07/01/2013
0 recensioniCapitolo due.
Quando aveva sentito parlare di lei in un piccolo paesino dove il circo si era fermato per fare rifornimento di vettovaglie e carburante, Jean Periot aveva subito compreso le potenzialità che un’esibizione del genere poteva avere, ne aveva parlato con il fratello e insieme si erano messi alla sua ricerca, scoprendo che era arrivata in città da non molto, vestita con poco più che stracci che per l’usura lasciavano intravedere la gabbia: così la gente del paese si era accorta di cosa nascondesse la ragazza. Dopo aver bussato a svariate porte, chiesto informazioni in innumerevoli negozi e locali, l’avevano infine trovata coricata all’ombra di un melo.
“Buon pomeriggio mademoiselle”- aveva esordito Jean.
“Buon pomeriggio a lei. Vi siete persi?”- rispose in tono calmo ed educato Shelly, dopo essersi messa a sedere.
“Oh no, signorina. Siamo qui proprio per lei. Il mio nome è Jean Periot, e questo è mio fratello Marcel. Lei è Shelly c’est vrai?”
“Sì sono io, ma come… vi hanno parlato di me in paese, è così?”- disse con un tono di voce sospettoso e un po’ imbarazzato.
“Proprio così- intervenne Marcel- abbiamo sentito parlare di lei e siamo subito corsi a cercarla per proporle di lavorare con noi.”
“E, sentiamo, di cosa vi occupereste? Non sarete dottori, o scienziati spero…”
“No, mademoiselle, siamo i proprietari di un circo; del più famoso circo del mondo Il Magico Circo dei Fratelli Periot”- disse Jean, altezzoso e sapendo benissimo di raccontare una mezza verità: nessuno all’epoca conosceva il loro circo.
Shelly si alzò di scatto e si incammino verso la strada.
“Ma dove va?”- le chiese Marcel, correndole dietro.
“Io non sono un fenomeno da baraccone, non ho la barba ne ingoio coltelli… ho solo un…”- disse aumentando il passo e con voce che si era fatta improvvisamente tremula..
“Ma sicuro, non l’abbiamo pensato neppure per un istante- iniziò Jean- ovviamente sappiamo della sua… diciamo della sua “particolarità”, ma non ci permetteremmo mai di trattarla come un fenomeno da quattro soldi o di metterla in mostra come si fa con gli animali impagliati. Noi le offriamo la possibilità di diventare un’artista, di guadagnare qualche soldo così da non vivere all’addiaccio.”
Shelly rallentò e si voltò verso i due fratelli.
Marcel continuò: “Mademoiselle, sapete ballare?”
Shelly scosse la testa: “No, per nulla.”
“Se vorrete, le nostre ballerine ve lo insegneranno, oppure potreste recitare… vedrete organizzeremo il miglior spettacolo che si sia mai visto.”- disse Jean con fervore.
“E quanto staremo lontani?”
“Avete qualcuno che vi aspetta? Ci avevano detto che vivete per strada…”- disse Marcel contrariato dall’improvvisa prospettiva di vedersi scappare un’occasione simile.
“No no, vi hanno informato bene, sono sola. È che non credo di voler fare ciò che mi offrite per tutta la vita.”
“Non possiamo obbligarla a restare con noi signorina. Possiamo solo garantirle che non avrà mai motivi per volersene andare.”- concluse Marcel.
“D’accordo, quando partiamo? Non avreste per caso degli abiti della mia misura, in modo da coprire la mia…”
“Non si preoccupi di nulla, le faremo avere un guardaroba degno della miglior moda parigina, mademoiselle.”- rispose Jean con un enorme sorriso sul volto.
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