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Autore: Dahmer    05/01/2013    1 recensioni
Ehi! Devo dedurre dal fatto che non rispondi che non ti ricordi di noi?! Tom.
La ragazza guardò stranita il display. Doveva aver bevuto davvero tanto per non ricordarsi nulla.
-Chi è?- chiese curioso Ozzy, tentando di guardare lui stesso, fallendo nella sua missione.
-Tom- rispose l’ispanica con un sorriso straordinariamente bastardo.
-COME?! E PERCHE’ TI HA SCRITTO?!- urlò indignato il fratello, immedesimandosi al meglio in una checca isterica.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Chiedi scusa

Alle otto in punto Ozzy era sotto casa di Gene. La ragazza lo fece aspettare per più di venti minuti poi lo raggiunse. Indossava un paio di pantaloncini cortissimi e la famosa maglietta bianca e teneva in mano la felpa che le aveva prestato il fratello.

-Che diavolo ti sei messo?- esordì vedendo che Ozzy aveva addosso un’orrenda camicetta hawaiana rosa.

-Non è meravigliosa?! Mi ha aiutato Brian a sceglierla-

-Non ho idea di chi sia Brian ma ha un gusto orribile- disse la ragazza ancora disgustata dalla camicia.

-E' il ragazzo del negozio, ci aspetta già al locale in cui si esibiscono i Bring Me The Horizon-  rispose l’altro.

I due salirono in macchina e partirono.

Quando raggiunsero il locale a Ozzy venne un dubbio.

-Ce li hai i biglietti vero?- domandò.

La gemella sbarrò gli occhi, ecco di cosa si era dimenticata: chiedere i biglietti.

-Fidati di me, in qualche modo entriamo- lo rassicurò.

-DIO MIO! LI HAI DIMENTICATI! NON CI POSSO CREDERE! GENE!-  ribatté lui roteando gli occhi.

Scesero. Accanto  alla porta c’era Brian, in attesa di Ozzy. Era un bel ragazzo, con gli occhi verdi e i capelli rossi. I fratelli si indirizzarono verso l’entrata, dove due omaccioni selezionavano chi poteva entrare. Gene assunse la sua solita faccia tosta e si avvicinò.

-Ciao!- disse sfoderando un sorriso fantastico, mentre Ozzy salutava la nuova fiamma.

Tentò di oltrepassare la barriera creata dai due ma fu fermata da uno di loro.

-Dove credi di andare? Dove sono i biglietti?-

-E’ una storia davvero buffa, allora avevo i biglietti ma mentre venivamo qui sono inciampata e mi sono caduti … in un tombino … si in un tombino-  tentò di giustificarsi lei.

-Il prossimo- fece l’uomo scostandola con la mano. Non le aveva creduto.

-Bella scusa, davvero! Come ti è venuta?!- la prese in giro il fratello, facendo ridere l’amico.

L’ispanica lo guardò, decisa a non arrendersi.

Tentò per dieci minuti di entrare accampando scusanti decisamente improbabili sul perché fosse sprovvista di biglietti. Poi, finalmente, arrivò  il  miracolo tanto atteso da Ozzy.

Matt passò con una birra dietro ai due Bodyguard e li vide.

-Che ci fate lì?- gli chiese stranito.

-Non abbiamo i biglietti- rispose il moro lanciando un’occhiata accusatoria alla sorella. 

-Li conosco, fateli entrare- li giustificò il batterista.

-Oliver sarà contento di vederti- si rivolse poi alla ragazza.

-E Tom?-replicò lei.

Matt non rispose, cosa che la spagnola interpretò negativamente.

-Forse non sarei dovuta venire- abbassò poi lo sguardo.

-Io credo che tu abbia fatto bene, approfittane per parlargli- consigliò l’amico dolcemente, passandole la birra.

-Vado, tra un po’ tocca a noi- annunciò poi sorridendo e allontanandosi tra la folla.

Gene si volse verso Brian, presentandosi e scusandosi per non averlo fatto prima. Successivamente i tre si appostarono sotto l’immenso palco del locale, pronti a godersi il concerto dalla prima fila. L’ispanica si voltava continuamente, sentendosi toccare da una grande quantità di mani vogliose. Bestemmiò contro alcuni ragazzi che la palpeggiavano nonostante le sue occhiatacce.

Il concerto iniziò. La prima canzone fu Alligator Blood. La voce di Oliver si diffuse  per il vasto locale. Le luci si abbassarono, rendendo quasi impossibile vedere qualcosa oltre la band.

Ozzy guardava costantemente Brian, avvicinandosi sempre più a lui fino a sfiorargli la mano, cosa che fece sorridere il commesso. Alle loro spalle una voce nauseata commentò la scena. 

-Dannati froci, anche qui li devo trovare- disse un ragazzo dai capelli corvini.

Il moro lasciò la mano dell’altro e abbassò lo sguardo sconsolato. Gene, invece, non si fece mettere i piedi in testa da quel bastardo, così si voltò.

-Come li hai chiamati?- chiese totalmente adirata.

-Gene lascia stare- provò a trattenerla il fratello.

La ragazza lo allontanò.

-Come li hai chiamati?- domandò nuovamente.

-Froci, non hai sentito?- rispose l’altro.

-Ti conviene chiedere scusa- gli consigliò.

-Altrimenti che farai Pocahontas? - rispose lui avvicinandosi al suo corpo dorato, prendendole il mento tra le dita.

La mora non riuscì più a trattenersi, l’aveva chiamata come faceva Oliver, solo Oliver. Quel tipo aveva commesso il secondo errore. Si girò velocemente verso il gemello, poi si voltò di nuovo e sferrò un pugno sul viso dello stronzo con una foga tale che riuscì a sentire le ossa della mascella spostarsi. Il labbro del ragazzo cominciò a sanguinare copiosamente. Si pulì la bocca con la manica della felpa.

-Ora chiedi scusa- gli ordinò Gene. Il ragazzo stette zitto, costringendo la bella a urlare nuovamente il comando, poi ricambiò il favore. La colpì sullo zigomo. Gene sentì la guancia indolenzirsi e cominciare a gonfiarsi. La violenza del colpo la fece barcollare indietro di qualche metro. Tentò di mantenere l’equilibrio ma fu ancora percossa da pugni colmi di cattiveria. Crollò a terra picchiando la testa sul pavimento. I suoi occhi si volsero indietro.

L’ultima cosa che percepì prima di chiuderli fu la musica che si fermava. 
  
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