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Autore: Glowen    26/07/2007    10 recensioni
Ballatrix Lestrange, chiusa da anni ad Azkaban.
Una sbirciata tra le sbarre della sua cella –e della sua memoria- in un giorno speciale della sua vita.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Void

Void

Ballatrix Lestrange, chiusa da anni ad Azkaban.

Una sbirciata tra le sbarre della sua cella –e della sua memoria- in un giorno speciale della sua vita.

 

 

Attenzione: Questa ff NON contiene SPOILER del VII libro.

Tuttavia le descrizioni fisiche delle tre sorelle Black, sono quelle che ci vengono presentate in quel libro, quindi, corrette.

 

Bellatrix Lestrange siede nella sua cella, la schiena appoggiata al muro e le gambe magre –troppo magre- piegate davanti al petto.

La testa è sollevata e guarda fiera davanti a sé, come una regina dai capelli sporchi e la pelle rovinata.

E’ sempre stata altezzosa, Bellatrix Lestrange, e lo è anche adesso, prigioniera delle mura e della sua stessa pazzia tra i cunicoli di Azkaban.

L’abito nero e stracciato in più punti, la gonna sporca sale e scende dalle sue gambe magre –troppo magre- e il suo petto è appena coperto dalla stoffa lisa.

Ma lei non se ne cura, perché sa di essere regina comunque, anche senza scettro e mantello.

Un rumore dall’altra parte della cella le fa spalancare gli occhi che stava quasi per chiudere.

Narcissa, sei tu?” domanda con la voce che sembra provenire da una grotta profonda.

“Sei tu, sei tu, sei tu?” cantilena poi, muovendo la testa a destra e sinistra e rompendosi i capelli scuri con le dita lunghe della mano sinistra.

Sua sorella non risponde, eppure Bellatrix sa che è appena entrata nella cella. Ne riconosce il profumo di rosa.

Narcissa, perché non mi parli?” cantilena ancora Bellatrix.

Dall’altra parte della cella, Narcissa Malfoy la guarda dall’alto in basso, altera nel suo lungo e stretto abito azzurro.

Rimane immobile per un po’, poi va a sedersi sulla panca poggiata contro il muro e guarda la sorella, rannicchiata dall’altra parte della piccola cella.

“Cosa ci fai qui, Narcissa?” chiede ancora Bellatrix con il tono di chi sta cantando, la voce che si alza e si abbassa.

La sorella siede composta, il viso sollevato e i capelli biondi appuntati sulla testa. L’elegante abito azzurro le fascia il corpo slanciato e la fa sembrare una regina.

“Sono io la regina!” urlò allora Bellatrix, digrignando i denti in direzione della sorella.

Narcissa le fa un sorriso condiscendente, piega la testa di lato e resta muta.

Anche Bellatrix resta in silenzio per un po’, e quando parla la sua voce è bassa e quasi normale. Sembra che stia volando lontano da Azkaban.

“Ti ricordi quel giorno che noi tre ci siamo promesse che saremmo sempre state insieme?” chiede a Narcissa, che annuisce piano.

Bellatrix la guarda e annuisce a sua volta “Certo, se sei qui è perché oggi è il giorno che avevamo stabilito come data del ritrovo” dice, alzandosi in piedi poggiandosi al muro e muovendo a scatti le gambe magre.

Narcissa annuisce ancora.

Bhè, io me ne ero dimenticata!” grida Bellatrix “Perché non mi è mai importato di voi! Anche se non foste venute…sarei stata felice!” urla ancora, poggiandosi al muro per tenersi in piedi.

Narcissa incrocia le gambe in un fruscio di seta azzurra e resta a guardarla.

Bhè e dov’è Andromeda, eh?” urlò ancora Bellatrix.

Narcissa allora volge il viso verso la porta della cella, che in quel momento si apre, lasciando entrare una persona.

Bellatrix spalanca gli occhi a vedere sé stessa entrante in quella cella. Sé stessa come era prima di venire rinchiusa lì. Sé stessa come sarebbe se avesse accettato la proposta di Rodolphus e fosse scappata con lui in Francia.

Andromeda fa qualche passo all’interno della cella e piega il capo in segno di saluto, prima verso Bellatrix e poi verso Narcissa.

E’ più robusta delle due, con spalle larghe e seno abbondante, ed è bella uguale.

I capelli scuri sono stati pettinati fino a diventare lisci e sono stretti in una cosa bassa. Gli occhi dalle palpebre pesanti sono coperti da ombretto azzurro e posta un lungo abito scuro, blu e viola.

Senza parlare va a sedersi al fianco di Narcissa e guarda l’altra sorella, appoggiata al muro di fronte a loro.

Bellatrix le guarda entrambe quasi con rabbia.

“Come avete fatto a venire qui?” urlò loro, la voce gracchiante e stonata.

Dov’è finita la voce melodiosa di quella ragazza che aveva sempre la risposta pronta?

“Certo..” dice poi, iniziando a capire “Lucius ha conoscenze potenti nel Ministero…lui potrebbe far entrare tutti gli alunni di Hogwarts in gita scolastica, qui dentro, se solo Draco glielo chiedesse”

Stavolta parla in un sussurro e le sue sorelle annuiscono piano.

Bhè potevate fare a meno di venire!” urla ancora Bellatrix “Perché a me non mi è mai fregato un cazzo di voi e del nostro rapporto!” grida, senza curarsi degli errori, del tono sgarbato.

Narcissa la principessa storce il naso e Andromeda si dipinge sul viso una smorfia insofferente al tono acuto usato dalla sorella, che rimbomba tra le pietre della piccola cella.

“Non mi è mai importato un cazzo!” ripete più a bassa voce, scivolando contro il muro e finendo nuovamente seduta a terra.

 

“Io non voglio perdervi!” disse Narcissa con enfasi, guardando con occhi spalancati Bellatrix, che sedeva lì vicino, la schiena poggiata contro il tronco del pino e le gambe piegate al petto.

“Siamo sorelle, Bella, io vi vorrò bene sempre! Qualsiasi cosa facciate!” spiegò poi.

Bellatrix annuì piano, lo sguardo perso nel vuoto e i bei capelli scuri che volavano nel vento.

In quel momento, sotto il sole primaverile, circondata dalle sue sorelle, si sentiva come tanti anni prima, quando erano solo bambine.

“Tu vuoi perdermi?” chiese Narcissa, sporgendosi verso la maggiore e posandole una mano sulla gamba, per attirare la sua attenzione.

Bellatrix volse il viso verso di lei, vestita di azzurro e allungata sull’erba come una principessa, il sole e il vento infiltrati tra i capelli biondi, orgoglio del padre.

“No, no che non voglio perdervi” rispose mestamente Bellatrix con un timido sorriso, che Narcissa ricambiò.

“Le nostre strade son gia destinate ad essere diverse” fece notare Andromeda, sdraiata poco lontano che giocava con un fiore che sbucava dall’erba proprio davanti al suo viso.

“Hai ragione” accordò Bellatrix e per la prima volta da molto parlò senza rancore “Io dopo gli esami mi unirò a lui. Narcissa diventerà la tipica signora da alta società e tu sposerai quel Tonks e la nostra famiglia non ti vorrà più” elenco con la sicurezza di chi l’ha appena letto della sfera di cristallo.

Narcissa aveva già abbassato gli occhi, rassegnata, ma Bellatrix parò ancora.

“Ma…questo non ci impedisce di rimanere legate…anche se solo da un filo sottile”

Andromeda la guardava curiosa, i capelli corti e neri che le volavano davanti al viso. Bellatrix voltò il viso verso la minore delle sue sorelle e le schiacciò l’occhio, in un gesto semplice che fece allargare il sorriso sul volto di Narcissa.

“Tra pochi mesi, ci divideremo. Come un fulmine cadrà tra noi” riprese Bellatrix, guardando con severità Andromeda, come se volesse incolparla.

Sarà lei a rompere la loro famiglia; lei a rimanere incinta di quel babbeo indegno anche solo di guardarla e a scappare con lui.

“Ma potremmo sempre riicontrarci, tra qualche anno, e parlare di tutto quello che ci sarà successo…”

Bellatrix, ti voglio bene!” esclamò con convinzione Narcissa. Aveva sempre avuto paura di perdere le sorelle, tanto uguali d’aspetto quanto opposte di carattere e di obbiettivi.

Andromeda annuì piano e si sollevò a sedere, pezzi di erba e di terra attaccati al petto.

“Quando?”

“Decido io!” esclamò Narcissa con l’aria e il tono di quella bambina viziata che era fino a qualche anno prima “Sono io la più piccola e io decido” continuò piccata, facendo ridere Andromeda e strappando un sorriso a Bellatrix.

 

Bellatrix Lestrange siede contro il muro della sua cella, il viso basso e gli occhi puntati a terra, come una schiava.

I capelli spettinati le ricadono sulle spalle come una cascata e le gambe magre –troppo magre- sono poggiate al petto.

Sulla panchina dall’altra parte della cella, non c’è più nessuno.

Lucius ha conoscenze potenti nel Ministero…lui potrebbe far entrare tutti gli alunni di Hogwarts in gita scolastica, qui dentro, se solo Draco glielo chiedesse. Aprirebbe le porte all’intera famiglia Black, se Narcissa lo volesse.

Bellatrix alza gli occhi verso la panca, ma una lacrima le oscura la vista.

“E allora perché qui non c’è nessuno?!”

  
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