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Autore: MeiyoMakoto    06/01/2013    2 recensioni
Fu Serpeverde a prendere la parola.
‘Benvenuti!’, tuonò. ‘Io, come ben sapete, sono Salazar Serpeverde. Dopo anni e anni di lavoro, io e i miei colleghi siamo fieri di condividere con voi un momento di importanza colossale: avremo l’onore, cari studenti, di dare inizio al primo anno della prima Scuola di Magia e Stregoneria della Storia!'
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‘Cosa credete che ci faranno fare?’, chiese un ragazzino di circa undici anni, battendo i piedi ansiosamente. ‘Voglio dire, come funziona una scuola?’
‘Lo scopriremo presto.’, sorrise Eowyn.
‘Per prima cosa, spero che ci sarà un banchetto.’, sorrise Aragorn guardando Eowyn.
Lei scoppiò in una risata argentina, annuendo.
‘Spero che le libagioni siano all’altezza del signore di Gondor.’, fece pungente, improvvisando una riverenza.
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‘Dama Arwen!’
Aragorn non fece in tempo a chiedersi perché Serpeverde non avesse detto il cognome o il casato della ragazza, perché quando alzò gli occhi su di lei non riuscì a pensare a nulla.
Poteva avere l’età di Aragorn, eppure sembrava in qualche modo più giovane e allo stesso tempo più vecchia di centinaia di anni. Ed era semplicemente stupenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 Il giorno dopo ogni divisa era impeccabile, ogni studente seduto composto e in silenzio, ogni angolo della classe tirato a lucido. Serpeverde si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
'Prego, da questa parte. Date il benvenuto al nostro gradito ospite, ragazzi.'
Gli alunni ubbidirono in coro, e lo stregone concesse loro un cenno di approvazione col capo.
'Dovevo aspettarmelo.', sussurrò Aragorn all'orecchio di Faramir.
'Lo conosci?', replicò l'amico.
'Diciamo di sì. È il capo dell'Ordine a cui appartiene il mio tutore.'
Gandalf aveva sempre additato Saruman il Bianco come esempio e lo stimava moltissimo, così come gran parte della comunità magica, eppure ad Aragorn non era mai piaciuto. In parte era per i suoi modi solenni e distaccati, come se avesse sempre in mente cose troppo importanti per badare a quello che lo circondava; era soprattutto il suo sguardo, però, a innervosire il ragazzo. Anche adesso, in mezzo a tutti compagni, Aragorn aveva la netta impressione che lo stregone scrutasse direttamente lui.
'Saruman è il maggior esperto della storia dell'Unico Anello.', aveva spiegato Gandalf. 'È normale che tu lo incuriosisca.'
'Capisco.', aveva risposto il ragazzo, ma non poteva fare a meno di odiare quegli occhi freddi sempre puntati su di lui.
'È un piacere incontrare giovani così diligenti.', cominciò Saruman. 'Oggi sono qui per parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore: i Nazgul.'
Si dilungò sulla storia degli Spettri dell'Anello, che Aragorn aveva già sentito molte volte, e sulla loro precisa natura.
'Ci sono domande?', chiese infine.
Con grande sorpresa di Aragorn, molte braccia scattarono in aria, tra cui quello di Faramir.
'È interessante.', si giustificò lui di fronte allo sguardo accigliato dell'amico.
'Potrebbe mostrarci come si evoca un Patronus?', chiese una ragazza.
Le labbra dello stregone s'incresparono in un sorriso; alzò appena il suo bastone, pronunciò la formula e all'istante nell'aria si materializzò un enorme lupo azzurro.
'Per evocare un Patronus bisogna aggrapparsi ad un ricordo felice; in questo modo il Dissennatore si ciberà di esso, invece di attaccare voi direttamente, come con uno scudo.', spiegò. 'Per voi giovani è più facile, dato che siete ancora ingenui e ottimisti. Se non sbaglio in questa classe vi siete già cimentati in questo incantesimo, no?'
'Non ancora, a dire il vero.', rispose Serpeverde in tono leggermente mortificato.
'Che peccato.', disse Saruman, e di nuovo Aragorn si sentì il suo sguardo addosso. 'Mi sarebbe piaciuto osservare come se la cavano i giovani maghi in erba.'
'Contavo di iniziaredomani stesso.', gli assicurò l'insegnante. 'Ad ogni modo gli alunni di Rowena sono già preparati a riguardo, e sono certo che saranno più che felici di darti una dimostrazione.'
'E sia.', fece Saruman.
Sembrava meno interessato agli alunni di Rowena Corvonero di quanto non fosse a quelli di Serpeverde. Gli studenti di Corvonero entrarono in fila per due; Rowena stessa faceva da capofila, imperscrutabile come sempre. Non si poteva dire lo stesso dei ragazzi, che sebbene avanzassero dritti e impettiti avevano il nervosismo scritto in faccia: Eowyn stringeva la bacchetta così forte che le nocche le erano diventate bianche, e persino Arwen aveva uno sguardo da animale braccato. Uno alla volta, i ragazzi evocarono i loro Patroni. In men che non si dica l'aula si riempì di ogni genere di animale azzurrino che fluttuava sopra le teste dei ragazzi.
'Non ho mai visto niente di simile.', esalò Faramir.
Eowyn rise sollevata mentre la sua puledra le trotterellava intorno, per poi partire al galoppo e dissolversi nell'aria. Ormai mancava solo Arwen.
La ragazza prese un respiro profondo e fece un passo avanti; alzò la bacchetta, ma il braccio le tremava tanto che fu costretta ad abbassarlo.
'Va tutto bene.', cercò di comunicarle mentalmente Aragorn.
Per una strana coincidenza, proprio in quel momento Arwen alzò gli occhi e incrociò il suo sguardo, per la prima volta in parecchi giorni. Alzò di nuovo il braccio e pronunciò la formula con voce chiara e ferma:
'Expecto Patronum!'
Dalla sua bacchetta nacque una stupenda gru che spalancò le ali e si librò in volo. La ragazza rimase incantata a guardarla, come se non riuscisse a credere ai propri occhi. Poi si voltò verso Aragorn, strinse i pugni e si ritirò. Aveva gli occhi lucidi.









'Devo parlarti.'
Aragorn non poté fare altro che annuire. Arwen gli voltò le spalle e lo condusse in silenzio alla riva del Lago Nero; cominciava già a fare buio, e non c'era nessuno nelle vicinanze. La ragazza si sedette sulla sabbia, rigirandosi una conchiglietta tra le mani. Aragorn si sedette accanto a lei. Stettero così per alcuni minuti, senza parlare, senza guardarsi in faccia.
'Non ero mai riuscita ad evocare un Patronus prima.', rivelò lei. Esitò prima di continuare. 'Quando hai duemilasettecentoventisei anni è difficile evocare un ricordo felice; ci sono troppe cose che hai visto, sia belle sia dolorose. Dopo un po' si diventa apatici.'
Appoggiò delicatamente la conchiglia alle labbra.
'Ormai l'avevi capito, vero?'
'Sì.', ammise Aragorn. 'Ma ancora non comprendo bene, Arwen; cosa ci fa un Elfo in una scuola di magia? I vostri poteri sono infinitamente superiori ai nostri, cosa puoi imparare da esseri umani?'
'È quello che ha detto mio padre quando l'ho pregato di venire qui. Possibile che tu non capisca? Non sono a Hogwarts per studiare magia, ma per stare vicino agli Uomini. Voi non ve ne rendete conto, ma siete così tremendamente fortunati! Per voi ogni giorno è prezioso, vivete ogni attimo con la consapevolezza che non ritornerà più. Hai idea di cosa significhi svegliarsi la mattina e vedere la Terra sempre uguale a sé stessa? Cosa vuol dire avere tutto il tempo del mondo e non sapere che farne? Cosa vuol dire non essere più capaci di provare emozioni? Era da quando il mondo era giovane e gli alberi danzavano nelle notti di luna piena che non ridevo, Aragorn... Fino a quel giorno nella foresta, con te. È quello il mio ricordo felice... Quando ti ho visto, oggi, non ho avuto più dubbi.'
'Ma allora perché mi hai evitato finora?'
'Avevo paura. Tu mi fai uno strano effetto, sai? Quando sono con te mi sento quasi umana; è la sensazione più bella del mondo. Ma tu come reagiresti se la tua esistenza venisse sconvolta così? Se dovessi mettere in discussione ciò che sei?'
Il ragazzo esitò.
'Dipende.'
'Da cosa?'
'Dipende se ne vale la pena.'
Arwen lo guardò negli occhi e sorrise.
'Voglio essere umana.', disse. 'Con te.'
Gli accarezzò una guancia e gli si avvicinò. Lui non si ritrasse. Quando si staccarono, Aragorn le prese le mani.
'Non possiamo.', bisbigliò alzandosi in piedi.
'Perché?', chiese lei stupita.
'Io diventerò vecchio.', rispose lui lentamente. 'Morirò. Vuoi davvero fare lo stesso, Arwen? Vuoi davvero rinunciare alla vita eterna?'
'Sì.', rispose fermamente la ragazza. 'Ne vale la pena.'









'Sei di buon umore, oggi.', osservò Eowyn il giorno dopo a colazione.
Aragorn le sorrise.
'Anche tu devi esserlo, se hai deciso di venire a parlarmi.'
'Non per scelta.', replicò lei sostenuta. 'Serpeverde mi ha incaricato di dirti che devi presentarti nell'ufficio dei Presidi subito dopo colazione per un colloquio.'
Neanche questa prospettiva incrinò il sorriso di Aragorn.
'Mi sei mancata.', disse.
'Ah sì? Immagino che Arwen sia stata ben felice di consolarti in mia assenza.'
'Sei la mia migliore amica, Eowyn.'
Lei scosse la testa con un sorriso.
'Che onore inaspettato! Vuol dire che ho il permesso di non inchinarmi in tua presenza?'
'Solo se ti comporti bene.'
Lei scoppiò a ridere.
'Anche tu mi sei mancato.', ammise. 'Ora vai, Serpeverde non mi sembra uno a cui piace aspettare.'
Aragorn annuì e marciò fuori dalla sala, sereno come non lo era da tempo. Sapeva che non poteva durare, che se Eowyn avesse scoperto di lui e Arwen avrebbero litigato di nuovo, ma per ora aveva un buon motivo per mantenere il segreto.
'Dopo Hogwarts sarà diverso.', aveva detto Arwen. 'Ma per ora nessuno deve sapere: se mio padre pensasse che mi sono compromessa con un Uomo andrebbe su tutte le furie. Gli Elfi sono più pericolosi di quanto non sembri a prima vista, Aragorn; dobbiamo aspettare. Non devi raccontare a nessuno di noi due.'
E "nessuno", poco ma sicuro, significava "neanche a Faramir ed Eowyn". In realtà ad Aragorn sarebbe piaciuto consultarsi con l'amico che, ne era certo, non avrebbe mai tradito il segreto: si sentiva un po' stordito, all'improvviso aveva dei piani per dopo la scuola, un'innamorata che non era un essere umano... E tutto era successo in una serata. Non poté fare a meno di chiedersi se Arwen avesse davvero riflettuto abbastanza sulla sua decisione.
'Volevate vedermi?', chiese spalancando la porta dell'ufficio.
Un paio di gelidi occhi grigi incrociò i suoi.
'Sì, da molto tempo.', rispose Saruman.

  
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