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Autore: JeremySpoken    05/01/2013    0 recensioni
"Il mio nome è Jeremy dal Vault 101, sto cercando mio padre. Hai per caso sentito parlare di un certo James?" Raccolta di capitoli riguardanti il viaggio, più o meno attinente all'originale nel videogioco, di Jeremy, il vagabondo reietto del Vault.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-BREEZE OF NUKA-

Chapter One.

Paradise Vault.

 

 

 

 

Il mio nome è Jeremy, vengo dal Vault 101. Sì, sono uno del Vault, io, un civile come si deve. E' lì dove sono nato e cresciuto, ed è lì che sarei dovuto morire, felice di aver condotto una vita del tutto nella norma, da essere umano tra gli esseri umani. Lì nel Vault, lo ricordo bene, si mangia cibo vero, si beve acqua pulita, si hanno cure mediche vere, si conduce una vita vera.

Ogni anno nascono bambini e muoiono vecchi, ogni anno ci sono esami scolastici e feste di compleanno, ogni anno si curano malattie, ogni anno quel posto diventa più magnifico, un paradiso. Ancora ricordo il mio decimo compleanno, quando papà e quel suo collega mi regalarono il mio Pip-Boy 3000, quello che indosso ancora oggi, sebbene ora sia così rovinato, così sporco, così malandato. Ma funziona ancora bene, nonostante tutto, perchè la nostra non è una semplice tecnologia, no: la nostra è la Vault-Tec, e nessun uomo qui, nella zona contaminata, può lontanamente immaginare dove essa possa arrivare.

Mio padre era uno scienziato, lì, ma non ne sono sicuro, a malapena ricordo la sua faccia, la sua voce... E' passato fin troppo tempo, nemmeno so più perchè io sia scappato da quell' Eden, cosa diavolo mi fosse saltato in testa. Ricordo solo Amata che mi mostra la strada, le guardie, gli scarafaggi radioattivi, le sirene,.. E poi la luce. Ecco, se c'è una cosa che ricordo alla perfezione, quella cosa è senz'altro il pallido bagliore emesso dalle stelle in quella notte in cui lasciai il Vault 101; era notte fonda, anche se -ora che ci penso- io, la notte, non l'avevo mai vista. Qualcuno mi aveva parlato di quel posto fuori dalle porte blindate, dei ratti-talpa che ti mangiano la carne, di una certa “Megaton”, di qualcosa chiamato “Enclave”, ma mai nessuno mi aveva parlato della bellezza del mondo esterno in piena notte, della luce bianca che sudano le stelle in piena estate, dell'odore di polvere e libertà che galleggia nell'aria. Il cielo, quel giorno, aveva lo stesso colore della mia tuta del Vault: un cielo indaco, sporco più della stoffa in cui risiedevo, e la luna gialla, gialla come la scritta “101” che sormontava la mia schiena.
E fu da lì che iniziai a capire, capire che in quel mondo feroce senza pareti di metallo e senza cabine blindate dove dormire la notte, non avrei mai più rivisto Amata, non avrei mai più bevuto Nuka-Cola, non avrei mai più incrociato il soprintendente per i corridoi, grigi come la nebbia. Iniziavo a capire che la mia vita di perfetto comfort era ormai terminata, che la minaccia -che ai tempi mi pareva enorme- dei Serpenti Del Tunnel era ormai solo un lontano ricordo. Avevo lasciato morire la madre di Butch, l'avevo lasciata in balia degli scarafaggi radioattivi, ora che mi ricordo. Avevo rimosso questo pensiero ormai da tempo. Ai tempi, in effetti, gli scarafaggi radioattivi mi terrorizzavano. Ero solo un ragazzino con la paura degli insetti, come lo era anche Butch, ne sono sicuro. Ma sua madre, sua madre era lì, e Dio solo sa quanto possa essere doloroso un morso di quei cosi. Sua madre non disponeva di fucili laser, di fucili da cecchino, di sparachiodi, e neanche di una mazza da baseball. Aveva solo le sue mani nude, le sue mani da donna che mai avrebbero immaginato di doversi scontrare con una bestia come quelle. Dicono che quegli animali inizino a divorarti dalle guance, e che dalle guance passino alla lingua, il tutto mentre tu sei ancora vivo e cosciente, cosciente del fatto che a breve morirai dissanguato, divorato dalla disgustosa bocca di un disgustoso scarafaggio radioattivo. Puoi sentire le loro zampe viscide schiacciarti il petto, e i loro denti aguzzi conficcarsi nella tua stessa carne. Di te dicono non rimangano neppure le ossa.

Ma tutto questo un civile dentro al Vault non può saperlo, ovviamente. Periodicamente avvengono disinfestazioni, e quelle bestie vengono ammazzate a colpi di fucile, uno ad uno, dagli addetti. Una morte prematura non è ammessa nel bunker, tantomeno se a preocurartela è uno schifoso insetto radioattivo.

Ma che senso ha parlarvene adesso, adesso che sono qui a respirare polvere e radiazioni nella zona contaminata, con gli anfibi distrutti dal caldo e dai migliaia di passi, adesso che, in preda alla fame, divoro carne di scarafaggio radioattivo come un bambino davanti alla sua torta di compleanno.

Ma sono ancora vivo, e quindi non posso lamentarmi. Lontano da Paradise Vault, è così che ormai lo ricordo, ma ancora libero di respirare. Solo qualche ferita qua e là ed una dozzina di stimpax in tasca. La gamba sinistra mi fa male, me l'hanno ferita quei bastardi predatori qualche ora fa, ma ora sono là a terra, dove è giusto che siano, con un paio di pallottole nel cranio. Non voglio usare nessuno dei miei stimpax per una stupida gamba, ma qui intorno non credo ci siano città abitate con dottori o qualche letto dove riposarmi. Forse ritornerò a Megaton e andrò alla clinica, di certo non userò uno dei miei medicinali per un graffietto del genere. Eppure questa dannata gamba continua a pulsare, a bruciare, a tremare; sembra essere stata immersa nel fuoco ardente, fa male. Penso che sia anche causa delle radiazioni, e pensare che nel Vault bastava un “toc toc”, ed un medico sorridente ti veniva incontro con qualche siringa, e in un attimo eri come nuovo. Non che lì ci fossero gravi malattie o combattimenti, nessun predatore con coltelli da combattimento, solo quei “Serpenti del Tunnel”, anche loro dei bambocci, tutto sommato.

 

Il mio nome è Jeremy dal Vault 101, sto cercando mio padre. Hai per caso sentito parlare di un certo James?

  
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