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Autore: Wolly    24/07/2007    18 recensioni
Beginning ~ Le Origini di ciò che ormai è Storia.
Black e Malfoy, due famiglie purosangue ed i loro eredi.
La più grande delle avventure: la crescita.
Le vite di Lucius e Narcissa, due mondi così simili e differenti al contempo, che si intrecciano in uno sfiorarsi ed allontanarsi continuo.
Lotteranno per essere gli unici fautori del proprio Destino, anche se il Futuro è già stato scritto.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sorelle Black | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Disclaimer:
Harry Potter e tutti i personaggi e/o luoghi della saga sono di proprietà dell’autrice J.K.Rowling e di coloro che ne posseggono i diritti.
Le vicende che li vedono protagonisti e/o tutti i Personaggi Originali sono invece unicamente farina del mio sacco.
La FanFiction da me narrata nasce al solo scopo ludico e non ha alcun fine di lucro. Nessuno è comunque autorizzato a pubblicarla e/o ad utilizzarla senza mia preventiva autorizzazione scritta.

Attenzione!:
Tutti i personaggi di questa storia, sono immaginari e non hanno legame alcuno con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti e/o persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

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Titolo: Beginning
Titolo del Capitolo: I. (Estate 1966) - Verso l’Hampshire Estate. Le disavventure della piccola Narcissa.
Autore: Wolly
Beta: laMari
Capitoli: 1/?
Personaggi: Per il momento la Famiglia Black (in particolare le tre sorelle) e la Famiglia Malfoy.
Genere: Commedia, anche se il termine è riduttivo visto che questa FanFiction ha alcune caratteristiche tipiche del romanzo storico-biografico, dal momento che narra le vicende dei protagonisti (ed in particolare di Narcissa) dalla loro infanzia all’età adulta e, di conseguenza, mostrerà tutti gli aspetti della loro vita come quello avventuroso, comico, introspettivo e - più avanti - anche romantico.
Rating: Arancione.

Note dell’Autrice:
Questa storia nasce da un'idea che mi tormenta ormai da diversi giorni: dare vita ad una storia che racconti come sono andate le cose fra Narcissa Black e Lucius Malfoy. Spero di essere riuscita in questa mia impresa e di aver creato qualcosa d’interessante anche per voi che leggete.

Note sui Personaggi:
Attraverso Wikipedia sono risalita ad alcune informazioni inerenti ai personaggi della Rowling, così da avere un minimo d’inquadramento storico e, nel contempo, mi sono presa alcune libertà riguardo ad altri aspetti della vicenda.
Secondo le fonti Lucius Malfoy sarebbe nato nel 1954; i Malandrini e Severus Piton nel 1960.
Partendo da queste due date certe ho stabilito tutte le altre: per esempio il presupposto che Andromeda sia la maggiore fra le sorelle Black, me ne ha fatto collocare la data di nascita nel 1951, di conseguenza quella di Bellatrix nel 1958 e quella di Narcissa nel 1961.

Grazie al Principe mezzosangue si è scoperto il nome del nonno di Draco: Abraxas Malfoy e, vista la mia necessità, per lo svolgersi degli eventi, di dare un nome anche alla sua gentil consorte, ho pensato di battezzarla Eleanor Malfoy. (Mi sembra sufficientemente regale, che ne dite?)

Note sui Personaggi 2:
Un ringraziamento a Beatrix Black che mi ha segnalato un sito inglese, che non conoscevo, attraverso il quale ho potuto scoprire alcuni nomi e alcune date di nascita degli appartenenti alla famiglia Black.

E così imparo a fidarmi dei lacunosi siti italiani.
Mi ero basata sulle notizie attinte da Wikipedia, come se fossero la Bibbia... e invece un bel niente! Ora, se cambiare i nomi di alcuni dei personaggi (i genitori Black), per i fini della trama della mia storia, non è assolutamente un problema, stravolgere invece le date di nascita delle tre sorelle lo è!

Dato che le fonti dei siti italiani, come ho già scritto, non sono esaustive e si limitano a dire che "Andromeda è maggiore di Narcissa", io mi ero creata la mia idea che Bellatrix fosse la secondogenita.

A questo punto riparo dove possibile ma, per il resto, non posso stravolgere tutta la mia FanFiction che andrà avanti così (in ogni caso, crescendo, la differenza d'età non sarà più così evidente).

Mi sono affezionata a questa mia "piccola Narcissa" e, di conseguenza, the show must go on... e spero che vi godiate comunque la lettura!

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1.

Estate 1966



“Manca molto?”

“Il tempo necessario.”

La secca risposta era bastata a zittire la bambina che, dopo una colpevole occhiata alle proprie scarpine, era tornata a rivolgere lo sguardo al di là del finestrino, premendo il naso contro il vetro nel tentativo di ignorare l’impellente necessità: le scappava la pipì.

Mordicchiando il labbro inferiore pensò dubbiosa se le fosse concesso di far fermare la carrozza per quel motivo, senza rischiare di essere sgridata.

La bimba si chiese se anche i grandi avessero di questi problemi: certo che, in tal caso, erano bravi a nasconderli.
Strinse allora più forte le gambine e, per distrarsi, cominciò a studiare con particolare attenzione il paesaggio cercando di coglierne la bellezza, ma gli scossoni continui della carrozza non la stavano di certo aiutando.
L’ambiente era per lei del tutto nuovo, anche se le sorelle avevano affermato di aver già fatto lo stesso viaggio due anni prima. Molto probabilmente, all’epoca, era troppo piccola per ricordarsene: pensò quindi che quella era la prima volta in cui vedeva il mare per davvero e che… stava per farsela addosso!

“State composta!”
La redarguì subito la stessa voce severa di poco prima, facendola trasalire e raddrizzare immediatamente contro lo schienale del divanetto, come un soldatino sull’attenti, per poi fissare di sottecchi la strega che le stava davanti.

Mademoiselle Fouetter(1), l’istitutrice francese, non si era neanche disturbata ad interrompere il proprio lavoro all’uncinetto per guardarla in volto, ma il tono non ammetteva repliche.
Ancora una volta Narcissa si chiese come potesse sempre notarla quando faceva qualcosa di inappropriato, pur essendo occupata, come in questo caso, in tutt'altre faccende. Sempre di più le mancava la cara tata Abby, con cui aveva un affettuoso rapporto e che, ne era certa, l’avrebbe aiutata a risolvere il suo "piccolo problema" senza tanti imbarazzi.

Narcissa rivolse gli occhi azzurri, dalle lunghe ciglia bionde, alla bambina che sedeva accanto a Mademoiselle Fouetter.
La piccola non si stupì affatto del sorrisetto sul viso di Bellatrix che, alle solite, a differenza della sorella minore, ostentava una postura perfetta leggendo indifferente un libro. Sembrava sempre compiacersi ogni qual volta la più giovane veniva ripresa.

Narcissa si mordicchiò ancora il labbrino inferiore, cercando di restare immobile e diritta come un fuso, e pregò fra sé Fata Morgana affinché arrivassero il più in fretta possibile a destinazione.
Ad un tratto la piccola percepì il fruscio leggero della gonna di Andromeda contro il proprio fianco, e reclinò allora il capo così da incrociare lo sguardo dell'altra sorella.

“Cissy, tutto bene?”
le chiese dolcemente Andromeda. Era bastato un istante alla maggiore per rendersi conto che qualcosa non andava: aveva subito percepito il disagio nella voce dell’altra, senza contare il fatto che, Narcissa, sembrava non trovar pace nel suo agitarsi sul sedile.
Andromeda le aveva quindi parlato sottovoce, continuando a sventolar placidamente il ventaglio che teneva in mano, ed ancora una volta Narcissa si soffermò a contemplare la sorella maggiore per cui nutriva una vera e propria ammirazione.
Correvano dieci anni di differenza fra di loro e questo bastava per far apparire Andromeda come una donna al suo confronto, eppure in lei Narcissa aveva sempre trovato un’alleata e confidente a cui rivelare i propri segreti e paure.
Infatti Andromeda non la trattava da "mocciosa", come spesso faceva Bellatrix, e non disdegnava di passare del tempo giocando con le bambole, leggendole una storia, o facendola divertire con qualche Trasfigurazione e scintilla magica(2).
Andromeda era anche quella che non si arrabbiava mai se Narcissa la svegliava nel cuore della notte, dopo un incubo o per la paura del temporale, ma anzi l’accoglieva nel lettone per poi abbracciarla e rassicurarla cantandole una ninna-nanna.
Era la sua adorata "sorellona", che sapeva starle vicina anche quando tutti le davano contro, o la sgridavano perché non aveva ancora imparato ad essere una vera Black.
Per questo durante l’anno scolastico, quando Andromeda andava in collegio ad Hogwarts, Narcissa si sentiva terribilmente sola e contava i giorni che mancavano al suo ritorno.

Andromeda, sotto molti punti di vista, era per lei una figura femminile più importante della loro stessa madre, la quale non si era mai occupata personalmente delle figlie, avendo sempre delegato a qualificati dipendenti la loro educazione.

Narcissa ancor di più ammirava la sorella maggiore perché era una Black perfetta, completamente a proprio agio nel loro ambiente, senza alcuna ostentazione, contrariamente a Bellatrix.

Andromeda era bella, dentro e fuori, perché sapeva sorridere! Non si esibiva in quei sorrisi falsi, di circostanza, tanto caratteristici del loro ambiente sociale... sorrideva "per davvero": con le labbra, con gli occhi, con la spontaneità di ogni suo gesto, riscaldando i freddi ambienti della loro elegante casa. Era bella perché era il suo opposto, come il giorno e la notte: perchè non aveva mai paura di dire quello che pensava e perchè lo diceva sempre nel momento e nel modo giusto, tanto che gli altri - seppur in disaccordo - non potevano criticarla.
Era bella con i suoi capelli neri e gli occhi di zaffiro, incastonati nel prezioso intreccio delle ciglia corvine.
Anche la mora Bellatrix non era certo brutta: ma il suo sorriso era quasi sempre un ghigno o un arricciarsi sdegnoso delle carnose labbra, ed i suoi occhi erano neri e sempre pronti a scrutarla con un’aria di rimprovero o di sufficienza. Forse l’unica cosa che Narcissa le invidiava era una certa somiglianza nei lineamenti con Andromeda.
Lei invece, purtroppo, era così diversa da tutta la sua famiglia! Non somigliava neanche alla sua genitrice dalla fulva chioma.
Per questo una volta, quando Bella le aveva detto che in realtà era stata trovata fuori dalla porta da un elfo domestico, Narcissa aveva finito con il crederle davvero scoppiando in lacrime e sentendosi in colpa per i propri capelli biondi.
All’epoca la bimba aveva solo tre anni ed aveva tentato di scappare di casa, finendo solo con il perdersi nell’immenso giardino della tenuta del Black Estate.

Era stata la cara tata Abby a ritrovarla quella volta, per poi rassicurarla sulla sua appartenenza alla famiglia, mostrandole un albero genealogico in cui erano presenti tutti i dipinti magici raffiguranti i loro molti parenti. Narcissa si era sentita un po’ meglio solo quando aveva visto l’immagine di una zia bionda, sorella di sua madre, in cui poteva rispecchiarsi e trovare qualche somiglianza. Peccato che la zia in questione abitasse lontano, in America... Narcissa avrebbe tanto voluto conoscerla.

Eppure non era bastata la certezza di non essere stata adottata a farla sentire meno a disagio: era ridicolo chiamarsi "Black" ed avere quella pelle così dannatamente pallida da sembrare sempre malaticcia e cagionevole di salute!

Narcissa si scosse dai propri pensieri, rendendosi conto d’aver indugiato troppo a lungo sul viso di Andromeda e sul movimento elegante del suo ventaglio ricamato, quindi - un poco titubante - aveva risposto con un “Si, sto bene.” poco convinto, per poi sporgersi a cercare di parlarle all’orecchio.

Subito la mora si era chinata verso la piccola, ma prima che Narcissa potesse sussurrarle che stava praticamente per farsela addosso, la Fouetter inforcò meglio sul naso a punta gli occhialini squadrati e la fissò severa.

La bimba si ritrasse immediatamente colpita dallo sguardo della donna che già aveva preso a dirle in francese:
Non è buona educazione parlare all’orecchio in presenza d’altri. Se avete qualcosa da dire siete pregata di farlo ad alta voce e ben composta, così come si conviene ad una signorina della vostra età!

Narcissa strinse le palpebre concentrandosi come meglio poteva. Faceva ancora molta fatica a comprendere il francese, anche se uno degli innumerevoli compiti dell’istitutrice era insegnar loro quell’ostica lingua. Durante la settimana la Fouetter parlava sempre e solo in francese, anche mentre insegnava altre materie(3) alle sue sorelle più grandi; il sabato e la domenica, invece, erano di riposo tranne quando doveva sgridarla, allora ovviamente usava la propria lingua natale.
Era brutto essere sgridati senza capire pressoché niente a causa anche del tono concitato e perentorio usato dalla strega; ed ora Narcissa sentiva i propri occhi pizzicare pericolosamente, mentre cercava di trattenere il respiro.

Fortunatamente, prima che le lacrime facessero capolino, la bimba sentì ancora una volta il morbido, rassicurante fruscio della gonna di Andromeda contro la propria. Era il suo modo di farle sentire che c’era perchè, in presenza della Fouetter, non potevano sbilanciarsi in gesti affettuosi (definiti "smancerie puerili" dall'istitutrice), anche se mai come in quel momento avrebbe voluto stringerle la mano.

Con grande sorpresa di Narcissa, proprio mentre cercava di farsi piccola piccola, quasi a scomparire del tutto, sentì la voce tranquilla della maggiore che, ostentando il proprio accento quasi parigino, replicò in perfetto francese:
Signorina Fouetter, non siate troppo severa con Narcissa. Il viaggio è stato lungo e siamo tutti un poco stanchi.
Il tono era stato leggero, come di chi parlasse del tempo e la sorella non aveva mancato di sorridere alla donna, ma Narcissa notò bene quel tipo di sorriso, quasi condiscendente. Andromeda aveva raggiunto infatti un’età per la quale cominciavano a delinearsi i ruoli futuri, stabilendosi le dovute distanze fra lei (padrona) e l’altra (dipendente): di conseguenza se la signorina Black diceva di non essere severa con Narcissa la Fouetter non poteva ignorare il cortese “suggerimento”.

La signorina Narcissa dovrebbe prendere il buon esempio.
Concluse la donna, evidentemente seccata, ma sottomessa ad Andromeda. Si era quindi limitata a lanciare un’occhiata eloquente verso Bellatrix ad intender chiaramente che il buon esempio in questione era la secondogenita di casa Black.

Bellatrix, lieta di essere al centro dell'attenzione e volendo compiacere l'istitutrice, disse in fluente francese: “Abbiate pazienza Signorina Fouetter: è solo una bambina.
E, se le parole in sé avrebbero potuto sembrare in difesa della terzogenita, il tono mellifluo usato e l'espressione commiserevole dei suoi occhi scuri, lasciavano pochi dubbi sul fatto che la parola bambina fosse intesa quasi come un insulto. Dopo tale esibizione di "rara solidarietà fraterna" la secondogenita era quindi ritornata al proprio libro, sorridendo sorniona.

Narcissa imbronciò il labbrino inferiore, oltremodo dispiaciuta. Quante volte Andromeda le aveva detto che l’unico modo per andare avanti a testa alta, senza farsi mettere i piedi in capo da nessuno, era porre gli altri in condizione di non poterti criticare? Cosa si può dire a chi è già dalla parte della ragione o a chi si rivolge al prossimo in maniera tanto impeccabile?
La piccola però faceva ancora così tanta fatica a mettere in pratica questa difficile lezione!

S-sì Mademoiselle Fouetter, prenderò il buon e-esempio.
Farfugliò in francese la bambina bionda, cercando di non impappinarsi perché quasi sempre l’istitutrice se sbagliava gli accenti o non trovava le parole giuste, la ignorava completamente fino a quando non riusciva a correggersi da sola, arrivando spesso sull’orlo dell’esasperazione.
Narcissa ricordava bene di un pomeriggio passato con Mademoiselle in biblioteca: aveva impiegato ore per ottenere un bicchier d’acqua. In principio non era riuscita a trovare le parole adatte, e la Fouetter si era limitata a fissarla con la sua aria granitica come se avesse davanti una specie di animale estinto. Quando poi aveva trovato i termini giusti era dovuta andare avanti a tentativi per azzeccare gli accenti, finendo praticamente disidratata, come ora invece stava collassando per via della vescica: insomma, Narcissa era sempre preda di tragedie fisiologiche, in balìa di questa strega terribile!

Certo dopo tanti anni, con quei metodi inflessibili, Andromeda parlava un francese impeccabile e Bellatrix era a buon punto, mentre lei - dal canto suo - rasentava il livello Troll.

Cadde nuovamente il silenzio, rotto solo dallo scalpiccio degli zoccoli degli animali che trainavano la carrozza.
Ancora un fruscio e Narcissa era tornata a sbirciare Andromeda che seria fissava fuori dal finestrino. Credette quasi di essersi immaginata "il segnale" finchè la maggiore non si volse leggermente e, nascondendo le labbra con il ventaglio, aveva scandito quella parola senza emettere alcun suono:

-Co-sa…?-

La bambina bionda controllò che l’istitutrice fosse tornata al suo lavoro all'uncinetto prima di scandire a propria volta silenziosamente, con gli occhioni lievemente lucidi e supplici.
-Pi-pì.-

Le carnose labbra della mora formarono una piccola ‘ah!’, poi aveva annuito lievemente comprensiva e solidale. Stava già per dire qualcosa ad alta voce quando uno scossone le fece trasalire tutte e quattro e la carrozza si fermò.
Mademoiselle Fouetter ripose in borsa il proprio lavoro, poi attesero, mentre Narcissa pregava ancora tutti gli Déi conosciuti e non che fossero finalmente arrivati.

Alcuni istanti ed un valletto si affettò ad aprir loro la portiera, per poi materializzare una scaletta di legno.
La prima fu Andromeda che, chiuso il ventaglio, si alzò porgendo la mano guantata al mago affinché l’aiutasse a scendere dall’alto mezzo di trasporto.

Era incredibile come riuscisse ad essere elegante anche in quei gesti così semplici e banali. Narcissa rimase ad osservare i lunghi capelli neri ondeggiare dolcemente lungo la schiena della ragazza, cercando di calmare il proprio nervosismo dovuto sia al fatto che non ce la faceva più a resistere, sia perché aveva paura di fare una brutta figura anche ad uscire di lì, con gli occhi della strega francese sempre puntati addosso.

La seconda a uscire, con i suoi modi altezzosi, fu Bellatrix che, quando si fece aiutare dal valletto, non mancò di rivolgergli il suo solito sguardo gelido, quello che era solita regalare a tutti coloro che appartenevano a classi sociali inferiori.

L’uomo, già piuttosto basso ed impacciato, arrossì chinando il capo in modo remissivo e, per un istante, a Narcissa ricordò vagamente uno dei loro elfi domestici e provò simpatia per lui.

Adesso toccava a lei scendere e la bimba, con un sospiro, si mosse verso lo sportello.
Allungò una manina al mago per farsi aiutare, cercando di muoversi con attenzione e lentamente, per non cadere a causa degli alti scalini e… puntualmente inciampò, ma l’uomo fu lesto a sorregge la piccola che gli regalò un piccolo, timido sorriso.

La bimba toccò terra con i piedini e raggiunse rapidamente le due more più avanti, fermandosi al fianco della più grande e non resistendo al desiderio di prenderla per mano. Innanzi a loro si stagliava una villa a dir poco superba, ed alla bimba vennero quasi le vertigini mentre levava gli occhi chiari al tetto.
Anche le loro tenute e possedimenti erano immensi, specie per una giovane di cinque anni, ma era forse la cornice che faceva da sfondo all’Hampshire Estate ad obbligarla a nascondersi dietro la sottana di Andromeda.

L’edificio, immerso nel verde, era infatti situato sulla cima di un’alta scogliera alle cui spalle si estendeva, verso l’orizzonte, l’infinita vastità oceanica, che sembrava fondersi in un abbraccio amoroso all’azzurro del cielo. Il canto delle onde marine e della brezza salmastra arrivava fin lassù a stuzzicarle i sensi, completando quel quadro di superba bellezza.

Narcissa deglutì ancora a vuoto, una manina stretta forte in quella della sorella per l'emozione e l’altra artigliata al tessuto della sua gonna. Non le importava di stropicciare il tessuto satinato, preda della più profonda soggezione, e si chiese chi potesse mai abitare in un palazzo del genere. Si sentiva tremendamente a disagio. Andromeda intanto la lasciò fare, colta da un moto di tenerezza e protezione verso la piccola.

Quest’ultima notò solo in quel momento le figure che avanzavano verso di loro, sbirciandole da dietro le gambe della mora ed allora fu definitivamente certa di essersi dimenticata tutte le raccomandazioni di Mademoiselle e della madre, riguardo alle "buone maniere" ed alle frasi che avrebbe dovuto rivolgere ai signori Malfoy.
Narcissa ricordò anche che i Malfoy avevano origini francesi, come testimoniava il cognome, ed inorridì al pensiero che in casa loro si parlasse unicamente quella lingua... magari anche di sabato e di domenica!

La bimba preda della vergogna desiderò di sparire, di tornare nella carrozza o - meglio ancora - a casa, nel rifugio sicuro della propria camera. A dispetto di tutto non riusciva però a distogliere gli occhioni chiari dai due coniugi Malfoy.

L’uomo avanzava austero, con passo quasi marziale, avvolto in un elegante abito da mago color avorio. Aveva lunghi capelli - eppure la bambina non vi trovò nulla di effeminato in questo - di un biondo tanto chiaro e candido da apparire quasi etereo, ed un volto affilato e severo. Nella mancina egli teneva un lucido bastone da passeggio - e l’intimorita Narcissa realizzò che l’impugnatura d’argento aveva la forma di una testa di serpente dagli occhi di smeraldo - mentre sulla destra, tenendo il mago a braccetto, avanzava la moglie: una strega incredibilmente attraente, a dispetto dell'età, che emanava grazia in ogni suo gesto e sorrideva ai nuovi arrivati.

“Benvenute! Benvenute! Avete fatto buon viaggio?”
Chiese la padrona di casa, avvicinandosi alle ragazze, e sembrava davvero contenta che fossero finalmente arrivate.

“Buon pomeriggio Lady e Lord Malfoy, lieta di rivederVi. Il viaggio è stato molto tranquillo, Vi ringraziamo per averci gentilmente invitate qui e Vi porgiamo gli omaggi ed i saluti dei nostri adorati genitori, desolati di non averci potuto accompagnare a causa di alcuni impegni sopravvenuti.”

Assolutamente perfetta ed impeccabile Andromeda, come sempre , mentre con delicatezza si sporgeva a baciare le padrona di casa – o meglio fu solo uno sfiorarsi di guance, anche un poco impacciato per via di Narcissa letteralmente aggrappata alla sua sottana - per poi fare un leggero inchino al padrone di casa.

“Andromeda che piacere, ogni anno che passa ti fai sempre più bella. – la voce profonda del signor Malfoy, sembrava avere la stessa consistenza del morbido velluto, ed un sorriso appena accennato parve addolcire i lineamenti del suo volto. - Cerchiamo però di mettere da parte tutti questi convenevoli e titoli, non si addicono alla fanciulla che fino a qualche anno fa correva per casa mia chiamandomi "zio Aba" e pregandomi di far comparire coniglietti rosa e scintille colorate con la bacchetta.”

Andromeda sorrise apertamente al ricordo di quei giorni:
“Credo di essere diventata ahimè!, un po’ troppo grande per i coniglietti rosa…”

“Bellatrix, mia cara, anche tu come sei cresciuta, fatti guardare!”
Cinguettò la signora Malfoy, prendendo le manine della ragazza che improvvisò una specie di piroetta su se stessa, per poi andare ad abbracciarla in uno slancio sincero.
“Ormai ho quasi nove anni!”
Rispose, con orgoglio.
“Come passa il tempo! Sei quasi pronta per Hogwarts.” la vezzeggiò ancora la padrona di casa.

Narcissa osservava la scena dal proprio rifugio sicuro. Si sentiva un’estranea e vedere Bellatrix così spontanea le faceva uno strano effetto. Le avevano detto che era ormai usanza da molti anni che ogni estate Malfoy e Black trascorressero insieme le vacanze estive, alternandosi un anno nelle tenute degli uni un anno in quelle degli altri.
L’anno precedente, quando erano stati i Malfoy ad raggiungerli presso la loro residenza, lei non c’era perché aveva contratto la varicella di palude ed aveva passato quasi due mesi di quarantena in compagnia di tata Abby.
E per quanto riguardava le vacanze degli anni precedenti i ricordi erano confusi e sfumati perché era decisamente troppo piccola per rammentarsene.

“Lord Malfoy…”
Salutò poco dopo Bellatrix, porgendogli la mano in attesa di un baciamano, con l’aria di chi la sa lunga. Il mago si limitò a scoccarle un’occhiata vagamente ironica prima di stringerle goliardicamente la mano precisando:
“Come certamente ben sai il baciamano è un omaggio che si fa solo alle Signore e non alle Signorine…” facendola arrossire non poco, per la brutta figura.

“Oh che bello avere finalmente un po’ di compagnia femminile, non trovi anche tu Abraxas, mio caro? Ho sempre invidiato Druella, addirittura tre figlie femmine… a proposito…”
E a questo punto la donna aveva rivolto i grandi occhi grigi, illuminati da un trucco leggero, in direzione della più piccola delle tre sorelle Black, che evidentemente non aveva ancora bene imparato a rendersi invisibile.
“E questa bella bimba…? Narcissa, tesoro, non essere timida... fatti avanti...”
Le disse bonariamente la strega e, anche se con ginocchia tremanti, la bimba decise di farsi coraggio.
Fu però la voce stizzosa della Fouetter, punta sul vivo per la figuraccia fatta da Bellatrix poco prima, a scuoterla:
“Buon pomeriggio Lady Malfoy, Lord Malfoy. – fece melliflua l'istitutrice, per poi proseguire dura verso l’allieva più giovane - Non siate maleducata come vostro solito Mademoiselle Narcissá.
Anche quando usava l’inglese le chiamava rigorosamente "Mademoiselle" ostentando quella sua fastidiosa cadenza normanna.

A quel rimprovero la piccola sentì la mano di Andromeda stringere con forza la sua, evidentemente irritata dall’intervento fuori luogo dell’istitutrice, e la maggiore l'aveva quindi sospinta in avanti con un gesto gentile ma irremovibile, dicendo con nonchalance:
“Cissy questi sono la signora Eleanor ed il signor Abraxas Malfoy di cui tanto ti abbiamo parlato. Eri molto piccola la prima volta in cui vi siete incontrati.”

Era il suo momento. Narcissa trasse un profondo sospiro, decisa come Andromeda a non dare ulteriori occasioni a Mademoiselle Fouetter di criticarla e, con una punta d’orgoglio, si arrischiò a parlare in francese, esibendosi in una graziosa riverenza:
Madame et monsieur Malfoy, je suis hereuse de faire vôtre connaissance. Merci beaucoup pour vôtre hospitalité.(4)

Dopo quella performance cadde il silenzio. (Speriamo non si sia fatto male…)
La Fouetter già pronta ad intervenire per correggere qualche errore si bloccò smarrita, Andromeda sorrise e Bellatrix, non più al centro dell’attenzione, sembrava essere l’unica irritata del gruppo.

Délicieuse! Absolument délicieuse, ma cherie.(5)
Li scosse la risata cristallina di Eleanor che, dopo aver abbracciato la minore delle sorelle e averle baciato la fronte, tubò verso il marito:
Regarde, ma cher: une jeune fille française!(6)
L’uomo aveva annuito, regalando un mezzo sorriso bonario alla "francesina" in questione; quindi aveva aggrottato la fronte volitiva, come se di colpo si fosse ricordato di qualcosa, e si era quindi volto in gesto imperioso a dire:

“Avanti, giovanotto!”

E fu in quel momento che Narcissa, ancora stretta nell'braccio della padrona di casa, notò il ragazzo alle spalle dei due coniugi, rimasto fino a quel momento in disparte.

Il giovane avrà avuto ad occhio e croce dodici, tredici anni, ed avanzava con un atteggiamento tronfio ed impettito, del cucciolo che cerca d’imitare il genitore per renderlo orgoglioso. Nella postura ricordava infatti, chiaramente, il signor Malfoy ed i lineamenti affilati del volto, la curvatura imperiosa delle labbra sottili e l’espressione lievemente crucciata, non lasciavano adito a dubbi sul fatto che fosse figlio del padrone di casa. I grandi occhi grigi erano però, senza ombra di dubbio, quelli della madre.

Mademoiselles…”
Salutò il ragazzo in tono strascicato(7) poi, di colpo, la sua espressione seria scomparve per lasciar posto ad un ghigno da mascalzone. Quindi, mentre con una mano chiusa a pugno dietro la schiena e l’altra aperta in avanti a mostrar tutto ciò che le circondava, s’inchinò pomposamente dicendo:
“Benvenute nella mia umile dimora.

Narcissa si portò una manina davanti alla bocca per impedirsi di ridere. Dopotutto non sarebbe stato educato ed inoltre sapeva che ridere, nelle sue condizioni, non era sicuro... a meno che non avesse voluto farsela letteralmente addosso!
Ora che le era passata la paura dei padroni di casa quel problema tornava ad essere la sua unica priorità.

Fu piuttosto divertente anche l’espressione di Abraxas, che parve seriamente intenzionato a dare una bella bastonata nel sedere a quel pagliaccio di suo figlio, mentre la madre si limitò a sorridere bonariamente, levando gli occhi al cielo.

La bambina bionda notò distrattamente che gli occhi chiari del giovane Malfoy, nel proferire quelle parole scherzose, non si erano schiodati da sua sorella Andromeda... o era forse una sua impressione?

“Ben ritrovato Lucius.”
Salutò Bellatrix, sorridendogli e facendogli la riverenza.

Andromeda rimase alcuni istanti in silenzio per poi scoppiare a ridere e, sorprendendo ancora una volta Narcissa per la sua spontaneità, disse:
“Ciao Lucius, sempre il solito sbruffone, eh?!”

La minore delle sorelle spalancò gli occhi non credendo alle proprie orecchie, ma si stupì ancor di più del fatto che la Fouetter fosse rimasta silente al suo posto, limitandosi ad un’occhiata fulminante.
Strano che non avesse avuto ancora nulla da ridìre sulla condotta confidenziale di Andromeda, ma anche i coniugi Malfoy sembravano tranquilli e Lucius, tornando nella sua postura eretta e tronfia replicò ammiccante:
“Certe cose non cambiano mai, ma cherie!”

Ed aveva un che di gongolante mentre veniva a dir poco stritolato dall’abbraccio di Andromeda, che ora gli stava pure scompigliando i capelli biondissimi.

La scena non sembrò destare reazioni particolari, anche se probabilmente fu il modo in cui Lucius indugiò eccessivamente nell’abbraccio della ragazza più grande che spinse il padrone di casa a schiarirsi la voce, per poi dire nel suo solito tono sbrigativo ed imperioso: “Ebbene, non mi pare il caso di passar qui tutta la giornata. Andiamo.”

E Narcissa giurò di averlo poi sentito ringhiare verso il figlio, che si era affrettato a raggiungere il suo fianco:
“Vediamo di finirla una buona volta con queste scene giovanotto, non sei più un bambino!”

Malfoy junior parve incassare, abbassando il capo rispettosamente e rispondendo con un “Sì, signore” molto poco convinto poi, come se avesse percepito gli occhi della bambina più piccola su di sé, le lanciò uno sguardo da sopra la spalla.
Narcissa gli sorrise - in fondo le era sembrato un tipo simpatico! - ma l’occhiataccia che ne ebbe in cambio fu sufficiente a rimetterla al suo posto.
Così imparo a prendermi certe confidenza, pensò fra sé la piccola.

“Venite, ho dato ordine di farci servire il tè in veranda. La vista è stupenda.”
Cinguettò la signora Malfoy, sempre sospingendo la più giovane delle Black con una mano gentile premuta sulla sua spalla. La donna sembrava averla presa sotto la propria ala protettrice.

Ti prego Morgana: tutto, ma il tè no!, pensò dal canto suo la bambina, che aveva sperato fino all’ultimo di potersi defilare in bagno con la scusa di vedere la propria camera.

Le gambe di Narcissa tremavano e sentiva ormai di aver raggiunto il limite. Stava impazzendo, quando…
Quando la voce di Andromeda, la sua cara, dolce, adorata Andromeda, che non sembrava aver mai timidezze o peli sulla lingua, s’arrestò nei pressi dell’ingresso dicendo:
“Scusate, Vi dispiace se vado un attimo a rinfrescarmi? Cissy vieni, accompagnami.”

E così Narcissa apprese che, nel linguaggio criptato degli adulti, "Pipì" si diceva più elegantemente "Vado un attimo a rinfrescarmi". Come parve confermare la pronta risposta comprensiva della padrona di casa che estese il gentile invito a tutte le sorelle.

“O ma certo tesoro, che sbadata! Vai pure, la strada la conosci. Anche tu Bella, cara, se vuoi darti una rinfrescata... noi vi attendiamo di là. Fräulein Bauer(8) provvederà più tardi a mostrarvi le stanze vostre e di Mademoiselle, non appena vi avranno portato i bagagli.”

E Mademoiselle… non si rinfresca mai…?, pensò fra sé la bimba alquanto impressionata dall’imperturbabile istitutrice. Detto questo, con urla di giubilo interiore, e con forzata aria indifferente esteriore, Narcissa prese la mano portale dalla sorella più grande, che con un sorriso d’intesa, la trascinò praticamente di corsa su per la grande scalinata di marmo verso il tanto agognato bagno.

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Ringraziamenti:
Ecco qui, così nasce il primo capitolo della mia long-fic. Spero che questo mio modo di guardare ai personaggi vi sia piaciuto e che la mia giovane Narcissa vi abbia fatti sorridere, con i suoi piccoli, grandi, problemi. Man mano che si andrà avanti cercherò di caratterizzare i protagonisti sempre meglio, facendoli crescere ed evolvere in sintonia con lo sviluppo della storia. Se siete arrivati fino a questo punto, vi prego di lasciare traccia del vostro passaggio, perché i vostri commenti sono fonte d’ispirazione per la scrittrice che è in me, sempre in cerca di spunti per nuove idee. Sono bene accette anche le critiche costruttive perché nessuno “nasce imparato” e se ho fatto qualche errore chiedo venia, si fa sempre in tempo a rimediare perché, si sa… “gli esami non finiscono mai”.
Grazie a tutti voi, alla prossima.
Wolly


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Note Conclusive:

(1)
Il cognome dell’istitutrice Fouetter viene dall’infinito di un verbo francese e significa, letteralmente, frustare, battere con il senso di punire severamente. Mi sembrava molto appropriato per questa arcigna strega, un Piton in gonnella con tanto di “evve moscia” e nasino all’insù.

(2) Nonostante sia vietato ai minorenni far uso della magia al di fuori di Hogwarts alcuni genitori maghi incentivano i figli ad esercitarsi anche durante le vacanze estive, al fine di perfezionare la propria arte. Ricordiamo che il Ministero della Magia, in tal caso, non è in grado di controllare le bacchette dei minorenni, poiché riesce semplicemente a rilevare l’uso della magia all’interno delle case senza poter rilevare l’identità di coloro che ne fanno uso. (Dalle famiglie Black o Malfoy, non mi aspetterei nulla di meno che approfittare dell’estate per far apprendere ai propri pargoli qualche incantesimo di Arti Oscure.)

(3) L’istitutrice privata è una figura sempre presente nelle famiglie magiche blasonate alla quale è affidato l’arduo compito di fornire tutte quelle regole di bon-ton, di cultura generale e di magia che sono ritenute indispensabili per la formazione socio-culturale dei pargoli altolocati. A Mademoiselle Fouetter compete quindi l’educazione delle tre sorelle Black e la loro formazione culturale. Il programma educativo comprende lo studio del francese, della storia, della letteratura, della geografia, ecc insomma di tutte quelle materie che sono alla base di una buona cultura generale. Anche Andromeda, nel corso delle vacanze estive, segue le lezioni supplementari di Mademoiselle, con programmi più complessi e differenziati rispetto a quelli impartite alle sorelle più giovani: Narcissa, che è la più piccola, per il momento si sta semplicemente cimentando con il francese.

(4) “Signora e signor Malfoy sono lieta di fare la vostra conoscenza. Grazie tante per la vostra ospitalità.”

(5) “Deliziosa! Assolutamente deliziosa, mia cara.”

(6) “Guarda caro: una giovane francesina!” o “Guarda caro: una giovane bambina francese!”

(7) Da notare l’inimitabile tono strascicato, Malfoy©.Un marchio, una garanzia!

(8) Fräulein Bauer, l’inflessibile istitutrice bavarese di casa Malfoy. Per il momento la signora Malfoy l’ha solo nominata; la conosceremo meglio fra qualche capitolo.

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