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Autore: __WeatherlyGirl    05/01/2013    4 recensioni
Cosa succederebbe all'NCIS se una ragazza arrivasse e sconvolgesse gli equilibri? Come reagirebbe il Team Gibbs? E, soprattutto, cosa dovrei fare, se quella ragazza fossi io?
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hey Gibblets! Scusate
se non ho scritto
per così tanto tempo,
ma ho avuto problemi con EFP...
comunque, ecco il nuovo capitolo!
xoxo __WG




RIVELAZIONI


Gibbs arrivò in ufficio puntuale alle sei e trenta. Nonostante tutti arrivassero almeno mezz’ora dopo, lui arrivava sempre a quell’ora, in modo da potersi gustare il caffè senza essere disturbato. Ziva arrivò non molto dopo, alle sei e cinquantanove, si sedette alla propria scrivania, aprì il secondo cassetto e prese delle carte, poi appoggiò lo zaino nella mensola alle sue spalle e cominciò a lavorare. Le sue dita scorrevano veloci sulla tastiera del computer, ma la sua mente era altrove. Ritornava con il pensiero al nostro incontro la sera prima, ripensava a tutto ciò che le aveva detto, alla sua storia, a Parigi.

Già, Parigi, Ziva sorrise allo schermo, poi tornò con la mente al lavoro e fece una telefonata. Qualche minuto dopo arrivò anche McGee, che la salutò con un gesto della mano e cominciò ad indagare sulla morte di Reynolds. Gibbs gli aveva lasciato un biglietto sulla scrivania con le cose che doveva “assolutamente” -così recitava il post-it- fare quella mattina. Di Tony non si ebbero notizie fino alle otto.

-Buongiorno!- disse con un sorriso smagliante entrando nella squad-room

-Buongiorno, Tony- disse Ziva alzando la testa dallo schermo del computer. McGee salutò il collega con un gesto della mano, dato che era al telefono.

Ziva cercò di rimanere concentrata sul suo lavoro, ma il mio volto le tornava spesso nella mente, distraendola dal caso. Tony se ne accorse, ma fece finta di non vedere. Aspettava di essere solo con lei.

Lavorarono sul caso Reynolds fino alle undici e trenta, quando arrivai io. Credo tutt’ora che si fossero dimenticati di dovermi sopportare per un’intera settimana, infatti appena Gibbs mi vide scomparve nell’ufficio di Vance, mentre gli altri tre continuarono a lavorare. Vidi un certo lampo nello sguardo di Ziva, e lo notò anche Tony.

Correndo verso le scale, Gibbs mi prese inavvertitamente contro.

Gibbs entrò nell’ufficio del direttore senza bussare, nonostante gli avvertimenti della segretaria, e chiuse la porta alle proprie spalle. Vance guardò l’orologio e disse:

-Credevo saresti venuto prima, Gibbs.- e gli indicò la poltroncina invitandolo a sedersi, Gibbs rispose con un segno di diniego.

-E’ arrivata solo ora, Leon- stavano parlando di me -Hai scoperto qualcosa di più?-

-Io? Credevo ci stessi lavorando tu, Gibbs. Comunque, ho un’informazione riguardante sia la Ruzzi sia Reynolds.- Gibbs si sedette pronto ad ascoltare

-Ieri sera mi ha chiamato il SecNav e mi ha informato che Reynolds è il figlioccio di sua sorella, mi ha intimato di trovare il colpevole dell’omicidio in qualunque modo.- Sottolineò quelle parole in modo particolare, tanto che Gibbs sgranò gli occhi e chiese:

-Stai parlando di Camilla?- Vance prese uno dei suoi stuzzicadenti e se lo portò in bocca, poi annuì distrattamente

-Gibbs, il SecNav sa che sacrificio è per te avere una ragazza come lei nel tuo team, ma tu devi capire che non si tratta più di un omicidio qualunque, è una questione di famiglia.- e pronunciò queste parole come aveva pronunciato quel “qualunque modo” poco prima. Vance si era sicuramente preparato un discorso, e sapeva quali fossero i punti deboli di Gibbs.

-Leon...- Gibbs sospirò -io non sopporto quella ragazza e non sono assolutamente disposto a tenerla un altro giorno in più rispetto a quelli concordati. Avevamo detto una settimana, e io l’avrò nel mio team per una settimana,- Vance lo guardò interrogativo

-Ma...- continuò Gibbs

-Ma?-

-Ma farò in modo di chiudere il caso in meno di una settimana- Vance sorrise in quel suo modo tutto particolare, mentre Gibbs usciva dal suo ufficio a grandi passi.

Tornato nella squadroom mi fece cenno di seguirlo: ascensore.

-Ho parlato con Vance- mi disse Gibbs appena entrati

-Lo immaginavo, le ha detto chi è il tenente Reynolds, vero?-

-Sì. Ma se tu lo sapevi, perché non ce l’hai detto?- Gibbs si voltò verso di me, guardandomi fisso negli occhi

-Non credevo fosse importante, ma non blocca l’ascensore?- chiesi stupita.

Pensavo mi avesse portata lì per parlare, invece l’ascensore scendeva velocemente.

-No, Camilla, andiamo da Abby-

Il laboratorio di Abby era come me l’ero immaginato, la musica dark a palla nelle casse e lei che lavorava al computer. Gibbs la dovette chiamare due volte prima che lei si accorgesse della nostra presenza

-Oh, ciao! E,- si rivolse verso di me -ciao anche a te...- il tono usato nei miei confronti era decisamente diverso da quello usato per Gibbs. Mi guardò male e fece cenno al capo di avvicinarsi a lei, poi si voltò verso il computer

-Gibbs, che ci fa quella qui?-

-Abby, ascolta, è solo per poco. Tu ci dici che cos’hai scoperto e noi ce ne andiamo in fretta-

-No, Gibbs, parlavo dell’NCIS. Cosa ci fa un’agente della Young all’NCIS?-

-Abby, non fare così. E poi lo sai bene che anche io non sono contento di ciò- Gibbs mi fece cenno di avvicinarmi

-Abby Sciuto- indicò la scienziata -Camilla Ruzzi- indicò me

-Piacere!- e strinsi la mano morta di Abby con un sorriso smagliante, lei invece sembrava annoiata. Disse a Gibbs in fretta che cosa aveva scoperto sul caso e gli fece capire che era ora che ce ne andassimo. Intervenni io

-Agente Gibbs, scusi, ma vorrei rimanere un secondo da sola con Abby, se non le dispiace- lo sguardo della scienziata divenne supplichevole, ma Gibbs non obiettò e ci lasciò da sole.

-Abby, lo so,-

-Cosa sai?- mi chiese lei con un tono di disprezzo -Sai che non dovresti essere qui ad importunarmi?-

-Esatto.- mi avvicinai al tavolo d’alluminio al centro del laboratorio e sollevai una delle carte dei tarocchi.

-Ma sei qui lo stesso, mi vuoi dire perché?- Abby mi parlava rivolta allo schermo del computer, continuando a lavorare

-Per questa- e le mostrai la XIII carta, la morte. Abby si voltò di scatto

-Cosa vuoi da me?-

-Voglio che tu mi aiuti, in due cose,- Lei mi strappò la carta di mano e la mise sul tavolo da dove io l’avevo presa.

-Come te la cavi nell’interpretare i sogni?- Lei mi sorrise, per la prima volta, e mi rispose

-Stai parlando con la persona giusta- Io le sorrisi a mia volta e le raccontai il mio incubo.

Al termine del racconto vidi Abby alquanto turbata,

-Non so, Camilla- mi disse camminando velocemente avanti ed indietro per il laboratorio -se è come penso non va bene. Non va affatto bene-

-Per chi?-

-Camilla, tu vuoi tornare alla Young- non era una domanda, ma in realtà non era neppure un’affermazione. Era un qualcosa cui sentii di dover rispondere

-Devo, Abby, non ho altra scelta, ma sinceramente no. Non voglio tornare- Abby scosse la testa

-No, Camilla, forse tu no, ma il tuo subconscio sì. Per te Young significa Anna (chiunque Anna sia),- sorrisi, lei continuò -significa salvezza e per te Gibbs, che avrebbe dovuto aiutarti, non l’ha fatto. Per questo tu senti il bisogno di tornare-

-No!- esclamai -Abby, ti prego, aiutami!- lei improvvisamente si fermò e rimase impietrita

-Come Camilla? Come posso aiutarti ancora?- non mi stava offrendo il suo aiuto, mi stava invece facendo sapere che non avrebbe fatto altro per me. Io continuai lo stesso

-Abby, Gibbs ti ascolta, si fida di te. Se solo tu gli dicessi di fidarsi di me...- lei mi interruppe

-Vuoi la verità Camilla? Nessuno, nessuno si fida di te, tantomeno io. Ora vattene dal laboratorio, devo lavorare!- E mi fece segno di andarmene.

Non obiettai, ma uscii lentamente e mi diressi verso l’ascensore, poi presi il telefono cellulare che mi era stato appena dato dall’agenzia e telefonai.

“Nessuno si fida di te” - le parole di Abby mi risuonavano nella mente, come un martello. Non era vero, qualcuno c’era, solo che non lo sapevo ancora.

Terminata la telefonata salii le scale e, rientrata nella squadroom, mi avvicinai a Gibbs

-Abby le manda a dire che il DNA trovato sul corpo di Reynolds è delle moglie- Gibbs annuì e mandò due agenti a prelevarla.

   
 
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