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Autore: Shouldbeme    07/01/2013    4 recensioni
Non capii cosa stava accadendo, vidi solo una macchina venirmi contro.
Mi strinsi forte il pancione, un ultimo e disperato tentativo di difendere quella vita, non ancora in vita, che stava già per terminare.
Voltai di scatto la testa, ricordando quegli occhi che tanto amavo.
E POI IL BUIO.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BE HERE

 
 
                                                                                                                       All of this sight
                                                                                                                       I can't believe I couldn't see
                                                                                                                       Kept in the dark
                                                                                                                       but you were there in front of me
 
 

Per l'ennesima volta mi guardai allo specchio, digrignando i denti di fronte alla figura abnorme che rifletteva.
Nulla era più in grado di contenere quella pancia spropositata che varcava la soglia prima di me.
Sbuffai ancora una volta, prendendo di nuovo quel pantalone con l'elastico, maledicendo la moda per aver creato dei jeans così stretti.
Come si vestono, secondo questi grandi maestri, le donne incinte? Con delle tende??
Infilai il maglione blu più grande di due taglie, tentando invano di coprire la mia bambina.
Sfiorai dolcemente l'ombelico, cercando di percepire un segno di quella vita che stava per nascere.
Un minuto sobbalzo, più sotto dello stomaco, attirò la mia attenzione.
Finalmente Tara si era decisa a darmi il buongiorno.
Era quello il nome che, suo padre ed io, avevamo deciso di affibbiarle. Niente di troppo artificioso e scontato, un nome semplice e facile da pronunciare.
Non mi piaceva che la gente storpiasse il nome di mia figlia e, soprattutto, che venisse chiamata in modo strano solo per rispettare quell'assurda moda nata tra le star.
Sì, il padre era famoso, ma di sicuro non scemo.
Cercai di aggiustare i capelli, tentando di fare una riga decente. Mi accorsi che era giunto il momento di rifare la tinta: ormai la ricrescita stava raggiungendo la frangia.
Mi guardai il meno possibile allo specchio, appuntando le forcine alla cieca. Mi chiedevo come il mio ragazzo avesse ancora il coraggio di dirmi che ero bellissima, viste le rovinose condizioni in cui mi ritrovavo.
Afferrai la borsa appesa al retro della porta e scesi cautamente le scale.
Ero al settimo mese e, di sicuro, non avevo mai avuto i movimenti aggraziati di una farfalla, figuriamoci in quelle condizioni! Mi sentivo come un elefante in un negozio di cristalli: i miei movimenti scoordinati avrebbero potuto causare qualsiasi danno.
Mi misi in macchina, gettando la borsa sul sedile posteriore e allontanando il sedile dallo sterzo.
Non allacciavo più la cintura: mi sembrava impossibile da sopportare, una catena che mi opprimeva il pancione e mi impediva di respirare.
Accesi la radio, aspettando che trasmettesse una canzone capace di darmi la carica per l'intera giornata. Ogni volta avevo paura di fare la visita, paura che il medico mi dicesse che la mia piccola Tara avesse qualche problema. E, per giunta, quella volta ero sola. Il futuro papà era impegnato a promuovere il disco e stava attraversando l'Europa in lungo e in largo. Si trovava a Monaco...o forse a Madrid. Era stato talmente in tanti posti in una manciata di giorni che mi era impossibile ricordarli tutti.
Sicuramente sapevo dove non era. QUI, vicino a me, a guidare questa stupida macchina e a rassicurarmi con i suoi baci.
Quella mattina mi ero svegliata di cattivo umore. Come se sentissi un presagio aleggiare nell'aria, come se avvertissi qualcosa che avrebbe dato una svolta alla mia vita.
Strinsi più forte lo sterzo, per infondermi coraggio: dovevo rimanere tranquilla, dovevo farlo per la mia bambina.
Cambiai la stazione della radio alla ricerca di un motivetto allegro, che facesse dissolvere via tutti quei brutti presentimenti.
Finalmente, dopo tanto cercare, trovai la canzone adatta, quella che mi faceva sempre spuntare un sorriso:
 
"Let's go crazy, crazy, crazy 'till we see the sun
I know we only met but let's pretend it's love
and never, never, never stop for anyone
tonight let's get some...and LIVE WHILE WE'RE YOUNG"
 
Ero nel bel mezzo del ritornello quando il cellulare cominciò a squillare prepotentemente.
-Papà si è ricordato di noi amore- dissi rivolgendomi al pancione.
Mi piaceva chiacchierare con la mia Tara. Sembrava l'unica persona a potermi capire, perchè lei mi conosceva perfettamente, perchè lei era dentro di me e mi sentiva, in tutti i sensi.
Non mi sono mai azzardata ad accennare una nota. Ero stonata come una campana e avevo paura di farla agitare. Alcune volte pensavo al futuro, chiedendomi chi le avrebbe cantato la ninna nanna per farla addormentare.
Ma fugavo i miei dubbi in fretta, sapendo che il padre avrebbe utilizzato la sua voce meravigliosa per coccolarla, per farla stare tranquilla, per farla assopire.
Non esisteva cosa più bella al mondo della sua voce a parte i suoi occhi, chiaramente.
Allungai il braccio dietro, tastando il sedile in cerca della borsa. Dove cavolo si era cacciata?
Non riuscivo a trovarla, a toccare quei manici un po’ mal ridotti per il peso eccessivo che dovevano sostenere.
Cercai con la coda dell'occhio e la vidi lì, con una delle fibbia incastrata al sedile.
Cominciai a strattonarla, nella speranza che si muovesse.
Il cellulare riprese a suonare, ancora più forte di prima.
Perchè la gente è così insistente???
Mi girai del tutto, provando a liberare il gancio aggrovigliato.
FU UN ATTIMO.
Non capii cosa stava accadendo, vidi solo una macchina venirmi contro.
Mi strinsi forte il pancione, un ultimo e disperato tentativo di difendere quella vita, non ancora in vita, che stava già per terminare.
Voltai di scatto la testa, ricordando quegli occhi che tanto amavo.
E POI IL BUIO.
 
 
Ogni cosa sta lentamente cambiando.
Gli istanti più belli della tua vita ti scorrono davanti, veloci, tormentati, inafferrabili.
Si vorrebbe che quel momento durasse per sempre, poter fermare il tempo per poterli rivivere, per poterli catturare uno ad uno e portarli con sé nel mondo che ci aspetta dopo. La paura che ti attanagliava fino a pochi minuti prima è sparita, lasciando spazio ad una serenità che invade ogni singola cellula dell'organismo.
Si è alla soglia della morte eppure, per un millesimo di secondo, ci si sente rinati.
Ogni fibra del mio corpo si è rigenerata, il sangue pompa veloce nelle vene, il cuore batte come impazzito.
Sto morendo o sto nascendo?
E' difficile spiegare come ci sente in quel lasso di tempo, come tutto il tuo essere abbandoni ciò che lo attrae alla terra, per smembrarsi e elevarsi verso l'eterno.
Ho visto una luce, una piccola luce bianca che, pian piano, ha cominciato ad ingigantirsi e ad accecarmi. Ero pronta a varcarla, ero pronta a raggiungere tutti gli altri che mi stavano aspettando dalla parte opposta...ma qualcuno mi ha trattenuta.
Qualcuno che non era ancora disposto a lasciarmi andare.
Qualcuno che voleva vedermi invecchiare insieme a lui.
Qualcuno che avrebbe voluto dire addio al mondo soltanto se fossi stata vicino a lui.
La luce bianca venne inghiottita, i miei ricordi svanirono, i miei occhi si aprirono di nuovo alla vita.
Ed ora sono di nuovo qui, vicino a LUI, che stringe forte le mie mani nelle sue e ringrazia Dio per non avermi portata via.
Sono qui di nuovo, nel mio letto d'ospedale, con un sondino infilato in gola e il pancione più grande che mai.
Un dolce bacio sfiora la mia guancia smunta, mentre le dita lunghe accarezzano il ventre dove sta crescendo una nuova vita.
Un paio di occhi verdi mi scrutano con apprensione, mentre una lacrima solca le guanciotte da ragazzino e muore vicino ad una fossetta.
Harry tira su col naso e, prendendomi la mano pallida, sussurra:
-Non lo fare mai più, mi hai fatto morire!-
-Scusami-.
Infilo le dita tra i ricci scompigliati. Per un attimo ho pensato che non avrei mai più potuto toccarli.
-Mi prometti una cosa?-
Torno a guardarlo, perdendomi nella bellezza del suo volto perfetto, sopraffatta da quel sorriso dolcissimo pronto ad accogliermi.
-Cosa?-
-Ti prego, RESTA QUI.-
 
 
 
 

 



Mi dispiace per voi, ma sono dappertutto!
Questa è la mia prima OS, che so già che nessuno calcolerà!
Nonostante ciò pubblico lo stesso, nella speranza che, qualche anima pia, la legga e provi almeno un quarto di quello che ho provato io nello scriverla.
Alla prossima Carla J
ps:  Testo tratto da “Bring me to life” degli Evanescence 
       Titolo tratto da “Come back…be here” di T. Swift

  
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