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Autore: B i z a r r e    06/01/2013    4 recensioni
Zayn non ha voglia di svegliarsi, Liam ha un po' paura, Harry freme all'idea di rivedere Felicity, Louis ama parlare con i suoi amici e Niall sogna a occhi aperti seduto al suo banco.
Ogni studente dai sei anni in poi odia e maledice quel fatidico momento in cui la sveglia suona e annuncia il ritorno a scuola dopo una vacanza natalizia durata troppo poco.
I cinque non sono da meno.
Ritorno a scuola: preferisco morire.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Back to school:

I'd rather die.

 
 
 A Valeria, perché non le dedico qualcosa da troppo,
ai One Direction, che hanno ucciso ogni istinto omosessuale,
alla mia professoressa di Filosofia, che ha fallito nel tentativo di rovinarmi le vacanze.

 
 
 
 
 7.15 del mattino, Bradford, West Yorkishire.
 
Le tapparelle della finestra sono sigillate e la stanza è immersa nell'oscurità, eccezion fatta per una piccola lampadina, posizionata tra il letto e il comodino, la quale emana una fioca luce.
Perché sì, Zayn Malik, diciassettenne alto un metro e settantacinque per sessantanove chili, con due spalle da far paura e un paio di mani da muratore, ha paura del buio.
La sveglia suona da cinque minuti buoni, ma il moro ha il sonno pesante e quello squillo continuo non sembra smuoverlo, anzi.
Al piano di sotto sua madre sbuffa infastidita dal coma profondo in cui suo figlio cade ogni mattina e suo padre legge il giornale pronto per una sfuriata in caso di ritardo. Safaa, la sorella più piccola delle tre si trascina per casa con il suo orsacchiotto di peluche, mentre Doniya si passa il mascara davanti allo specchio. Waliyha sembra l'unica che in quella villetta bifamiliare non muore dalla voglia di morire piuttosto che tornare a scuola o a lavoro.
I compiti li ha fatti e gli amici la aspettano davanti all'ingresso, non ha motivi per pregare che l'edificio riportante la scritta ''Tong High School'' vada a fuoco. Al contrario, suo fratello come ogni mattina copierà gli esercizi di matematica dalla sua migliore amica e se ne starò sdraiato sul banco a sognare o a scarabocchiare su qualunque superficie dove potrà. La sua vita scolastica si ripeterà tra noiose ramanzine e stancanti lezioni, giri di corsa intorno al campo ed esperimenti di chimica.
Zayn ha tutte i suoi motivi per cospargere l'edificio di benzina e darlo alle fiamme.
Waliyha sa bene che suo padre è in procinto di esplodere, perché la sveglia suona ma Zayn dorme. Così afferra una pentola e un mestolo e sale silenziosamente le scale, fino ad arrivare alla porta della stanza del fratello e aprirla lentamente. Entra con passo felpato e alza le tapparelle. I raggi solari filtrano nella stanza, ma quel vegetale steso sul letto non ci fa caso.
Il concerto ha inizio e la ragazza inizia a sbattere i due utensili fino a provocare un rumore assordante in grado di destare anche un morto.
Zayn scatta impaurito e con gli occhi spalancati e percorre la stanza con lo sguardo fino a trovare sua sorella che ha deciso di darsi alle percussioni. Sbuffa infastidito domandandosi mentalmente per quale motivo i suoi genitori non si siano fermati a lui.
Le vacanze di Natale sono finite e la tortura ha inizio.



7.30 del mattino, Wolverhampton, West Midlands.

Poco più a sud un ragazzo è appena uscito dalla doccia e si sta frizionando i capelli con un adorabile asciugamano rosa a motivo floreale.
Impreca mentalmente, perché le due settimane di pace sono finite e dovrà tornare a scuola. Non che a Liam non piaccia, adora studiare e conoscere, è uno di quelli che può essere definito ''secchione'', anche se odia quella parola con tutto se stesso. Solo che ama la neve più dei libri e preferirebbe rincorrersi con sua sorella Ruth o con i suoi amici per le strade del suo quartiere, prendersi a palle di neve e fare pupazzi orribili domandandosi perché nei film vengano meglio.
Forse è infantile per un diciassettenne, ma questo lo rende felice. Ridere in piena libertà e far incazzare le vecchiette è gioia per lui.
Ama la scuola, la neve e la sua compagnia, ma non di certo i bulli.
Lo prendevano di mira quand'era ancora un quattordicenne mingherlino e brufoloso, ma ora è  cresciuto e nonostante tutto, quei quattro coglioni si ostinano a lanciargli frecciatine sulla sua passione per lo studio o per il suo strano amore per le tartarughe. Da quando la sua testa ha sfiorato e raggiunto il metro e ottanta nessuno lo ha più spinto, schiaffeggiato e toccato minimamente, ma quelle prese in giro sono rimaste negli anni.
Non ci fa più caso, ora ha un gruppo di persone fidate, la musica e le sue A+ in tutti i compiti. O quasi.
È ancora mentalmente impreparato alla verifica di Geografia su quella maledetta globalizzazione, anche se ha studiato molto e sua madre sa che andrà tutto bene. È impreparato a tornare alla sua solita routine fino alla settimana dello studente verso fine gennaio, sette giorni di pacchia per lui. Non si sente pronto a prendere l'autobus e rivedere i professori grassi e i nei pelosi di quella di Storia.
Ma fare filone (o sega o marinare o come sente dire in giro) non è nel suo stile, specialmente dopo che ha passato due giornate e scrivere e ripetere temi sullo sfruttamento dei bambini.
Si veste e scende al piano inferiore, dove una Ruth abbastanza distrutta prepara le valige. Tornerà al college e Liam sa già che gli mancherà.
Entra in cucina sorridente e spalanca il frigorifero, afferra un cartone di latte e beve direttamente dalla bottiglia, senza versarlo nella tazza. Porta una manciata di cereali in bocca e li mastica lentamente.
I cucchiai non gli sono mai andati a genio, non dopo aver visto un film in cui l'assassino cava gli occhi alla vittima con quell'arnese infernale. Si pulisce con un tovagliolo la bocca e sospira per farsi coraggio.
Afferra lo zaino rosso fuoco pieno di libri che disporrà accuratamente nell'armadietto, saluta le sue sorelle e sua madre con un bacio sulla guancia ed esce di casa, pronto, o forse no, ad affrontare una giornata scolastica.



7:45 del mattino, Holmes Chapel, East Cheshire.

Holmes Chapel è poco più di un paesino, una piccola cittadina situata neanche troppo lontano da Manchester, in cui la pace regna sovrana anche a quell'ora del mattino in cui le persone escono per recarsi a lavoro o altrove
Gli studenti della Holmes High School sbuffano incessantemente da troppo tempo, per nulla allettati alla prospettiva che il 7 Gennaio offre loro.
Harry Styles, poco più di un sedicenne, freme all'idea di tornare a scuola. Odia i professori, lo sforzo mentale, i libri e i compiti, ma ama lei e per lei è disposto a essere felice a quell'indecente orario nel giorno più odiato del mese.
Felicity lambisce il metro e sessanta di altezza e a dirla tutta è un po' bruttina, ma agli occhi del riccio è un modello di bellezza e per lei si è trasformato in una stalker professionista. Dire che le piace è dire poco, ma non ha il coraggio di andarle davanti e confessarle in faccia che il suo cuore batte forte nel petto tutte le volte che i loro occhi si incrociano.
Ha pensato a mandarle un bigliettino per spiegare i suoi sentimenti, ma fa troppo ragazzino delle elementari e lui vuole mostrarsi un uomo, non un bambino. Ha pensato a parlarle e farsela amica, ma l'unica cosa che è riuscito a concludere materialmente è stata scoprire il suo indirizzo di casa e la combinazione dell'armadietto. Non male per uno alle prime armi.
Adesso Harry è in piedi alla fermata dell'autobus, lo stesso che lo condurrà a scuola e che prende anche Felix, come la chiama lui, ogni mattina. Una folata di vento freddo gli scompiglia i ricci ribelli che scendono dal cappello in lana e un sorriso da un orecchio all'altro occupa il suo viso.
È stato a Londra in vacanza e non la vede da due settimane, troppe per Harry.
Finalmente il mezzo sosta davanti a lui, l'unico a salire e scendere a quella fermata. Si catapulta al suo interno e prende posto su quello che usualmente occupa il suo amore platonico, seriamente intenzionato a parlarle.
Tra i propositi per il 2010 rientrava anche quello, dopotutto.
L'autobus si ferma ancora e ne entrano due ragazzi seguiti da lei.
È coperta da un pesante maglione in lana con decorazioni rosse, con una cappello e una sciarpa abbinate, ma sembra comunque star morendo dal freddo. Gli si accomoda accanto notando che i uno dei due posti che si riserva sempre è occupato.
Si volta e vede il riccio fissarla con i suoi occhi verdi e magnetici. Gli sorride perché ha un'aria dolce, è bello e indossa un adorabile cappello blu a forma di orsacchiotto.
Harry ricambia sentendo una morsa al petto.
Felicity nota le fossette ai lati della sua bocca e arrossisce. Sembra un bambino, anzi, sembrano due bambini.
E per entrambi è il miglior modo per inaugurare un nuovo anno.


8.00 del mattino, Doncaster, South Yorkshire.

Louis Tomlinson ha diciotto anni compiuti da due settimane, esattamente il 24 Dicembre, eppure frequenta ancora il penultimo anno. È stato bocciato, un po' per condotta e un po' perché i suoi compiti in classe fanno accapponare la pelle ai professori,
Scende dalla macchina in contemporanea a Lottie, sua sorella, con uno zainetto pressocchè vuoto e un borsone alquanto pesante sulla spalle, contente la divisa e gli scarpini da calcio.
Il ragazzo odia la scuola quanto ama quello sport.
Sogna che un giorno diventerà un calciatore di successo, l'idolo di milioni, e sarà fiero di sfoggiare quel '17' che ha stampato in neretto dietro la maglia del Doncaster Rovers Football Club.
Sogna di fare tanti di quei soldi da poter comprare lo stadio della sua città per ristrutturarlo, perché onestamente cade a pezzi e le divise non sono delle migliori.
Con passo lento e leggermente sculettante (perché diamine, ha un bel culo e sa di averlo) si dirige verso i suoi amici, un gruppo di scalmanati come lui.
«Tomlinson, cresce bene tua sorella.» gli urla Josh, il suo migliore amico. Il ragazzo non si offende né scompone minimamente, sua sorella è bella e della sua vita ne fa ciò che vuole.
Vari ''Ehi, bro.'' e pacche sulle spalle dopo i ragazzi iniziano a discutere.
«Oggi torna la White.» annuncia Sue con voce tetra.
«Chi, quella di filosofia? Non era morta?» risponde Louis scatenando una risata generale.
«No, no, si era rotta una gamba e a quanto pare è guarita.» spiega velocemente la ragazza.
Un mormorio di disapprovazione di diffonde tra le bocche dei ragazzi.
Dopo poco di inizia a parlare delle
vacanze, perché il bello del ritorno a scuola è forse solo quello, almeno per Louis.
È bello sentire ciò che i suoi amici hanno da dire, è bello vedere Hannah Walker che fa ondeggiare i capelli mentre racconta della sua settimana bianca, è divertente sentire delle ragazze rimorchiate da Jalor.
La scuola gli fa schifo, ma senza di essa non avrebbe conosciuto quelle magnifiche persone.

8.15 del mattino, Mullingar, Irlanda. 

L'inferno ha avuto inizio con lo squillo acuto della campanella, e dopo due settimane di relax acustico sulle cime arrotondate delle colline irlandesi, quel suono stridulo è un attentato per le orecchie di Niall.
Delle occhiaie abbastanza profonde calcano il suo viso pallido e testimoniano le nottate in bianco davanti la console.
Il biondo tinto si accomoda in un banco a caso in seconda fila e posa le sue cose a terra senza riguardo.
Il professor McRegan fa il suo ingresso ma i suoi alunni non si scomodano ad alzarsi, si limitano a mormorare un ''Buongiorno'' spento.
Anche McRegan muore di sonno e non vede l'ora di tornarsene in Scozia, perciò non fa caso a quella mancanza di rispetto e sbadiglia senza ritegno.
Apre il suo pesante registro e inizia a fare l'appello con il suo buffo accento scozzese.
Gli occhi color oceano di Niall si perdono nel cielo e osservano le nuvole bianche cercando di dare un'interpretazione a quelle forme strane.
«Horan.»
Una di esse somiglia a un dinosauro, o forse è la faccia di una persona.
«Horan.»
Il suo compagno di banco gli da una gomitata che lo fa scattare, perché le sue orecchie non ne vogliono proprio sapere di stare a sentire il professore. Borbotta un ''presente.'' stanco.
«Ben svegliato, Horan. Vuole un tè o preferisce la caffeina?» lo rimprovera McRegan.
Dopo il doversi svegliare presto ciò che odia di più è l'umorismo contorto dei professori.
Accenna un sorrido mentre l'uomo dietro la cattedra scuote la testa sconsolato e riprende con l'elenco.
Niall è il classico alunno sempre con la testa fra le nuvole, che sogna a occhi aperti invece che prendere appunti e fantastica invece che ascoltare le spiegazioni.
Ha passato le vacanze natalizie da suo padre, quest'anno. I suoi sono divorziati e trascorre una festività con la madre e una con suo padre.
Il professore inizia a spiegare ma al biondo non interessa. Il 25 Dicembre avrebbe voluto vedere la tavola imbandita a festa, l'albero pieno di regali e i suoi genitori sorridere felici.




LALALALALA
I'm back.
Il titolo significa letteralmente=
RITORNO A SCUOLA: PREFERISCO MORIRE.
Domani comincia la tortura, quindi ho pensato (mentre facevo la doccia e imitavo Taylor Swift senza riuscirci), perché non immaginare quello che hanno fatto i nostri ragazzi il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie?
E niente, spero vi sia piaciuta.
Mi farebbe piacere ricevere dei commenti e sapere quale delle ciqnue parti vi è piaciuta di più.
In bocca al lupo per questo 2013 scolastico...
gli esami s'avvicinano D:
-Frances



   
 
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