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Autore: paoletta76    05/01/2013    2 recensioni
..un seguito e tutto ciò che non s'era ancora detto in "A million other things"
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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Mi sa che ci siamo..
 
La voce leggermente tremante di Pepper l'aveva sorpresa a ciondolare sul divano con una rivista fra le dita.
- Wow! Di già? - si scosse, sollevandosi in piedi con la velocità massima consentita dall'ingombro del suo pancione di quasi sette mesi.
- Eh, sì..- aveva risposto l'altra, cercando sostegno nel bracciolo del divano.
- Siediti lì, penso a tutto io.
 
S'erano organizzate, considerando anche il caso peggiore, cioè quello in cui Pepper dovesse partorire mentre suo marito era fuori in missione con la squadra. Cioè esattamente quello che stava succedendo adesso.
 
- Sicura? - mugolò appena, osservando l'amica raccogliere la borsa con il necessario per l'ospedale e chiamasse l'auto.
- Al mille percento.- Sif si mise la borsa su una spalla e raccolse lei dall'altro lato, passandole il braccio libero attorno ai fianchi.
 
Le contrazioni iniziarono a farsi più forti, quando misero piede nell'ascensore.
 
- Respira.. respira lentamente, come abbiamo imparato - Sif l'aiutò a salire in macchina, appoggiandola con delicatezza sul sedile posteriore prima di far caricare all'autista la borsa nel portabagagli.
- Qui.. non ti sedere davanti.. per favore..- Pepper le strinse la mano, emettendo un lamento mentre provava ad eseguire la respirazione secondo le istruzioni.
- Se fa male..- mugugnò, sorridendo, una volta con l'amica al fianco e la mano sempre stretta nella sua.
- Già..- Sif ricambiò sorriso.
- Ma come diavolo hai fatto..- Pepper la vide rabbuiarsi, ed abbassò il viso - scusa.. lo so, che non ne vuoi parlare..
- Ho avuto un sacco di pazienza..- Sif si lasciò andare ad un sorriso carico di malinconia - Naim ci ha messo tutta la notte..
- Oh mamma..
Altra contrazione, altro lamento.
- Dai, vedrai la felicità che ti prende quando te lo poggiano sul petto.. questo te lo dimenticherai tutto.
 
Pepper le appoggiò la testa sulla spalla, emettendo un sospiro e continuando a stringere la sua mano.
 
- Allora, mi raccomando..
L'affidò ad un'infermiera, seguendo la sedia a rotelle su cui l'avevano accomodata fino all'ingresso del reparto.
- Respirare, piano..
- Dentro, fuori.. ok, così. Dai, che sei bravissima.. io mi siedo qui, chiamo Tony e gli chiedo quando arriva.. ok?
 
Pepper sorrise, annuendo e decidendosi a malincuore a lasciarle la mano.
- Come lo chiamerai? - le chiese Sif, all'improvviso.
- Howard. Howard Anthony Stark. Finiremo per chiamarlo Junior.
 
Un attimo, mentre l'infermiera apriva la porta basculante che le avrebbe separate.
Pepper si voltò indietro:
- E tu? Come la chiami?
- Katie.- sorrise lei, leggera, agitando la mano.
Catherine Anne Lawson. Le sembrava un nome stupendo, pensò Sif. Un nome da principessa.
 
Si sedette su una di quelle sedie di plastica distribuite al centro dell'atrio, rimanendo per un istante con gli occhi fissi su una mattonella e il pensiero  che vagava per il cosmo.
Speriamo che lui ci sia, quando toccherà a me.. si disse. Questa volta era stato tutto strano, tutto diverso. A partire dal fatto che era stato.. totalmente inaspettato.
 
Aveva iniziato a sentirsi strana circa sei mesi dopo il loro arrivo su Midgard.
Suo marito stava decisamente meglio, fisicamente e moralmente. Ricordava il suo illuminarsi, quando sotto la prova del ghiacciolo la cicatrice aveva virato al blu come il resto della pelle del suo torace.
 
Era pronto. Pronto a ricominciare tutto daccapo, a mettersi in gioco in un ruolo completamente diverso ma che sembrava piacergli da morire.
Aveva già fatto un sacco di progetti, fin dalle prime settimane. Studiato, letto un casino di libri. Ne aveva iniziato a scrivere addirittura uno lui, seguendo il consiglio di Pepper su come abbattere la noia delle giornate da trascorrere fra quelle mura.
 
Sembrava non riuscisse a stare fermo.
Aveva partecipato alle ultime sessioni di ricerca dei dispersi, riuscendo a trovarne un altro miracolosamente vivo. Sulla quinta strada aveva incontrato un vecchio collega, che gli aveva fatto capire quanto al Mercy sentissero la sua mancanza. Ci aveva riprovato.
 
Il direttore generale l'aveva assunto senza nessuna difficoltà, neppure sulla questione delle missioni. Anzi, gli aveva chiesto di andare come rappresentante ufficiale dell'ospedale. Una fantastica mossa per mettere in gioco uno dei migliori e guadagnarci anche in credibilità, aveva detto, battendogli sulla spalla.
 
L'aveva affidata al collega incontrato sulla quinta strada, che l'avrebbe assistita con i problemi derivati dall'aborto e dallo chock. Il dottor Jones l'aveva visitata e, costernato, aveva dovuto dare una notizia triste al suo collega e amico. Niente più figli, per lui ed Amy.
 
Ricordava di aver pianto una notte intera. Ricordava i passi di suo marito nella stanza, e quell'abbracciarla forte fra le coperte.
 
E' stata tutta colpa mia..
 
Ricordava d'essersi ripetuta mille volte che doveva essere forte, che non doveva andare in crisi o stavolta lui ci si sarebbe buttato davvero, dalla terrazza della Stark Tower.
Aveva smesso di piangere, e provato a ricominciare, perché lo amava troppo per perderlo.
 
Poi aveva iniziato a sentirsi strana. Non male, solo.. strana. Qualche capogiro, un po' di nausea.
Sintomi molto simili a quelli della prima volta, ma non ci aveva dato peso più di tanto, dato il verdetto del medico.
 
Pepper le aveva suggerito di comprarsi un test.
 
Positivo.
 
Non ci credo.. non è possibile..
Aveva aspettato un paio di settimane, prima di decidersi a prendere un appuntamento dal medico. E quello s'era illuminato di gioia, annunciandole che in barba a tutte le analisi e a tutte le previsioni era incinta di sei settimane.
 
Adesso doveva dirlo a Loki.
 
Una mattinata di sole, non troppo fredda né troppo calda. Il rumore del traffico ovattato e lontano, là sotto. La terrazza della Stark Tower invasa dalla luce. Era uscita e s'era andata a sedere sui gradini laterali, le gambe a ciondoloni e lo sguardo perso lontano.
 
Suo marito era appena rientrato dalla prima missione per cui era partito senza di lei. Lo intravide oltre la vetrata del salone, ma non si mosse per andare a dargli il buongiorno.
Appariva raggiante; la missione aveva dato ottimi frutti, e a lui personalmente lo spunto per nuovi progetti. L'editore aveva appena chiamato dicendo che avrebbe pubblicato il suo romanzo, e proprio di questo stava discutendo con Pepper.
 
- Te l'avevo detto..- la donna sorrideva, brindando con lui a succo d'arancia - è una storia bellissima, hai davvero una marea di talenti..
 
Se solo tu sapessi.. aveva pensato lui, mascherando quel pensiero con un sorriso e qualche battuta carica di nonchalance. Lo sguardo gli era andato in automatico verso la terrazza inondata di sole, ed aveva aggrottato le sopracciglia, incontrandoci la figura di Sif.
 
Sembrava triste, opaca. Per un attimo, rivide sé stesso la notte in cui l'aveva invocata e poi abbracciata fra le lacrime.
- Mi scusi, un momento? - aveva sollevato la mano, prendendo congedo da Pepper.
Quella aveva annuito, seguendolo con lo sguardo mentre attraversava le sliding doors.
 
Ehi..
Quella voce calda e gentile la scosse come da un sogno.
Sollevò lo sguardo, e trovò la sagoma del marito in controluce.
 
- Qualcosa non va?- le si sedette accanto sui gradini, piegandosi appena a scoprire i suoi occhi.
Lei non rispose. Voltò lo sguardo, fece perno sulle mani e si spostò a dargli le spalle.
 
- Sif..- lui si fece ancora più tenero, sedendosi alle sue spalle e raccogliendosela contro il petto - lo so che, anche se approvi tutto questo, un po' ce l'hai con me perché non ci sono mai.. stai tranquilla.. adesso per qualche mese rimarrò a casa..
Lei prese fiato, lentamente, continuando a non guardarlo.
- Ho un progetto, sai? - lui avvicinò di più il viso alla sua nuca - il Mercy apre due corsi di specializzazione, sulla medicina neonatale ed infantile. Li vorrei frequentare tutti e due. Inizio fra due giorni, dureranno tre mesi. Avrò parecchio da fare, ma almeno sarò a New York. Staremo insieme un po' di più.
 
Sif continuava a non parlare, limitandosi ad osservare le sue mani che si muovevano leggere come gabbiani in volo.
Poi Loki le raccolse contro il suo petto e strinse, ad abbracciarla più forte.
- Amore mio.. dimmi qualcosa. Anche di no, va bene anche se non condividi le mie scelte. Ma dimmi qualcosa..
- Aspetto un bambino..- rispose lei, piccola piccola. Si morse appena le labbra, e stavolta fu lui, a non trovare le parole. Scivolò di lato, a guardarla negli occhi.
Sorpreso, felice. Non sapeva più come sentirsi.
Stava avendo dalla vita quello che desiderava da sempre, ed ora la sua sposa gli annunciava di aspettare un figlio. In barba a tutte le previsioni.
 
Per un istante, provò lo stesso calore che gli aveva percorso il corpo quando gliel'aveva detto di Naim. Poi il calore s'era fatto più forte e più dolce, invadendogli il cuore.
Una lacrima sfuggì al controllo della sposa.
Una, due, mille lacrime. Sif continuava a guardare lontano e piangeva, con la nuca contro la sua spalla.
- Perché.. perché piangi? E' una cosa bellissima..
- Io.. non lo so..
- Se è per i ricordi, Sif, dovrei piangere io. Non sei tu, quella ad avere colpe..
- Smettila..- lei si voltò appena, piegando il viso sotto il suo collo.
- Che vuoi fare..?
- E tu..?
- Hai già deciso come chiamarla?
Le trasmise quel sorriso così limpido, così sincero.
- Non lo so..- si asciugò le lacrime col dorso della mano - cosa suggerisce, il dio degli inganni?
- Nulla, Sif.- lui la stupì, facendosi per un attimo scuro - il dio degli inganni non esiste più. L'ho ucciso.
Le fece provare un brivido, contro le sue spalle. E riprese la parola per cancellare quella tensione:
- Il dottor Lawson suggerisce Kate. Katie, Catherine. Suona bene. Katie Lawson. Se è una femmina, ovvio. Se è un maschio Naim.
 
Le mani di lei andarono automaticamente a stringersi sulle sue, e gli sembrò di sentire un lamento sommesso misto ad un sospiro.
- A me piace tanto Chris..- mormorò lei, contro la sua spalla.
- Piace anche a me. Christopher James Lawson. Un nome da principe.
A quel naso finemente sollevato, Sif sorrise. Una cosa che non era mai mancata a suo marito era l'inventiva..
- Forza, vostra altezza.. elaborate per bene qualcosa anche in caso di principessa.
- Catherine Anne Lawson.
- Fa tanto canadese..- lei arricciò un po' il naso.
- Perché? E' il nome della nonna.
 
Stavolta hai davvero superato te stesso..
 
Avevano riso, insieme, rimanendo ancora a lungo a coccolarsi, seduti in quell'angolo di mondo.
 
Le sembrava di sentirlo ancora, addosso, quell'abbraccio. Quello, e tutti gli abbracci ed i baci che le aveva dato in quei mesi.
 
Alla fine avevano scelto Katie.
Avrà i tuoi occhi di cristallo.. gli aveva detto, stringendogli forte la mano davanti all'ecografia. Glieli aveva visti farsi lucidi, carichi di gioia ed emozione.
 
Fà che ci sia anche lui, quando sarà il momento.. pensò, di nuovo, stringendo le mani fra loro, sulle ginocchia.
 
All'improvviso, una sensazione di calore ad invadergli le gambe. Caldo, poi bagnato. Abbassò lo sguardo, e scoprì di avere fradicia la gonna, le gambe e un po' anche gli stivaletti di camoscio.
E questo..?
 
Non si spaventò, non ci riuscì. Qualcosa sembrò bloccarle il fiato, e poi darle la forza di alzarsi da quella sedia di plastica ed avvicinarsi al bancone.
- Mi scusi..
 
L'infermiera che occupava quella postazione sollevò lo sguardo, incontrandone uno più preoccupato che impaurito.
La giovane s'era appoggiata con entrambe le mani al bancone, e aveva preso ad ansimare appena.
- Ho.. credo d'aver bisogno d'aiuto..
 
Quella girò intorno al banco, vide quella gonna bagnata e lo stato della ragazza. Non sprecò troppe parole, chiamò la collega e le disse di portare una sedia a rotelle.
 
- Che.. che succede? - chiese Sif, accomodandocisi sopra come consigliato dalle due.
- Abbiamo un cucciolo che ha fretta di nascere..- rispose la seconda infermiera, dopo aver preso il passo verso la stessa porta su cui meno di un'ora prima aveva salutato Pepper.
- No.. non è possibile.. sono appena entrata nel settimo mese..
- E' quello che le ho detto. Ha un po' di fretta, il suo piccolo.
- E' una bimba..- mormorò lei, lasciandosi spingere fino ad una saletta illuminata d'azzurro.
- Bene.. ha già scelto come chiamarla? Venga.. qui..
Sif sollevò lo sguardo, incontrando occhi dolcissimi che ricordavano molto da vicino quelli di Frigga. Seguì le indicazioni e si sollevò fino alla lettiga, sedendosi sul bordo.
- Dobbiamo togliere tutto..- la donna l'aiutò a spogliarsi ed a togliere bracciali e collanine - ha un medico al Mercy?
- Sì.. Michael.. Michael Jones..
- Ah, il caro Mickey! - quella sorrise - mi sembra di capire che siate amici.. da come ha detto il suo nome. Altrimenti, l'avrebbe chiamato dottor Jones..
- E'.. è amico di mio marito..
 
La donna aggrottò le sopracciglia.
 
- Il dottor Lawson.. sono la moglie del dottor Lawson..
- E' la moglie di Lucas? - all'infermiera si aprì il sorriso - che piacere.. non fa altro che parlare di lei, sa? Gran bravo ragazzo, il nostro Lucas.. peccato che sia sempre così.. triste. Sì, sorride, ma sempre a metà. I suoi occhi difficilmente seguono le sue labbra. Ma non devo dirlo a lei, lo saprà meglio di me.
 
Già.. Sif emise un sospiro, prendendo a fissare una mattonella sul pavimento.
- Ma lui, adesso.. non è in città, così sapevo.
 
Le parole della donna sembrarono scuoterla dall'assopimento, insieme ad una buona manciata di contrazioni.
- Oh, no.. lo devo chiamare..
- Lo chiamo io. O posso farlo chiamare da Michael - la donna prese l'interfono e richiese la presenza del dottor Jones in sala neonatale due.
- E' in Messico.. in una zona fuori dal mondo..- Sif tese una mano verso la borsa - posso chiamare un amico..
 
Il telefono di Tony squillò che l'aereo stava per atterrare.
 
- Ehi! Tutto ok? Ti prego, dimmi che va tutto bene, Sif..
- Tutto bene, sì.. stà tranquillo.. Pepper è dentro, fra poco vedrai il tuo piccolo principe..- replicò lei, debole - io.. ecco.. dove sei?
Tony aggrottò le sopracciglia.
- Che richiesta strana, Sif. Sicura che vada tutto bene?
- Ti dico di sì..
- Stiamo per atterrare, stanno dando il segnale di spegnere i cellulari.
- Devi farmi un favore..
- Dimmi.
- Chiama.. chiama Lucas. Digli che.. che ho un problema, la bambina sta per nascere, e..
- E come è possibile? Sei di sett..
 
Lo sentì imprecare qualcosa contro le assistenti di volo, poi tornare al telefono.
- Devo davvero chiudere, Sif. Appena sono a terra lo chiamo, gli mando il mio jet privato. Ci sentiamo dopo.
- Grazie..
- E di che?
 
Tony sorrise, chiudendo il cellulare e tornando ad ammirare il cielo di New York dal finestrino.
Quella stava per essere una sera veramente speciale. E non solo per lui.
 
Ha già deciso che nome darle?
 
Quella voce la fece trasalire.
- Katie.. Catherine.- replicò la ragazza, lasciandosi aiutare a spogliarsi ed indossare il camice - l'ha scelto mio marito..
Vide quella robusta signora sui cinquant'anni portarsi una mano al petto, commossa, e aggrottò le sopracciglia.
- Catherine.. è il mio nome. Non credevo che Lucas..- mormorò quella, decidendo di darle delle spiegazioni - l'ho conosciuto qui, al Mercy. Abbiamo lavorato qualche volta insieme, poi siamo diventati amici.. lo considero come un figlio. Un giorno mi ha fatto particolarmente dispiacere, era così triste.. l'ho trovato qui in maternità che osservava i neonati da dietro il vetro..
 
Sono bellissimi, vero?
La voce gli era arrivata alle spalle, diretta, sincera. S'era voltato appena, incrociando lo sguardo dolcissimo della collega con cui aveva condiviso quasi tutti i turni fatti da rimpiazzo al reparto maternità.
Poi era tornato a guardare oltre il vetro, mantenendo la stessa aria triste.
 
Ha figli, dottor Lawson?
 
Li avevo, infermiera Banks..
 
- Mi chiami Kate. - lei s'era avvicinata, presagendo qualcosa di triste in quella manciata di parole.
Per un attimo, il tocco di quella mano sulla spalla l'aveva riportato ad Asgard, fra le braccia di sua madre, nel giorno in cui le aveva sentito urlare il suo nome con disperazione.
Aveva dovuto chiudere gli occhi, con un lunghissimo sospiro.
- Allora tu chiamami Lucas. - aveva risposto, fioco.
- Ti senti bene.. Lucas?
- No.
 
La donna s'era appoggiata alla barella, lì accanto a Sif. Le raccontò di quel giorno, di come quel giovane collega le aveva raccontato della propria famiglia, distrutta da un incidente stradale poco fuori Toronto.
 
Ha detto che, dopo l'incidente, fra di voi c'è stata una brutta crisi, che è tornato a New York perché credeva che tu non lo volessi più, dopo quello che ha fatto. Mi ha detto che non smetterà mai di sentirsi in colpa, perché, comunque sia andata, al volante c'era lui..
 
Sif sentì il proprio cuore perdere un battito.
La sua versione dei fatti, levigata per il pubblico di Midgard. Quella che aveva raccontato a Mick ed al dottor Jones. Quella per gli estranei e per il libro.
 
La loro storia, vista da una prospettiva diversa, ma sempre con lo stesso significato e lo stesso unhappy end.
Loki che ha una famiglia, Loki che commette un imperdonabile errore ed uccide suo figlio.
 
- Lui.. lui ha..- Sif si stese sulla barella, lentamente, cercando di ritrovare il respiro - ha cercato di..
- Di uccidersi, lo so. Mi ha raccontato anche questo.- la donna le accarezzò una mano - lo hanno salvato in tempo, e così ha deciso di non bruciarsi questa seconda chance. Sai che sta prendendo due specializzazioni? - la lasciò annuire, e continuò, con ammirazione ed entusiasmo - due, insieme! Io gli ho detto Lucas, sei un mostro, e lui ha messo su una smorfia e mi ha risposto: quello di cui i genitori parlano ai figli quando vanno a dormire..
Sif si lasciò andare ad un sorriso, mordendosi appena le labbra. L'infermiera Banks non poteva saperlo, quanto di quelle parole fosse vero: sapeva così poco di lui.. e non l'aveva mai visto, suo marito, diventare blu sotto la neve..
- Aveva occhi fieri ed orgogliosi, quando mi ha parlato delle specializzazioni. Ha detto che vuole dedicare la vita a far nascere e crescere i bambini, e curarli nelle situazioni più gravi, per dar loro quella possibilità che suo figlio non ha avuto.
 
Sif non riuscì più a seguirla. Le contrazioni si facevano sempre più forti e frequenti, ed ora anche quelle parole le annebbiarono la vista di lacrime, mandandole la testa in confusione.
- Ma ora pensiamo a lei, Amy.. ok? Pensiamo alla tua piccolina.
 
Annuì, mentre la donna le si affiancava, ed il viso amico di Michael faceva il suo ingresso nella stanza.
 
  
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