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Autore: RamaDFZ    05/01/2013    1 recensioni
Ecco a voi una storia che racconta dei momenti molto importanti nella vita del nostro più caro detective. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere stato il suo passato, ma si tratta solo del parto della mia mente degenere. Mi auguro vi piaccia comunque questo lavoro e anche se non dovesse appassionarvi, commentatemi e consigliatemi! A presto!
" Le campane, quelle maledette campane non avevano smesso di suonare neanche per un secondo, erano un vero e proprio tormento per il povero detective. L, ormai esasperato, afferrò la testa tra le mani e serrò le sue grandi opali, cercando di distrarsi pensando a qualcosa di piacevole. La sua mente si affollò immediatamente di immagini che avrebbe preferito non rievocare, così, dischiuse con fatica gli occhi stanchi e si alzò dalla sua sedia girevole..."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho vinto io!!

 

L'inventore prese il telefono e chiese alla domestica di portargli un cambio d'abito e quanti più giocattoli fosse in grado di trasportare. Mezz'ora dopo, Antoinette era giunta a destinazione con tutto ciò che il suo datore di lavoro le aveva chiesto.

 

  • Signore, spero di aver preso da casa ogni cosa richiesta.

  • Assolutamente Antoinette, hai fatto un ottimo lavoro.

  • Signore, mi scusi se mi permetto, ma sa, ieri notte è uscito senza più tornare ed anche oggi non rincasa per il pranzo, stavo giusto preparando il suo piatto preferito! Mi sono un po' impensierita sapendola fuori per tutto questo tempo.

  • Ho una situazione delicata per le mani e non posso muovermi, non so neanche se tornerò a dormire, ma non ti preoccupare, presto potrò rientrare nella mia solita routine, sta' tranquilla Antoinette.

  • So che lei sa sempre cosa sia più giusto fare, mi perdoni se sono stata indiscreta.

  • Te lo ripeto, non preoccuparti, sei stata molto gentile. Ora, però, ti chiedo di rincasare per chiedere a Roger Ruvie di inviarmi via fax tutti gli aggiornamenti della Wammy's House, ovvero se ci sono spese extra da sostenere, riparazioni da fare ecc... Grazie ancora e a presto Antoinette!

  • A presto signore!

 

Quillish raccolse prontamente la sacca con tutti i giocattoli e si avviò verso la stanza del bambino, ma fu bloccato sulla soglia dalla perpetua che aveva un piatto fumante in mano

 

  • Senta Wammy, io avrei preparato la mia zuppa speciale per il piccolo, ma forse è meglio se a dargliela sia lei visto che è riuscito ad entrare in confidenza con lui più di tutti noi.

  • Beh, entrare in confidenza è dir troppo, però senza dubbio credo che con me si sia sbloccato un po'... Mi dia pure il piatto signorina e grazie.

  • Vorrei tanto poter fare di più! Anche se non so cosa significhi avere dei figli, non riesco lo stesso ad immaginare come non si possa amare una creaturina del genere!

  • In questo mondo ci sono tante ingiustizie, Berenice, ma esistono anche persone che combattono per renderlo un posto migliore.

 

I due si scambiarono un tenero sorriso e poi Wammy entrò nella stanza con il piatto fumante che gli scottava le dita. Il bambino era seduto sul divano e giocava ancora con il cubo di Rubik che, ormai, era diventato di sua proprietà

 

  • Giovanotto, è ora di mangiare. Posa il gioco e mettiti composto.

 

Quelle parole non ebbero alcun effetto sul quel piccolo cocciuto che preferiva risolvere il rompicapo piuttosto che mangiare qualcosa che non aveva neppure un buon odore

 

  • Eh no signorino! Stavolta non mi farò piegare! La dottoressa ha detto che devi mangiare e quindi mangerai!

 

L'inventore si sedette sul divano e gli porse un cucchiaio pieno di zuppa. Il moretto sollevò per un attimo lo sguardo dal cubo per osservare il liquido marroncino che gli veniva servito, trovandolo assolutamente poco appetibile

 

  • Suvvia che sarà mai! Assaggiala almeno!

 

La curiosità ebbe la maglio, così la boccuccia si aprì lentamente accogliendo il cucchiaio ed il suo contenuto, per poi riversarlo nel piatto con una smorfia di disgusto.

 

  • Non si sputa nel piatto! Ma insomma! Dovrei costringerti a mangiarlo lo stesso anche così com'è!

 

Alla parola costringere, l'espressione del moretto cambiò drasticamente, così Wammy si affrettò a mettere via il piatto per fargli capire che non diceva sul serio, non aveva alcuna intenzione di spaventarlo. Quando si fu seduto di nuovo accanto a lui, il piccolo sembrava già più tranquillo e con la mano iniziò a strattonare la sua giacca

 

  • Cosa c'è adesso?

 

Il bambino infilò la mano sotto il materasso del divano, estrasse le carte di caramella luccicanti che aveva nascosto la notte prima e le porse all'inventore, sperando che capisse le sue intenzioni

 

  • Vuoi una caramella? Senti, io te la do, ma è fuori discussione che tu mangi solo dolci! Fanno male sai? E un corpo in crescita ha bisogno anche di altre sostanze.

 

Ormai completamente vinto, Wammy gli porse l'ultima caramella che aveva con sé e lo guardò scartarla con gioia e poi mangiarla soddisfatto.

 

  • E va bene, facciamo un patto... Se adesso ti faccio vedere tanti bei giochi che mi sono fatto portare da casa, tu poi mangi qualcosa di caldo ok?

 

Il bambino fece di sì con la testa, agitando la folta chioma corvina. Questo gesto sorprese molto Quillish che era convinto di non ricevere alcuna risposta come al solito. Molto più soddisfatto di prima, l'inventore portò in stanza la sacca con tutti gli oggetti e la svuotò sul pavimento, mostrandone il contenuto: tantissimi puzzle colorati, carte per origami, biglie di vetro, tessere del domino e un piccolo tavolo da scacchi.

Il moretto scese dal divano ed iniziò osservare tutte quelle cose nuove una per una scegliendo, ad un certo punto, il tavolino da scacchi

 

  • Accidenti giovanotto, possibile che tu voglia sempre cose poco adatte alla tua età?

 

Il piccolo aveva una mente sveglissima e per questo ipotizzò subito che Wammy avesse detto apposta quella frase... Se davvero il vecchio considerava quel gioco non adatto a lui, di sicuro non avrebbe chiesto espressamente di metterlo nella sacca, l'unico problema era riuscire a farsi spiegare come funzionasse

 

  • E va bene, se proprio vuoi ti insegnerò a giocare a scacchi, ma dovrai prestare attenzione perchè anche se le regole sono semplici, le tattiche per poter usare al meglio tutti i pezzi sono moltissime e complesse. Pensi di potercela fare?

 

Il bambino colse la velata sfida e balzò accanto a Quillish con il gioco stretto fra le braccia. L'inventore estrasse tutte le pedine da un cassetto a scomparsa incluso nel tavolo da scacchi e le dispose ordinatamente, ciascuna al proprio posto.

In pochissimo tempo l'allievo apprese tutte le mosse principali e quelle via via più difficili e dopo un paio di partite flash in cui fu battuto per poco, riuscì a superare il maestro alla grande, mettendolo in scacco con sole tre mosse. La felicità per quel piccolo successo conseguito e il divertimento mai provato fino ad allora, fecero crollare per un attimo le difese del bambino

 

  • Ho vinto io!!

 

Wammy impallidì quando registrò che quelle semplici parole erano state pronunciate proprio dal suo giovanissimo e mutissimo compagno di giochi

 

  • Ma allora parli! Qui pensavamo tutti che il gatto ti avesse mangiato la lingua!

 

Resosi conto dell'errore commesso, il moretto ficcò la testa fra le ginocchia, vergognandosi e pensando addirittura che il vecchio l'avesse fatto vincere proprio per fargli abbassare la guardia. Quillish sorrise a quella scena e decise di compiere un azzardo... Lentamente, avvicinò la mano alla testa del piccolo per accarezzarla, ma quel contatto inaspettato lo fece solo spaventare ed allontanare

 

  • Scusami, non volevo darti fastidio... Comunque hai ragione, hai vinto tu, quindi adesso io voglio la rivincita!

 

Maestro e allievo(ma non troppo) continuarono a giocare a scacchi per tutta la giornata, fermandosi solo per mangiare.

Alle dieci di sera sia l'inventore che il suo sfidante erano esausti... Il moretto si addormentò seduto con l'alfiere in mano, così Wammy lo prese e lo sistemò delicatamente sotto le coperte

 

  • Dormi bene giovanotto... Domani sarà una lunga giornata.

 

Impegnandosi al massimo per non fare rumore, Quillish raggiunse Monroe nello studio, salutando di sfuggita la perpetua che stava riponendo gli ultimi paramenti.

 

  • Spens, ci sei?

  • Sì Quillish, entra pure, stavo compilando due scartoffie.

 

I due amici si sedettero ancora una volta l'uno accanto all'altro, separati solo dalla solita bottiglia di scotch.

 

  • Ho deciso di portarlo con me Spens!

  • Con te, all'orfanotrofio?

  • Sì... Domattina ti libereremo la stanza.

  • Non è certo questo il problema, lo sai... Il bambino potrebbe avere dei genitori, magari lo stanno cercando!

  • Se anche i suoi genitori fossero vivi, non lo lascerei mai a loro!

  • Capisco ciò che intendi, ma non è certo che siano stati loro a fargli del male... Magari è scappato di casa, lo fanno molti bambini, poi qualche balordo lo ha catturato e lui è riuscito a fuggire... Chissà, potrebbe essere andata proprio così!

  • Sì, hai ragione, ma finchè non parla non potremo mai saperlo. Lo terrò con me e nel frattempo controllerò attentamente tutte le denunce di scomparsa di minore. Se i suoi genitori lo rivogliono, di sicuro avranno già informato le autorità.

  • Ma Quillish, non hai pensato che forse avremmo dovuto rivolgerci già noi alla polizia?

  • Non lo so Spens, ma qualcosa mi dice che sia più sicuro tenerlo nascosto, almeno fino a quando non ne sapremo di più.

  • D'accordo, con te è sempre stato inutile obbiettare. Fai attenzione e soprattutto evita di metterti nei guai.

  • Tranquillo Spens, ce la caveremo!

 

Monroe e Wammy chiacchierarono del più e del meno per un quarto d'ora prima di congedarsi. L'inventore, ormai, era deciso a proteggere il bambino a tutti i costi e lo avrebbe accolto sotto la sua ala fintanto che gli sarebbe stato concesso. Non si trattava di semplice altruismo, Quillish sentiva che tra di loro si stava formando un legame speciale, anzi, era quella creatura indifesa ad essere speciale e lui se ne sarebbe preso cura nel miglior modo possibile.

  
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