Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: paoletta76    05/01/2013    2 recensioni
piccola raccolta di one-shots sulla vita quotidiana da midgardiano del principe Loki, alle prese.. col più temibile dei nemici: la curiosità di sua figlia :) (altro pazzoide esperimento/seguito di A Million Other Things)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Guardava suo cugino Howie smontare e rimontare le macchinine, ne studiava attenta le mosse, pettinando lentamente la bambola dai lunghi capelli biondi.
Appoggiava lo sguardo sullo zio, pigramente steso sul divano, intento a fissare un po' distratto la partita alla tv.
Gli stessi capelli biondi della bambola, solo che lo zio era un maschio e li portava un po' più corti e legati sulla nuca.
Le era simpatico, lo zio Donnie. Un po' meno dello zio Tony e forse anche dello zio Bruce, però le piaceva. Le portava sempre le caramelle, anche se mamma non voleva che le mangiasse perché facevano venire la carie ai denti.
 
Guardava lo zio Donnie e si chiedeva perché assomigliasse così poco al suo papà. Si chiedeva anche perché sia lui, sia papà e la mamma si facessero chiamare con un nome dagli amici che vivevano con loro nella torre, e con un altro da chiunque ne fosse fuori.
Le avevano detto che, come lei, anche loro avevano due nomi e usavano uno o l'altro a seconda di come andava più a genio al momento. Strano, aveva storto appena le minuscole labbra. A lei nessuno la chiamava mai Anne, al massimo Catherine quando erano un po' arrabbiati.
 
Mamma le aveva spiegato che papà era stato adottato, ma lei ancora non aveva capito bene cosa significasse. Forse era per questo, che assomigliava proprio poco allo zio.
 
Si guardò di nuovo intorno, sollevando gli occhi dalla bambola, appoggiandola poi a terra ed avvicinandosi al divano.
 
Doveva chiederlo a qualcuno. Howie però era piccolo come lei, impossibile che potesse darle la risposta che desiderava. Così si arrampicò sul divano, tendendo le braccia e tirandosi su.
- Vuoi venire qui? Su..- Thor sorrise, sporgendosi un po' ed aiutandola nell'impresa - eccoci. Ti annoi? Vuoi vedere un cartone animato?
Lei aveva fatto cenno di no con la testa, continuando a fissare i suoi con quegli occhioni verdi.
- Mamma non vuole che guardi la tv? Sarà il nostro segreto.- lui si poggiò le dita incrociate sulle labbra, lasciandola accomodarsi al proprio fianco e cominciando a scorrere i canali.
 
- Zio..?
- Dimmi.- lui si scostò appena, e sorrise ancora.
Suo fratello l'aveva avvertito: occhio, che quando le prende lo schizzo sono domande a raffica.
Come la fai grossa.. non ti preoccupare..gli aveva risposto, mimando un gesto alla guarda che ci so fare, coi bambini. Non gli dispiaceva, trascorrere qualche ora con la nipote. Era intelligente, e sveglia.  A tre anni già si esercitava con  le lettere scritte in grande.  A di aquila.. B di bosco.. C di castagna..
Si sarebbe allenato a fare il padre, rispondendo a tutte le sue domande e dandole accurate spiegazioni. Un gioco da ragazzi.
 
Sì. Vabbè.
 
- Perché tu e papà non vi assomigliate?
- Beh.. ecco.. perché.. perché.. tuo papà te l'ha spiegato?
Et voilà. Cascato in pieno alla prima. Grande, vostra altezza.
 
- Mamma mi ha detto che il nonno lo ha adottato. Cosa vuol dire?
- Beh..- lui si schiarì la voce. Non avrebbe fatto del male a nessuno, raccontandole la verità. L'importante sarebbe stato usare le parole giuste.
- Tuo padre.. era appena nato, il nonno era nell'esercito.. sai, c'era una guerra, fra il nostro paese e il suo.
 
No, Thor. Così non va bene. Non puoi parlare di guerre, sangue e battaglie a tua nipote. Per tutti gli dei, è una bambina di tre anni!
Troppo tardi.
- Che cos'è la guerra, zio? - la piccola Katie adesso la fissava assorta e seria, con il pugno chiuso a sostegno del viso. Sembrava aver trovato un interessante argomento di conversazione, e per un attimo Thor comprese il significato delle parole come una mosca nella tela del ragno.
- E'.. è quando le persone non si vogliono più bene.
 
Le parole giuste, dette in un sospiro. Strane, pronunciate proprio dalle labbra dell'uomo che della guerra faceva motivo di vanto fin da ragazzino. Dolci e amare allo stesso tempo.
- Il paese di tuo padre, una volta, era bellissimo, era candido di neve e cristalli che brillavano al sole. Poi un re cattivo salì al trono, ingannando i saggi del suo popolo. In cerca di un potere grandissimo, iniziò a rendere schiavi molti del suo paese, mentre altri credevano in lui e combattevano al suo fianco. Poi iniziò a viaggiare lungo i cieli, cercando altri popoli da far diventare suoi servi. Venne anche qui, su Mid.. sulla Terra. Ma queste cose te le spiegheranno quando sarai più grande.
 
Le labbra della bimba s'incresparono in un minuscolo broncio.
Quando sarai più grande. La scusa che trovavano quando non volevano dirle la verità su una cosa. Uffa.
 
- Sono cose tristi, Katie. I bambini non dovrebbero mai viverle, né sentirle raccontare.- disse lui, in un soffio, tornando con lo sguardo allo schermo della tv.
Lei continuava a fissarlo, con la stessa espressione fiera e priva di paura che aveva visto infinite volte sul viso di Sif.
Un sospiro.
- Davvero vuoi che ti racconti questa storia?
Lei fece un profondo cenno di sì con la testa, riposizionandosi col mento sui polsi. Thor lanciò un'occhiata al bambino che, pochi metri più in là, continuava ad armeggiare con le macchinine senza prestare loro la minima attenzione.
Un altro sospiro.
- Ok.. da dove comincio.. va bè. Io ero un bambino, poco più grande di te. Il nonno era andato con l'esercito nel paese della neve, che si chiama Jotunheim, per difendere i buoni e sconfiggere il re cattivo. Come succede in tutte le guerre, nella città in cui era il castello del re molte case andarono distrutte, e purtroppo molte persone morirono, sia fra i buoni sia fra i cattivi. La città era diventata desolata e buia, e fra le rovine di un tempio il nonno trovò un bambino piccolissimo, che aveva freddo e piangeva. Lo avvolse nel suo mantello, per scaldarlo un po'. Non so come, ma capì che era il figlio del re cattivo, che l'aveva abbandonato perché non era forte e robusto come gli altri. Il nonno ne ebbe compassione e lo portò a casa; lo affidò alla nonna e insieme lo fecero crescere come se fosse nato da loro due.
- Lo sapeva, che papà diventa blu?
Quella vocina, delicata, lo interruppe privandolo di un battito.
- Penso proprio di sì.
- E tu lo sapevi?
- No. Io no.- per un attimo, gli tremò la voce. Loki non era stato il solo, a crescere in una bugia.
- E come facevi?
- A fare cosa, cucciola?
- Come facevi, se non lo sapevi?
- Beh..- sollevò appena le spalle - niente. Ricordo che la nonna arrivò un giorno nella mia stanza, poco dopo che il nonno era tornato dalla guerra. Aveva un fagottino fra le braccia, grande più o meno come te quando sei nata. Si chinò un po' e me lo fece vedere. Questo è Loki disse, sorridendo. Il tuo fratellino. Abbine cura e proteggilo sempre, tu sei il più grande. E lui è diventato il mio fratellino.
 
Katie sentì nella voce dello zio una manciata di lacrime, e fece come le aveva insegnato la mamma quando vedeva triste papà. Allungò le braccia e provò a circondargli il busto, stringendo quanto la sua natura di bimba di tre anni riusciva a consentirle.
- E' l'abbraccio per non essere più triste.- spiegò, solenne. Gli strappò un sorriso.
- Ma io non sono triste, cucciola.
- Sì che sei triste, zio. Piangi. Come fa papà quando è tanto triste.
- Papà piange? - lui aggrottò le sopracciglia.
- Qualche volta va in terrazza da solo, e piange, un po'. Gli ho chiesto perché, ma non me lo vuole dire. La mamma mi ha insegnato che quando lo vedo, non gli devo chiedere niente e lo devo abbracciare. Così.- ripeté il gesto, acchiappando più forte suo zio, che la ricambiò avvolgendola con le sue braccia grandi - èl'abbraccio per non essere più triste.
- E con papà funziona?
La piccola annuì, solenne.
- Bravissima.
- Tu lo sai, perché è triste?
- No, cucciola.- lui scosse appena la testa - non lo so.
Lo sai benissimo, invece. Tuo fratello sa essere triste per un milione di buoni motivi. I rimpianti, gli errori, il dolore. E sai almeno quanto lui che non si perdonerà mai.
 
- E tu perché sei triste? - mugolò la bambina, appoggiata al suo petto.
- Perché non sempre sono stato un bravo fratello. Non sempre ho protetto il tuo papà, spesso l'ho preso in giro, spesso l'ho lasciato da solo. Avrei dovuto essere più bravo, con lui, perché lui mi voleva bene.
- Quanto bene?
- Tanto.
- Tanto quanto?
- Tanto così.- lui aprì le braccia più che poteva, lasciandola sorridere ed imitarlo.
- Lo voglio anch'io, un fratellino.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: paoletta76