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Autore: Edea74    27/07/2007    6 recensioni
Una nuova professoressa di Trasfigurazione sembra racchiudere un grande segreto. Harry, ormai padre e dilaniato dal rimorso verso Piton, decide di tornare a Hogwarts assieme ai suoi amici. E scoprirà cosa è accaduto tanti anni prima...
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I conti con il passato

I conti con il passato

“Cara mamma, caro papà,

come state?

James, Rose ed io stiamo bene. Anche Victoire, ma è impegnatissima con lo studio, quindi la vediamo solo a pranzo e a cena. Sia io che Rose siamo entrati a Grifondoro. James mi ha preso in giro per due giorni dicendo che ho avuto un colpo di fortuna e il Cappello Parlante ha avuto pietà di me. Secondo lui è l’unico motivo per il quale non sono stato assegnato a Serpeverde…Ma non è vero…no?

Il professor Paciock è molto buono con tutti noi, ma non riesco tanto bene in Erbologia. Mi piace molto di più Storia della Magia e Trasfigurazione. Hagrid sta benissimo, ha un nuovo cane enorme che si chiama Titty.

Harry e Ginny si guardarono un attimo con aria interrogativa, dopo aver alzato gli occhi dalla lettera del loro secondogenito.

“Storia della magia? Ma se è la materia più noiosa dell’universo! Certamente non ha preso da me!” disse Ginny stupita. Harry scoppiò a ridere: “Tanto meglio se la trova interessante. Sarà l’unico a non addormentarsi durante le lezioni”.

Ripresero a leggere con aria divertita.

“Ora vi saluto e vi mando tutto il mio affetto. Date un bacio a Lily e ai nonni da parte mia.

Albus.

PS

Siccome James non ha voglia di scrivere un’intera lettera gli ho permesso di aggiungere qualcosa alla mia”

I genitori tornarono a guardarsi, ma stavolta sospirarono: “Ha ereditato tutto dal suo omonimo, James Potter senior” brontolò Harry “Non si sforza nemmeno di prendere una pergamena e scriverci quattro righe” Ginny alzò un sopracciglio “Dovremo fare un discorsetto a quel ragazzo, è un po’ troppo…Maleducato”. Girarono il foglio e notarono subito la calligrafia irregolare e quasi incomprensibile del figlio maggiore.

“Sto bene e voi? Quest’anno la McGranitt non insegna più Trasfigurazione. L’ho vista proprio un sacco stanca. Forse essere Preside ed insegnare alla sua età è troppo faticoso. La prof. nuova si chiama Magdalene Mcgowann. E’ una tipa sui trentacinque, piuttosto bella. Domani abbiamo la prima lezione con lei. Ci vediamo a Natale. Ciao ciao!”

Ginny scosse la testa sconsolata. James probabilmente era stato un po’ viziato durante la sua infanzia. Si domandava come fosse riuscito ad entrare a Grifondoro, dal momento che il suo atteggiamento strafottente poteva essere una buona qualità per Serpeverde. Harry, quasi le leggesse nel pensiero, le circondò le spalle con un braccio: “Non preoccuparti. E’ un bravo ragazzo, ma a 15 anni ci si crede padroni del mondo, soprattutto se sei il Cercatore più bravo della scuola”

“Sarà pure l’idolo delle studentesse” mormorò Ginny “Questo non lo autorizza a chiamare ‘tipa e prof’ un’insegnante, e tanto meno a liquidare i genitori con un ‘ciao, ciao’”. Harry rise. Non si sarebbe mai aspettato che Ginny fosse una madre così severa, soprattutto dopo quello che avevano passato durante la loro adolescenza. Ma forse lo era proprio per questo motivo.

La sera trascorse serenamente, Ginny si era un po’ rilassata, soprattutto dopo aver telefonato a Hermione. Anche lei e Ron avevano ricevuto un gufo da Rose e chiacchierarono per alcuni minuti, non riuscendo a nascondere la nostalgia per gli anni di scuola.

“Almeno loro li trascorreranno con tranquillità. Avranno dei bei ricordi,” disse Hermione dall’altra parte della cornetta “Piuttosto Ginny, tu ricordi Magdalene McGowann? Sto cercando di farmela venire in mente, ma per quanto mi sforzi non riesco proprio a capire chi è”. Ginny cercò nei suoi ricordi, ma quel nome le suonava completamente nuovo.

“Forse ha frequentato un’altra Scuola di Magia. Dovremo chiedere a Fleur oppure a Krum. James ci ha scritto che ha più o meno la nostra età, quindi dovrebbero ricordarsela” propose Ginny.

“Non ci avevo pensato. Domani vedrò Fleur e stasera spedirò una lettera a Krum” concluse Hermione. Ginny non potè fare a meno di trattenere una risata.

“Attenta che Ron non ti scopra a scrivere a Krum. Non gli è ancora passata dopo tutti questi anni”. Hermione si unì alla risata della cognata.

Nuovo anno

Rose e Albus sedevano nell’aula di Trasfigurazione, chiacchierando allegramente con i compagni. Era tutto nuovo per loro. Hogwards sembrava il castello che tante volte avevano letto nei loro libri.

La professoressa McGowann entrò di gran carriera nell’aula e sorrise a tutti i presenti. Era una donna alta, con lunghi capelli castano chiaro e occhi nocciola. A differenza delle altre insegnanti indossava una tunica rosso scuro, stretta in vita da una cintura di pelle di drago da cui pendeva una borsetta dello stesso materiale. La voce era bassa e dolce.

“Benvenuti. Sono certa che faremo un buon lavoro insieme. Non intendo instaurare un clima di terrore nella classe, perché la paura non ha mai portato a buoni risultati, quindi vi prego di presentarvi, poi se volete, potete farmi alcune domande per conoscerci meglio”. Gli studenti la guardarono ammirati. La prima lezione incuteva sempre un po’ di timore, ma questa professoressa aveva subito messo tutti a loro agio. Iniziarono a presentarsi, ma appena arrivò il turno di Albus, la McGowann alzò gli occhi e lo fissò.

“Potter? Parente di James Potter?”

“James Potter è mio fratello” mormorò Albus, improvvisamente intimidito.

La professoressa apparve per un attimo confusa. Posò lo sguardo a terra e portò le dita della mano destra sotto il mento come se riflettesse.

“Frequenta il quinto anno….” Aggiunse timidamente Albus, sicuro che James avesse combinato qualcosa di terribile e ora l’insegnante intendesse farla pagare anche a lui.

“James Potter era suo nonno” disse Rose “Harry Potter è il padre di Albus”

Gli occhi nocciola della McGowann si rischiararono notevolmente.

“Oh bene, adesso capisco” ridacchiò con imbarazzo l’insegnante “Non vedo l’ora di conoscere tuo fratello, spero che sia educato come te, Albus”. Il ragazzino arrossì violentemente. “E tu invece chi sei?” riprese, osservando benevola Rose.

“Rose Weasley, professoressa” annunciò con un gran sorriso. Le presentazioni finirono. Adesso era il turno degli studenti. Un ragazzo di Tassorosso alzò la mano e chiese a quale casa era appartenuta la professoressa, che rispose di essere stata una Corvonero. Un altro studente domandò se era sposata, suscitando l’ilarità generale. Anche la McGowann rise: “No, e non credo di trovarmi un marito a questa età, ma potrei usare la trasfigurazione e diventare una bella brocca, forse qualcuno mi apprezzerebbe”. Scoppiarono tutti a ridere di nuovo. L’atmosfera era molto gioiosa. Albus decise immediatamente che sarebbe diventato il primo della classe per lei…per Magdalene.

A James le cose andarono un po’ diversamente. Dopo averlo squadrato per un paio di minuti, la McGowann gli disse di andare alla cattedra. James sospirò infastidito e la professoressa lo trafisse con un’occhiata infuocata.

“Siete al quinto anno. Dovete sostenere l’esame di GUFO” e tornò a guardare James, che rimaneva immobile vicino a lei con aria strafottente “Se c’è una cosa più importante della vostra capacità magica è la disciplina e la buona educazione. Ora vedremo cosa siete capaci di fare” La McGowann mise sul tavolo un’oliera. “Potter, trasfigurala in una padella e subito dopo in un cappello”. Nella classe si levò un mormorio. James tirò fuori la bacchetta e cercò disperatamente di concentrarsi. Al primo tocco, l’oliera diventò una strana pentola oblunga con un beccuccio, al secondo tocco, si trasformò in uno strano oggetto di feltro. La McGowann lo guardò alzando un sopracciglio. “Tutto qua?”. James arrossì e tornò con la coda tra le gambe al proprio posto.

“Esercitatevi per dieci minuti, poi uno alla volta mi mostrerete il risultato” e si sedette alla cattedra.

“Scusi professoressa” una ragazza di Tassorosso alzò timidamente la mano. La McGowann alzò gli occhi con aria interrogativa “Il fatto è che…Non abbiamo mai trasfigurato per due volte di seguito un oggetto”

“Ah no, signorina Helga Ketsch?” disse soavemente la McGowann.

“No….” Helga abbassò la testa, sentendo che le guance le prendevano fuoco.

“E di grazia…Cosa vi ha insegnato la professoressa McGrannitt finora?” incrociò le braccia davanti al petto e sentenziò aspramente “Non una parola di più. Mettetevi al lavoro”.

Dopo cinque minuti, un sottile panico aleggiava tra tutti gli studenti. Nessuno riusciva a fare le due trasfigurazioni consecutive. Qualcuno riusciva bene con la prima, ma la seconda era sempre uno sfacelo. James, provando a concentrarsi buttò un’occhiata alla cattedra e rimase a bocca aperta. Ben presto tutti fissarono la professoressa senza poter pronunciare una parola.

La McGowann aveva appoggiato un gomito sul tavolo e vi aveva appoggiato la testa, con l’altra mano toccava ad una velocità sorprendente l’oliera, che si trasformava in ogni tipo di oggetto in un intervallo di pochi secondi. Ma quello che stupiva di più gli studenti era l’aria distratta con cui l’insegnante faceva questa operazioni. Sembrava con la mente in tutt’altro luogo.

Alla fine la McGowann si accorse che la stavano osservando e fissò gelidamente i presenti “Ci potete riuscire anche voi. Continuate ad esercitarvi, ci vediamo tra due giorni” e congedò la classe.

“Ti rendi conto?” James quasi urlò. Erano seduti al tavolo di Grifondoro e cercavano di mangiare, ma James interrompeva ogni due secondi chi non lo ascoltava.

“Ce l’hai già detto mille volte” sospirò Victoire, la figlia di Bill e Fleur “E’ un’insegnante eccezionale. Ci preparerà benissimo. Noi del settimo anno siamo entusiasti di lei” e tornò ad immergersi in un libro, bevendo un sorso di succo di zucca. Albus e Rose guardavano divertiti James che continuava imperterrito il suo racconto: “…e ha trasfigurato l’oliera in un vassoio e poi in un cappello e poi in una scatola azzurra! Perché con noi non è simpatica come con voi?”

“Con noi è molto gentile e carina” sottolineò Rose “Forse perché siamo rispettosi del suo ruolo. E non sbuffiamo quando ci chiama alla cattedra.” disse con un tono vagamente canzonatorio nei confronti di James “Ci sta facendo trasfigurare un topo in un portachiavi. A me e ad Albus è riuscito subito! Ci ha dato dieci punti ciascuno!”

“Diventerò bravissimo, la professoressa Magd…”. Albus tacque di colpo, augurandosi che nessuno avesse udito l’ultima frase. “Mamma e papà e anche gli zii ne saranno felicissimi dei nostri progressi” aggiunse, sentendo che un pericoloso calore gli affluiva al volto.

James lo guardò con aria maliziosa: “Oh, Oh…Albus ti sei preso una cotta per…Magdalene?” e scoppiò a ridere. Rose fissò il cugino più grande con rabbia “Almeno Albus è riuscito a trasfigurare bene…Tu invece come pensi di superare l’esame durante il GUFO, se la professoressa ti considera meno di un troll?” James rimase per un attimo colpito dalle parole di Rose. Si alzò e si diresse di gran carriera verso la Torre di Grifondoro. Mentre si avvicinava al ritratto della Signora Grassa udì distintamente le voci della McGrannitt e della McGowann. Avanzando lentamente cercò di captare brani della loro conversazione. Sbirciando da dietro un muro, vide le due donne discutere a bassa voce, ma animatamente. La preside sembrava infuriata.

“Non ti permetto di fare paragoni con il mio metodo di insegnamento. Non puoi pretendere che trasfigurino due volte in così breve tempo! Sono troppo giovani!”. James si accorse che la McGrannitt stava sforzandosi di non gridare, ma la voce era venata di un’ira malcelata. La McGowann invece la guardava con aria di sufficienza.

“Alla loro età trasfiguravo cinque volte un oggetto in un minuto. Ma forse non vuoi che a qualcuno tocchi la mia sorte, no? Se fossi rimasta…” si interruppe e avvicinò minacciosa il viso a quello dell’anziana “Se non fossi mai tornata, tutto sarebbe andato meglio, vero? Che peso deve essere per te vedermi ogni giorno”. Inaspettatamente la McGrannitt alzò una mano e colpì il volto della donna “Come…Come ti permetti? L’abbiamo fatto per il tuo bene. Potresti essere andata ad Azkaban se non era per Silente!” Gli occhi della McGowann lampeggiarono di odio mentre si portava le dita alla guancia colpita. “ Fa finta che io non sia qui, ci faciliterà le cose”. E marciò verso una delle scale, lasciando la preside affranta e con grande stupore di James, invecchiata di dieci anni.

Una questione di conti

I Potter videro arrivare un gufo e sorridendo, i due genitori pensarono che Albus avesse nostalgia di casa. Ma quando aprirono la lettera e videro che era di James, sospettarono subito che avesse combinato qualche disastro.

“Caro papà e cara mamma,

a parte che Albus si è preso una cotta per la professoressa McGowann, questa lettera ve la scrivo perché probabilmente non riuscirò ad avere un GUFO in Trasfigurazione. E’ meglio che ve lo dica subito così ci fate un bel pianto e non ne parliamo più.”

“Tuo figlio beve Whisky Incendiario” mormorò Ginny in preda ad una rabbia sempre maggiore “La scuola è iniziata da due giorni e già lui sa che boccerà? Ma cosa ha nella testa? Segatura?”. Harry era sconvolto quanto sua moglie “Leggiamo tutto, poi decideremo se andare a trovarlo e parlargli”.

“La professoressa McGowann vuole che trasfiguriamo un oggetto due volte consecutivamente. Non so farlo, nessuno ci riesce. Ci odia…Mi odia. Ma per ora non ha tolto nessun punto a nessuna Casa. I ragazzi degli altri anni sono felicissimi di avere un’insegnante come lei. Però a loro fa fare cose più semplici. La scusa ufficiale è che dobbiamo prendere ‘Eccezionale’ nella sua materia e stabilire un nuovo record. Non accetterà studenti il prossimo anno nel suo corso se non quelli che avranno avuto quel voto. Quindi addio alla mia carriera di Auror. I Corvonero sono diventati tronfi quasi quanto i Serpeverde, perché la McGowann è stata una di loro. A quanto pare lei era la studentessa più brillante che ci sia mai stata a Hogwarts (anche più di zia Hermione). Ho scoperto da Rose che ha 37 anni, quindi voi dovreste conoscerla. Ma non vi ho scritto la cosa più importante. L’altro giorno litigava con la Preside e quest’ultima le ha mollato uno schiaffo in piena faccia. La McGowann era furiosa, ma le ha detto che era molto meglio far finta di non conoscerla o una cosa del genere. Avevano discusso perché la McGowann ha avuto da ridire nella mia classe sui metodi di insegnamento della McGrannitt. Hanno detto anche altre cose, per esempio ‘Era meglio se non fossi mai tornata’ e robe di questo genere, ma sentivo male perché ero un po’ distante e loro cercavano di parlare a bassa voce. Prima delle vacanze dovete venire a Scuola. La Preside ha indetto un colloquio con gli insegnanti. Vi arriverà l’invito il mese prossimo.

Ciao,

James.

PS

Non dite ad Albus che vi ho riferito della sua cotta per la McGowann. Un bacio a Lily.

Ginny rimase immobile per qualche secondo, poi si precipitò a telefonare a Hermione. Harry invece rileggeva la lettera del figlio maggiore con molta attenzione. Non aveva mai sentito parlare di questa studentessa particolarmente dotata durante la sua permanenza ad Hogwarts. Non conosceva tutti i Corvonero, ma c’erano state molte lezioni comuni…E sicuramente Hermione avrebbe dovuto ricordarsi di una ragazza migliore di lei negli studi. Appoggiò la testa sul bracciolo imbottito della poltrona e si tirò indietro i capelli. Un senso di ansia gli attanagliò lo stomaco. Non doveva nemmeno pensarci. Erano trascorsi tanti anni. Voldermort era stato sconfitto. Non era possibile.

Ginny rientrò nel salotto trafelata.

“Né Krum né Fleur hanno mai conosciuto una ragazza con quel nome….E nemmeno Luna…né Cho..” La donna era così pallida che Harry credette di vederla svenire da un momento all’altro.

“Dobbiamo stare calmi. Rose può essersi sbagliata, avrà capito male l’età” suggerì senza convinzione Harry. Ad un tratto sentirono suonare il campanello. Ginny andò ad aprire e si ritrovarono in casa, con i visi sconvolti Hermione, Ron, Bill e Fleur. Si sedettero. L’unica che sembrava aver mantenuto l’autocontrollo era Hermione.

“Non era a scuola quando c’ero io e nemmeno Percy se la ricorda” borbottò Bill.

“Luna ha promesso che cercherà nell’emeroteca del Cavillo” aggiunse Ron “Forse troverà qualche informazione”. Rimasero in silenzio per qualche minuto. Ognuno frugando nei suoi ricordi. Solo Hermione sembrava tranquilla. Harry notò il suo atteggiamento e la indusse a parlare.

La donna fece un sorriso tirato “So bene a cosa state pensando tutti, ma è semplicemente impossibile. Voldermort non può essere resuscitato. E credete forse che la McGrannitt sia così stolta da cedere il suo posto di insegnante ad una sconosciuta?”

Il ragionamento non faceva una grinza, ma non convinceva del tutto gli altri. Ginny guardò Harry con aria preoccupata.

“Ha sicuramente qualche influenza sulla McGrannitt se si è permessa di criticare il suo metodo di insegnamento. E soprattutto avete mai sentito dire che qualcuno è capace di trasfigurare un ogetto per cinque volte di seguito in meno di un minuto?” ragionò Ron. Fleur e Ginny annuirono. Bill si grattava la barba con aria assorta.

“Dovremmo andare a Hogwarts?” domandò Ginny “Aspettare fino a dicembre mi pare rischioso…”. Hermione scattò in piedi: “Quante volte devo ripetervi che è tassativamente impossibile che Voldermort sia di nuovo tra noi? Harry l’ha eliminato. Punto e basta. Il fatto che non ci ricordiamo di questa McGowann non è un problema. I nostri anni di scuola non sono stati all’acqua di rose, pieni di feste e giorni spensierati! Non avevamo certo il tempo per conoscere tutti quelli delle altre Case. A malapena mi ricordo le mie compagne di stanza!” gridò esasperata. Ron le toccò un braccio per farla sedere di nuovo, sotto gli sguardi stupiti dei presenti.

“Sicuramente hai ragione” consentì Bill “ma ci sono i nostri figli là. Anche l’ultima volta molti non credevano che fosse resuscitato”

“E non c’è due senza tre…” mormorò infelicemente Ron. A quelle parole Hermione si diresse verso la porta di casa e la sbatté uscendo. Ginny, accantonando per un momento le sue preoccupazioni guardò Ron.

“Che le prende? E’ sempre stata la più razionale” chiese stupita

“Odia non riuscire a venire a capo delle cose. Credimi, è preoccupata quanto noi. Sta cercando di dare un senso logico a questa figura che sembra emersa dal nulla” Ron scosse il capo angosciato.

Harry bevve un sorso di whisky incendiario. “La cicatrice non mi fa male. Quindi Hermione ha ragione. Ma c’è qualcosa che non va. Vi ricordate di Raptor?” tutti annuirono “Non vorrei che questa Magdalene McGowann fosse un Mangiamorte con strane idee in testa. Una pazza, una pazza con un potere di Trasfigurazione enorme”.

Fleur si dichiarò d’accordo con la teoria di Harry. Ginny guardò il marito. Sapeva che un dolore sordo lo accompagnava. Aver giudicato male Piton lo dilaniava ogni giorno da diciannove anni. Il rimorso lo attanagliava, unendosi alla sofferenza per aver perso i genitori, Sirius, Lupin, Fred e altri amici.

“Diremo alla McGrannitt se può anticipare il ricevimento dei genitori per noi. Le inventeremo che prima di Natale non possiamo muoverci e quindi dobbiamo andare ora a Hogwarts” stabilì Ginny.

Passeggiata notturna

James era in punizione. Aveva sbagliato bersaglio centrando in pieno un Serpeverde (ma poi si era vantato di averlo fatto di proposito perché gli stava antipatico) durante la lezione di Incantesimi. Era stato sospeso dalle prossime due partite di Quidditch e obbligato a riporre e lucidare tutti gli oggetti della professoressa McGowann, che in quel momento stava leggendo una copia di ‘Trasfigurazione Oggi’ nel suo studio. James non ne poteva più di pulire forchette, anelli, portacipria e alambicchi di fragilissimo vetro.

“Quante detenzioni hai avuto l’anno scorso, Potter?” chiese la McGowann senza alzare gli occhi dal giornale.

“Quattro signora” borbottò lui. La professoressa sorrise. “Anche tuo nonno era sempre in punizione. Lui e i suoi amici”. James guardò esterrefatto la donna. Come faceva a saperlo? Rifletté un attimo e poi si rese conto che probabilmente glielo aveva raccontato suo padre. Avevano la stessa età, dovevano conoscersi, anche se i suoi genitori non glielo avevano detto nella loro lettera.

“Ehm…Conosce i miei genitori professoressa?” chiese timidamente

La McGowann lo guardò e sorrise.

“Hai finito? No? Bene, continuerai domani sera” e lo congedò senza avergli dato una risposta.

Mentre saliva la Torre di Grifondoro, assorto, James si trovò improvvisamente Victoire davanti. Le faceva uno strano effetto la cugina che aveva sangue Veela –che conferiva un ammaliante bellezza- nelle vene. Era affascinante. Ma purtroppo stava con Teddy Lupin. E non poteva competere con lui. E poi erano cugini di primo grado….

“Da dove vieni?” chiese la ragazza, interrompendo il flusso dei suoi pensieri

“Detenzione…spolvero e lucidatura dei ninnoli della McGowann” sospirò affranto “Tu dove vai? E’ quasi mezzanotte”

Victoire mostrò un pezzetto di pergamena. “Biblioteca. La Preside mi ha dato un Permesso per studiare di notte. Sono indietro sul programma di Pozioni e devo recuperare prima di dicembre, altrimenti a giugno sarò bocciata” e scese le scale.

“Vengo anche io!” si precipitò dietro alla cugina che si fermò a mezze scale guardandolo con aria di rimprovero “Ma che bella idea! Così se ci trovano a me viene ritirato il Permesso e tu non giocherai più a Quidditch per tutto l’anno”. A testa bassa, James finse un’espressione delusa che strappò un sorriso alla cugina. “Andiamo. Ma se fai il minimo rumore dirò che mi hai seguita e io non me ne ero accorta!”. James trotterellò giù dalle scale, facendo lo stupido per far ridere Victoire.

Mentre stavano attraversando il corridoio vicino alla Biblioteca, James notò uno strano movimento nell’ombra del corridoio accanto. Si fermò e fece cenno a Victoire di fare altrettanto. Si nascosero dietro una statua e attesero che l’ombra passasse. “ma che…?” sussurrò Victoire ma James ponendosi l’indice davanti alla bocca le intimò di rimanere in silenzio.

La figura che avanzava, era sicuramente quella di un uomo alto vestito con un grande mantello, con un cappuccio sulla testa che gli nascondeva quasi tutto il viso. I due ragazzi non poterono vedere il resto del volto, la luce delle candele non era sufficiente. La figura svoltò verso gli alloggi degli insegnanti. I due poterono udire bene presto il rumore di una porta che si apriva e si richiudeva.

Victoire e James uscirono dal loro nascondiglio e senza parlarsi iniziarono a camminare verso il secondo corridoio per vedere dove era entrato quell’uomo.

“Papà mi ha detto che i Mangiamorte portavano sempre i cappucci in testa per non farsi riconoscere” sussurrò James. Victoire lo guardò canzonatoria “Mangiamorte a Hogwarts. James ti prego! Non essere ridicolo”.

Con loro grande sorpresa constatarono che in quella parte del castello c’erano solo due alloggi degli insegnanti. Uno era quello di Vector e l’altro…. “McGowann” mormorò Victoire “E certamente quello che abbiamo visto non era Vector”. James tentò di buttarla sul ridere “Forse ha un fidanzato che la va a trovare di notte!”. Victoire lo trascinò via spazientita e lo rispedì alla Torre dei Grifondoro.

Di nuovo a Hogwarts

Harry, Ginny, Ron ed Hermione si smaterializzarono fuori dal cancello del castello. La loro prima sensazione fu quella di essere tornati a casa. Nessuno voleva pensare a quali orrori si erano consumati qua anni prima. All’improvviso videro la figura di un mezzo gigante venire ad aprirgli. Era Hagrid che volle abbracciarli tutti e quattro in una volta, rischiando di farli soffocare.

“Passano gli anni, eh? Siete sempre belli, cioè voialtri maschi no, ma le ragazze sì” e scoppiò fragorosamente a ridere “Vi ho fatto le caramelle mou, vi mancavano, eh? E il tè. Hermione, lo sai che Rose è la più brava del suo anno? In un mese ne ha fatti di progressi. Oh Harry, James ha due settimane di detenzione. Albus è timido ma si farà le ossa!”. Riprendendo fiato da quella stretta poderosa, i quattro riuscirono solo a annuire.

Più tardi si sedettero nella capanna di Hagrid, cercando di trangugiare le caramelle dure come il marmo di cui il Guardiacaccia andava tanto fiero. Ginny ne approfittò per introdurre il discorso.

“Come trovi la professoressa nuova di Trasfigurazione?” chiese con tono noncurante. Hagrid fece finta di non capire.

“E’ magrolina, ma dicono tutti che è molto brava. Ancora tè?”. Harry e Ron si scambiarono un’occhiata. Hagrid non sapeva mentire.

“Strano che non ce la ricordiamo” Harry finse un tono pensieroso “Eppure i ragazzi sono certi che ha la nostra età”. Il mezzo gigante fece una smorfia. “Ok, ok. So dove volete andare a parare. Gli anni non vi hanno tolto la curiosità. Ma io non posso parlare. E’ una faccenda della Preside, non posso certo spifferare ai quattro venti che Magdalene è sua figl…” e si interruppe guardando i suoi amici. Ginny era rimasta a bocca aperta, Hermione aveva fatto cadere la tazza mandandola in frantumi. Ron e Harry strabuzzarono gli occhi.

“COSA??” proruppe Hermione “La McGrannitt ha una figlia?”. Hagrid si grattò la grossa testa “Ehm sì. Ma non è una bella storia ragazzi. Se vuole ve la racconterà lei. Povera Magdalene, quanto deve aver sofferto…” e tirò su con il naso rumorosamente. Ron aveva la faccia di uno che aveva ingoiato troppe Cioccorane.

Incontrarono la McGrannitt vicino all’ingresso della Sala Grande. Era così felice di vederli che si commosse. Anche Harry si sentì molto toccato nel rivedere la sua vecchia insegnante. Si accomodarono nella classe di Incantesimi. Le altre erano ancora affollate dagli studenti.

“Devo dire che mi ha sorpreso avere la vostra lettera. Comunque non dovete preoccuparvi. I vostri figli sono tutti molto bravi, specialmente Rose ed Albus….Purtroppo James è tutto tuo padre e ha preso molto anche dal povero Fred Weasley, Harry. E’ in detenzione per due settimane”. Ginny sbuffò “Mio fratello George sarà molto felice di avere un nipote del genere”.

Continuarono a chiacchierare amichevolmente. Nessuno osò toccare l’argomento della figlia della preside. Non potevano e in cuor loro, non volevano appropriarsi dei segreti della McGrannitt. Alla fine delle lezioni, l’anziana donna si diresse nel suo ufficio, pregandoli di rimanere fino al giorno seguente. Avrebbero dormito negli alloggi degli ospiti. Per James e gli altri fu una gran festa avere i genitori al castello. Cenare nella Sala Grande rese tutti di ottimo umore, malgrado qualche sussurrò che accennava al ‘Famoso Harry Potter’. Ma Harry non vi badò. Prima di andare a letto, Victoire lo avvicinò, chiedendogli di parlare per qualche attimo. Harry immaginò che avesse bisogno di aiuto per il Patronus o qualche altro incantesimo e non volesse farsi scoprire dai suoi compagni. Ma quando giunsero vicino alla Torre di Grifondoro, lei aveva uno sguardo così angosciato che agitò Harry.

“C’è qualcosa che non va qua” disse la ragazza e Harry inarcò le sopracciglia “Poco dopo l’inizio dell’anno…Una notte che stavo andando in biblioteca…Ho visto un uomo vestito di nero, con un cappuccio calato fino a metà viso dirigersi verso la camera della professoressa di Trasfigurazione”. Il viso di Harry si contorse. Aveva un orrendo ricordo di certe persone incappucciate. “L’ho rivisto ogni sera. Poi il Permesso è scaduto e non sono più potuta uscita di notte. Sono preoccupata.”

Harry accarezzò la guancia della ragazza “Vedrò cosa posso fare”. E si diresse verso il suo alloggio.

Appena arrivato raccontò tutto alla moglie e a Ron ed Hermione. Le reazioni furono piuttosto prevedibili. Ginny diventò una furia, Hermione iniziò a riflettere e Ron cercava di mantenere una parvenza di calma. “Stanotte faccio un giro io. Questa storia mi ha stufato” mormorò Harry digrignando i denti. Hermione si alzò “Vengo anche io”. Ma Harry decise di andare da solo e come ai vecchi tempi -cosa che gli strappò un sorriso di nostalgia- tirò fuori dai bagagli il Mantello dell’Invisibilità.

Si nascose dietro la statua che gli aveva indicato Victoire e attese. A mezzanotte, una figura si stagliò in fondo al corridoio. Era proprio come la ragazza l’aveva descritta. Facendo attenzione a non fare il minimo rumore, si incamminò dietro di lui, fino alla porta della McGowann. Una mano coperta da un guanto dette un leggero colpetto ed immediatamente sbucò dall’uscio una donna che Harry era sicuro di non aver mai visto in vita sua. L’uomo in nero entrò. Harry si mise una delle vecchie Orecchie Oblunghe dei gemelli Weasley e rimase in ascolto.

“Stai meglio?” disse una voce femminile. Harry udì il fruscio di un mantello che veniva tolto. Qualche attimo di silenzio, poi udì la voce dell’uomo, ma era troppo rauca per identificarla “Sì…. Non so come ripagherò questo debito. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare quando eravamo giovani Mag. Ero troppo cieco. Troppo stolto.”

“Non pensi più a lei ora?” domandò la donna

“No. Ma devi avere pazienza con me. Ho affrontato troppe cose” seguì ancora un breve silenzio

“Adesso devi andare, tra poche ore sarai lo stesso di sempre. Lo stesso di tanti anni fa. Ma stavolta sarà tutto diverso”.

Harry fece appena in tempo a staccarsi dalla porta. L’uomo uscì e si diresse verso il corridoio opposto. Non poteva seguirlo anche se ne avrebbe avuto una gran voglia. Aveva imparato in gioventù a non cadere in certi tranelli. Domani sarebbe andato a parlare con la McGrannitt. Si era stancato di non avere risposte concrete.

Il mattino dopo anche gli altri furono messi al corrente di quel dialogo udito da Harry. La sala degli ospiti era un luogo accogliente: divani ricoperti di tessuto damascato, tavolini con splendidi candelabri e i muri rivestiti di morbida stoffa a fiorami. Victoire, che era maggiorenne, ascoltò il resoconto di Harry e assunse un’aria pensosa.

“James mi ha detto che molte volte la McGowann ha fatto riferimento a tuo padre, Harry. Come se l’avesse conosciuto. Ma mi sembrava assurdo, data l’età della professoressa.” Tutti rimasero stupiti. Improvvisamente, un rumore dall’altra parte della porta fece scattare Ginny in piedi, completamente imbestialita. Qualche secondo dopo, una serie di urla attraversarono la stanza e James fu scaraventato dalla madre davanti agli zii e al padre. “Adesso si è messo pure a spiare!” gridò Ginny, che ricordava sempre di più l’atteggiamento di Molly Weasley. Hermione guardò severamente il nipote, ma Ron ridacchiava. “Ehm…Ehm…” mormorò imbarazzato il ragazzino “Forse la McGowann ha resuscitato il nonno perché era innamorata di lui, no? E ora il nonno è una specie di zombie che obbedisce a tutto quello che gli dice la professoressa”. Hermione spalancò gli occhi terrorizzata “Ma come ti vengono in mente idee simili?”. Ginny scosse la testa e cacciò il figlio dalla stanza, promettendogli solennemente di riportarlo a casa se l’avesse trovato di nuovo a spiare. Ma la teoria di James aveva fatto breccia nella mente di Harry come una lama di ferro incandescente. Hermione se ne accorse e confutò subito quell’idea che definì ‘bislacca’. Ginny capiva gli interrogativi di Harry. Lui aveva avuto la Pietra della Resurrezione in mano anni prima. E quell’ossessione della McGowann, riferitale a più riprese da Victoire, per il defunto James Potter era molto strana. Non si stupì quando Harry si precipitò nell’ufficio della McGrannitt, seguito da Hermione e da Ron. Lei invece rimase seduta, troppo preoccupata per i figli, che potevano avere una insegnante dedita a pratiche di Magia Oscura. E se era davvero una strega così potente da trasfigurare con facilità ogni cosa…Beh, se avesse toccato i suoi figli o i suoi nipoti, la cara McGowann avrebbe implorato di ricevere il Bacio di un Dissennatore invece di affrontare Ginny Weasley Potter.

Magdalene McGowann

Harry trovò la McGrannitt vicino al gargoyle davanti alla stanza del Preside. Lo sguardo infuriato dell’uomo indusse l’anziana a fargli solo un cenno del capo per invitarli tutti a seguirla.

Appena giunsero nella stanza, la vecchia Preside si sedette e non osò guardare il volto di Harry.

Hermione passeggiava per la stanza. Ron era rimasto immobile, appoggiato ad un tavolo con le braccia incrociate in attesa.

“Magdalene McGowann continua a riferire aneddoti su mio padre a mio figlio” iniziò freddamente Harry, tenendo a bada la collera “Victoire mi ha raccontato che per molte notti ha visto un uomo vestito di nero andare nella camera della signorina McGowann. Ieri notte l’ho visto anche io e ho udito anche il loro ‘tenero’ dialogo” Harry sbatté sulla scrivania un pugno. “Cosa…sta…succedendo…qui?”. Hermione, che aveva smesso di gironzolare per la stanza si avvicinò ad Harry.

“Calmati” gli intimò, vedendo che la Preside era pallida come uno straccio “Professoressa, non vogliamo che i nostri figli siano in pericolo. Forse dovrebbe tranquillizzarci, no?”.

La McGrannitt scostò un poco la sedia e si asciugò una lacrima. Era la prima volta che la vedevano in tali condizioni di debolezza. “Silente, per favore, vuole spiegare….” E iniziò a piangere silenziosamente. Il ritratto del vecchio preside di Hogwarts sorrise a tutti. “Immagino che rimanderemo i saluti e i convenevoli a dopo, vero?” Harry non rispose, stringeva convulsamente i pugni. Se James avesse avuto ragione…Se quella pazza avesse davvero riesumato il corpo di suo padre e ne avesse fatto uno zombie?

Il ritratto sospirò “Minerva, con il tuo consenso, forse Harry preferirebbe vedere i tuoi ricordi. Forse gli sarebbe più chiara la situazione”. La McGrannitt annuì impercettibilmente ed indicò il Pensatoio. Senza indugio Harry vi si avvicinò e in un batter d’occhio, avvolto da luci colorate, si ritrovò in una bella casa con un giardino ben curato. Una bambina con i denti all’infuori, giocava con un uomo grande e grosso. La McGrannitt, che doveva avere già parecchi anni, sorrideva indulgente. “Michael, non far stancare Magdalene”. Ma l’uomo e la bambina continuarono a giocare….

La scena divenne più scura fino a dissolversi. Harry si ritrovò nel cortile di Hogwarts. Era accanto a Silente e la McGrannitt sembrava angosciata. “Minerva, Magdalene non ha la forza di sostenere quello strano potere che ha” e guardò la donna con triste comprensione. La McGrannitt tremò e si affrettò a rispondere “Ma è così dotata! E’ così ubbidiente! Non farà mai male a nessuno!”. Silente sospirò gravemente “Me lo auguro, con tutto il cuore”.

E ancora la scena cambiò, ma così rapidamente che a Harry sembrò di avere le vertigini.

Ora era vicino alla McGrannitt che osservava la figlia chiacchierare con Lily Evans e James Potter. Lì vicino c’era Sirius che la prendeva in giro per i suoi denti da coniglio. Lily aveva rimproverato più e più volte Sirius, ma questi non accennava a smettere. Improvvisamente il ragazzo cadde a terra. Uno strano alone rossastro immerse Magdalene, Lily gridò, James invece prese la ragazzina per le spalle implorandola di calmarsi, assicurandola che Sirius si sarebbe scusato.

Harry venne risucchiato in un altro luogo. Sembrava la Stanza delle Necessità. La McGrannitt piangeva, Magdalene era semisvenuta e giaceva su una lastra di pietra. Silente, con il volto contorto dal ribrezzo per ciò che stava per fare, respirava velocemente. Con uno spillone si ferì la punta di un dito e lasciò cadere tre gocce di sangue dentro un calice che conteneva una pozione. Semicosciente ed aiutata dalla madre, Magdalene la bevve. Silente le si avvicinò, tenendo una scatola di ferro tra le mani. “Mi farà male?” mormorò la ragazza, che dimostrava diciassette anni. La McGrannitt tra le lacrime riuscì a negare con un cenno del capo “Andrà tutto bene tesoro”. Silente aprì la scatola “Guarda qui dentro Magdalene”. In un istante la ragazza era diventata di pietra.

Harry riemerse dal Pensatoio con una gran voglia di vomitare. Fissò il ritratto e poi la McGrannitt “Pietrificata? E’ sua figlia!”. Hermione aveva ripreso a gironzolare per l’ufficio. Il dipinto parlò “Signora Granger Weasley, come immagina che la signorina Magdalene venne pietrificata?”. Hermione continuava a camminare. “Immagino dagli occhi di Basilisco e che lei avesse vincolato lo stato di pietrificazione al suo sangue” Il ritratto sorrise “Complimenti signora Granger Weasley. Vedo che non ha mai smesso di studiare”. Ron osservò la moglie e il suo apparire così tranquillo. Si fece avanti con aria perplessa “Hermione, tutto questo ha a che fare con il ritaglio che ti ha spedito Luna?” domandò in un soffio. Hermione tirò fuori da una tasca un pezzo ingiallito di carta e lo mostrò ad Harry. I caratteri quasi sbiaditi citavano:

“Scompare Magdalene McGrannitt. Michael McGrannitt viene ricoverato al San Mungo per disperazione cronica” L’immagine mostrava una ragazza molto carina. Era inutile fare illazioni sul cognome…Evidentemente la donna l’aveva cambiato al fine di non destare sospetti.

Ma ad Harry il giornale non interessava. Stentava a respirare. La crudeltà di quell’atto gli sembrava assurda. Nessuno parlò. L’atteggiamento sereno di Hermione in quel contesto era una pugnalata, una discrepanza. Ridurre una ragazza in uno stato di morte a causa di un potere –qualsiasi fosse stato- gli sembrava un atto troppo inumano.

D’un tratto la McGrannitt si alzò e iniziò a parlare con voce spenta.

“Era tanto bella la mia Magdalene. Lei odiava i suoi denti da coniglietto, ma per me, che non avevo mai avuto figli, appariva come la più bella bambina del mondo. Anche mio marito l’amava follemente” si asciugò gli occhi, i capelli bianchi, sempre stretti in una crocchia, si erano allentati, ricadendo in ciocche scomposte ai lati del viso. Il ritratto di Silente rimaneva muto, con un’espressione di profondo cordoglio. Minerva riprese il suo racconto “ Ma….ma la sua….”

“Empatia, mamma?” Tutti si voltarono udendo la voce piena di rancore che proveniva dall’ingresso dell’ufficio. Magdalene fissava la madre con un’aria bellicosa. Ron si scansò per farla passare, Harry la fissò con dolore e pietà. Solo Hermione le sorrise tranquillamente. La McGowann avanzò nella stanza circolare, i pugni stretti lungo i fianchi, i capelli sciolti formavano della onde sulle spalle esili.

“Mi convinceste che il mio potere magico avrebbe attirato Voldermort. E lui avrebbe usato qualsiasi stratagemma per avermi nelle sue file di Mangiamorte. Quanti anni ho passato congelata in uno stato peggiore della morte? Peggiore di Azkaban?” I suoi occhi nocciola sembravano emettere fiamme.

“Mi ricordo i vostri mielosi discorsi: Voldermort può lusingarti…Voldermort vuole solo la tua empatia. Potresti uccidere i tuoi amici. Amici? Quali amici?” si voltò di scatto verso Harry e sorrise malevola “Tuo padre era l’unico che riuscisse a calmarmi. Non era quel pallone gonfiato che tutti credevano. E ho un…gran debito con lui….Ma tua madre…Oh no” scosse la testa con un sorrisetto ironico “La perfetta Lily. Sempre dolce e amorevole, sempre piena di comprensione verso gli altri. La migliore in Pozioni, così bella e tenera…” Harry ebbe un fremito, immediatamente Ron gli fu accanto, e lo prese per un braccio “Ricorda cosa ha passato….” Gli sussurrò ad un orecchio e Harry prese fiato, imponendosi di calmarsi.

“Lily la Perfetta era amata da tutti. Con quei capelli rosso scuro e gli occhi verdi- Sì, Harry uguali hai tuoi, non hai la nausea a sentirtelo ripetere?- ma io…Io no, ero una ragazzina con i denti da coniglio e nessuno mi considerava. James fu una salvezza per me”. La McGrannitt si avvicinò alla figlia tremando “Magdalene…Sono passati tanti anni….” La McGowann la respinse con furia “Cosa ho adesso?” e la fissò, il volto sconvolto dall’ira “Dovrei avere cinquanta anni, non trentasei! Dovrei avere figli, nipo….” Un lampo improvviso attraversò la stanza. Magdalene crollò svenuta a terra. I presenti volsero gli occhi stupiti verso il ritratto di Silente, ma videro che era stata la McGrannitt a colpire la figlia con uno Stupeficium e ora la donna piangeva disperatamente, scossa da singhiozzi incontrollabili. Ron ed Hermione le si avvicinarono cercando di consolarla. Harry invece era in preda a sentimenti contrastanti. Se da una parte condannava Magdalene per le parole astiose verso sua madre, da un’altra comprendeva la sua rabbia per essere stata manipolata.

Ron si volse verso il ritratto di Silente: “ Ma cosa è questa strana empatia?” L’ex Preside sospirò: “Magdalene aveva la capacità di immagazzinare le sensazioni altrui e rivolgerle contro chi le aveva provate” i presenti rimasero attoniti “ Rabbia, amore, odio, felicità. Qualsiasi sentimento venisse provato, la ragazza aveva la capacità di rivolgerlo amplificato contro chiunque la facesse star male. Harry…” L’uomo si voltò verso il dipinto “Cosa credi sia accaduto a Sirius quando è caduto a terra nel ricordo della professoressa McGrannitt?”. Hermione parlò “Ovviamente è stato investito dalla sua stessa ironia. Ha visto nella sua mente cosa avrebbe provato se qualcuno fosse stato crudele con lui”. L’immagine nella cornice annuì. “Esattamente. Magdalene era capace di distruggere la sanità mentale di chiunque. Non poteva controllare il suo potere. Immaginate come si sarebbe servito Lord Voldermort di tale magia se avesse convinto una ragazzina di diciassette anni a seguirlo?”. Il silenzio crollò nell’ufficio come una cappa di oscurità.

I conti tornano

Harry provava una gran pena per Magdalene. La guardava dormire nell’infermeria e le sembrava una bambina. Hermione gli toccò una spalla “Ha sistemato bene i suoi denti, come ho fatto io” e ridacchiò “Ora è proprio bella”. Harry annuì. Ginny si avvicinò al marito e sorrise. “Povera ragazza. Ha la nostra età e quando si è svegliata tutti quelli che conosceva avevano sedici anni più di lei. Che tragedia”. Hermione sospirò “Rimanere pietrificati non fa crescere, si è condannati ad avere la stessa età fino al risveglio”.

Magdalene aprì gli occhi nocciola e fissò imbarazzata Harry : “Scusa, non volevo…insultare tua madre”. L’uomo sorrise “Non devi scusarti” e strinse la mano di sua moglie. La donna distesa sul letto continuò a parlare: “La notte in cui Silente morì la mia pietrificazione scomparve. Mi trovai sola. Ricordavo a malapena come si facesse l’incantesimo Lumos. Quindi mi rifugiai a Hogsmeade ed iniziai a lavorare da Zonko come commessa” la donna inghiottì le lacrime “Non conoscevo nessuno. Non conoscevo più nessuno. Tutti mormoravano del ritorno di Voldermort e io non potevo fare alcunché. Ho gioito della sua sconfitta ma….” Si interruppe “Alla fine, dopo diciannove anni sono tornata da mia madre e lei mi ha dato l’incarico alla scuola.” Ginny si fece avanti “Possibile che Voldermort non abbia sentito la tua presenza? Un potere come il tuo deve essere facilmente rintracciabile” Magdalene sorrise “Ti preoccuperesti per una ragazza che è data per morta da anni? Quando il tuo peggior nemico sta per ucciderti per sempre?”. Ginny annuì con comprensione. “Ti saresti unita ai Mangiamorte?” domandò Ron lievemente. La risposta della donna fu sorprendente “Forse sì” e si addormentò di nuovo.

“Appena Magdalene si sarà ristabilita le chiederò di quell’uomo” rispose seccamente la McGrannitt “Non è accaduto alcunché nella scuola, non vedo perché dobbiate stressarla così”. Harry ed Hermione rimasero in silenzio. Sembrava loro di essere tornati indietro nel tempo, quando temevano i rimproveri della professoressa .

Harry aveva ancora in mente la teoria di James, ma Hermione appariva stranamente serena. Appena lui accennava alla cosa –visto che la stessa Magdalene aveva detto che suo padre era stato uno dei pochi gentili con lei- la cognata ridacchiava e lo assicurava di non prendersela troppo. Intanto i giorni passavano. Il soggiorno a Hogwarts non era stato così breve. Mancavano pochi giorni a Natale. Ma nessuno di loro voleva muoversi fino a quando il mistero dell’uomo in nero non si fosse chiarito. Ciò che stupiva di più Harry era che Hermione – e anche Ginny e Ron- sembravano non pensarci. Quando provava ad accennare qualcosa della questione gli altri facevano spallucce. Decise di risolvere la situazione da solo. E una notte si mise il Mantello dell’Invisibilità e attraversò il corridoio fino alla stanza di Magdalene. L’uomo in nero arrivò. Bussò. La porta si aprì, ma stavolta non si richiuse così in fretta. Harry ebbe il tempo di infilarsi dentro. Vide Magdalene fissare con amore la figura maschile davanti a lei. L’uomo tirò indietro il cappuccio. Harry fissò il viso così familiare e scoppiò in lacrime, incurante se i due potevano udirlo.

Spiegazioni

Harry non ricordò se era svenuto dallo shock. Quando aprì gli occhi pensò di aver sognato tutti gli ultimi anni. James, Albus e Lily erano solo proiezioni dei suoi desideri? Era sposato con Ginny? Voldermort era scomparso? Si mise faticosamente a sedere sul divano in cui era stato adagiato e stupefatto vide volti familiari intorno a sé. Era nell’ufficio di Silente….O in quello della McGrannitt? Oppure niente aveva senso? Si strofinò convulsamente la fronte.

“Potter, svieni come una ragazzina…Che vergogna!” abbaiò una voce fin troppo familiare. Harry alzò gli occhi. Piton era davanti a lui. Immutato. Lo stesso di diciannove anni prima. Ma vicino al professore di Pozioni c’erano anche Ron, Hermione, Ginny e la McGrannitt.

“Come…Cosa?” mormorò Harry, sentendosi in preda al panico. Ginny si sedette accanto a lui. “Perché non dai mai retta ad Hermione, tesoro?” lo rimproverò gentilmente la moglie “Oppure, perché non le fai mai domande?” Harry si sentì più confuso di prima e fissò Piton che teneva mollemente un braccio intorno a Magdalene. Il viso magro non era mutato, era uguale a diciannove anni prima. Ma era morto. L’aveva visto morto, aveva visto i suoi ricordi…..Hermione si fece avanti. “Quando siamo stati qui ho dato un’occhiata alle pareti…Mi è sembrato molto strano che il ritratto del professor Piton non fosse presente. Mi è bastato fare una connessione tra la devozione di Magdalene nei confronti di tuo padre, l’uomo in nero e…” si girò sorridendo a Piton “la mancanza del dipinto per tirare le somme”. Harry comprese, ma si sentì anche molto stupido. “Oh non fare quella faccia, io non ci sarei mai arrivato” borbottò Ron. Magdalene si avvicinò: “Severus aveva occhi solo per tua madre. La odiavo per questo. Poi lei si innamorò di James e io ne fui così felice che ritenei tuo padre il mio salvatore. Con me era sempre stato gentile…” sorrise amabilmente “ Quando Severus fu condannato da Voldermort e Nagini fece il suo sporco lavoro, attesi che ve ne andaste….” Un lampo di comprensione illuminò la mente di Harry. “L’hai pietrificato! Non era morto!” Magdalene annuì “Era in coma, aveva perso molto sangue, ma un Pozionista come lui non poteva soccombere ad un veleno. Anche Arthur Weasley si salvò da Nagini, ricordi?” Harry annuì con forza. “La Pietrificazione riesce a bloccare la crescita. Settembre scorso ho capito che potevo annullare l’incantesimo e curarlo normalmente. Il mio sangue- lo stesso incantesimo che aveva fatto Silente per me- lo aveva rafforzato. Nella Stanza delle Necessità ho trovato gli occhi del basilisco nella scatola di ferro….”.

Harry guardò Piton, ma non fece in tempo a dire una sola parola che un bambino disperato proruppe nell’ufficio “Papà!” gridò piangendo “Madama Chips mi ha detto che stavi male!” Harry lo abbracciò, poi lo scostò da sé “Albus Severus, voglio che tu conosca…Il professor Severus Piton”. Uno sguardo commosso e stupito inondò il volto di Piton. Il ragazzino lo fissò: “Siete voi il fidanzato della professore McGowann immagino” mormorò con tono adulto. Piton ricambiò lo sguardo con molta serietà e annuì. “Capisco” Albus abbassò lo sguardo, in preda al dolore della sua prima cotta. Piton si avvicinò “Chi porta il nostro nome è destinato a grandi cose”. Harry sorrise.

  
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