emily. Sempre che fosse ancora fidanzato con lei dall’ultima volta che s’erano sentiti.
Si trascinò fino ai camerini con fare pensieroso. Dovevano risolvere quella faccenda in qualche modo. Magari faccia a faccia. L’unico problema era che i loro set distavano chilometri, lei non aveva la minima voglia di staccarsi dal suo adorato set con i suoi adorati attori e lui non poteva. Era completamente immerso nelle riprese.
Forse a Novembre, al Ringraziamento… «Joseph? Ehi? Tutto bene?» si sentì chiamato solo in quel momento e saltò su: Paul lo guardava lievemente incuriosito: «Sì?»
«Mi chiedevo solo se aveste finito. Devo raggiungere Julie?»
«Sì! Ha chiesto di te.»
«Okay, grazie.» ma Julie aveva davvero chiesto di lui? In realtà non lo ricordava minimamente. Quella cosa con Emily doveva finire in un modo o in un altro, non era possibile rimanere ancora così, sul filo del rasoio.

Avevano trovato uno Starbucks lì vicino e si erano fiondati immediatamente: stavano morendo di fame. Non era molto produttivo scambiare orari notturni per giornalieri e così via, fatto sta che lo richiedeva il loro stesso lavoro, quindi erano costretti a vivere proprio come degli zombie, o vampiri. Probabilmente entrambi sarebbero finiti in meno di dieci minuti a ronfare alle loro case.
«Sono troppo stanca, anche solo per respirare.» Claire era sdraiata su un tavolino mentre lui beveva un caffè e ne osservava attentamente la tazza: «Pensa solo che tra poco meno di otto ore sarai di nuovo lì.»
«Ma dopo avremo un giorno libero!» fece la ragazza, alzando un dito con fare vittorioso, riprendendo a sorseggiare il suo cappuccino «Britannico, che cos’hai?»
«Mi sento così tanto romano se mi chiami così.»
«Va bene, Joseph. Che hai? Preoccupato per la tua principessa?» chiese lei, con un sopracciglio alzato. Lui non comprese immediatamente, ma poi la guardò male: «No, per Emily. Non la capisco.»
«E mai la capirai. Come il resto della popolazione femminile. Dovresti arrenderti, sai? Molti uomini l’hanno fatto.»
«Hai dei consigli davvero costruttivi.» commentò lui, sospirando.
«Sto dicendo solo la verità.»
«E non tira su di morale. Vorrei solo capire perché. Sembra diventata di ghiaccio da qualche tempo a questa parte.»
«Magari il suo sentimento per te si è affievolito. Capita.» Joseph iniziò a ridere nervosamente: «Sei davvero un’amica, le tue perle di saggezza sono fantastiche.»
«Ti sto solo presentando una possibilità. Ce ne possono essere tante, sai. Magari è solo un periodo…»
«Di cosa?»
«Beh… boh.»
«D’aiuto.»
«Ehi, è tardi, ho sonno, ho lavorato, e il cappuccino fa schifo. Vuoi qualche altra scusa per i miei consigli del cavolo?!»
Il ragazzo smosse la mano per rifiutare: «Forse è meglio se andiamo, e onoriamo queste sei ore e mezzo con del sacro sonno.»
«Tu sei sicuramente più riposato di me, non puoi lamentarti.»
«Muoviti, Claire. E non dimenticarti la borsa.» non aveva nemmeno finito di parlare che si era già volatilizzato dal locale.
  
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