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Autore: animapurpurea    05/01/2013    3 recensioni
Una fitta lancinante la travolse in pieno addome, ma non capiva se quello che stava provando fosse dolore. Forse non provava semplicemente più nulla.
Si inumidì le labbra un ultima volta, come per assaporare l’essenza di colui a cui erano appartenute.
Si sentì improvvisamente leggera. Poi tutto si fece buio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 6.

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“Buongiorno ragazzi” esordì cordiale l’uomo sulla cinquantina dagli occhi grigi, dalla folta capigliatura sale e pepe e dalla massiccia corporatura.
“Io sono il professore Alec Foster e seguirò i ragazzi del corso di giornalismo. L’altra mia collega qui presente è la professoressa Aileen Mason e si occuperà invece della sezione che riguarda la medicina” aggiunse indicando la donna alla propria sinistra di mezz’età con profondi occhi color miele, lisci capelli castani raccolti in una lunga treccia, fisico asciutto e minuto e con un espressione allegra dipinta sul volto marcato dalle rughe.
“Bene, il professore mi ha già presentato, quindi passiamo ai fatti. Sapete già cosa andremo a fare, di conseguenza, non perdiamo tempo e mettiamoci all’opera. E ricordate che l’impatto di questa catastrofe è stato enorme e sconvolgente, ed è proprio questo che vogliamo far emergere dal nostro progetto” prese voce con tono raggiante.

I suoi occhi eterocromi si guardavano intorno disorientati, mentre quelle parole riecheggiavano nell’enorme spazio dell’auditorium dell’International School di Phuket Town. Avvolto nel bianco, con pavimentazione in gres porcellanato, candide pareti decorate da numerosi quadri della tradizione thailandese, sedie in legno, un proiettore appeso al soffitto, un piccolo palco con cattedra e schermo gigante alle spalle, era in quel momento affollato da circa trentasei teste.
Gli altri ragazzi erano arrivati e ormai la palazzina a Patong spopolava per il rumore e le persone.
E ora si ritrovavano tutti lì, in preda all’agitazione di affrontare quella nuova esperienza.
“Speriamo bene” bisbigliò la ragazza a Nermin.
“Davvero. Ma siamo qui per questo, no?” le chiese sicura la bionda in un soffio di voce.
“Giusto”
Annuì piano.

“Allora iniziamo subito con la divisione nei due gruppi predestinati e poi verremo trasportati nel luogo preciso in cui opereremo”
“Gruppo medicina” disse la signora Mason estraendo un foglio dalla tasca sinistra del camice; iniziò a leggere una serie di nomi e tra questi c’erano anche quelli di Merope Khan, Cleo Gray, Harry Styles e Louis Tomlinson.
“Bene, ora che siete stati tutti chiamati, possiamo andare verso l’uscita, dove un pullman ci attende. A dopo Foster” salutò con un semplice gesto della mano e si avviò verso la porta seguita dai giovani.
“Ehm, Ehm..” il professore si schiarì la voce per interrompere quel brusio sommesso. “Veniamo a noi, il gruppo giornalismo..” disse portando gli spessi occhiali in direzione di un altro bigliettino spiegazzato.
A quel punto, anche Ariadne Shaw, Nermin Smith, Edith Morgan, Liam Payne e Niall Horan vennero nominati.
Si diressero così verso la scura vettura in attesa all’esterno e partirono verso le coste dell’isola maggiormente colpite dallo tsunami del dicembre 2004.

“Non mangiare anche lei, con gli occhi si intende” disse il ragazzo dagli occhi scuri rimbeccando scherzosamente il biondo.
“Io? Cosa?” Niall emerse dai suoi pensieri ridendo. “Ahh…” capì immediatamente a chi si stesse riferendo. Negò.
“Non fare il finto tonto che hai capito benissimo. Sto parlando di Nermin. La guardi in continuazione e con me ne parli sempre. Si vede lontano un miglio che ti piace”
“Pff.. Non è vero!” si smentì non appena avvampò in viso.
“Allora perché stai arrossendo eh? Ci conosciamo da una vita, puoi dirmi tutto diamine” gli disse guardandolo di sottecchi.
“Sì Liam, è solo che con lei non so come fare, è così diversa. Capisci?”
“Okay, ma vuoi rimanere qui con le mani in mano? Ti prego, datti una mossa”
“Ci provo, va bene? Anche se non so se ricambia o meno, ci provo”
“Bravo irlandese” lo incoraggiò.
Risero richiamando l’attenzione della bionda poco distante da loro, la quale si girò osservandoli interrogativa.

Riconoscerei quella fragorosa risata tra mille, pensò portandosi una ciocca aurea dietro l’orecchio destro.

“Hey Nerms, smettila di perderti negli occhi azzurri del bel biondo e muovi quelle lunghe gambe che ti ritrovi verso il sedile” la incitò la ragazza dai mossi capelli corvini scuotendola.
“Aris, ma cosa stai dicendo?” ribatté con voce stridula.
“Spero che tu stia scherzando” le rispose acida. “Puoi nasconderlo a tutti tranne a me, sappilo” aggiunse con aria decisa.
“Intendi Niall? E’ carino, tutto qui”
Incrociò le braccia.

No, non lo è, è bellissimo okay?

“Solo carino?” sgranò gli occhi incredula. “Non prendermi in giro, mi hai ammorbato con la storia della discoteca!”
“Va bene, hai ragione, mi attrae” confermò increspando le carnose labbra in un sorriso.
“Oh brava, era questo che volevo sentirmi dire! Ora andiamo” asserì radiosa prendendola, a passo svelto sottobraccio e trascinandola verso gli ultimi due posti liberi rimasti.

Dopo un viaggio di circa venticinque minuti si ritrovarono a Nai Harn Beach, un’area poco distante dalla zona di Karon.
Essa era una spiaggia meravigliosa, lunghissima, affollata dai turisti, compresa tra due scogliere e con una laguna di acqua dolce con sbocco sul mare cristallino.
Ariadne ogni volta che andava lì ripensava alla fortuna che lei e la sua famiglia avevano avuto quel dannato ventisei dicembre, quando avevano deciso, all’ultimo minuto, di andare a Surin, evitando quindi la tragedia.
Se non avessimo cambiato idea, a quest’ora saremmo morti, pensò con gli occhi che le bruciavano.
Era forte. Non avrebbe ceduto all’ondata di quei ricordi devastanti.

Occhi sbarrati, bocca serrata e polmoni che cercavano di respirare l’ultimo briciolo di ossigeno concesso.
Tutto era così terribilmente silenzioso ed ovattato intorno a lei; sentiva solo il battito frenetico del suo cuore e il rumore delle piccole bolle d’aria fuoriuscenti dalle narici.
I lunghi capelli fluttuavo, sotto di lei c’erano le macerie di una barriera corallina quasi completamente distrutta, mentre al di sopra si poteva intravedere un raggio di sole, che in quel momento era soltato d’ostacolo.
Ogni speranza, ogni certezza stava svanendo insieme all’effetto catastrofico del flutto, il quale si era infranto sulla riva con una scarica di dolore.
L’aria iniziava a mancarle sempre di più.
L’onda mi ha travolta, mi ha trascinato negli abissi. Non rivedrò mai più i miei genitori. Sto morendo, pensò terrorizzata la bambina dagli occhi eterocromi priva della consapevolezza della morte.
Avrebbe voluto piangere, ma era sott’acqua e non riusciva a tornare in superficie.
Improvvisamente sentì la forza devastante dell’acqua invaderle la cassa toracica. Stava affogando e in quel momento l’unica cosa che l’accompagnava nell’oscurità era quel singolo fascio luminoso che si infiltrava giocosamente tra i fori degli ultimi coralli rimasti.


Emerse dalla sua memoria e respirò profondamente continuando a muoversi con passo sinuoso tra le radici degli alberi di banano che emergevano dal terreno.

“Vi chiederete il motivo della nostra presenza qui. Ve lo spiego io. Ragazzi miei questa è una delle spiagge che è stata quasi completamente rasa al suolo dallo tsunami. Qui i morti sono stati parecchi e i lavori di ricostruzione hanno ricoperto pressoché l’intera superficie” disse il professor Foster indicando con le braccia il paesaggio circostante.
“Può sembrarvi una domanda strana o anche stupida, ma ho bisogno di sapere se qualcuno era qui, in Thailandia, quel giorno. Mi serve per capire da che punto dobbiamo iniziare. Quindi, qualcuno di voi c’era?”
Nermin diede una gomitata all’amica, la quale però rifiutava categoricamente di mostrarsi, solo che la bionda l’aveva colpita in piena pancia facendola gemere.
“Che succede là in fondo?” chiese l’uomo alzando un sopracciglio.
“Niente, mi scusi” replicò Ariadne tossendo.
“Signorina Shaw, ha qualcosa da dire?”
“No” rispose abbassando il capo.
A quell’affermazione ricevette un’occhiata di fuoco da parte della bionda.
Sbuffò scocciata, non voleva passare per vittima.
“Non c’è nessuno allora? Bene. Tornando a noi, il vostro compito è quello di raccogliere informazioni intervistando i vari individui presenti in questa zona, siano essi del luogo o meno. Chiedete cosa è successo, se sono tornati in vacanza dopo l’accaduto e cosa è cambiato rispetto a prima. Dovete raccontare accuratamente i fatti ed esprimere le diverse e contrastanti emozioni. Il lavoro può essere svolto in coppia e deve essere consegnato entro stasera con una stesura di almeno otto pagine. Prima della pausa pranzo avete quattro ore per orientarvi e fare le dovute domande, poi torneremo all’International School dove potrete iniziare a scrivere. Capito tutto?”
Silenzio.
“Beh, chi tace acconsente. Buon lavoro ragazzi” salutò con un cenno del capo per poi dirigersi verso il lago situato nelle vicinanze.
Tutti annuirono e iniziarono a mettersi all’opera, chi da solo o in coppia.
Liam era con Edith, la mora per conto suo, mentre la ragazza dagli occhi verdi dalle nuance giallognole era indecisa.
Il ragazzo dai profondi occhi cerulei le si avvicinò intimidito.
“Ciao Nermin”
Sorrise.
“Salve a te, Niall. Dimmi tutto”

Non ci ripensare, prendi in mano la situazione e chiediglielo cazzo!

“Ti andrebbe di lavorare insieme?” domandò portandosi timidamente una mano dietro la nuca; sentiva il sangue ribollirgli nelle guance.
“Certamente, non sapevo proprio che fare” rispose riconoscente.
“Allora cominciamo”
“Andiamo”

Le quattro ore passarono in fretta, intervistarono molta gente e alla fine avevano tutto il materiale necessario per l’articolo. Non restava altro che scrivere.
Tornarono a Phuket e subito iniziarono la stesura.
Misero insieme tutti gli elementi organizzandoli con linguaggio appropriato ed immagini accurate.
Dallo scritto emergevano il dolore, l’ansia e tutta la sfera emotiva che ruotava intorno alla paura.
Lo tsunami ha portato a tutto questo? Ecco perché Ariadne non riesce a parlarne facilmente, pensò la bionda sentendosi una stupida per ciò che aveva fatto. Stava pian piano entrando in quell’ottica del terrore e ciò la sconvolgeva.
Non ci si abitua mai a tale idea anche se si cerca di dimenticare.

“Sai Horan, è bello lavorare con te” gli disse a lavoro ultimato.
“Posso dire lo stesso. E’ davvero venuto bene” rispose radioso i viso.
“Infatti siamo stati bravi”
Sorrise.
“Torniamo a casa insieme?”
“Sì, anche perché non mi so ancora orientare bene” ammise ridacchiando.
Il giovane si alzò dalla sedia ed improvvisamente l’abbracciò. Nermin ricambiò il gesto e si sentì avvolta da un calore umano incredibilmente piacevole; tra le sue braccia si sentiva bene, al sicuro, come se il suo castello di esitazioni fosse crollato.
Come se il posto tra quelle braccia forti fosse solo adatto a lei.

Dio, se mi piaci Niall, ma non so quanto tempo ci impiegherò per fartelo capire.

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

Ormai il corso era iniziato da quasi tre settimane e tutto procedeva per il meglio.
Viaggiavano da una popolazione all’altra raccogliendo le notizie necessarie, il gruppo si era consolidato ed erano quasi tutti amici, ad eccezione per gli asociali di turno.
Nel frattempo Zayn ed Ariadne si erano incontrati un paio di volte; avevano passato molti pomeriggi seduti sulle scale del suo laboratorio a parlare. Ora si conoscevano.
Erano stati due libri aperti, l’uno agli occhi dell’altra.

“Quindi tu sei qui per un corso universitario della durata di un anno”
“Esatto, mentre tu passi ore chiuso qua dentro a dipingere, senza aver ancora allestito una galleria”
Lui scosse la testa in assenso.
“Allora sappi che quei tempi sono finiti” disse schiudendo le labbra in un sorriso.

Non aspettavo altro.

“Non ti dà mai fastidio questo odore costante di pittura?” gli chiese con la visuale rivolta verso l’ultimo raggio di sole che si nascondeva dietro i grattacieli di Patong.
“No, lo adoro. Mi riesco ad esprimere solo con la vernice. E’ come se prendesse vita nelle mie mani, solo che io non sono quasi mai soddisfatto del risultato” rispose con espressione delusa.
“Sei un idiota. Lasciatelo dire” lo rimbeccò dandogli un buffetto su una spalla. “Te lo giuro, i tuoi quadri sono meravigliosi e capisco il tuo sconforto perché anche io faccio così con i miei scritti. Passo giornate intere a deridermi perché non me ne va mai bene una. Però tu riesci ad esprimerti anche a parole, fidati”
“Solo con te però” ammise incatenandola con lo sguardo.

Ce l’hai per vizio eh? Sto parlando proprio dei tuoi attentati alla mia salute, se è questo che ti stai chiedendo.
Ti avrei già baciato, ma non voglio fare passi falsi o affrettati. Sei libero di pensare che io sia all’antica, se vuoi.


Ariadne era blandita, non se lo aspettava.
Per quanto si sforzasse di reggere quel contatto visivo sentiva il rossore pronto a colpirle le gote mostrando il suo imbarazzo, quindi abbassò il capo mettendosi a giocare con i lunghi capelli.
Sentì i suoi occhi, quel giorno scuri, fissi su di lei e l’impercettibile suono del suo lieve sogghigno.
Si tirò su facendo comparire un inibito sorriso sul viso.

Eviti il discorso? Non riuscirò mai ad entrarti nella testa, sei così complicata. Non mi arrendo però, sappilo.

“Ti andrebbe di uscire uno di questi giorni?”
Prese l’iniziativa.
“Nel senso.. E’ da quasi tre settimane che ci vediamo qui, facciamo parte dell’ambiente. Poi Patong è bella e un giro si può sempre fare” disse sghemba.
“Uscire eh? Ci sto, però organizzo tutto io. Domani, qui, al solito orario”
“Ma mi parli sempre tramite ordini?”
Rise.
“Non ammetto obiezioni”
“Okay, okay. Ora vado. A domani Zayn”
Lo abbracciò più del dovuto, poi lui la fermò per un polso, l’attirò a sé e le schioccò un bacio sulla guancia assaporando per la prima volta la sua dolce e candida pelle.

“Dove stai andando eh?” domandò Harry dalla cucina fermandola prima che aprisse la porta.
“I cazzi tuoi?” chiese astiosa.
“Oh, si tratta di un ragazzo! In effetti stai uscendo tutti i giorni” rispose con sguardo malizioso.
“E io ribadisco il concetto.. I cazzi tuoi?” disse sarcastica.
“Dimmi chi è, daaai”
“Ma non ci penso neanche! Nemmeno Nermin lo sa”
“Tu non me la racconti giusta” aggiunse guardandola di sottecchi.
“Hey Styles, tu pensa a scoparti la bella bionda che io mi faccio i fatti miei. Senza offesa per Cloe eh?” disse beffarda chiudendosi la porta alle spalle senza aspettare la risposta, la quale, molto probabilmente consisteva in un ‘vaffanculo Shaw’ seguito da una risata.
Con il riccio aveva instaurato questo rapporto giocoso e canzonatorio: si prendevano in giro e si comportavano come bambini, ma alla fine stavano iniziando a volersi bene.

Uscì di casa maledicendosi per aver indossato le Dr. Martens bordeaux , ma nel caos della valigia non aveva trovato nient’altro e di conseguenza le aveva semplicemente abbinate con un paio di shorts di jeans, una maglietta bianca con le maniche corte coperte da borchie dorate all’altezza delle spalle e una serie di anelli alle dita della mano sinistra.
Faceva troppo caldo, anche per respirare; infatti non si era neanche truccata, e aveva lasciato la folta chioma ribelle sciolta dietro le spalle portando con sé un semplice elastico nero.
Era in ritardo.
Prese l’iPod dalla borsa in pelle a tracolla e controllò l’orario.
Merda. Le 16.50, tra dieci minuti devo essere lì.

Iniziò a correre per la discesa spostandosi con una mano i capelli dal viso.
Arrivò in tempo, lo vide appoggiato allo stipite della porta di legno intento a guardarsi intorno; appena fu entrata nel suo campo visivo schiuse le labbra sottili in un radioso sorriso.
Indossava un paio di pantaloni grigi a cavallo basso, una t-shirt bianca con al collo il famoso ciondolo in evidenza, una leggera giacca di jeans e delle Nike blazer grigie a piedi.

Calma Ariadne. E’ bellissimo, come sempre, ma ricordati di respirare e di non rovinare tutto.

“Ciao” lo salutò con un cenno della mano sostenendosi su un piede solo.
“Salve a te” le andò incontro abbracciandola. Adorava quel contatto fisico con lei.

Dio, come amo i tuoi abbracci, pensò avvolta nella sua dolce morsa.

“Ti avviso che dobbiamo camminare” le disse staccandosi.
“Ehm.. Va bene?”
Rise.
“Ho parcheggiato la moto vicino Bangla perché stamattina c’era un traffico allucinante. Quindi arriviamo lì e poi partiamo”
La ragazza annuì incamminandosi al suo fianco.

Arrivarono nella via delle discoteche dopo una ventina di minuti. Quello che vi trovarono fu sorprendente: avevano già bloccato la strada al traffico con le transenne, ma ciò che in realtà colpiva era la moltitudine di persone disposte in varie file e le casse audio sparse sui marciapiedi.
“Un flashmob” mormorò Ariadne verso Zayn.
“Un che? Ah.. Non avevo sentito”
“Conviene sbrigarci o rimaniamo intrappolati qua dentro”
Gli prese la mano e iniziò a trascinarlo tra la folla in delirio, la quale aveva iniziato a ballare sulle note di una canzone molto ritmata.

Sembrava che le loro mani fossero fatte per essere unite.

“Non mi lascio condurre” le sibilò in un orecchio cingendole i fianchi.

Dopo vari spintoni e passi incerti si ritrovarono all’estremità opposta della strada davanti ad un’enorme moto nera.
“Andiamo?” le domandò sventolandole in faccia un mazzo di chiavi.
“Con quell’affare?”
“Sì, non avrai mica paura?”
“No, ti pare? Pff…” disse ironica. “Ho subito in piccolo trauma , tutto qui”
“Sarebbe?”
“Da bambina sono caduta da un golf kart e mi sono quasi spaccata la testa. Da lì in poi ho sempre avuto il timore dei veicoli, diciamo, senza portiere”
“Sul serio? Come si fa a cadere da un golf kart?” chiese soffocando un sogghigno.
“Ridi, ridi. Beh, quando si è in sei, mentre i posti previsti sono quattro è piuttosto inevitabile che qualcuno si faccia male”
“In effetti”
“Si, non sono molto sana di mente insomma”

Ed è proprio questo ciò che mi piace di te. Sei così dannatamente singolare.

Ridacchiarono.
“Dai, sali. Vado piano” le assicurò.
“Okay, ma sappi che se ti ritrovi qualche costola rotta non è colpa mia. A me la velocità piace e poi non ho detto di non voler correre il rischio”
Sorrise, le porse il casco e montarono in sella.
“Ti avvinghi proprio come un koala” le disse ammiccando.
“Non farti strane idee e pensa a guidare”

Sento il tuo profumo inebriarmi le narici, meditò con il capo appoggiato sulla schiena di lui.

Dopo essere usciti dal caotico traffico di Patong, percorsero per dieci minuti la strada in salita di Chao Fa Road East tra le verdi colline Nakkerd.
Ariadne si guardava intorno cercando di capire dove fossero diretti, ma quando, alla fine, scorse la cima dell’altura non ebbe più dubbi.

Il Big Buddha.

Esso era uno dei monumenti più importanti e venerati dell’isola, situato sulla cima delle colline comprese tra Chalong e Kata.
Il sito offriva una vista meravigliosa che dominava il paesaggio sottostante.
Si elevava per quasi 45 metri, era facilmente visibile da lontano e con l’intero corpo stratificato in marmo bianco dei birmani che brillava al sole rendendolo un simbolo naturale di speranza.
Su ogni candido laterizio che componeva il suo volto c’era un desiderio scritto da qualcuno nell’auspicio che si avverasse al più presto.
Molte persone vi giungevano per fare fotografie, donare soldi per la manutenzione e scrivere messaggi.

Nell'eventualità di un nuovo tsunami ci si deve rifugiare sulla collina ai suoi piedi.

“Arrivati” disse raggiante Zayn dopo aver spento il motore slacciandole il casco.
Stranamente il grande spazio era desolato, a eccezione di alcuni funzionari e qualche monaco buddista a pregare in lontananza.
“Tieni” le porse una bottiglia di Jasmine Ice Tea ancora gelata, il suo preferito.
“Grazie” rispose sorpresa.
La prese per mano conducendola verso una piccola scalinata al di sotto del Buddha.
“Ci sei mai stata prima?” le domandò curioso.
“Qualche volta sì. Di solito faccio qua le fotografie quando voglio stare da sola. Tu?”
“Vengo qui a pensare alle volte. Trovo uno punto vuoto e mi fermo per un attimo”
“Io adoro questo posto” disse la ragazza dalle lentiggini con le pupille perse nel panorama: il tramonto era vicino; l’ultimo fascio di luce si affrettava ad illuminare, per l’ultima volta della giornata, la superficie lattea dell’enorme statua, la quale dominava con la sua pacata saggezza e spiritualità l’intera baia sottostante immersa nel verde e nell’azzurro. Il cielo era un quadro di sfumature che correvano dall’arancione al rosa e al porpora; il sole iniziava pian piano a lambire l’invisibile linea d’orizzonte del mare per poi svanire, lasciando che il suo vuoto di luce venisse colmato dalla luna e dalle stelle.
“Venivo qui anche per rifugiarmi” aggiunse alzandosi e dirigendosi verso il monumento.
“In che senso?”
La seguì.
“Sentivo come se il Buddha mi proteggesse e mi ascoltasse. E’ il simbolo della speranza, anche se io non so più se crederci o meno”
Sfiorò con le dita affusolate la superficie rivestita di scritte. “Sai che è anche questo il posto in cui rifugiarsi in caso di un altro tsunami?”
“Sì, ti va di parlarne?” un’espressione lievemente preoccupata gli si dipinse sul viso marcato dalle mascelle possenti. Glielo aveva accennato precedentemente, ma non si era mai dilungata più di tanto.

Evidentemente sente un peso enorme.

“Certo. Stranamente con te mi riesce facile”

Non so perché mi fai questo effetto.

Sorrise impercettibilmente.
Annegò quindi nei ricordi raccontandogli la storia: la fortuna che la sua famiglia aveva avuto, l’onda che l’aveva portata via e come l’aveva salvata un pescatore.
Il giovane non sapeva come rispondere a quella confessione.
“Solo che non sono ancora convinta di averla superata totalmente. So che sono stata risparmiata dalla morte per un motivo a me ignoto. Sai quante persone innocenti sono decedute o ancora disperse? Perché io?” terminò leggermente scossa ed affranta.
“Tu non hai colpa” la rinfrancò avvicinandosi.

Il tuo essere anche se forte, nasconde un’ambigua fragilità.
Per me sei come una calamita.


“Grazie” sibilò in un soffio di voce sprofondando con il viso diafano nell’incavo del suo collo.
Rimasero per un tempo indefinito seduti ai piedi della mastodontica statua a contemplare la bellezza del crepuscolo e il suono del silenzio.

La riaccompagnò a casa verso sera.
Una volta arrivati all’iniziò del vialetto il ragazzo si fermò; scesero dalla vettura e Ariadne si parò davanti al giovane dalla pelle ambrata per ringraziarlo.
“Sono stata davvero bene”
“Anche io”
Si morse un labbro.

Ti prego no, non farlo o mi butto su di te.
Sei bello, forse troppo per me.


“Sai che voglio di più vero?”
Ammiccò.
“Quanto sarai sfacciato?”
Iniziò a ridere passandogli una mano tra i folti capelli corvini scompigliati dal vento. Lui si accodò a lei seguendo quell’armonica melodia.
Le risate cessarono per un istante ed iniziarono a guardarsi acutamente negli occhi.
Le pupille di lei correvano lungo tutti i lineamenti del suo viso: dalle folte ciglia alla punta del naso, dalle guance alle labbra.
Lui si smarrì nelle fattezze di lei come se avesse perso il conto delle innumerevoli lentiggini che le ornavano il volto. Si soffermò sulle iridi eterocrome, come per riuscire a cogliere ogni sua emozione, e sulla bocca carnosa.
Unì una mano con la sua.
Improvvisamente i loro volti iniziarono ad avvicinarsi pericolosamente finché le distanze non furono azzerate completamente e le loro labbra si sfiorarono per la prima volta.

Combaciavano perfettamente.

Zayn la strinse a sé circondandola, mentre lei si portò avanti allacciando le braccia al collo di lui e intrecciando le sottili dita tra la chioma scura.
Gli occhi erano tornati al loro magnetico contatto visivo.
Quel bacio sarebbe diventato più intenso, come imprigionato nel momento, se non fosse stato per un tonfo sordo proveniente dall’interno della casa.
Ariadne pian piano si staccò mordendogli il labbro inferiore.
“Beh, questa è la continuazione di ieri” gli disse con un pizzico di scaltrezza nella voce passandosi indice e medio sulle labbra. “Non c’è fretta”

Se scopro che è stato Harry a combinare questo casino, lo castro.
Complimenti all’autocontrollo di sto cazzo,
pensò scocciata.

“Ti tengo sulle spine, non sarà facile”
“E chi vuole che lo sia? Non ci sarebbe gusto” le disse beffardo.
“Contento ora?” dichiarò sorridente mentre si allontanava da lui.
Zayn non disse nulla.

Sappiamo entrambi cosa vogliamo.

Corner of souls.

Odiatemi pure, siete liberi di farlo ewe
Questo capitolo mi fa davvero pena, ma sono dettagli perché tanto le decisione spetta a voi, quindi RECENSITE (?) lol
Io sono team ‘Zariadne’ voi? Ahahah
Nel prossimo ci saranno tante novità uu
Grazie a chi legge e recensisce.
Spero di aggiornare il prima possibile anche se con la scuola sarà più difficile e la mancanza di tempo si farà sentire. Perdonatemi in anticipo, avviserò quando pubblicherò (?)
Sawadee
Al.

Ps. non badate agli errori di battitura perchè non ho avuto tempo di ricontrollare.
Btw ecco a voi un’immagine del Big Buddha c:
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