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Autore: Hika86    07/01/2013    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando suonò la sveglia erano le 3 del mattino, Kokoro la zittì allungando il braccio fuori dalle coperte, quindi lo ritrasse tornando al calduccio. Indugiò ancora qualche minuto lì sotto, dopodichè aprì gli occhi e cercò con lo sguardo la felpa che la sera prima doveva aver abbandonato da qualche parte lì in camera.
Cinque minuti dopo il latte si stava scaldando in un pentolino e Kokoro stava mettendo alcuni biscotti alla marmellata in un piattino. Da quando era tornata dalla Francia aveva scoperto che la colazione occidentale le piaceva più di quella giapponese, anche se prima di partire non è che mangiasse pesce abbrustolito tutte le mattine. Comunque aveva eliminato il riso e la misoshiru per introdurre solo piccoli dolci o biscotti secchi. Al latte aggiungeva sempre del cacao in polvere.
Mentre girava il cucchiaino nella tazza, osservava il liquido passare da bianco a marroncino e, ancora intontita dal sonno, ripensava al weekend appena concluso.
Alla fine, nonostante il gentilissimo invito di Erina, aveva deciso di andare a casa di Masaki. In quei giorni non era stata con le mani in mano: si era allontanata da Chiba perchè doveva fingere di essere partita per andare a trovare un ipotetico lontano fidanzato e sarebbe dovuta tornare a casa con un anello come prova di quella relazione agli occhi delle malelingue del quartiere.
Masaki aveva lavorato fino a tardi il venerdì notte, ed era tornato all'appartamento a notte fonda, cadendo stanco morto su divano. Il mattino dopo si erano incrociati mentre lei si alzava e lui usciva di nuovo. Durante il giorno Kokoro aveva preso il treno ed era andata a Ginza, ma non ci aveva molto a capire che i prezzi non erano alla portata del suo portafoglio, inoltre auto-regalarsi un anello di fidanzamento sembrava diventare sempre più un'idiozia.
Il sabato sera, dato che Masaki avrebbe lavorato anche all'ora di cena, Kokoro si era accordata con Erina ed erano uscite a cena insieme. Quando era tornata all'appartamento, aveva scoperto che le riprese erano durate meno del previsto quindi Aiba era arrivato a casa in tempo per la cena ed aveva mangiato quello che lei gli aveva preparato e lasciato in caldo.
Nonostante l'occasione mancata, non si erano dispiaciuti troppo e avevano deciso di mettersi a guardare un film insieme. Lui si era addormentato sul divano dopo appena 30 minuti e Kokoro l'avrebbe seguito a ruota, ma ebbe l'accortezza di spegnere la tv, lasciar sdraiare Masaki sul divano e coprirlo, prima di andare a raggomitolarsi anche lei sotto il piumone della camera da letto.
La domenica era stata uguale. Anzi, non si erano nemmeno incrociati la mattina e nel pomeriggio tardi, dopo un giro per Harajuku e Omotesandō, si era accidentalmente addormentata sul divano, quando invece sarebbe dovuta tornare a Chiba appena dopo cena. E senza aver comprato nessun anello!
Mentre metteva i piatti della colazione nel lavandino e si avviava verso il bagno per darsi una rinfrescata, ripensò a quanto successo quell'ultima sera, ossia poche ore prima.

Era sveglia già da un paio di minuti, ma aveva fatto finta di niente. Quando infine aprì gli occhi, il soggiorno era buio, illuminato solo dalla luce intermittente della televisione accesa. Sentiva anche una musica di sottofondo e dei rumori di battaglia.
Con uno sbadiglio silenzioso si girò sul fianco opposto, guardando verso la tv. Poteva vedere in controluce la testa di qualcuno che, seduto ai piedi del divano dove stava lei, giocava col videogioco che c'era sullo schermo.
«Chibimasa, stai ancora facendo i pezzi che non piacciono a Ninomiya san?» domandò con voce sonnolenta, prima di appoggiare il mento sulla testa spettinata del ragazzo
«Eh?» domandò questi. «No, veramente Ninomiya san sta facendo proprio quelli che preferisce».
Il secondo dopo Kokoro realizzò che quello seduto ai piedi del divano non era Masaki, ma Ninomiya Kazunari! «Scusa!» esclamò staccandosi da lui e rannicchiandosi sul divano, imbarazzatissima.
Il ragazzo mise in pausa il gioco e si girò mettendo un gomito sul materasso. «Tu non dovresti essere a casa tua?» domandò piccato.
Kokoro lo guardò sorpresa: non le aveva mai parlato a quel modo, benchè le occasioni di chiacchierare non fossero mai state molte. Chinò il capo lentamente. «Mi spiace, è che mi sono addormentata senza rendermene conto. Aiba san?»
«Intendi "chibimasa"? Dorme in camera sua, era a pezzi e lavora anche domani» gli rispose l'altro tornando a guardare la televisione e riavviando il gioco. «Io ho la giornata libera e dato che oggi era senza macchina l'ho riaccompagnato a casa. Il gioco è qui, quindi mi ha detto di rimanere a dormire, ma tu occupavi il mio posto. Credeva te ne fossi già andata» spiegò seccato
«Raccolgo le mie cose e vado, non posso rimanere per la notte. Domani devo alzarmi alle 3» disse Kokoro. Si tolse di dosso la coperta che doveva averle messo qualcun altro e si sedette posando i piedi a terra. «Avete mangiato?»
«Aiba chan era troppo stanco e io non ho fame» disse Nino facendo spallucce. «Vorrei solo sedere più comodo che sul pavimento» concluse.
Era chiaro che non la voleva lì e che il fatto che invece ci fosse lo infastidiva molto.
Kokoro si sfregò gli occhi e si alzò dal divano con uno sbadiglio. Si diresse in cucina dove effettivamente il mestolo era ancora posato sul coperchio della pentola, proprio come lo aveva lasciato lei.
Dopo aver acceso la cuociriso, scoperchiò la pentola e diede una mescolata al pollo al curry che aveva preparato qualche ora prima, perchè Masaki tornasse a casa e trovasse la cena pronta. Tagliò il katsudon che aveva preparato nella padella e quando il riso fu pronto ne mise alcune cucchiaiate sul fondo di una ciotola, lo coprì con il curry e vi posò sopra il katsudon a striscette. Fortunatamente era tutto ancora caldo.
Tornò in salotto con un piccolo vassoio, portando sia la ciotola che le bacchette insieme ad un bicchiere d'acqua, e lasciò tutto di fianco a Nino che per un attimo soltanto staccò gli occhi dal televisore. «Cos'è? Ho detto che non ho fame» borbottò accigliato
«Hai mentito» lo accusò Kokoro tornando a sedersi sul divano, mentre il ragazzo non si era mosso dal pavimento nonostante ormai potesse accomodarsi tranquillamente. «Prima di aprire gli occhi ho sentito uno stomaco che gorgogliava. Credevo fosse di Aiba san, ma era il tuo»
«Perchè hai cucinato? Non sei la cameriera di Aiba chan»
«Perchè mi piace preparare da mangiare per gli altri» rispose lei stringendosi nelle spalle. «Mi aveva avvisato che qualcuno sarebbe tornato con lui e allora ho fatto una pozione in più»
«Non hai bisogno di darla a me dato che ti ho risposto male» la scusò il ragazzo, addolcendo leggermente il tono. «Ho esagerato, non devi farti perdonare niente»
«Non l'ho fatto per farmi perdonare, ma perchè sei un amico di Aiba san» gli rispose lei
«Non sei mica la padrona di casa» sospirò Nino continuando a tenere gli occhi fissi sul televisore
«Non lo faccio per quello e non lo faccio perchè sono una cameriera o perchè preparare la cenetta è tipico della brava fidanzatina» gli spiegò mente ripiegava la coperta che aveva abbandonato sul divano e risistemava i cuscini. «Mi piace fare qualcosa per lui. Ieri mattina mi ha lasciato dei bigliettini sul frigorifero con l'indirizzo di alcuni posti che potevano essermi utili»
«Le gioiellerie?» chiese l'altro, stranamente informato della cosa
«Sì. Anche quando non siamo insieme è come se mi lasciasse sempre dei biglietti sul frigorifero, ma tramite mail. Aiba san, nonostante tutto quello che ha da fare, ha sempre un pensiero gentile per me e mi racconta le sue giornate oppure chiede raccontargli le mie, anche se forse sono tutte storie di cui non gli interessa o cose di cui non capisce niente dato che non è il suo campo, ma mi ascolta sempre e si interessa. Anche quando non c'è, sembra ci sia lo stesso»
«Questo cos'ha a che vedere col cibo?» domandò lui confuso, mettendo in pausa il gioco
«E' il mio modo per ringraziarlo. Lui mi dà quel che può darmi, la sua attenzione quando ha tempo, allora io gli dò quel che io posso. Aiba san ha sempre poco tempo per preparare da mangiare, quindi quando ci vediamo cucino sempre i pasti e faccio in modo che abbia qualcosa anche per il bento da portarsi in giro. E' il mio modo per esserci lo stesso con lui, anche quando non ci sono veramente»
«E perchè adesso sfameresti me?» fece, finalmente girandosi a lanciarle un'occhiata diffidente. In quel momento la sua pancia brontolò di nuovo.
«Perchè invece di continuare a fare domande non mangi, prima che si raffreddi tutto?» chiese ridendo Kokoro, indicandogli il vassoio.
Nino abbassò lo sguardo sul cibo e infine prese tra le mani ciotola e bacchette, cominciando piano a mangiare, come per paura che quel piatto potesse essere avvelenato.
Kokoro lo guardò mentre masticava i primi bocconi, dopodichè si alzò dal divano e cominciò a raccogliere le proprie cose in giro per la stanza. «Quello che è importante per Aiba san lo è anche per me. Lui accetta alcune cose del mio lavoro, io accetto quelle del suo. So di venire dopo gli Arashi e so di venire dopo di te, Ninomiya kun. Se tentassi di cambiare questa cosa non farei che rovinare tutto: se questo è il nostro equilibrio, allora va bene così» spiegò prima di entrare in bagno a recuperare il beautycase.
Quando tornò in sala, il ragazzo stava mangiando di gusto il pollo al curry, avendo già spazzolato tutto il katsudon.
«Ti ha infastidito trovarmi qui vero? Perchè hai pensato stessi cercando di mettermi in mezzo tra te e Aiba san» disse chiudendo il trolley che si era portata dietro per quel weekend. Era mezzo vuoto in realtà, ma aveva dovuto fingere di partire per un'altra regione del Giappone.
«Forse» ammise il ragazzo. «Il divano è mio» borbottò come un bambino offeso.
Kokoro trattenne una risata divertita, girandosi dall'altra parte e mettendosi una mano sulla bocca: possibile che tutti gli amici di Masaki avessero ancora un lato infantile e tenero come lui?
Mise il trolley vicino alla porta dell'entrata e tornò verso Nino, sedendosi a terra di fianco a lui, anche se un po' distante. «Non ne hai motivo. Aiba san ti ama» gli spiegò con un lieve sorriso. Non poteva negare di essere gelosa, ma non poteva che accettare la cosa. «Ama te, ama Matsumoto san e Sakurai san e Ohno san. Non credo ci sarà mai nessuno che potrà prendere il vostro posto, per questo non hai niente da temere» concluse annuendo.
Non voleva litigare con Nino, era l'amico più importante per Masaki e quello con il quale teneva di più ad avere un buon rapporto ed essere accettata da lui. Certo, sperava un giorno di poter parlare un po' anche con Ohno Satoshi, perchè era il suo preferito tra gli Arashi, mentre con Sho erano ancora solo conoscenti, ma avevano chiacchierato a sufficienza perché Kokoro potesse dirsi soddisfatta e certa che con lui non vi fossero fraintendimenti.
«Hai mentito anche tu» disse improvvisamente Nino quando ebbe finito il piatto
«Come?» domandò la ragazza, presa in contropiede da quell'affermazione
«Hai mentito quando hai detto che ti sta bene così» spiegò appoggiando la ciotola sul vassoio. «Non deve starti bene così» affermò scuotendo il capo. «E non c'è nemmeno bisogno che ti stia bene, perchè in realtà le cose non stanno così»
«Stai cercando di confondermi?» domandò Kokoro socchiudendo gli occhi e guardandolo con diffidenza, Nino era un tipo scaltro
«No, semplicemente io credo che tu non abbia capito bene la situazione» scosse il capo e si pulì la bocca con il tovagliolo prima di chinare il capo verso di lei. «Gochisōsama deshita» bisbigliò, quindi riprese in mano il controller del videogioco e lo fece ripartire. «Io non credo che per Aiba chan tu venga dopo di noi, perchè noi non abbiamo mai occupato la prima posizione nel suo cuore. La verità è che in lui non ci sono podi da conquistare, è come se... come se avesse un cuore ad incastro. Tante cose sono importanti nella sua vita: gli Arashi, la sua famiglia, il lavoro che svolge da solo e tanto altro; la sua abilità è trovare ad ogni cosa il suo posto, per questo nè io, nè gli altri abbiamo la precedenza su altre cose. Magari ogni tanto può aver detto qualcosa di simile in qualche intervista, ma non è mica tutto vero quello che diciamo al pubblico. Ogni tanto diamo risposte a casaccio» spiegò facendo spallucce, ma con un sorrisino divertito sulle labbra.
Nino schiacciò ripetutamente un tasto, guardando con intensità lo schermo nel tentativo di sconfiggere un nemico particolarmente ostico. Kokoro fissò le luci della tv riflesse negli occhi del ragazzo al suo fianco, dopodichè si girò a sua volta per guardare la battaglia in corso.
Quando ebbe vinto, il ragazzo mise in pausa e agitò la mano nell'aria, per rilassare i muscoli che aveva tenuto tesi tutto il tempo.
«Hai capito cosa voglio dire?» domandò improvvisamente, fissandola. «Per Aiba chan al primo posto non c'è nessuno. Semplicemente ognuno ha il suo personale piccolo podio sul quale occupare la posizione più alta, per quello dico che non hai niente da farti andare bene: io e te non siamo alternative per lui; lui non sceglie, prende tutto quello che ha di bello nella vita e non si fa sfuggire niente» spiegò annuendo. «E' questo il bello di Aiba chan. Può darti l'impressione di averti messo in secondo piano e dopo che hai fatto qualcosa per riconquistarlo, ti rendi conto che in realtà ti ha sempre voluto bene allo stesso modo» il ragazzo ridacchiò tra sè a quelle parole e scosse il capo. «Che tipo capriccioso, vero?»
«Sì, abbastanza» annuì Kokoro, ridacchiando con lui.

Improvvisamente il cellulare si mise a suonare e Aiba saltò per lo spavento, svegliandosi di colpo. Per sbaglio diede anche un calcio ai pedali dell'auto.
«Ahuuu» si lamentò piegandosi con la testa sul volante. Allungò intanto un braccio per recuperare l'apparecchio sul sedile del passeggero. «Pronto?»
«Sto andando a dormire e ti ho chiamato come mi hai chiesto» sentì dire da Nino, dall'altra parte del filo
«Ah sì. Grazie» farfugliò Aiba. «Allora buonanotte»
«Posso usare il letto invece del divano?» domandò questi, ma in sottofondo lo sentì aprire la porta di camera sua
«Perchè me lo chiedi se hai già intenzione di farlo?» gli chiese confuso
«Così che tu non possa dire che non sono stato educato e mi sono ficcato nel tuo letto senza dirti niente» spiegò con una risatina stanca
«Dormi, dormi» scosse il capo prima di mettere giù.
Scese dall'auto chiudendosi la giacca a vento, richiuse la portiera e poi allungò le braccia verso il cielo, stiracchiandosi. Scosse un poco l'una e poi l'altra gamba, per sgranchirsele, quindi ficcò le mani in tasca e sospirò nell'aria freddina di fine Ottobre.
«Bene, andiamo» mormorò tra sè prima di chiudere la macchina e avviarsi a piedi lungo una strada ancora deserta. Quel lunedì mattina aveva un compito da assolvere. Gli ci era voluto un po' per capire cosa doveva fare, come del resto gli capitava spesso, ma ormai aveva tutto chiaro nella propria testa.

«Ma fin dove posso arrivare con una donna?» domandò all'improvviso.
Si trovava nella stanza più grande dei camerini vicini al set del servizio fotografico. Seduti al grosso tavolo centrale c'erano solo lui e Ohno, che sonnecchiava con la faccia nascosta nelle braccia incrociate e appoggiate alla superficie in formica bianca. Tutti gli altri erano sul set.
A quella sua frase, Satoshi alzò di scatto la testa. Aiba credeva stesse dormendo e aveva fatto quella domanda a se stesso più che altro, non pensava che qualcuno lo avrebbe sentito. «Ti ho svegliato?» gli chiese chinando il capo e facendo per riprendere in mano il manga che stava leggendo pochi minuti prima
«Non dormivo» rispose quello, che mise il mento sul braccio, rimanendo appoggiato in avanti sul tavolo
«Pensavo ad alta voce» si giustificò arrossendo leggermente
«E' colpa di fiorellina?»* domandò Ohno
«Fiorellina?» fece Masaki sgranando gli occhi
«Non era Hana-qualcosa?»
«Hanayaka» lo corresse lui
«Il fiore c'è» si giustificò con un sorrisino stanco, prima di starnutire
«Non è che sia colpa sua» cercò di spiegarsi Aiba. «E' che non so bene cosa fare. Sta avendo ancora qualche problema sul lavoro e così dovrà fingere di avere un fidanzato lontano. E' comodo per me, in questo modo, sapendola impegnata, anche se sarà sempre vista sola nessuno cercherà di avvicinarla, però non so, ho l'impressione di non starla aiutando affatto»
«E che potresti fare?» chiese Satoshi
«Non lo so. Non posso fidanzarmi ufficialmente con lei, quindi dovrà fingere proprio tutto ed io non potrò mai fare nulla perchè correrei sempre il rischio di essere scoperto. Pensa che dovrà anche far finta di aver ricevuto un anello di fidanzamento»
«E chi glielo dà?»
«Nessuno, il fidanzato non esiste» rispose Masaki stringendosi nelle spalle e tornando silenzioso
«Che tristezza» commentò Ohno con un filo di voce prima di venire chiamato da un assistente. Lo salutò e uscì dai camerini andando verso il set.
Mentre lo guardava uscire, Aiba si rese conto che non avrebbe dovuto importunarlo con i suoi problemi personali: era preda di un fortissimo raffreddore eppure doveva essere lì con loro a lavorare, quindi avrebbe fatto meglio a lasciarlo riposare. Ogni tanto si comportava da egoista.
Rimise il manga sul tavolo e tamburellò con le dita sul cellulare spento. Quegli scatti stavano durando un sacco.
«E' ridicolo autoregalarsi un anello di fidanzamento» sentì dire alle proprie spalle.
Quando si girò, si ricordò che in quella stanza c'era anche Jun, disteso sul divano che sfogliava una rivista, silenzioso. «Matsujun» farfugliò, convinto fosse anche lui sul set. Forse era un po' egoista, ma non era colpa sua se la gente sentiva cose quando lui era convinto non le avrebbe sentite!
«Lei ti lascerebbe da solo se il vostro rapporto improvvisamente ti creasse qualche problema?» domandò il moro continuando a sfogliare le pagine con scarso interesse
«Non penso» scosse il capo Masaki
«Se sta con te nonostante i problemi e nonostante ciò che sei, cosa che influenza anche il tipo di rapporto che avrete, significa che devi essere importante per lei. E le persone importanti non vanno lasciate da sole».
Aiba chinò il capo, pensieroso. Era sicuro che Jun parlasse per esperienza, ma nessuno del gruppo poteva sapere quale esperienza fosse, dato che ancora non aveva raccontato loro niente di quel che gli era successo. Eppure in quel fine Ottobre, si poteva dire che il moro fosse tornato sereno quasi come una volta.
«Insomma devo fare qualcosa anche se non so cosa, dato che ogni idea che mi viene è troppo pericolosa e rischia di costringere entrambi a chiudere il nostro rapporto?»
«E' o non è importante?» insistette Jun, girando finalmente gli occhi su di lui, fissandolo serio. «"non lasciare soli" non significa per forza "fare qualcosa". A volte basta che l'altro capisca che noi ci siamo» concluse facendo spallucce, dopodichè tornò a guardare la rivista.

Il sole stava spuntando dietro le case, lentamente, cominciando ad accorciare le ombre di muri e tetti, illuminando pian piano ogni angolo con i suoi raggi.
Aiba vide Kokoro nel momento in cui usciva dal cancello del cortile di casa, così si allontanò dalla macchina parcheggiata infondo alla via. «Chibiko!» esclamò alzando una mano in aria, mettendosi a correre.
La ragazza si girò nella direzione da cui veniva quel richiamo e fisso stupita Aiba che si avvicinava con un sorriso stampato in faccia, come sempre.
«Chibimasa, che ci fai qui a quest'ora?» chiese quando arrivò davanti a lei
«Comincio a lavorare tra due ore, ma dovevo incontrarti prima che tu andassi in pasticceria» spiegò guardandola negli occhi e sentendosi improvvisamente un po' più tranquillo e sereno.
Aiba aveva realizzato una cosa fondamentale: in tutti quei mesi, Kokoro era entrata a far parte del suo mondo in maniera molto naturale, occupando rapidamente un posto importante nel suo cuore; ormai anche lei, come le due donne più importanti della sua vita, gli trasmetteva una sicurezza, una calma e una solidità che lui, uomo dalla vita turbolenta, non poteva che desiderare.
«E' successo qualcosa?» chiese la ragazza leggermente allarmata, era strano vederlo lì a quell'ora ma se fosse stata una faccenda grave, non avrebbe avuto quello sguardo fermo e quel sorriso rilassato.
«No, dovevo solo dirti una cosa importante» rispose Masaki scuotendo il capo. Lei non disse altro, lasciando che parlasse: quel momento era troppo strano per interromperlo e voleva capire cosa stesse accadendo. «Quando torno a casa, la mia famiglia è come un porto sicuro, sai? Di quelli in cui cercare rifugio dopo la tempesta, e la mia è la tempesta del lavoro e degli impegni. Ma tu, Chibiko, sei la via di mezzo. Ecco, ti vedo come un'isola di fortuna che spunta in mezzo ai flutti: sembri un miraggio, faccio di tutto per superare la tempesta e alla fine raggiungo le tue sponde. Allora sento di poter riprendere fiato per un po' prima di tornare a navigare di nuovo e, anche se a volte rimango sulla spiaggia per pochissimo tempo, ho l'impressione che dopo ho un po' di energia in più» spiegò parlando a mezza voce, perchè la strada delle quattro e mezza del mattino era molto silenziosa e si poteva udire benissimo qualsiasi piccolo rumore. Kokoro lo guardava con ancora un po' di stupore stampato in faccia, probabilmente perchè stava facendo un discorso pazzo e strano.
«Ho però l'impressione che, se continuerò ad andare e venire a mio piacimento, senza curarmi della mia isola, un giorno all'improvviso non la troverò più» continuò non potendo reprimere un sorriso preoccupato. «Quindi anche io devo fare qualcosa per lei perchè se non ci sarà qualcosa che ci connette finirò col cercarla e non trovarla più, avendola lasciata da sola»
«Chibimasa, perchè ogni tanto cerchi di spiegare le cose in maniera difficile?» domandò Kokoro divertita. «Lo sai che non sei bravo con le parole»
«Sì, sì, lo so» annuì Aiba con fare sconsolato. «Ma la metafora della nave e dell'isola mi è appena venuta in mente e mi sembrava carina, allora l'ho detta» si giustificò arricciando il labbro
«Cosa volevi dirmi veramente?» chiese lei
«Che non sei sola» annuì con decisione il ragazzo. «Non possiamo far sapere che stai con me, ma se questo ti crea dei problemi non posso lasciare che li affronti da sola» spiegò ripetendo le parole di Jun
«Ma io non mi sento sola, lo so che ci sei» cercò di rassicurarlo Kokoro. Forse aveva detto qualcosa di strano quel weekend o aveva avuto un comportamento particolare che Masaki aveva interpretato in modo tutto suo? Non aveva mai pensato che lui dovesse fare qualcosa per quella situazione.
«Ma io voglio che ci sia qualcosa che mi connette alla mia isola» insistette
«Non ricominciare eh» rise Kokoro, stringendosi nella giacca a vento.
Aiba allora tirò fuori le mani dalle tasche e allungò la destra verso di lei, tenendo il palmo aperto. «Sarebbe stato brutto autoregalarsi un anello di fidanzamento» cercò di spiegarsi quando la ragazza abbassò lo sguardo sul piccolo cerchio d'argento che le stava offrendo. «E io non posso nemmeno regalartene uno, prima di tutto perchè dovrei averne uno uguale e non potrei indossarlo e poi perchè se fosse di fidanzamento significherebbe che ti sto facendo una proposta. Proposta a cui in realtà non ho mai pensato» ammise con sgomento, ma lei rise nonostante la sorpresa. «Diciamo che in realtà non è un anello di fidanzamento. E' un regalo di natale anticipato, ma almeno non dovrai fingere che il tuo fidanzato te l'abbia regalato, perchè è la verità: te l'ho regalato io; dovrai solo fingere che sia di fidanzamento, mentre invece è un regalo di natale» spiegò aggrottando le sopracciglia mentre cercava di spiegare quel ragionamento contorto.
Kokoro annuì e prese l'anello tra le dita. Nemmeno lei aveva mai pensato che Masaki potesse regalarle sul serio un vero anello di fidanzamento, ma preso come un regalo semplice andava bene. Certo, questo non toglieva che l'avesse lasciata di stucco: era molto semplice e, diversamente dalla tradizione, non aveva alcun diamante. Era solo una sottile fedina d'argento, leggermente lavorato, ma andava bene anche così: se avesse avuto qualche pietra si sarebbe dovuta preoccupare di non perderla mentre lavorava.
«Il primo regalo che mi fai è un anello. Non sei stato furbo, come farai a cavartela col prossimo se già con il primo punti così in alto?» gli chiese indossandolo e guardando come le stava al dito
«Oh, accidenti! Hai ragione» realizzò lui in quel momento, ma poi entrambi scoppiarono a ridere.
Kokoro, mentre rideva con lui, si piegò nascondendo il viso contro il suo petto, tra le pieghe della giacca, e lì rimase anche quando si furono calmati. «Che c'è?» chiese lui azzardandosi a metterle una mano sulla testa, accarezzandole i capelli
«Non dire niente» gli intimò con voce tremante. «Mi hai commosso e mi è venuto improvvisamente da piangere, quindi sto cercando di trattenermi».
Aiba sorrise teneramente e continuò a passarle le dita tra le ciocche castane, aspettando il momento in cui se la sarebbe sentita di guardarlo nuovamente negli occhi.
«E' questo che ti assicurerà il ritorno all'isola?» domandò lei, posandogli sul petto la mano con l'anello e girando lo sguardo per fissarla.
«Spero di sì. Spero che sia la connessione tra me e l'isola»
«Come se tendessi una lunga corda dalla spiaggia al timone?» chiese ancora. «Di modo che quando ne avrai bisogno ti basterà ripercorrere quella corda per tornare»
«Non volevi che la piantassi con la storia della nave e dell'isola?» ribattè Aiba, aggrottando le sopracciglia
«Giusto. Allora diciamo che è il filo rosso» annuì Kokoro staccandosi finalmente dal suo petto e guardandolo in viso. Lui invece lasciò la mano tra i suoi capelli per impedirle di allontanarsi troppo.
«Quello della leggenda?» domandò Masaki
«Quello. O magari non è proprio rosso, forse non ancora» cercò di correggersi. Quella metafora del filo rosso sembrava più adatta ad un anello di fidanzamento piuttosto che ad un regalo di natale anticipato da spacciare come tale. «Però possiamo sempre colorarlo noi»
«Sì, sembra divertente» annuì Aiba. «Ma solo rosso? A me piacciono anche un sacco di altri colori!» ribattè
«Rosso! Altrimenti che senso ha? Re di scemolandia» esclamò lei imbronciandosi
«Va bene, va bene. Come desidera la mia regina» rispose lui ridendo divertito.
Si guardarono negli occhi in silenzio e si sarebbero volentieri scambiati un bacio, ma dovevano essere quasi le cinque ed ormai cominciava ad essere pericoloso anche stare così vicini in mezzo alla strada.
«Dobbiamo andare» ricordò Kokoro a malincuore
«Buon lavoro, e non bruciare nulla» annuì Aiba, stampandole un rapido bacio sulla fronte prima di lasciarle andare le ciocche di capelli che si era tenuto stretto tra le dita.
«Buon lavoro, e non inciampare nei fili del set» rispose lei con un sorriso, dopodichè ognuno si diresse nella direzione opposta della strada rispetto all'altro.
Kokoro continuò a girarsi ogni quattro passi per salutarlo con la mano e, finchè non ebbe girato l'angolo, Aiba aprì la portiera dell'auto, ma non vi salì, per continuare a guardarla, salutandola a sua volta con un sorriso.

*In questo caso Ohno dice "hana chan", dato che hana significa fiore e chan è il suffisso per fare i diminutivi dei nomi, è traducibile come "fiorellina"


Prima di commentare ogni cosa: 104 letture dello scorso capitolo e 32 di quello prima ò_O voglio sperare che siano sempre le 32 solite persone che si vanno rileggere il capitolo 47 per sfizio e non 72 fessi che si leggono solo il capitolo 47 di una ff di 50 capitoli totali solo perchè in quel capitolo c'è una minima scena di sesso. Ma che senso ha? O_O bah...

Passiamo alle cose serie! Zam, zam!
Allora in questi giorni ho tempo 0, non solo perchè sto traducendo l'ira di dio di cose, ma anche perchè ho ripreso a studiare e a lavorare e a fare volontariato @_@ tra l'altro, ogni tanto vorrei anche farmi i cazzi miei XD
Vabbè, apposta perchè non ho molto tempo, ho prima pensato tutto il capitolo e poi l'ho scritto, come mi è successo spesso. L'ho scritto nel tempo record di 3 ore. Uau-uau~
Come saprete, gli anelli di fidanzamento sono anelli che si danno una volta che si chiede di sposare qualcuno. Aiba non sta facendo niente di tutto questo, non mi piacciono le ff che finiscono in quel modo =_= le ha solo fatto un regalo, per l'occasione le ha regalato quello che le serviva che era, appunto, un anello di fidanzamento, ma non c'è nessuna proposta dietro (anche perchè siamo ad Ottobre e stanno insieme da Luglio anche se si sono fatti la corte dalla primavera).
Quello che mi è piaciuto di più, in realtà, è la coralità del capitolo. E' su loro due, è vero, ma se ci ripenso alla loro storia hanno contribuito moltissimo anche gli altri membri del gruppo (Sho non compare molto qui perchè nell'Ottobre 2010 girava kamisama ^.^) e così è stato anche stavolta, grazie a Nino -soprattutto- a Ohno e a Jun.
Che altro dire? Questo è l'ultimo capitolo in cui scriverò di questa coppia. Non ci sarà alcun seguito come è stato Akai per Ame. La loro storia è conclusa e non ci sarà altra ff che li riguarderà. In parte sono triste... Kokoro è un personaggio che mi piace molto. Ha molte cose tipiche delle giapponesine: è un po' capricciosa, si veste male (ahahah per me, beninteso, anche se comunque non riesco a far vestire a fiorelloni i miei personaggi femminili) e a volte è timida fino all'esasperazione. Ma è anche una che ama la quotidianità e la ripetizione, mentre tutto ciò che le è successo in questa ff l'ha messa a dura prova. In un certo senso penso che sia cresciuta: la Kokoro dei primi capitoli di Ame (dipendente della pasticceria, che viveva alla giornata, single, poco chiara con Makoto e spaventata dall'ex), non è la stessa della fine (padrona del negozio, responsabile del suo buon nome, "capo" di un dipendente, con una relazione finalmente stabile e sicura delle scelte fatte).
Mi piange il cuore che sia finita ç_ç per me lei è la ragazza ideale che mi figuro al fianco di Aiba, come gli dissero gli altri membri in uno dei capitoli: la ragazza della porta accanto.
Ciao bimba ç.ç mi mancherai un sacchissimo!! E grazie, perchè anche come scrittrice, Kokoro e Aiba, mi hanno emozionato moltissimo.

P.S. se qualcuno se lo chiedesse: sì, ho perso tempo a cercare l'anello. Aiba non si azzarderebbe a comprare un diamante e Kokoro non è tipo da indossare dei brillocchi sulle dita, quindi la ricerca di un modello carino è stata ostica: ce n'erano un sacco carini, ma erano tutti da uomo! XD Alla fine ho trovato questo e secondo me va bene u.u (ma nella foto c'è sia quello da uomo che quello da donna -a sx)

  
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