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Autore: nigatsu no yuki    07/01/2013    6 recensioni
Tre strade, in tre tempi diversi, in tre diverse edizioni degli Hunger Games.
La protagonista è Mags: la prima storia racconta dei suoi giochi, la seconda quelli di Finnick di cui lei fu mentore, la terza dei 75°, dell'Edizione della Memoria, quando si offrì volontaria per salvare Annie.
Ogni capitolo racconterà queste tre strade, perché tutte e tre hanno qualcosa in comune, perché tutte e tre hanno messo in risalto sia la parte peggiore degli Hunger Games, sia la migliore.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 10 - Mags
 


-Sei stata bravissima Mags!-
-Superlativa!-
-Non avevo mai visto niente di simile, davvero!-
-E poi chi ti ha insegnato queste tecniche di combattimento?-
-Sto ancora tremando d'emozione-
Volevo urlare.
Urlare a tutti di tacere, che non ne potevo più di quei complimenti, che non li meritavo perché erano frutto di un'assassina, di chi si era sporcata di sangue le mani, sangue di innocenti.
Il viaggio di ritorno verso il Distretto 4 si stava rivelando più lungo di quanto potessi aspettarmi, inoltre ero accerchiata da Jim, dagli stilisti e da altre tre o quattro persone che non avevo mai visto, ma che si limitavano ad idolatrarmi.
Come mai poi? Fino a due settimane prima nessuno di loro avrebbe scommesso su di me, eppure ero lì, davanti ai loro occhi, vincitrice e condannata.
E Aaron era morto, il loro prediletto; era morto davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla.
Le notti prima avevo visto il suo viso che mi sorrideva stanco, nei miei sogni, e con il suo quello della ragazza dell'uno, uccisa da me per essere proclamata vincitrice, e quello del ragazzo del cinque, la mia prima vittima.
Ero sicura che quei volti non mi avrebbero abbandonata tanto in fretta, sarebbero rimasti con me, come promemoria di quello che avevo passato, di quello che avevo fatto.
I presenti sembravano essersi accorti del mio completo disinteressamento nei loro confronti, notai solo un sorrisetto di scuse di Jim che poi mi mise una mano sulla spalla guardandomi -Perché non vai a prenderti qualcosa da mangiare? Pochi minuti e saremo arrivati e dovrai essere sorridente per tutti quelli che ti accoglieranno alla stazione-
Le sue parole sembrarono destarmi da quello stato catatonico nel quale ero caduta dalla fine dei giochi: avrei rivisto il nonno, Jake e Oghas.
Lasciai quel vagone affollato felice di farlo, in quello dov'ero diretta trovai una tavola imbandita ricolma di dolci: afferrai una tortina con la frutta poi mi avvicinai al finestrino.
Dopo essere passati dentro una galleria lo vidi, il mare. Quello era il mio mare e mi era mancato terribilmente.
La gioia per il ritorno dentro di me rischiava di straripare quando sentii il treno rallentare e fermarsi nella stazione del mio Distretto; si era formata una piccola folla per darmi il benvenuto, non troppe persone però, la vera festa in mio onore si sarebbe svolta solo il giorno dopo.
Ero sicura che appena scesa dal treno mi avrebbero semplicemente consegnato le chiavi della mia nuova casa, al Villaggio dei Vincitori.
Un dolore improvviso nel profondo del ventre mi assalii: come mi sarei presentata di nuovo lì, a casa?
Ero sicura che i più mi avrebbero considerata un'eroina, capace di vincere gli Hunger Games, inoltre ero la prima ragazza del mio Distretto che vinceva; prima di me c'erano stati solo Jim e altri due ragazzi.
Si sarebbe parlato di me forse, ma a me non importava tutto quello, io volevo che il giudizio delle persone che amavo non fosse cambiato. Io ero sempre Mags, non la coraggiosa e spietata vincitrice dei 12° Hunger Games.
Jim apparì nello scompartimento e senza tanta grazia mi spinse verso la porta che conduceva fuori, nella stazione.
Un'ovazione mi accolse, le voci erano tante ed insistenti, due telecamere riprendevano tutta la scena, ovvero la sorpresa che si era delineata sul mio volto.
Fortunatamente nessuno mi chiese di fare un discorso perché ero sicura che la voce sarebbe rimasta incastrata nella mia gola.
Due bambini mi vennero incontro e mi diedero una collana di conchiglie com'era uso nel mio Distretto; mi stampai un sorriso sul volto e salutai tutti desiderosa di trovarmi lontana da lì, da tutta quella confusione, magari sulla spiaggia con i piedi immersi nel mare, ascoltando lo stridere dei gabbiani e l'infrangersi delle onde sulla battigia.
Aspettai alcuni minuti prima di cercare chi volevo tra la folla, questa iniziò a diradarsi più in fretta di quello che avessi potuto sperare, fu allora che li vidi.
Corsi verso di loro incurante delle telecamere che forse ancora mi stavano riprendendo, Capitol City avrebbe visto una parte di me che non avevo voluto consegnare loro con tanta facilità, ma ormai i giochi erano finiti, ora non mi sarei più curata di loro, avrei avuto meno paura.
Abbracciai contemporaneamente il nonno e Jake, stringendoli forte.
Il mio fratellino scoppiò a piangere, ma nonostante tutto sorrideva, mentre il nonno continuava a ripetermi -E' tutto finito Mags, ora sei a casa e io non potrei essere più felice-
Ero felice, felice come mai lo ero stata, avevo vinto, ero di nuovo a casa.
Sciolsi quell'abbraccio poi diedi un bacio sulla guancia sia al nonno, che a Jake, asciugandogli le lacrime -Non piangere Jake, sono tornata, ti avevo promesso che sarei tornata- sussurrai.
-Ti ha protetto vero?- chiese stringendo la collana a forma di amo che mi aveva dato il giorno della Mietitura.
Annuii -Certo- assicurai.
Mi abbracciò ancora -Non mi lascerai più vero?-
Lo abbracciai di nuovo -Non ti lascerò più Jake- promisi.
Il nonno sorrideva guardandoci, nei suoi occhi vi era solo dolcezza, non era uno sguardo a cui ero abituata, di solito era sempre molto serio ed illeggibile, ma quel giorno aveva anche lui il diritto di essere gioioso.
Allora notai alle spalle del nonno l'ultima persona che mancava per completare quel momento di felicità: Oghas era appoggiato contro la parete che divideva gli unici due binari presenti nella stazione del Distretto e appena si accorse che lo avevo notato mi sorrise.
Andai verso di lui e quando gli fui di fronte mi strinse a se.
-Mi hai fatto preoccupare troppo- mi disse.
Sorrisi- Perché credevi che non ce l'avrei fatta?-
-No- rispose subito, mi guardò negli occhi e io mi specchiai nei suoi, perdendomi in quel mare -non ti avrei permesso di non tornare- poi mi baciò dolcemente.
Quella era la fine di ogni sofferenza ne ero sicura, certo avrei continuato ad odiare Capitol City, avrei cercato di combatterla se ne fossi stata capace, l'importate era essere tornata ed avere vicino le persone che amavo; con loro il futuro non mi spaventava più di tanto.
 
§ § §
 
Non avevo mai visto un'accoglienza per un vincitore come quella.
L'intera stazione del Distretto 4 straripava di gente: curiosi che si spintonavano tra di loro per vedere la star. Come se, nei suoi quasi quindici anni di vita, non l'avessero mai vista, in giro per il distretto, ad allenarsi sulla spiaggia o a nuotare.
Ma ora Finnick era diventato una star, per tutta quella gente lì ammassata e, soprattutto, per Capitol City.
Ero sicura che quello non era ciò che lui realmente voleva ed ero sicura che tutto gli si sarebbe rivoltato contro.
E se fosse successo, una parte della colpa era anche mia.
Strinsi la mano sulla spalla del ragazzo mentre ci facevamo largo tra la folla; tutte quelle domande, tutte quelle voci, mi stavano dando alla testa.
Vidi due bambine avvicinarsi a Finnick, lui si chinò permettendo loro di mettergli intorno al collo la collana di conchiglie; molti altri gli si avvicinarono, chi per chiedere qualcosa, chi per complimentarsi; a tutti brillavano gli occhi, erano quasi inquietanti, ancor di più della gente della capitale.
Passò fin troppo tempo prima che quella folla si diradasse, perché ogni persona tornasse alle proprie occupazioni; solo allora mi voltai verso il ragazzino e vidi la sua espressione, prima piatta e distaccata, sciogliersi.
Dopo tutto quello che aveva passato immaginavo che il bagno di folla fosse l'ultima cosa che volesse -Dovrai trasferirti nel Villaggio dei Vincitori- gli dissi.
Lui annuì piano -Dovrà venire con me anche mia zia?- chiese senza guardarmi.
Si aspettava forse che gli dicessi di no? Non ero sicura che Lipah avrebbe abbandonato il nipote, anche se di lui non si era sempre curata molto.
Quasi sentendosi tirata in causa, la donna apparì alla stazione: il viso e lo sguardo duro, incorniciati da corti capelli neri come la pece.
Non sembrava contenta di trovarsi lì, forse avrebbe preferito rimanere a casa, a strafogarsi con i suoi superalcolici, ignorando di dover badare ad un ragazzino.
-Eccoti qui allora- borbottò fissando il nipote, senza però vederlo davvero, poi si rivolse a me -Che bel lavoro Mags, non ti ritenevo capace di tanto-
Ignorai il velo di strafottenza e sfida che trapelava dalla sua voce -Dovresti essermi grata Lipah- le dissi “Ma a quanto pare lui non ti è stato mai veramente a cuore” pensai.
Lei fece una smorfia poi si rivolse a Finnick -Beh ragazzo hai una casa tutta tua ora e sei abbastanza grande per badare a te stesso dato che sei sopravvissuto a quell'inferno- continuò la donna -io non ho più nessuna responsabilità su di te-
Fece un gesto a mo di saluto e poi se ne andò, silenziosa com'era arrivata.
Finnick, incredibilmente, fece un sospiro di sollievo -Credevo finisse peggio-
-Davvero?- chiesi stupita dal suo comportamento.
-Beh avrebbe potuto volere tutti i soldi, o perfino la casa- spiegò -quello che ha fatto va oltre ogni mia più rosea aspettativa-
Rimasi a fissarlo e a pensare: lui non voleva rimanere solo, si dimostrava forte, ma chiunque aveva paura di non avere nessuno accanto.
E ora lui non aveva nessuno... a parte me.
-Vuoi rimanere da solo in quella casa?- chiesi allora.
-Che altra scelta ho?- replicò lui -farla venire con me così che possa ubriacarsi continuamente e prendersela con l'autore dei suoi mali, ovvero io?-
Lo guardai poi sorrisi -Sai ragazzo, non ho mai avuto figli o nipoti e quindi non ci so fare molto con i bambini-
-Ehi- si lamentò lui -io non sono un bambino!-
Risi -La mia porta è aperta per te Finnick- gli dissi -mi duole ammetterlo, ma siamo entrambi soli, e nella nostra reciproca solitudine potremmo sempre aiutarci-
Abbassò di nuovo gli occhi -Non voglio essere un peso... lo sono stato per tutta la vita-
-Per me non lo saresti- assicurai -l'unica cosa di cui ha bisogno questa vecchia è un po' di compagnia-
Mi guardò, era vero forse potevamo aiutarci, e in quel poco tempo quel ragazzino mi era diventato davvero caro.
Probabilmente pensava le stesse cose che passavano per la mia testa e così mi abbracciò -Ti voglio bene Mags-
-Anche io ragazzo- risposi ricambiando l'abbraccio.
 
§ § §
 
Ad Annie non permettevano di cucinare lì nel Distretto 13, in realtà le permettevano di fare davvero poco ed era questo ciò che la spaventava: se non teneva le mani impegnate la sua mente divagava e se divagava tornava la paura e con la paura le immagini di Finnick e Mags portati via per i 75° Hunger Games.
La ragazza si mise le mani sugli occhi: la paura era bianca, come le mura della sua stanzetta nel sottosuolo del 13, e quel bianco la faceva annegare.
Quando chiudeva gli occhi invece vedeva tanti colori nascere dall'oscurità: i colori la facevano sentire meglio, era rassicurante vedere il verde dei prati, il giallo del sole, l'azzurro del mare.
Poi tornò immediatamente alla realtà ed uscì da quella sua stanzetta bianca, si mise a camminare guardando chi le passava accanto e in mano teneva un pezzo di corda e con quella corda faceva nodi.
La mente però quel giorno sembrava non volerla aiutare: ricordava poco di come dal Distretto 4 fosse arrivata nel 13, l'unica cosa bene impressa nel suo subconscio erano mani prepotenti che la strappavano via di casa.
Poi Annie aveva tenuto gli occhi chiusi, li aveva riaperti solo nel Distretto 13 per riabbracciare Finnick, quattro giorni prima. Non voleva indagare sul quel grande buco bianco della sua memoria, era luminoso e la spaventava troppo.
Arrivò nella grande sala mensa e si sedette a terra, continuava a fare nodi e canticchiava piano; una vecchia canzoni dei marinai, che si sentiva spesso al porto.
C'era una cosa che però Annie non capiva, perché non avevano curato ancora Mags? Perché Finnick non le diceva come stava?
Aveva bisogno di lei, forse le avrebbe insegnato a fare qualche altro nodo, forse l'avrebbe rassicurata ancora... il bianco dei suoi capelli, quello non lo temeva.
Socchiuse gli occhi e quando li riaprì la vide; era seduta a terra accanto a lei e la guardava sorridendo.
Annie strizzò gli occhi, sembrava tutto molto confuso intorno alla figura della donna.
-Ciao Annie- la salutò.
-Stai meglio Mags?- chiese la ragazza titubante.
-Ora si sto bene-rispose quella posando la sua mano su quella di Annie, quel contatto le infuse un piacevole calore che si irradiò dal fondo del petto a tutto il corpo.
-Mi sei mancata- riprese la ragazza.
Gli occhi della donna diventarono lucidi -Anche tu Annie- rispose -puoi fare una cosa per me?-
La ragazza annuì, le mani che lavoravano veloci facendo nodi sempre più complessi, ma mantenendo la sua attenzione sulla donna.
-Qualunque cosa accada voglio che tu sappia che non sarai mai sola Annie- sussurrò -io sarò sempre con te, per proteggerti... non sarai mai sola-
Annie continuò a guardare la donna, una parte di lei non la capiva fino in fondo, l'altra sapeva che ciò che aveva detto era la verità e che quella verità l'avrebbe accompagnata per sempre.
Stava per dirle che neanche lei l'avrebbe mai lasciata, quando qualcun'altro le sfiorò una mano: era Finnick.
-Che succede Annie?- le chiese.
Lei scosse la testa e disse solo -Mags-
Il ragazzo sfuggì al suo sguardo e l'abbracciò -Lei sarà con noi per sempre Annie, quelli che amiamo non se ne vanno mai veramente- sussurrò.
E mentre Annie sentiva queste parole guardava al di là delle spalle di Finnick, dove Mags, ancora seduta per terra, annuiva sorridendole.












Angolo Autrice

Ritardo, immane, sciocco, inscusabile ritardo; chiedo perdono a tutti voi, vi ho fatto aspettare troppo per questo ultimo capitolo, ma sono stata quattro giorni in montagna, in più l'avrò riscritto almeno tre volte, questo finale.
Ebbene si carissimi, siamo giunti alla fine; questa mini-long è durata poco più di tre mesi e io non pensavo di riuscire a finirla in così poco tempo (data la mia velocità da lumaca paralitica)
Faccio due precisazioni: la seconda parte non mi piace, e ho deciso all'ultimo di non mettere Annie, il perché lo scoprirete tra poco; dell'ultima non potendola ambientare dal pov di Mags, ho deciso di lasciare spazio invece ad Annie.
E ora partiamo con i ringraziamenti plateali ooooolè
Un grazie grande a chi ha letto questa storia, a chi ha continuato a seguirla sempre, spero vi sia piaciuta, io ci ho messo dentro tutto il mio impegno possibile.
Un grazie immenso a chi ha sprecato due minuti del suo tempo facendomi sapere cosa ne pensava, il vostro sostegno è stato importantissimo, le vostre recensioni e i vostri pareri; e quindi grazie a

Hide and Seek
sheturnsright_
Light Rain
nica89
Sheireen_Black 22
Akilendra
BelieveInThem
TVD_lover

Vi ringrazio davvero tanto :3
Bene quindi questa storia finisce qui ma... ho una sorpresa per voi *miii smettila, ormai non ti sopporteranno più*
Ho deciso di cimentarmi in un'altra mini-long (massimo 15 capitoli) perché mi dispiace di aver trattato poco Annie e quindi la mia mente malsana, decide di invetare una storia su Annie, che quindi sarà un sequel della "seconda strada" di questa ff o un prequel della "terza strada" potete vederla come volete :)

Beh probabilmete la maggior parte di voi non ne può più, ma io vi avviso comunque :D 
Cercherò di pubblicare questo nuovo progetto il prima possibile!

Ho davvero finito ^___^
Vi aspetto se ancora vorrete saperne di me!!
Un bacio
Debs

 
   
 
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