-Ben
ritrovati,
amici lettori!
Mi accingo a pubblicare quest’ultima porcheria
che la mia mente malsana e altamente stupida ha
prodotto.
Volevo pubblicare proprio oggi, perché per me questa OS
significa la fine delle mie adorate
vacanze di
Natale che attendevo dal 17 settembre,
ma dettagli. lol
Ora, fingiamo per un attimo(?) che Harry non scopra
il Pensatoio nel ‘Calice di Fuoco’,
facciamo finta, sempre
per un attimo, che Silente glielo mostri di persona, dopo la
fuga di Sirius. E già
che ci siamo fingiamo
anche il fatto(?) che scrivere di Silente sia stata una
passeggiata tra la
natura e non un parto che mi porto dal 2
gennaio :D
Non so se abbia colto in pieno il carattere dei personaggi, quindi non
so di
poter definire questa ‘cosa’ IC,
però ho usato alcuni spunti che dava il libro per descrivere
il ricordo (tipo
la scopa giocattolo o la descrizione di James(?))
Bene, come al solito: Fate
felice un autore, contribuite ad abbattere o rafforza
l’autostima con una
semplice ed efficace(?) recensione :D
Sinceramente, se notate errori
o volete farmi partecipe del disgusto
o della meraviglia (dubito
fortemente) che avete provato leggendo, non vi resta che
recensire.
Detto questo, buon rientro scolastico *piange
istericamente perché non
ha studiato per due settimane nonostante il compito di storia* e buona
lettura ♥
Era
uno degli ultimi giorni di scuola per un Harry, che
aveva salvato da poco il suo padrino da una fine che non gli
apparteneva.
Sirius Black era stato condannato a vita ad Azkaban per omicidi che non
aveva
commesso; ed ora si librava nel cielo insieme a Fierobecco, verso mete
ed
avventure sconosciute. Avventure che potevano essere vissute senza
essere
riconosciuti da occhi indiscreti.
Era un giorno di giugno come un altro, quando Harry venne chiamato dal
Preside
di Hogwarts nel suo ufficio, per condividere insieme vecchi ricordi.
“Ape frizzola” sussurrò appena Harry al
gargoyle di pietra, che vigilava il
corridoio dove risiedeva l’apertura dell’ormai
conosciuta scala a chiocciola,
che portava dritto allo studio del preside.
Harry avanzò piano, quasi timoroso di sentire quello che
Silente gli avrebbe
detto, timoroso di quello che avrebbe potuto scoprire una volta varcata
la
soglia di quella porta.
Non dovette nemmeno bussare per avere risposta dall’altro
capo, perché una voce
allegra lo invitò caldamente ad entrare.
“Harry!” lo accolse entusiasta Silente
“Giusto in tempo” iniziò in un sorriso,
invitandolo al contempo a prendere posto dinanzi a lui.
Harry in tutta risposta si guardò le scarpe, come intimorito
dalla figura che
si ergeva dinanzi a lui.
“Professore” iniziò titubante Harry,
trovando coraggio “perché ha voluto
vedermi?”
“Tempo al tempo, Harry. Lo scoprirai presto”
Silente fece un giro per la stanza circolare, osservando distrattamente
i
ritratti dei vecchi Presidi di Hogwarts.
Dopo parecchi minuti che ad Harry parvero ore, Silente riprese a
parlare.
“Harry, ho voluto incontrarti per mostrarti qualcosa e voglio
che tu faccia
tesoro di quello che stiamo per andare a vedere. Ma prima mi preme in
modo
particolare fare una premessa” fece una pausa,
guardò Harry e notò con piacere
di aver colto la sua attenzione.
“Vedere?” azzardò Harry.
“Tempo al tempo” ripeté nuovamente il
Preside, che ora era tornato seduto
dinanzi ad Harry.
“C’è una premessa da fare”
ripeté, accarezzando Fanny, che ora era posata sul
suo grembo. “Conoscevo i tuoi genitori, e anche Sirius, dai
tempi della scuola.
Ero preside quando loro due presero i loro M.AG.O. e, come ben sai, mi
proposi
io stesso come loro Custode Segreto”
Fece nuovamente una pausa per osservare Harry da dietro i suoi occhiali
a
mezzaluna.
Harry, nel contempo, fece un cenno di assenso, per far capire al
preside di
stare ascoltando quanto veniva detto.
“Ci sono tante cose che di loro non conosci, infondo avevi
solo un anno quando
venisti strappato da loro a causa di Voldermort. Ed è per
questo che siamo qui
oggi, per mostrarti un ricordo di loro che rimanga per sempre con
te”
Harry non riusciva più a capire il discorso che Silente
stava facendo. Come
faceva a vedere i suoi genitori se erano morti? Come faceva un ricordo
a
rivivere?
“So che sei confuso, ma lascia che ti spieghi”
riprese il Preside, notando
l’aria stranita che aveva assunto il suo volto.
“Hai perso il tuo padrino proprio quando potevi avere una
vita più felice; ma
sai bene, come ti ho già detto, che il tuo è
stato un gesto nobile. Non devi
rammaricarti, Harry, ora è un uomo libero e potrà
mettersi in contatto con te
se le cose non dovessero andare come tutti speriamo”
Altra pausa, accompagnata da un movimento di Silente, che ormai era in
piedi e
si accingeva a recuperare un qualche strano oggetto
dall’armadio.
Tornò alla scrivania con un bacile di pietra, inciso, dove
all’interno vi era
una foschia luminosa che non sembrava né liquida e
né solida.
“Questo è il Pensatoio”
annunciò il Preside in un sorriso “e serve a
raccogliere i pensieri. Capita, a volte, che la mente non ce la faccia
ad
organizzare tutto quello che ci frulla nella mente, ed è
più comodo riporli qui
dentro per poterli riguardare a piacimento”
Ora Silente osservava Harry, che sembrava palesemente catturato
dall’oggetto
appena mostratogli.
“Il pomeriggio del 30 ottobre, un giorno prima che loro
morissero, andai da loro
e questo ricordo vive con me da allora. Ma spiegartelo sarebbe troppo
lungo,
faresti prima a vedere”
Continuando a sorridere Silente si alzo in piedi ed invitò
Harry a fare
altrettanto.
“E’ più semplice di quanto pensi; basta
solo gettare la testa dentro il liquido
ed osservare”
Harry non era comunque sicuro di quanto stava per andare a vedere; si
fidava
della parola di Silente, ma era comunque incerto sul da farsi. Senza
proferire
più una parola, il Preside fece vorticare il liquido dentro
il bacile, fino a
formare una scena.
Harry, senza pensare, si sporse per guardare all’interno, e
quando il suo naso
fu a contatto con il ricordo venne gettato dentro alla
realtà di 12 anni prima.
Si guardò attorno, accigliato, ma la presenza di Silente al
suo fianco lo rassicurò
molto, tanto da guardarsi attorno per vedere una villetta circondata da
una
siepe ben curata.
Quella che si ergeva al centro doveva essere sicuramente la casa dove
aveva
vissuto il suo primo anno di vita, e dove i suoi genitori erano morti,
cercando
di lottare contro Voldemort.
“Eccomi lì” sorrise Silente, alla vista
dell’altro se stesso che, con passo
lento, si avvicinava alla villetta, visibile a pochi.
“Seguiamolo” continuò
iniziando a camminare.
Fecero pochi passi quando raggiunsero il cancelletto già
aperto e lo
oltrepassarono come se nulla fosse; era come se per loro il cancello
non
esistesse, se fossero stati realmente lì non sarebbero
riusciti a passare.
Con la stessa calma che li accompagnava da ormai 10 minuti entrarono
nella casa
dove videro un bambino di un anno che sfrecciava per la casa su una
scopa
giocattolo, ridendo e distruggendo tutto quello che gli capitava a
tiro. Non si
fermò nemmeno alla vista del vecchio dalla lunga barba
bianca che ora lo
guardava sorridendo, come catturato dalla scena.
All’improvviso una donna dai lunghi capelli rossi
aprì con violenza la porta,
parlando come se non avesse visto Silente “James, te
l’ho detto mille volte di
non uscire. Silente ci ha detto perfett…” e di
colpo si arrestò, vedendo
dinanzi a lei la figura del Preside.
Ed Harry la riconobbe. Dai lunghi capelli rossi, forti come la sua
personalità;
dai suoi occhi verdi, gli stessi che ogni giorno guardava riflessi
nello
specchio, gli stessi suoi occhi. Ed Harry pensò che fosse la
cosa più bella che
avesse mai visto.
Certamente l’aveva vista due anni prima nello Specchio delle
Brame, ma non era
paragonabile a quello; era come se fosse davvero dinanzi a lui, e non
sono un
ricordo, intoccabile ed invivibile.
Ad Harry gli si inumidirono gli occhi, ma li asciugò con
prontezza alla maglia
che portava, cercando di non farsi vedere da Silente, che quasi
sicuramente
aveva notato la scena.
“Lily, mia cara” riprese la versione più
giovane della persona che era al
fianco di Harry “James è uscito?” chiese
preoccupato ed esasperato insieme.
“E’ arrivato Sirius questa mattina e” si
bloccò un attimo per afferrare
Harry-neonato da sotto le ascelle e issarlo sulle sue braccia, mentre
la scopa
giocattolo si andava a schiantare contro la parete, creando un buco.
“Reparo”
borbotto tra sé e sé Lily e la
parete tornò come nuova, mentre alzando la voce si rivolse
nuovamente a Silente
“e, ovviamente in linea con il suo carattere, è
uscito nonostante tutti i
nostri ammonimenti. E non ha nemmeno il mantello, quello
sciocco” concluse
accaldandosi.
Silente fece un piccolo movimento con la sua bacchetta e gli oggetti
sparsi e
rotti per la casa tornarono perfettamente al loro posto, nuovi, come se
non
fossero stato rotti dall’euforia di un neonato su una scopa
giocattolo.
“E quella?” chiese Silente, indicando la scopa,
come per cercare di fare
dimenticare a Lily la precedente rabbia.
“Sirius ha avuto la grande idea di regalare a questa
peste” e qui rivolse ad
Harry un sorriso dolce e materno, il più bello che avesse
mai visto “una scopa
giocattolo. Così, solo per vedere come ci avrebbe distrutto
casa! Ed il bello è
che lo incita quando è ospite qui, ovvero tutti i
giorni” concluse esasperata,
offrendo una sedia a Silente e sedendosi a sua volta.
“Vedo che ve la cavate, allora” sorrise il Preside,
dal folto della sua barba.
All’improvviso un rumore simile ad un latrato
squarciò l’aria, due persone si
avvicinavano e sembrava stessero ridendo di un qualcosa a loro ignoto.
James e Sirius entrarono in casa Potter un paio di minuti dopo;
l’uno, Harry lo
conosceva bene, era il suo padrino; l’altro, molto simile a
lui, era suo padre.
Ed Harry poteva benissimo essere scambiato per James se non fosse per
gli occhi
color nocciola e per il naso un po’ più lungo del
suo.
James si avvicinò a suo moglie, e le scoccò un
bacio sulla fronte, dolce.
Sirius, invece, continuava a ridere di qualcosa a loro ancora ignoto.
Pochi istanti dopo sia James che Sirius si accorsero di Silente ed
entrambi si
affrettarono ad accoglierlo calorosamente.
“Sempre sprezzanti delle regole” sorrise nuovamente
il Preside, al loro saluto.
“Non corriamo nessuno rischio, voglio dire”
iniziò titubante Sirius “se bisogna
dare la colpa a qualcuno me ne assumo la piena
responsabilità, infondo è stata
una mia idea”
“Non dire stupidaggini Sirius” lo ammonì
James “l’ho voluto anche io,
altrimenti non ti avrei seguito”
“Sempre presenti l’uno per
l’altro” constatò Silente, ma non
sembrava
arrabbiato perché manteneva ancora vivo il suo sguardo
allegro.
Sirius corse improvvisamente verso Lily e lei si ritrasse insospettita.
“Non preoccuparti, non voglio toccarti, voglio solo tenere
Harry” iniziò nel
suo solito sorriso, sorriso che Harry aveva imparato a conoscere in una
sola
notte.
Molto riluttante Lily tese il bambino a Sirius, che lo prese come fosse
la cosa
più preziosa al mondo.
“Novità?” Chiese James subito dopo, come
se si fosse catapultato
improvvisamente nella realtà. Scrutava Silente come a
volerlo leggere dentro,
come se si aspettasse qualcosa di positivo, qualche buona notizia;
restare
chiuso in casa ormai gli dava la nausea.
“Nessuna; ti toccherà rimanere qui dentro per un
altro po’ di tempo, e ti
converrebbe anche non lasciare Lily sola facendola
arrabbiare” concluse facendo
una strizzata d’occhi a Lily, che in tutta risposta gli
dedicò un sorriso
sincero.
Poco più avanti Sirius stava tentando di rimettere Harry
sulla sua scopa
giocattolo, senza successo.
“No, basta Sirius, ho riparato il muro del salone per la
quarta volta oggi!”
esclamò esasperata.
James in tutta risposta rise, cosa che gli fece guadagnare
un’occhiataccia
dalla moglie.
“E’ divertente” protestò
Sirius, che sembrava un bambino che non aveva ricevuto
la sua porzione di cioccolata giornaliera.
“Se è tanto divertente allora, porta il bambino a
casa tua e fatti distruggere
casa!” ribatté Lily, se possibile ancora
più arrabbiata.
“Okay” fu la sola risposta di Sirius, che ebbe il
buon gusto di rimangiarsi
tutto ad una sola occhiata di Silente.
Dopo parecchi minuti passati a parlare delle ultime novità
dell’Ordine e del
lavoro che stava affrontando il Ministero della Magia, James si
alzò e andò da
Harry che tendeva le braccia, come se non aspettasse altro.
“Fallo dormire” disse Lily, mentre agitava la
bacchetta per poter preparare il
tè.
Il Silente che conosceva Harry rimase nel salone, mentre lui seguiva
suo padre
ed il bambino al piano di sopra, nella stanza dove sua madre sarebbe
morta per
proteggerlo.
“Diventerai proprio un bel ragazzo”
iniziò James, giocando con il bambino “ti
insegnerò a giocare a Quidditch, e come me sarai un abile
Cercatore”.
Continuava a coccolare il bambino tra le sue braccia, poi lentamente lo
posò
nella sua culla e si porse nuovamente verso di lui per sussurrargli
altre cose.
Harry si avvicinò di più per poter sentire.
“Vorrei vederti crescere, vorrei assistere ad una tua partita di
Quidditch, vorrei
che questa guerra non ci fosse, vorrei che avessi dei fratelli o delle
sorelle
con cui giocare, invece dobbiamo lottare ogni giorno”
Harry si accorse degli occhi lucidi di James mentre posava un bacio
sulla
fronte del bambino e si girava per ritornare al piano inferiore dove la
moglie,
il suo migliore amico e Silente lo aspettavano.
Si asciugò in fretta le poche lacrime alla maglia, come
aveva fatto Harry solo
pochi minuti prima e, come se nulla fosse, si diresse in salone.
A quel punto, quando il Silente più anziano vide la figura
di Harry che
scendeva le scale disse che era giunta l’ora di ritornare al
presente.
Quando furono ripiombati nell’ufficio del Preside Harry si
sentì vuoto, come se
fosse stato strappato a qualcosa di bello. Infondo era suo diritto
conoscere i
suoi genitori.
“Cosa te n’è parso?”
domandò Silente, scrutandolo con i suoi occhi azzurri,
come solo lui sapeva fare.
Harry, in realtà, avrebbe voluto solamente piangere.
Piangere per Lily, che era
morta per lui; per James, che aveva fatto altrettanto; e per Sirius,
che
avrebbe fatto di tutto per proteggere le persone che amava.
Silente, capendo che Harry non gli avrebbe risposto,
continuò “Porta questo con
te, sempre. Non ti ho fatto fare questo viaggio per farti sentire
peggio, l’ho
fatto per darti qualcosa per cui lottare. Quando arriverà il
momento, fatti
coraggio con questo”
Harry non capì le parole del Preside, lo guardò
confuso, ma pensava esattamente
che lui gli avesse mostrato quel ricordo per farlo sentire peggio.
Rifletté. Silente non aveva mai fatto nulla che potesse
danneggiarlo, aveva
sempre cercato di aiutarlo, aveva sempre cercato di essere dalla sua
parte.
L’aveva capito e aiutato quando un’altra persona
non sarebbe stata così accondiscendente;
e, facendo quei pensieri, capì che quello detto
precedentemente dal Preside era
la verità.
Si sforzò per guardarlo in viso, per fargli capire che aveva
ragione, ma riuscì
solamente a fare un cenno con la testa.
“Bene” riprese, capendo che Harry aveva assimilato
il concetto che cercava di
infondergli “ora, con una bella giornata, mi sembra sprecato
non stare con gli
amici. Raggiungi il signor Weasley e la signorina Granger” e
lo congedò con un
sorriso.
Harry si limitò a sorridere ed uscire dallo studio, mentre
un solo pensiero gli
percorreva la mente.
I suoi genitori erano morti per lui, e lui sarebbe morto per
vendicarli.