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Autore: claudio09    05/01/2013    0 recensioni
Il destino di Gerardo ha voluto che egli divenisse uno scomodo testimone della 'Ndrangheta mettendo in pericolo la sua vita e quella della moglie.
Riuscirà a salvarsi?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi non ha mai sentito parlare di Gioia Tauro? Una bella località, a due passi dalla stupenda Tropea,  nella selvaggia e bellissima Calabria, un mare da favola, un paradiso terrestre. Ma Gioia Tauro negli ultimi anni è tutt’altro. Tutto, ma non un paradiso terrestre. Il caso della giunta comunale che negli ultimi tempi è stata sciolta per ben due volte (nel 1991 e nel 2008) per infiltrazioni malavitose lascia intuire chiaramente che la cittadina è afflitta dal cancro della ‘Ndrangheta. Un cancro che provoca decine di morti all’anno, a volte anche vittime innocenti, ma fossero solo loro le uniche vittime: anche le imprese taglieggiate dalla ‘Ndrangheta sono vittime, anche gli appalti gestiti dalla ‘Ndrangheta sono vittime (come l’appalto dell’ammodernamento della Salerno – Reggio Calabria) ma le vere vittime sono i cittadini onesti. Eh si, perché in questo triste scenario ci sono tante persone oneste, come Gerardo,54 anni,sposato , con due figli grandi e imprenditore individuale di un’importante impresa di Gioia Tauro. In passato era pesantemente taglieggiato dalla ‘Ndrangheta e non ha mai avuto il coraggio di denunciare. Poi la situazione man mano si era pressoché risolta da sola, poiché la ‘Ndrangheta aveva trovato imprese più fortunate e ricche di quella di Gerardo, ma la ‘Ndrangheta continuava ad infastidirlo, ogni tanto si ricordava di lui, ma si riteneva fortunato se pensava che c’erano imprese più taglieggiate della sua…

Ma ora passiamo alla vicenda che ha sconvolto la vita di Gerardo: nel luglio di un imprecisato anno, Gerardo lavora ancora nella sua impresa; la ‘Ndrangheta non da segni di vita da ben cinque mesi, è più sereno e dedito agli affari e tra qualche settimana andrà in ferie per due settimane in Corsica e non vede l’ora di godersi il meritato riposo. Quel giorno alle 12.30 stacca da lavoro per andare a casa a pranzare e riprendere poi alle 16.30. Dopo aver pranzato esce dalla sua casa, a ridosso del centro storico, per recarsi a lavoro; l’impresa si trova nella periferia di Gioia Tauro. Era quasi arrivato, quando alle 16.25, vicino la rampa di accesso all’autostrada poco distante dalla sua azienda, qualcosa attira la sua attenzione. Davanti a lui a 60/70 metri di distanza nota una Fiat Punto bianca che viene affiancata da una moto di grossa cilindrata dove ci sono due persone coperte in testa da un casco integrale; quello dietro spara al conducente e unico passeggero, in quel momento, dell’auto ferendolo a morte e facendolo finire fuori strada.

Gerardo nota la scena ed è sotto choc.

I due scendono dalla moto e non soddisfatti appiccano un incendio all’auto. Visto il grande caldo che bacia ogni estate il Sud Italia, uno dei killer decide di togliersi per pochi secondi il pesante casco. “Chi vuoi che ci veda qui?”. Pochi secondi, ma sufficienti per cambiare la vita di Gerardo. Eh si, perché Gerardo riconosce in un killer, colui che fino a pochi mesi prima era “l’esattore” di un clan ‘ndrino. Era lui che ogni volta veniva a riscuotere “il pizzo” all’impresa ed era lui che ha sparato alla Fiat Punto. Purtroppo anche il killer si accorge di Gerardo e lo riconosce. Punta la pistola verso l’auto di Gerardo e partono numerosi colpi che fortunatamente non vanno a segno, hanno solo distrutto un pezzo del vetro anteriore della macchina. Gerardo allora fa subito dietrofront e si dilegua. I killer lo inseguono ma lui è praticamente sparito.
Gerardo intanto ancora sconvolto chiama alla moglie, con la cui vive da 30 anni e da soli poiché i figli grandi e sposati sono andati a vivere uno in Umbria e l’altro in Piemonte, e le spiega di ciò che ha visto e che i killer gli stanno dando la caccia e che devono fuggire da Gioia Tauro altrimenti non vivranno a lungo lì. Ma recarsi subito a casa, con i ‘ndrini alle costole sarebbe da stupidi; perciò si reca per qualche ora a Rizziconi , un paese poco distante da Gioia Tauro, per depistare le ricerche dei killer e dice alla moglie di tenersi pronta che tra qualche ora verrà a prenderla e fuggiranno da qualche parte, forse dai figli e magari trasferire l’impresa al nord, dove è più sicuro (o almeno dovrebbe esserlo): è quasi certo che sarà questo il futuro di Gerardo, un futuro sviluppato nel giro di pochi minuti - tanta è la paura! Ma Gerardo non ha calcolato una cosa: che Gioia Tauro non è un paese molto grande e che la ‘Ndrangheta, come la Mafia e la Camorra, sa tutto! Sa anche dove vive con la moglie. La vita di Gisella, moglie di Gerardo, è in pericolo.
 
In quel momento lei si trova in casa ansiosa di questa situazione. La ‘Ndrangheta non vuole fare del male a Gisella, non gli importa nulla di lei, ma è Gerardo che deve pagare poiché divenuto un testimone molto scomodo. Mezz’ora dopo l’agguato, la ‘Ndrangheta fa irruzione in casa di Gerardo con il chiaro intento di ucciderlo, ma lui non c’è. C’è solo Gisella, spaventata e confusa, ma consapevole di cosa sta succedendo. Gisella viene rapita senza “se” e senza “ma” e viene portata in un casolare in campagna poco fuori il centro urbano. Torturano Gisella, le vengono legate le mani con lo scopo di dare informazione circa l’attuale posizione geografica del marito ma lei non ne sa nulla e viene ripetutamente schiaffeggiata e picchiata.
 
Intorno alle 22.00 Gerardo fa ritorno a casa e la trova completamente a soqquadro e quel che è peggio Gisella non c’è. Non ci mette molto a capire che la ‘Ndrangheta lo ha preceduto ma non si scoraggia e si mette alla ricerca della moglie. Dopo due ore in giro per Gioia Tauro, poco fuori il centro urbano nota una moto di grossa cilindrata sul ciglio della strada molto simile alla moto dell’agguato. Legge la targa. Ma è la stessa moto dell’agguato! Allora il killer non deve essere molto lontano. Allora si inoltra in una stradina di campagna molto buia , non percorribile in macchina o in moto poiché è troppo stretta e combinata male che a quell’ora metterebbe paura a tutti ma Gerardo farebbe di tutto per salvare la vita di sua moglie. “Ah, se non avessi visto niente!” continuava a ripetere.
Dopo 10 minuti a piedi si ritrova in aperta campagna e nota alcuni casolari sparsi. Non sa che fare e dove andare. Ai Carabinieri non vuole dire niente, ha paura di mettere al repentaglio la vita di sua moglie. Ma in quel momento sente un urlo di dolore provenire da lontano: ma è sua moglie che urla! Ci siamo, sua moglie è lì nei paraggi. Gisella continua a urlare e le sue urla guidano il disorientato Gerardo, preoccupatissimo da queste urla, provocate dalle forti botte dei rapitori. Ha individuato il casolare dove si trovano sua moglie e i due killer/rapitori che picchiano selvaggiamente Gisella con l’intento di farla parlare ma lei purtroppo non sa nulla. Ma loro non le credono e continuano a picchiarla.

Il furbo Gerardo ,che ha visto tutta la scena dall’esterno tramite una finestra riesce, sempre dall’esterno, ad infilarsi in un intercapedine del muro che culmina in una piccola uscita proprio nella stanza in cui si trovano i tre. Inoltre è fortunato poiché i rapitori si sono momentaneamente trasferiti in un’altra stanza (fortunato?  Mica tanto, ora vediamo il perché.) L’intento di Gerardo è quello di prendere sua moglie e di fuggire di nascosto dalla finestra, ma purtroppo loro sono stati più furbi di lui poiché lì c’era un terzo uomo posizionato in un certo angolo della stanza non visibile né dalla finestra né dall’imboccatura dell’intercapedine. Sapevano che sarebbe arrivato prima o poi. Quindi Gerardo finalmente riesce ad entrare in questa stanza ma lì viene spiazzato dal quel terzo uomo il quale gli spara un colpo che lo colpisce solo alla gamba. Gerardo cade a terra, è spaventatissimo, nel frattempo accorrono anche gli altri due: è la fine –“ Non può finire così” pensa Gerardo. Gisella è praticamente morta dallo spavento. I tre killer puntano tutti e tre contemporaneamente la pistola verso di lui.
 
Stanno per premere il grilletto quando all’improvviso e inaspettatamente, grazie ad una soffiata, arriva la Polizia che circonda interamente il casolare e riescono a sfondare la porta e i poliziotti intimano ai killer di buttare giù la pistola. Ma il più coraggioso dei tre minaccia di uccidere i due coniugi se i poliziotti non avessero gettato loro le pistole a terra. Uno dei poliziotti allora finge di gettare la pistola a terra, fa solo il gesto quando all’improvviso spara un colpo e colpisce la mano del “killer coraggioso”. Gli altri due di scatto, presi dalla paura, buttano le pistole a terra. Loro sono tre, i poliziotti potevano essere una ventina. C’era una sola soluzione: arrendersi, e così fecero. I tre ‘ndrini furono arrestati, il “killer coraggioso” fu però prima portato al pronto soccorso per farsi medicare la ferita, ma il suo coraggio lo portò a scappare e a non farsi più riprendere ancora per qualche giorno. I due coniugi vengono liberati dai poliziotti e Gerardo fu trasportato all’ospedale per rimuovere il proiettile dalla gamba; i medici ritennero opportuno di farlo stare almeno due giorni in ospedale per farlo riprendere.
 
 Durante questa sua breve permanenza in ospedale, però, riceve una brutta visita. E’ il “killer coraggioso” che, passando inosservato, cerca di ucciderlo soffocandolo mentre dorme, quindi approfittandone quando lui non può gridare anche se si dovesse svegliare. Ma questa volta sono stati i buoni ad essere furbi. Gerardo era scortato dai Carabinieri durante la sua permanenza in ospedale – i Carabinieri si trovavano nella stanza accanto per non farsi dare nell’occhio dal malavitoso. Si accorsero della sua presenza e si scaraventarono su di lui mentre cercava di uccidere Gerardo. Questa volta l’hanno arrestato!! Gerardo, una volta dimesso, lascia Gioia Tauro nonostante l’arresto di questi malavitosi. Diceva ripetutamente: “La ‘malavita organizzata è una realtà di questo mondo. Le cose di questo mondo non durano per sempre, tutto finisce. Purtroppo non accadrà domani, ma un giorno avverrà – ne sono certo! E allora per me sarà il giorno più bello della mia vita e dal quel giorno ritornerò nel mio paese.”

Gerardo si stabilisce in Piemonte insieme alla moglie dal figlio maggiore nell’attesa di una casa tutta sua e trasferisce la sua attività lì in Piemonte, in cerca di un futuro migliore. Gerardo, Gisella e i tre killer (dico questi in particolare) sono personaggi di fantasia, ma la malavita organizzata è una triste realtà presente nel nostro nel paese, sia al Sud che al Nord Italia.

  
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