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Autore: telesette    06/01/2013    3 recensioni
Sua Maestà la regina, vittima di un qualche intrigo di corte, è stata avvelenata. L'unico medico probabilmente in grado di salvarla è un uomo di nome Dajenau, di cui si sono perse le tracce anni addietro. D'Artagnan e i moschettieri devono dunque trovare quest'uomo, ovunque esso sia, e non hanno molto tempo a disposizione...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Re Luigi XIII, Regina Anna, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il capitano De Tréville non era l'unico ad essere preoccupato.
Anche il Cardinale Richelieu rimase non poco perplesso, quando il Duca De Vitesse chiese espressamente di avere con lui un colloquio per una questione della massima importanza. Solitamente Sua Eminenza non concedeva udienze private, se non quando ciò fosse strettamente necessario, ma la frase con cui De Vitesse chiudeva la sua lettera era riuscita a scuotere persino l'apparente freddezza dell'austero Ministro di Dio.

"Spero che Vostra Eminenza non abbia a farmi attendere molto, onde potermi ricevere in via del tutto confidenziale, e che messaggi spirituali portino la sua riverita persona a valutare correttamente la mia proposta"...

Che cosa intendeva dire?
Se non fosse stato per lo strano tono di quella lettera, probabilmente Richelieu avrebbe rimandato l'udienza con De Vitesse a data da destinarsi. Invece, per qualche motivo inspiegabile, la frase conclusiva del Duca instillò nel Cardinale una stranissima sensazione.
Richelieu non era uno stupido: aveva avvertito, oltre ad un evidente tono canzonatorio, qualcosa di vagamente minaccioso in quelle parole.
Un po' per curiosità, e un po' per osservare negli occhi colui che aveva avuto l'ardire di scrivergli un simile messaggio, Richelieu appose immantinente il sigillo di ceralacca sulla risposta da inviare al Duca quello stesso giorno.
Rochefort si recò personalmente con la carrozza cardinalizia alla residenza di De Vitesse, onde accompagnarlo al cospetto di Sua Eminenza, e nel giro di un'ora Richelieu sentì bussare alla porta del suo ufficio.

- Avanti - esclamò il Cardinale, sollevando lo sguardo dai documenti sulla sua scrivania.

Rochefort si fece avanti, salutando Sua Eminenza con un inchino, e introdusse l'ospite che aveva ivi scortato.

- Sua Eccellenza Illustrissima, il Duca De Vitesse!

De Vitesse entrò nella stanza con passo sicuro, passandosi orgogliosamente un dito sui baffi che incorniciavano il suo sorriso sarcastico, e rivolse al Cardinale uno sguardo pieno di sicurezza e fiducia a dir poco insopportabile.
Richelieu congedò Rochefort con un cenno della mano e fece segno a De Vitesse di accomodarsi di fronte a lui.
Tuttavia il nobile, ignorando deliberatamente l'invito esplicito di Sua Eminenza, si limitò a passeggiare avanti e indietro con tutta l'aria di trovarsi sereno e spensierato in casa propria.
Richelieu accettò malvolentieri l'arroganza e la sfacciataggine di costui, solo perché non era da lui lasciarsi andare all'ira, ma non ci voleva certo granché per capire dalla sua espressione accigliata quanto fosse effettivamente irritato dal suo atteggiamento.

- Avete chiesto di vedermi - osservò Richelieu, senza girarci troppo intorno. - Dunque presumo che abbiate una questione importante da sottoporre alla mia attenzione, e vorrei tanto sapere di cosa si tratta!
- Proprio un bell'ambientino, devo ammetterlo - mormorò De Vitesse, guardandosi attorno con candida noncuranza. - Non come gli appartamenti privati di Sua Maestà ma, per un Uomo di Dio votato alla religione e alla virtù, direi che si tratta di un alloggiamento piuttosto adeguato...

Il sopracciglio di Richelieu si inarcò vistosamente, segno dell'immenso sforzo col quale questi stava cercando di controllarsi, ma De Vitesse si limitò a proseguire imperterrito la sua "passeggiatina turistica" delle stanze cardinalizie.

- Non avete ancora risposto alla mia domanda - sottolineò Richelieu con voce tagliente.
- Uh, che cosa vedo - fece De Vitesse, buttando l'occhio ammirato su un soprammobile di porcellana. - Arte orientale, nevvero? Non sono un esperto ma, se non vado errato, dovrebbe essere cinese; mio nonno, per quanto ricordo, era un profondo conoscitore dei vari stili ed epoche: le linee, le curve, lo spessore, la pennellata... personalmente ritengo invece che simili schifezze non valgono il fango da cui vengono generate!
- Basta così - scattò il Cardinale, ormai sul punto di esplodere. - La mia pazienza ha un limite, messere, e voi lo state ampiamente superando...
- Calma, calma, calma - rispose il Duca, con tono mellifluo di condiscendenza. - Non vorrete mica guastarvi le preghiere, nel raccoglimento spirituale col vostro diretto superiore, no? Oltretutto, se non vado errato, molte di queste sembra che siano già state ampiamente esaudite!
- Spiegatevi meglio!

De Vitesse si accostò alla scrivania di Sua Eminenza, agguantando tranquillo uno dei fermacarte ivi poggiati, e gingillandosi allo stesso modo di un ragazzino capriccioso. Richelieu mantenne entrambe le mani premute sul tavolo, tremando visibilmente per la collera, aspettando che l'altro gli spiegasse finalmente il motivo di quella sua insopportabile visita.

- Dicono che la Regina ( ahimé! ) sia destinata a lasciare questa valle di lacrime molto presto!
- E con questo?
- La sua perdita sarà un grave colpo per Re Luigi, poveretto - commentò il Duca, facendosi il segno della croce e baciandosi la punta delle dita. - Già adesso sembra che stia perdendo molti consensi tra la nobiltà, visto che parlano di: incompetenza, inettitudine, indolenza... Quale migliore occasione, per il secondo uomo più importante di tutta la Francia ?!?
- Continuo a non capire dove voi abbiate intenzione di arrivare, con questo discorso!

De Vitesse sorrise malevolo, rimettendo il fermacarte al suo posto, e fissò i suoi occhi chiarissimi in quelli fermi e inespressivi di Richelieu.

- Eminenza, non prendiamoci in giro - sussurrò. - Tutti quanti sanno che, senza la vostra mente brillante, il Regno di Francia si sfalderebbe come un castello di carte: se la Regina Anna dovesse morire, sarebbe l'occasione che aspettate da anni; assumendo VOI personalmente le redini del gioco infatti, sfruttereste l'autorità ecclesiastica per riunire sotto la vostra guida tutti i governanti di Europa; la minaccia di scomunica è un'arma molto potente, per tenere sotto controllo tutti quei fantocci timorati di Dio, e solo mettendo da parte la manifesta superiorità di Re Luigi potrete mettere in atto un progetto così semplice e ambizioso...
- Duca De Vitesse - sentenziò il Cardinale, incapace di sopportare oltre la sfrontatezza di costui. - Datemi solo una buona ragione per tollerare oltre le vostre insinuazioni, prima che emetta personalmente l'ordine di farvi arrestare!
- Non correte troppo con la fantasia - lo rimbeccò De Vitesse, come se la minaccia dell'altro non gli facesse né caldo né freddo. - Siete un uomo potente ma, per quanto mi sia oneroso ricordarvelo, non siete Dio!
- Questo colloquio è finito!

Richelieu fece per chiamare Rochefort quando, afferrandolo prima di lui, De Vitesse gli sventolò silenziosamente il campanello sotto il naso con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

- Vi conviene invece riflettere, su questo nostro colloquio... e molto, anche!
- Andatevene!
- Io non sono un "burattino" come Re Luigi, Eminenza - puntualizzò il Duca, cercando una volta per tutte di chiarirgli come stavano effettivamente le cose. - Ho sufficiente potere e determinazione per diventare il vostro migliore alleato... o il vostro peggiore incubo!
- Andatevene!

De Vitesse rimise il campanello dov'era e, scostandosi dalla scrivania senza battere ciglio, si accinse ad uscire dalla stanza.

- Non c'è nessuna fretta, Eminenza - disse. - Pensateci pure con calma, parlatene con Dio, se preferite... Ma sarebbe meglio che mi comunichiate la vostra decisione PRIMA dei funerali della Regina, altrimenti dovrò fare a meno della vostra collaborazione!

Ciò detto, De Vitesse uscì.
Richelieu era fuori di sé. Quel Duca non era semplicemente ambizioso, ed era molto più pericoloso di tutti i complici coi quali aveva avuto a che fare in passato: Milady, Manson...
De Vitesse aveva qualcosa che lo differenziava da tutti loro: la sicurezza che niente potesse anche solo sfiorarlo!
Il Cardinale era stato bravo a dissimulare il proprio disagio dietro alla collera ma, per quanto gli costasse ammetterlo, sentire parlare quell'uomo gli aveva fatto scendere un brivido gelido lungo la schiena.
Avrebbe avuto paura di quell'uomo in qualunque circostanza, sia come amico che come nemico, e non poteva certo contare su Rochefort o su quell'inetto di Jussac per adottare delle dovute contromisure.
Il colloquio col Duca lo aveva sconvolto, al punto da domandarsi quanto egli fosse effettivamente coinvolto con la disperata situazione di Sua Maestà la Regina.
Era vero che Anna si era sempre dimostrata uno scoglio ed un ostacolo insormontabile ai suoi piani, inducendo il Re suo marito a contestarlo e a sfidare apertamente la sua autorità, ma non per questo avrebbe mai potuto desiderare la sua morte.
Era noto che Richelieu fosse assai cinico e meschino, pur di raggiungere gli scopi che si era prefissato, ma era pur sempre un religioso convinto e un uomo dalla fede incrollabile.
Screditare la Regina poteva essere una misura sleale ma quantomeno accettabile per lui, onde poterla allontanare dalla Corte di Francia, ma un omicidio andava contro i valori morali per lui sacri e inviolabili.
Quel De Vitesse era un uomo da temere, come e forse perfino più del diavolo stesso.
Purtroppo Richelieu non aveva nessun valido alleato tra le sue conoscenze, e da solo non poteva certo mettersi contro un avversario imprevedibile ed inquietante come il Duca.
Aveva bisogno di mettere a parte della situazione qualcuno di provata fiducia, un uomo scaltro e profondamente leale, una persona cui poter affidare ogni genere di confidenze senza temere alcun doppio gioco.
A dire la verità, un uomo che rispondeva perfettamente a questi requisiti lo conosceva... ma il solo pensiero di chiedergli aiuto, oltre che inaccettabile, era addirittura "umiliante" in un certo senso...

- Rochefort - gridò il Cardinale.

Subito l'ufficiale entrò nella stanza, preoccupato dal tono grave con cui Richelieu lo aveva chiamato, e scattò sull'attenti pronto ad eseguire ogni sua richiesta.

- Co... Comandi, Eminenza!

Richelieu tacque un momento, giusto il tempo di emettere un profondo sospiro, dopodiché gli comunicò espressamente la sua volontà.

- Recati immediatamente al comando dei moschettieri - esclamò. - Di' al capitano De Tréville che ho bisogno di conferire urgentemente con lui, una questione della massima gravità, e non aggiungere altro!

Rochefort sbarrò gli occhi incredulo.

- Ho... Ho capito bene, Eminenza ?!?
- Non perdere tempo con domande idiote - sbraitò Richelieu, levando il pugno sopra la testa. - Vedi di muoverti, piuttosto!
- Si... Signorsì: vado, corro, volo... OOOAAAHHH !!!

Neanche il tempo di dirlo, il poveretto inciampò sullo spesso tappeto del corridoio e rotolò rovinosamente giù per le scale con un forte rumore di ferraglia ed un gran polverone.

 

( continua col prossimo capitolo )...

   
 
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