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Autore: Eridani    06/01/2013    2 recensioni
Non so bene, non so come, ma ecco che mi viene in mente la storia di "Cenerentola". E allora ho pensato: perchè non... ispirarmi? Quindi, storia che prende molto spunto da quella fiaba, anche se, come noterete, molte cose sono diverse.
Avvertimento: universo alternativo e personaggi un pò (tanto) sfasati, anche se ho cercato di mantenerli abbastanza IC. Altrimenti non riuscivo a far andare avanti la storia!
[partecipante alla challenge "D'infiniti mondi e AU" indetta da AleDic sul forum di EFP]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amanda, James T. Kirk, Sarek, Sorpresa, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Spock... Spock...» una voce lontana lo chiamò, quasi un sussurro «Spock...» continuava con insistenza «Vieni da me, Spock...» lo incitava.
Una luce dorata aldilà della notte scura lo guidava. Camminava senza sosta verso quella sorgente, quel punto che, non ricordava più nemmeno lo stesso vulcaniano da quante notti, cercava di raggiungere. E la voce continuava. E Spock sentiva il bisogno crescere dentro di sé, il bisogno di avvicinarsi e di toccarla, di stringere a sé l'essere del quale quella voce era il messaggero.
«Spock... Spock, guardami...» diceva.
E il vulcaniano cercava senza successo in mezzo a quel bagliore il minimo accenno di una figura.
Aumentò la velocità, sempre di più, sempre di più; la sua camminata si trasformò in marcia, la marcia in corsa; e quando ormai il cuore cominciava a domandare tanto ossigeno che i polmoni non riuscivano a saziarlo, Spock raggiunse quella luce e ne fu avvolto.



«Spock. Ehi, tu, svegliati!» due mani lo scuotevano con foga, stringendo forte le sue spalle «Sù, che è quasi ora! Non vorrai fare tardi, vero?»
«Tardi?» chiese Spock, ancora immerso in quello stato d'incoscienza che si trova tra il sonno e la veglia.
«Sì, hai capito bene: tardi! Non vorrai mancare alla festa, vero?»
Quando Spock udì quelle parole, subito si mise a sedere e si voltò verso colui che aveva disturbato il suo riposo. Lo osservò per qualche istante per catalogare i vari particolari del suo aspetto: capelli e occhi scuri, sorriso gagliardo sulle labbra, abiti probabilmente terrestri, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo. No, non lo conosceva.
«Chi è lei?» chiese allora, curioso di sapere il nome del suo visitatore e nello stesso tempo ancora scosso e irritato (per quanto irritato possa essere un vulcaniano) dal modo in cui era stato svegliato.
«Oh, non essere scontroso. Voglio aiutarti!» gli disse mantenendo il suo sorriso.
«I vulcaniani non sono scontrosi.»
«Ah, no? Beh, il tuo tono di voce dice tutto il contrario. Ma non perdiamo altro tempo, c'è una festa a cui partecipare!»
«Si sbaglia.»
«Sbagliarmi? Mmm, fammi pensare un attimo...» disse teatralmente, portando due dita a massaggiarsi il mento «No, non mi sembra proprio.»
«Non ha ancora risposto alla mia domanda: chi è lei?»
«Oh, mi scuso per la mia mancanza di educazione: io mi chiamo Trelane; ai suoi servigi.» si presentò, portando il braccio destro al petto e facendo un profondo inchino.
«Posso sapere cosa ci fate in casa mia? Non mi sembra di avervi mai incontrato prima d'ora.»
«Oh, su questo devo darvi ragione. Dopotutto, mai mi verrebbe voglia di visitare un pianeta monotono e noioso come il vostro. Oh, quale mortorio.» intonò, portando la mano alla fronte «Oh, quale grigiore.»
«Posso sapere quale ragione vi ha spinto a venire fino a qui, allora, se provate tanto disprezzo per questo pianeta?»
Trelane si riscosse dalla sua farsa «Voi, mio caro amico, voi mi avete condotto fin qui.»
«Io, come ho già detto, non vi conosco. Mai avrei potuto chiamarvi.»
«Ma io vi ho sentito; ho visto ciò che è successo, ho visto la lotta all'ultimo sangue fra voi e vostro padre.»
«La nostra non era...»
«Ho visto il vostro coraggio e il vostro ardore.» continuò imperterrito il suo monologo «Ho visto la vostra sconfitta ed il tormento che essa ha radicato nel vostro cuore. Ed ho deciso, quindi, di darvi una mano, mio ardito compagno.»
«Non vedo in quale modo potreste voi aiutarmi, e nemmeno un motivo valido per cui io debba fidarmi di voi.»
«Quanto sospetto, quanta mancanza di fiducia verso i miei confronti, verso colui che senza chiedere nulla in cambio vuole prestarvi il suo aiuto.»
«Non avete fatto nulla affinché io possa fidarmi...»
«Nulla?» lo interruppe nuovamente «Mi sono presentato qui, ho sprecato il mio prezioso tempo, ho sporcato i miei vestiti di sabbia, sto sudando a causa del vostro sole cocente. E questo lo chiama “nulla”!?» quasi gli urlò contro.
«Nessuno vi ha chiesto di venire fino a qui.» rispose Spock, mantenendo la calma.
«Oh, nessuno, dite?» domandò sbarrando gli occhi «Bene. Quindi, a quanto ho capito, a voi non interessa partecipare a quell'esclusivo evento che si svolgerà...» schioccò le dita e fece apparire un orologio sul suo polso «tra poco meno di mezz'ora sull'Enterprise.» concluse, schioccando nuovamente le dita e facendo sparire nuovamente l'oggetto.
Spock rimase affascinato da quello che per il visitatore era stato un semplice gesto.
«Io non ho detto questo. Ho solamente fatto notare il fatto che non sia prudente fidarsi di uno sconosciuto. Inoltre, mancherei alla parola data a mio padre se vi partecipassi.»
«La parola. Quale lealtà! Oh, devo ammetterlo, mi piacete sempre di più!»
Spock fissò per qualche istante ancora lo strano essere, poi gli rivolse quello che, secondo lui, doveva essere un saluto.
«Vi ringrazio per essere venuto fin qui, anche se non so precisamente da dove voi proveniate e quanto il vostro viaggio sia stato lungo e faticoso, ma ora gradirei ritornare a riposare: se è vero che avete assistito alla prova a cui mio padre mi ha sottoposto, sarete anche a conoscenza di quanto essa mi abbia reso debole. Con il dovuto rispetto, gradirei che ora lei se ne andasse.» quindi Spock si sdraiò nuovamente e si mise di lato, dandogli le spalle.
Trelane rimase stupito da un tale discorso: mai nessuno aveva rifiutato il suo aiuto, e questo testardo vulcaniano non sarebbe stato il primo.
«Non crederete mica di farla franca in questo modo, signore.» disse, prima di scomparire e riapparire dall'altro lato del letto. Si mise in ginocchio e portò la bocca vicino all'orecchio del vulcaniano «Sapete, io so chi è che vi chiama.» sussurrò «So di chi è quella voce lontana.»
Spock s'irrigidì.
«Come fate a sapere...»
«Se accetterete ciò che ho da proporvi, forse forse...»
Trelane si alzò nuovamente in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, in attesa di una qualche azione da parte del vulcaniano.
«Se acconsentirò alle vostre richieste, mi direte chi...»
«Oh, se acconsentirete non ci sarà nemmeno bisogno che io vi sveli la sua identità. Sarete voi stesso a scoprirla.» lo anticipò.
La curiosità che quella risposta aveva risvegliato dentro di lui, mista a quella che fin da ieri sera l'arrivo di quel semplice annuncio gli aveva scaturito lo fecero alzare dal letto e camminare fino ad arrivare di fronte al suo ospite; negli occhi, nascosta dietro strati di controllo, una luce solitaria si era risvegliata.
«Parlate.» gli ordinò Spock, dimostrando così il suo interesse.
«Vedo che la lealtà verso vostro padre è sparita.» lo canzonò Trelane.
«La mia lealtà verso di lui non svanirà per colpa di un piccolo atto d'insubordinazione. Inoltre, ora che mi ci fate riflettere, sono sicuro che mio padre ha indetto una tale prova sapendo già dall'inizio quale sarebbe stato il suo risultato. Ritengo, quindi, che tale prova non possa ritenersi valida. In questo modo il mio comportamento non può leggersi come irrispettoso.» concluse Spock.
«Cavilli su cavilli, mio caro.» disse alzando un dito in aria «Ma se questa è la tua decisione, sarò più che contento di assecondarla!»
«Non sono cavilli...»
«Ora che siamo finalmente d'accordo, mio caro, è ora che ci diamo da fare!»
«Gradirei molto se lei la smettesse di interrompermi.»
«Oh, certo, certo. Mi scuso di cuore, ma ogni tanto l'eccitazione prevale sul comportamento civile.» recitò portandosi una mano al petto «Ma ora cominciamo!»
«Cominciare... cosa?»
«Per prima cosa, un vestito!»
Trelane schioccò nuovamente le dita e fece comparire direttamente sul corpo del vulcaniano una camicia bianca da pirata, con le maniche larghe e un sottile cordoncino a chiudere il tessuto sul torace; a questa seguirono una bandana rossa a coprire i capelli e le punte delle orecchie, un paio di pantaloni neri, stretti al punto giusto per evidenziare le forme longilinee dell'uomo, ed un paio di stivali, logori quel tanto che bastava da dare al costume quel tocco di antichità.
«Perfetto!» batté le mani in un applauso Trelane «Perfetto. Però manca ancora qualcosa.»
Detto ciò, fece apparire una benda a coprire l'occhio sinistro.
«Ora ci siamo!» proclamò, più che soddisfatto del risultato.
«Non le sembra troppo appariscente?» chiese Spock, che non si trovava del tutto a suo agio nelle sue nuove vesti.
«Oh, dimenticavo che tu non hai mai abbandonato per un solo secondo il tuo pianeta.» disse ridendo «Non preoccuparti e pensa a divertirti.»
«Io non vado lì per divertirmi.» precisò Spock.
«Beh, allora non preoccuparti e fa quello che devi fare.»
Trelane stava per schioccare le dita, quando Spock -e, sì, per la prima volta fu Spock- lo interruppe «In che modo ritieni di poter farmi approdare a bordo dell'Enterprise? Mancano pochissimi minuti ormai all'inizio della festa: non riuscirò ad arrivare in tempo.»
«Quand'è che imparerai ad avere un po' di fiducia?» disse lo strano essere sorridendo.
Trelane alzò la mano e fece per schioccare le dita, quando si fermò.
«Un'ultima cosa: i tuoi genitori saranno a casa tra poche ore e non voglio che si preoccupino per te. Oh, che cuore immenso che possiedo!» si elogiò, accarezzandosi una guancia «Quindi appena giungerà la mezzanotte ti riporterò a casa. Godi fino all'ultima goccia del tuo tempo!» gli consigliò, prima di schioccare finalmente le dita e trasportarlo a bordo della nuovissima nave stellare.



Quando apparve, si ritrovò in mezzo ad una sala gremita di gente, di diverse razze e costumi, la maggior parte delle quali stava muovendo senza alcun senso apparente qualsiasi parte del corpo possedesse i muscoli necessari per farlo. Fin da bambino era stato educato, anche e soprattutto su spinta della madre, al ballo; eppure tali movimenti non gli risultavano familiari e, anzi, a suo parere risultavano troppo sconnessi e fuori tempo per essere interpretati come passi di danza: al ritorno a casa la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata informarsi e studiare questi strani rituali.
Ma la vista e il tatto, azionato da quella massa di corpi che si urtavano a vicenda, non erano gli unici sensi ad essere stati colpiti: Spock fu costretto a portare le mani alle orecchie, dolorosamente bersagliate dal volume altissimo di quella che, a quanto sembrava, veniva lì considerata musica.
Dopo essersi riscosso dall'iniziale sconvolgimento, subito si diresse alla prima porta che riuscì a intravedere; questa si aprì e si richiuse dietro di lui, separandolo da quell'assordante disordine e da quell'eccessivo bisogno di contatto. Fortunatamente il materiale della porta risultava essere abbastanza denso da schermare gran parte del rumore, così Spock poté liberare le sue orecchie e riacquistare la sua postura eretta.
Si guardò intorno. Nel corridoio non c'era anima viva; probabilmente, pensò, tutti erano a “divertirsi”.
Ma il motivo che l'aveva spinto fin dal primo momento ad accettare l'invito non era quello di partecipare alle usanze che lì venivano considerate a scopo ricreativo: quello che a lui interessava era la nave stellare e il suo posto di ufficiale scientifico. Facendo qualche calcolo, gli rimanevano ancora poco più di quattro ore prima di tornare a casa e, mantenendo una certa velocità nel passo, avrebbe potuto visitare l'intera struttura e guadagnare circa una mezz'ora per incontrare il Capitano e presentarsi, calcolando anche un minimo errore dovuto a probabili incontri durante il suo percorso. Pianificata, quindi, l'intera serata, cominciò a camminare lungo i corridoi grigi e desolati della nave, meravigliandosi, ad un certo punto, di come non avesse ancora incontrato anima viva: come potevano preferire gli altri allievi della flotta partecipare a quella strana festa, invece di interessarsi ad un così grandioso miracolo della tecnologia!
Passò una gran parte del tempo nella sala motori -questa sì sorvegliata da una squadra di maglie rosse- analizzando e catalogando le varie componenti e il loro funzionamento; poi passò al laboratorio scientifico, ricco di attrezzature, dalle più vecchie a quelle più recenti. Si sedette per un attimo di fronte ad uno dei velocissimi computer e ne accarezzò i tasti, sempre più attirato verso questa nave e sempre più sicuro che avrebbe trovato modo di far parte del suo equipaggio. Rimase lì per pochi secondi prima di riprendere il cammino, non volendo sforare sulla tabella di marcia: visitò i numerosi altri laboratori, l'infermeria e la sezione della nave che conteneva gli alloggi. L'ultimo luogo che mancava, e che aveva tenuto appositamente per ultimo, era la plancia.
Mise piede dentro il turboascensore e afferrò la manopola. Con voce sicura ordinò «Ponte.» e subito la cabina cominciò a muoversi, portandolo sempre più vicino al luogo che, sì, lo sentiva sempre di più, sarebbe diventato parte importante della sua rimanente esistenza. Ne avrebbe parlato con suo padre e gli avrebbe fatto comprendere le sue idee; e se non ci fosse riuscito, anche se con grande dispiacere, avrebbe comunque seguito la sua strada. Si sentiva al sicuro a bordo dell'Enterprise, circondato dalle pareti metalliche, e ciò accresceva il suo coraggio e la sua determinazione.
Quando le porte del turboascensore si aprirono, senza nemmeno guardarsi intorno mise piede in plancia e lasciò che le porte dietro di lui si richiudessero, accompagnate dal loro naturale rumore, a cui ormai Spock si era abituato.
Quando, però, alzò la testa si accorse di non essere solo: davanti a lui, seduto sulla sedia del Capitano, si trovava una figura; l'unico dettaglio che Spock riusciva a intravedere era un cappello blu ornato d'oro.
«Chi è?» chiese la figura.
Spock non rispose.
Questa, allora, si alzò, voltò la testa verso il nuovo arrivato e camminò verso di lui, fermandoglisi di fronte.
«Chi ti ha dato il permesso di mettere piede in plancia?» chiese l'uomo biondo vestito da Capitano della marina britannica.
«Nessuno.» rispose Spock «Mi scuso per l'intrusione.»
«Perché sei venuto qui, allora?»
«Perché ero curioso di vedere il ponte di comando.» rispose brevemente.
«Non ti diverti abbastanza alla festa nella sala ricreazione 1?» chiese l'uomo, incrociando le braccia al petto.
«Non sono venuto qui per divertirmi. E, se proprio lo vuole sapere, non capisco come facciate a trovare tale baccano un divertimento.» concluse il vulcaniano, stringendo le mani dietro la schiena e guardando negli occhi il biondo, per quanto la sua benda nera glielo permettesse.
«E perché sei qui, allora?»
«Per il posto di Ufficiale Scientifico, non per altro.» rispose con convinzione.
L'uomo lo osservò e lo esaminò con attenzione, quindi scoppiò in una grande risata.
Spock lo fissò, preso di sorpresa dal suo comportamento: c'era un qualcosa nei suoi occhi verdi, un bagliore dorato. Ma prima che potesse analizzare ulteriormente, il biondo parlò.
«Piacere, io sono il Capitano James Kirk, della nave stellare Enterprise.» disse, porgendo la mano in attesa della stretta di saluto.
«Io sono Spock, aspirante ufficiale scientifico.» rispose, mantenendo la sua postura e osservando con sguardo incuriosito l'arto teso verso di lui.
«Beh, vedo che non le piacciono le strette di mano. Pazienza.» disse Kirk, ritraendo il braccio «Sa,» continuò «ho aspettato per tutta la serata che qualcuno uscisse da quel turboascensore. E invece nessuno si è fatto vivo; fino ad ora, ovviamente.» disse, rivolgendogli un sorriso amichevole «Ho indetto questa festa» continuò, dando le spalle a Spock e fissando lo spazio attraverso il visore «per scegliere chi sarebbe entrato a far parte del mio equipaggio: chi per primo avesse lasciato la sala da ballo per interessarsi a tale funzione e alla nave avrebbe avuto il posto. Un modo efficace per individuare chi è veramente interessato all'incarico. E tu sei stato il primo; e anche l'unico, mi azzarderei a dire.» concluse, dando un'occhiata veloce alle porte dietro di lui e al vulcaniano che ora si era posizionato alle sue spalle.
Spock tenne la bocca chiusa: temeva di non aver capito bene il discorso dell'uomo e non voleva azzardarsi a fare conclusioni.
«Beh? Non hai niente da dire?» gli chiese Kirk «Non sei felice?»
«Felice?» ripeté Spock, inclinando di lato il capo.
«Sì, felice.» sorrise di nuovo il Capitano «Se non l'hai ancora capito, tu sarai il mio Ufficiale Scientifico.»
Quella flebile luce che vagava dietro a tante barriere di disciplina si fece più forte e si liberò, raggiungendo la superficie.
«Beh, da ciò che mi dicono i tuoi occhi, direi che sì: sei felice.» dichiarò il biondo.
Spock rimase immobile, ancora immerso nei suoi pensieri tentando di riguadagnare un minimo di autocontrollo. La testa era china e gli occhi diretti verso terra.
«Spock...» lo chiamò il biondo, voltandosi verso di lui preoccupato «Spock, guardami...» gli ordinò, quasi un sussurro, appoggiando una mano sulla sua spalla.
A quelle parole Spock alzò immediatamente gli occhi. E non fece caso alla mano sopra alla sua spalla. Tutto ciò che ora gli importava erano la luce dorata che si era fatta strada negli occhi del Capitano e quelle parole e il suono di quella voce, che sembrava una dolce melodia alle sue orecchie.
«Spock,» lo chiamò nuovamente il biondo «ti senti bene?»
Il nuovo Ufficiale Scientifico si riscosse dai suoi pensieri e, con grande sforzo, cercò la forza di parlare.
«Sì, James.» furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca., quasi un bisbiglio.
Il Capitano avrebbe voluto redarguirlo per la sua mancanza di rispetto verso un suo superiore, ma non trovò il coraggio di farlo; non trovò il coraggio nemmeno di parlare o di muoversi, tanto era la paura di trovarsi in mezzo a un sogno e di svegliarsi di colpo nel suo letto. Il suo letto, dove per numerose notti, tante da non poterle nemmeno contare, aveva ascoltato quella voce che lo chiamava e quella luce verde che lo attirava.
Senza nemmeno rendersene conto, lasciò che la sua mano salisse dalla spalla lungo il collo dell'uomo di fronte a lui, fino a raggiungere la guancia e posarsi lì, godendo del suo calore.
E nemmeno Spock governò l'azione della sua testa, che spinse verso quella mano fresca.
E i loro corpi presero l'iniziativa e si avvicinarono, immergendoli in un tenero abbraccio, forte per il desiderio, ma dolce per l'incontro inaspettato. E quando si staccarono, entrambi non si erano mai sentiti così soli.
Kirk non resistette a quella sensazione di malinconia, e subito mosse due dita a sfiorare il viso dell'uomo, ricreando così il contatto. E afferrò la benda nera e con delicatezza cominciò a tirarla verso l'alto, volendo scoprire di più di quel volto che per troppo tempo gli era stato nascosto. Quando intravide la base dell'occhio... era solo, solo in mezzo alla plancia.
E la benda nera era l'unica cosa che di quell'uomo gli era rimasto.

   
 
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