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Autore: KiaPianetaOreon    06/01/2013    0 recensioni
Dieci anni fa, Vanessa e la sua migliore amica Holly vedono arrivare davanti casa della prima un camion dei traslochi, e due nuovi bambini da conoscere. Loro sono Malcolm e Adam, due fratellini che dalla Scozia si trasferiscono a Houston, in Texas. Da quel momento diventano migliori amici, crescono insieme, passano un'infanzia stupenda, fatta di tanti ricordi e di nessun litigio. E ora che sono alle superiori, la loro amicizia è ancora solida. Ma le nuove opportunità arrivano e non resta che coglierle: l'occasione di formare una rock band arriva all'improvviso e Adam vuole a tutti i costi riuscire nella sua impresa, nonostante questo possa allontanarlo da tutto ciò a cui era legato finora. E soprattutto, da Vanessa. Per tutti ogni cosa diventa qualcosa da raggiungere e da riprendere, una conquista da fare. Perchè in questa storia, ognuno ha la sua Highway da seguire e qualcosa che gli appartiene da recuperare.
Genere: Commedia, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Adam si svegliò un po’ rintontito e con un leggero mal di testa. I suoi occhi fecero una gran fatica ad aprirsi e a restare aperti; ci mise dieci minuti per svegliarsi in maniera essenziale. Era disteso su un divano giallo, addirittura comodo, con i vestiti della sera precedente ancora addosso. Il suo cappello era appoggiato su un tavolino. Sembrava tutto apposto, ma appena riprese un po’ le conoscenze si accorse di non essere a casa sua. Che cosa ci faceva a casa di Vanessa? Della serata precedente ricordava poco o niente, l’unica cosa che gli era rimasta impressa era di essere andato al ballo scolastico con la sua migliore amica, che era davvero bella. Tutto il resto era un ricordo simile a un sogno. Vaghe idee di bevande multicolori, il viso di Sam e Malcolm, la musica che risuonava il testa. Il viso di Vanessa. Forse un bacio. E un leggero senso di nausea. Aveva bisogno di risposte, e anche di una limonata. L’acidità di stomaco si faceva sentire.
-       Ehi, ben svegliato Ad! – gli disse la signora Miller, che lo stava osservando da dietro il bancone della cucina.
-       Buongiorno Jane. Scusa, ma che ci faccio qui? – le domandò mezzo addormentato.
-       Come, non lo sai? Sei stato male ieri sera e Vanessa ha voluto ospitarti qui per non lasciarti solo. Se hai bisogno di lei è in camera a riordinare -.
-       Grazie mille per la nottata. Potrei avere una limonata? Non mi sento molto bene -.
-       Certo! Nel frattempo se vuoi puoi andare da Vanessa -.
Adam annuì e stanco si alzò dal divano. La stanza gli girava tutt’attorno, i capogiri si facevano sentire. Ce l’avrebbe fatta a salire le scale? Il suo passo non era molto stabile a causa del sonno. Seguì il corrimano e riuscì a raggiungere la stanza della sua amica.
 
Van aveva appena finito di mettere apposto la sua stanza e ora era distesa sul letto a fissare il soffitto. Stava pensando a quel venerdì sera un po’ diverso dal solito. Ogni tanto girava lo sguardo alla sedia della scrivania, dove erano appoggiati i vestiti eleganti che aveva comprato. Le scarpe avrebbe voluto dimenticarle. La festa scolastica con Adam, la prima per entrambi, aveva riservato delle sorprese inaspettate. Era evidente che nessuno dei due fosse pronto per una cosa del genere, non era da loro mostrarsi per come non erano. In quel posto non avevano potuto essere loro stessi, almeno al completo. Pensare che Adam per cercare di essere all’altezza si era guadagnato una bella vomitata, mentre lei aveva delle vesciche enormi ai piedi. E poi c’era ancora il sapore di quel bacio, dato probabilmente per errore, o probabilmente per qualcos’altro. Qualcosa che l’aveva lasciata senza parole e con mille pensieri. Quel bacio avrebbe potuto essere tutto, ma avrebbe anche potuto essere un niente. Fatto stava che doveva assolutamente dirglielo. E il “toc toc” della porta arrivò al momento giusto.
Adam entrò e si fece abbracciare forte come piaceva a lui. Era come se sapessero già cosa si sarebbero detti. E in fondo, Adam era un vero coccolone.
Si accomodarono sul letto.
-       Ehi, come stai? – gli chiese lei, preoccupata.
-       Sono stanco e mi gira un po’ la testa, ma credo di star bene -.
-       Infatti ti vedo un po’ più in forma di ieri… -.
-       Non so nemmeno che ho fatto di preciso, ieri. Tua madre mi ha detto che son qui perché son stato male e non volevi lasciarmi solo, ma alla prima cosa ci ero arrivato anche da solo. Il problema è che non so il perché di tutto questo -.
-       E’ stata tutta colpa di Sam e di quelle cose che hai bevuto -.
-       Ho bevuto? Sì, ho un vago ricordo. Raccontami tutto ciò che ho fatto, per favore -.
-       Quando ti son venuta vicino avevi appena bevuto da alcune coppe in cui erano state versate le bibite. Mi hai accompagnato a cambiarmi le scarpe e mi hai portato dentro a ballare, solo che hai ballato da solo davanti ad un ammasso di gente che ti stava ridendo dietro. Io non stavo bene e avevo bisogno di te, ti ricordi? E siamo stati in corridoio a parlare un po’. Ad un certo punto ti sei addormentato e poi ti sei alzato per andare a vomitare, io ho avvisato Malcolm e alle dieci e mezza siam tornati a casa per te -.
-       E allora perché sono qui? -.
-       Oltre che per starti vicino, Malcolm mi ha consigliato di tenerti qui perché se i tuoi ti avessero visto in quelle condizioni se la sarebbero presa con lui -.
-       Mi dispiace. Mi ricordavo già qualcosa, meno male che ho ricordato giusto. E ancora, mi dispiace, ho rovinato tutto -.
-       Non hai rovinato un bel niente. Anzi, mi sono quasi divertita -.
-       Se fossi un ragazzo come Malcolm, che sa divertirsi e sa gestire sempre tutto, forse ti saresti divertita di più -.
-       Non credo. Io al ballo ho voluto andarci con Adam Jordan, e ci sono andata. Questo era l’obiettivo. Eravamo insieme -.
-       Forse fin troppo -.
Vanessa non era sicura di ciò che voleva dire Adam. Che si fosse accorto di averla baciata?
-       Ho un’immagine impressa nella mia mente. In quest’immagine ci sei tu, vicinissima al mio viso, che mi baci. Dimmi che era solo un’immagine -.
-       No Adam… l’abbiamo fatto davvero -.
Adam sbarrò gli occhi. Non ci poteva credere.
-       Eeehm… ho baciato bene almeno? – domandò, per sdrammatizzare il momento di imbarazzo in cui si trovava.
-       Te la cavi bene, sì. Ma questo non era nei nostri piani -.
-       Queste cose mi imbarazzano troppo. Scusa -.
-       Era solo un bacio Adam, solo uno. Magari è stato un errore, succede a volte. Non dovrebbe essere grave -.
-       Lo spero davvero. Permettimi di chiedere perdono alla tua bocca e a te, non succederà più. Non diciamolo a nessuno, almeno per adesso, ok? -.
-       Vedo che hai recepito il concetto. E bravo Littlecap -.
-       Littlecap sa anche essere intelligente qualche volta, hai visto? -.
Dimenticare tutto era la cosa migliore. Anzi, lasciar stare tutto. Non si dimentica mai nulla. E nonostante ci fosse stato imbarazzo la sera scorso, era giusto continuare a vivere da amici come se non fosse successo niente. Perché un bacio per errore era insignificante.
Adam si fermò a pranzo dai Miller. Nel frattempo a casa Jordan, Malcolm non riusciva a nascondere le sue preoccupazioni. Si era sentito un irresponsabile nei suoi confronti, un bambino nel corpo perfetto di un diciassettenne superfigo. La sua voglia di apparire a tutti i costi che ormai era usuale, gli aveva impedito di controllare suo fratello per tutta la sera. Mentre giocherellava coi rullanti della sua batteria e fumava qualche sigaretta di nascosto, a Malcolm stava salendo l’ansia, un’ansia che aumentava col passare dei minuti e che rischiava di esplodere. Tutto questo lo portò a presentarsi davanti casa dei Miller alle due esatte.
-       Ehi Malcolm, entra pure! I ragazzi son di sopra a giocare con la Playstation – lo accolse la signora Miller.
Salì le scale deciso a chiedere scusa, ma appena bussò alla porta, il coraggio sparì. La musichetta della console si fermò e Vanessa aprì la porta.
-       Malcolm, sto bene! Sei venuto a prendermi? – chiese Adam, tutto arzillo.
-       Sì. Mi fa piacere che ti sei ripreso – rispose, cercando di trattenere il nervosismo.
-       Non penso di essermi sentito mai così male. Vanessa mi ha raccontato che ho bevuto delle cose che mi ha dato Sam e quelle mi han fatto andare fuori di testa -.
-       Già. Non farlo più -.
-       Stanne certo! Almeno adesso so cosa si prova ad essere ubriachi! -.
Vanessa li osservava intenerita mentre parlavano. Anche lei voleva un fratello o una sorella più grande con cui condividere tutto! Vederli insieme le faceva quasi pesare il fatto di essere figlia unica. Avevano un così bel rapporto capace di far invidia a tutti.
-       Ma cosa hai detto a tua madre riguardo al fatto che Adam avrebbe dormito qui? – si intromise nel discorso, lei.
-       Le ho detto che voleva dormire a casa tua. Dai Adam, andiamo – rispose Malcolm, invitando il fratello ad andare a casa.
Arrivati alla porta, Vanessa li salutò con un abbraccio. Li guardò allontanarsi da casa sua, ricordando nel profondo della sua mente il bacio. Doveva parlarne con qualcuno, ma con chi? Non poteva. Holly? Era già presa da Sam. Sapeva che da un momento all’altro l’avrebbe chiamata per raccontarle tutto. Sospirò chiudendo la porta.
 
-       Sono un fratello orrendo – disse improvvisamente Malcolm, non appena si sedette sul divano della saletta del seminterrato.
Aveva la testa tra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Lo sguardo cupo, coperto dal ciuffo. Adam aveva preso in mano la chitarra. Lo guardò un po’ stranito.
-       Perché dovresti? – gli chiese, sedendosi accanto a lui.
-       Niente, lascia stare – e guardò dall’altra parte.
-       Dimmi perché! -.
Non aveva il coraggio di rispondere. Non sapeva come spiegargli tutto ciò che aveva dentro e stava per esplodere dentro di lui.
-       Avrei semplicemente dovuto prendermi le mie responsabilità ieri sera e evitare tutto quello che è successo -.
-       E’ successo ormai Mal, non si può tornare indietro. E adesso sto bene, è tutto apposto, ok? -.
-       Perdonami -.
-       Non lo chiedere nemmeno, lo sai che lo farò sempre. Sei il fratello maggiore migliore di tutti i fratelli maggiori – concluse.
E a Malcolm bastarono quelle parole per fargli spuntare un sorriso tra le labbra.
  
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