PROLOGO
L |
a spuma del mare, resa dorata dagli
ultimi raggi splendenti del sole, lambiva i suoi piedi ogni qual volta si
avvicinava un po’ di più alla riva, le onde ormai calme dopo un lungo giorno di
impeto giocavano con lei arrivando quasi a toccarla e poi ritraendosi come ad
invitarla a provare a raggiungerle, e la brezza fresca e profumata di sale
accarezzava piano le sue gote e i capelli mentre lei le correva incontro… In
realtà, pensò, non correva incontro a niente, stava solo scappando.
La sabbia sotto i suoi piedi era bagnata e compatta, zuppa dell’acqua di mare e della
pioggia che aveva portato il temporale della notte precedente, e tutto intorno
le nuvole, la spiaggia, le barche, le case, tutto era illuminato appena dalla
fievole luce aranciata del sole che da lì a pochi minuti sarebbe del tutto
tramontato.
Gradualmente San fermò la sua corsa,
rallentando un po’, passo dopo passo; si fermò, e si
gettò sulla sabbia. Le cuffie continuavano a passarle musica a tutto volume,
così alta da impedirle di pensare; spalancò gli occhi e il cielo immenso sembrò
inghiottirla… Chiuse gli occhi… e rimase così per alcuni minuti, la musica
finì, i pensieri sembravano svaniti, aprì gli occhi giusto in tempo per vedere
l’ultimo spicchio di sole immergersi in acqua portandosi dietro l’ultimo
raggio… Era ora di tornare a casa.
Si alzò in piedi, rivolse le spalle al
mare e alla spiaggia e si incamminò verso la piccola
cittadina fatta di viottoli e di case tutte uguali, dal tetto rosso e le mura
bianche, adesso appena tinteggiate dell’azzurro della sera che avanzava. Salì i
due gradini che portavano alla strada e l’attraversò, incamminandosi per un
viottolo fatto di ciottoli e di pietre che saliva su fino alla parte più alta
del paese, e arrivava proprio a casa sua. L’aria si era rinfrescata dopo il
temporale, e ora che aveva corso per un paio d’ore sulla spiaggia era sudata e aveva freddo. Correre vicino al mare la rilassava sempre, la
rigenerava, l’aiutava a riflettere.
Immersa nei suoi pensieri era giunta a
casa, mise la chiave nella vecchia serratura del portoncino e si infilò nella palazzina, salì la scalinata stretta e fu a
casa. Casa sua non era molto distante dallo stile della cittadina,aveva pareti bianche e luminose e ampie finestre che davano
sul mare e dalle quali poteva vedere tutto il paese con i suoi tetti rossi.
Aveva un lungo corridoio, e sui due lati si alternavano la cucina, il salottino
e le camere da letto, mentre in fondo c’era il bagno. Non era molto grande,ma era molto graziosa e arredata con gusto. San l’adorava,
perché erano racchiusi molti ricordi tra quelle mura, alcuni tristi, altri
gioiosi, con le sue sorelle, ed i suoi genitori. Appena
entrata, una forte corrente di vento le scompigliò i
capelli, portandole alle narici il familiare e rassicurante odore di lavanda
che caratterizzava casa sua; il suo paesino, una piccola landa situata nei
pressi di Tolone, era molto tranquillo, e così quando usciva si permetteva di
lasciare aperte tutte le finestre della casa. Chiuse la porta,
posò il walkman sul vecchio tavolo della cucina, e subito tornò in corridoio
per dirigersi verso il bagno. Aprì l'acqua della doccia, si spogliò in fretta e
ci si ficcò sotto. Quel pomeriggio le era presa una
strana smania, la mattina si era svegliata irrequieta, i soliti pensieri erano
tornati a tormentarla e da quando si era alzata tutto quello che aveva fatto
era stato un tentativo di sfogarsi, placare i pensieri, ma ancora adesso, in
tardo pomeriggio,non c'era riuscita. Si rilassò un poco sotto il getto
dell'acqua tiepida, poi uscì dalla doccia,avvolse un
asciugamano attorno al corpo abbronzato e lasciando che i capelli castani
gocciolassero lungo le spalle, si diresse nella cucina che fungeva anche da
salottino.
Un dolce profumo di biscotti l’assalì;
lo riconosceva bene quel profumo, erano i biscotti della gemella, che le andò
incontro sorridente come al solito.
- Ti stavo aspettando, San. Sei stata sulla spiaggia tutto il pomeriggio? Ho
fatto i biscotti farciti, ne vuoi uno? Volevo farti una sorpresa…-, e
così dicendo le andò vicino e le posò una amorevole
carezza sulla guancia, alla quale San ricambiò con un amabile sorriso. Guardò
verso il tavolo a centro della stanza. Dominick, il figlio della sorella, un
bimbo dolcissimo di cinque anni, dai capelli biondi e gli occhi cerulei, di un
misto tra il verde smeraldo e l’azzurro acquamarina,
era seduto a giocare con delle macchinine. In un angolo della stanza, invece,
scorse molte valige e borsoni.
- Bentornata Rachel
-, fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra in risposta, prima di abbracciare la
sorella.
Continua…
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