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Autore: Jooles    06/01/2013    4 recensioni
I Parte. “Non pronunciare quella parola! Insieme. Noi non siamo mai stati un “insieme”, sin dai tempi del Team 7,” e quella parola gli uscì dalla bocca come se stesse per vomitare.
“Perché continui a negartelo Sasuke, non capisco. Noi siamo stati una squadra, io sono sicura che tu non volevi provocare tutto ciò. Tuo fratello ha…”.
“Non nominare mio fratello."

II Parte. "Quando avrà vissuto a lungo e realizzato i suoi sogni verrà. Solo che lui sarà vecchio decrepito, mentre tu avrai ancora la ferita alla pancia e io sarò ancora..."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il loro eterno inverno











 


 

La terra era candida e nivea




Il paesaggio era illuminato dal suo stesso bagliore. La terra era candida e nivea, non un singolo elemento che potesse contaminare il suo biancore dato dalla neve, la quale si posava fitta in eterno su quella superficie perpetuamente bianca.
Dalla finestra di una piccola baita di legno che era la sua dimora da ormai troppo tempo, Sakura osservava il paesaggio terrestre unirsi al cielo, perennemente grigio e carico di nubi nevose. Non vi era fine a ciò che vedeva, e molto probabilmente neanche esisteva. Lo aveva capito da un po’, quando vedeva che la notte non arrivava mai e che il suo riflesso allo specchio non invecchiava affatto. Aveva sempre un profondo taglio sull’addome che sembrava non volesse guarire e il sangue, ormai rappreso, non accennava a pulirsi quando gli passava sopra una spugna imbevuta di acqua calda. Faceva parte di lei come il neo che aveva sul polso, o come il verde dei suoi occhi.
In casa non c’era molto da fare se non pulire la polvere che si posava e continuare ad alimentare il camino con la legna collezionata nel seminterrato. Ovviamente, anche quella c’era sempre. Non si esauriva mai, era sempre presente lì, nelle grandi ceste, per essere bruciata.

Dopo che le sue gambe furono stanche di reggerla in piedi di fronte alla finestra, Sakura si spostò in cucina e iniziò a scaldare del tè. Inutile dire che le provviste, come la neve, il tempo e la legna, erano infinite. Prese il bollitore e accese il fuoco, aprendo la mensola sopra i fornelli si allungò verso l’alto a raggiungere due tazze capienti. Le poggiò sul tavolo insieme a due cucchiaini e il vasetto dello zucchero. Si paralizzò di fronte al pentolino fin quando l’acqua non arrivò a ebollizione, spense il fornello e versò il liquido nelle tazze, intingendoci dentro le bustine dell’infuso. Lasciò il tutto in sospeso e si diresse al piano superiore. Percorse l’intero corridoio e aprì la porta dell’ultima stanza. Si affacciò per controllare che non dormisse, non gli piaceva affatto essere svegliato. Vide però che era seduto sulla poltrona vicino al letto e aveva acceso una candela.
«Sasuke, ti ho fatto del tè» disse Sakura dolcemente.
Sasuke si alzò e con passo incerto raggirò il letto, raggiungendola. Sakura fece per prenderlo per mano, ma lui la scansò.
«Ce la faccio» le disse.
Sakura lo guardò farsi avanti lentamente. Quel luogo lo aveva spossato, lo si leggeva nella sua espressione. Sasuke scese lentamente le scale, tastando bene il corrimano e con passo strascicato arrivò in cucina. Si sedette e Sakura le portò la tazza della bevanda calda alle mani. Bevvero in silenzio, lei guardando il suo amato, lui osservando attentamente un punto vuoto nel fondo della sua tazza con sguardo assente.
«È bollente» disse leggermente irritato, riposando il tè sul piano.
«L’ho appena tolto dal fuoco» rispose Sakura, con una vena colpevole nella voce.
«Non importa, aspetterò che si freddi. È da tanto che non ho altro per cui aspettare» disse il ragazzo.
Sakura gli guardò le mani che tenevano strette la ceramica. Notò che le sue unghie fossero sporche di sangue, forse dell’ultimo nemico che aveva affrontato. Poi quelle stesse mani lasciarono andare la tazza sul tavolo e afferrarono quest’ultimo saldamente, aiutando il loro possessore ad alzarsi dalla sedia.
«Esco a fare due passi» annunciò all’improvviso.
«Ma Sasuke! Come farai a tornare indietro? Fuori c’è una bufera!» si preoccupò Sakura. «Vengo con te» aggiunse decisa.
Sasuke si voltò nella sua direzione e facendolo sbatté la coscia sul tavolo, provocando il rovesciamento del liquido caldo su tutta la sua superficie.
«Pulisci, io tornerò presto» disse lui noncurante.
Sakura aspettò che il ragazzo uscisse dalla porta principale e si accasciò per terra, sconfortata. Guardò il tè che ora gocciolava ritmicamente sul pavimento. Poi spostò gli occhi sulle sue stesse mani, se le portò al viso e iniziò a piangere, silenziosamente. Pianse fin quando l’ultima goccia di tè non cadde dal tavolo, allora decise che forse sarebbe stato meglio asciugarla, prima che Sasuke fosse tornato e l’avesse vista in quello stato.

Era stanca Sakura, perché ormai vivevano in quella casa a stretto contatto per un tempo indeterminato, ma Sasuke non accennava a volersi aprire con lei. Forse pretendeva troppo, ma almeno il buongiorno la mattina pensava non le si potesse negare. Non era cambiato niente; aveva in casa lo stesso ragazzo che tempo fa aveva provato ad ucciderla. Lo stesso che aveva scatenato la guerra. La guerra per cosa poi, Sakura ormai non lo ricordava più. Sapeva che rimanendo in quel posto prima o poi avrebbe perso tutti i ricordi, e gli unici che per poco le sarebbero rimasti certo non la stavano aiutando a ricostruire il suo passato. Aveva avuto amici? Una famiglia? Qualcuno per cui aveva combattuto e sofferto? Qualcuno per cui era valsa la pena di finire così?
Chi aveva lasciato e chi se ne era andato, di certo nessuno mai glielo avrebbe detto. E mentre pensava e puliva, strizzava lo straccio nel lavandino e metteva a lavare le tazze, la porta si riaprì.
“Per fortuna è riuscito a tornare da solo, non sarei mai stata in grado di ritrovarlo neanche se avessi cercato in eterno, là fuori” pensò rincuorata.
«Una buona idea l’hai avuta, devo ammetterlo. Quel campanellino fuori alla staccionata fa sentire il suo suono a una distanza considerevole. È un bene inoltre che io abbia sviluppato un buon udito, così se esco, sentendo quel suono, riesco a tornare senza perdermi» sentenziò Sasuke, il tono di voce provocatorio e altezzoso come di consueto.
«Sono passate dodici ore da quando siamo svegli, io andrei a dormire» aggiunse poi, e senza salutare salì le scale.
«Buonanotte» disse Sakura, più a sé stessa che ad altri. Aspettò di sapere che Sasuke fosse nel letto, non sentendo più i suoi passi dal soffitto della cucina che era stata costruita proprio sotto la camera. Si fece coraggio e intraprese anche lei la volta delle scale. Quando fu al caldo nel suo letto, si addormentò facilmente.

 
Era molto presto, o almeno così avrebbe detto se si fosse trovata in un posto scalfito dal tempo, ma sentiva di aver dormito poche ore, dunque doveva essere molto presto per alzarsi. Lo fece comunque, dato che sentiva i passi incerti del coinquilino che tastavano il pavimento del soggiorno.
Si tolse le coperte di dosso e scese le scale.
«Vuoi che ti prepari la colazione?» chiese a Sasuke come se fosse un buongiorno.
«Non mangio la mattina e lo sai bene» disse secco.
Sakura andò in cucina e mise a scaldare del latte, poi prese due fette di pane e le tostò. Una volta abbrustolite al punto giusto, le spalmò di marmellata e le distribuì in due piatti diversi insieme ai bicchieri del latte. Tornò in salotto e si avvicinò a Sasuke, allungandogli il vassoio.
Lui non si mosse, intento a rivolgere il suo sguardo verso il tappeto, ma quando sentì che la ragazza le stava porgendo il piatto, ed era rimasta lì in piedi senza proferir parola per un paio di minuti, si alzò di scatto, irato.
«Cazzo Sakura, smettila di prenderti cura di me! Io ho tentato di ucciderti, e lo rifarei ancora se non fossi sicuro che tu -»
«Sasuke piantala! Dal momento che dobbiamo stare qui, insieme, io -»
«Non pronunciare quella parola! Insieme. Noi non siamo mai stati un “insieme”, sin dai tempi del Team 7» e quella parola gli uscì dalla bocca come se stesse per vomitare.
«Perché continui a negartelo Sasuke, non capisco. Noi siamo stati una squadra, io sono sicura che tu non volevi provocare tutto ciò. Tuo fratello ha -»
«Non nominare mio fratello. Non permetterti di parlare di lui come se ne sapessi qualcosa, perché se hai potuto vivere una vita tranquilla con la tua mamma e il tuo papà al villaggio, è stato grazie a mio fratello. Perciò non venirmi a dire di stare calmo e soprattutto,» e in quel momento il suo sguardo sembrò per un attimo tornare vivo, «non provare a dirmi quali sono i miei sentimenti, perché dentro a questo corpo ci sono io, non tu. E sono sicuro che ora mi starai guardando con pietà, ma io di quel tuo sentimento non me ne faccio niente.»
Cercò la porta e uscì. Sakura rimase in lacrime di fronte alla poltrona dove attimi prima era seduto Sasuke. Che stupida era stata a sperare che in quel luogo lui avesse potuto dimenticare tutto. A lei stava succedendo, di cancellare dalla memoria gradualmente, ma forse l’odio del suo compagno era stato talmente profondo che anche in quella situazione gli era difficile rimuovere ciò che aveva vissuto.
Non avrebbe retto un istante di più lì dentro. 

  
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