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Autore: Fred Halliwell    07/01/2013    9 recensioni
In un mondo di pace e luce esiste sempre l'oscurità, ed è tra quelle ombre che sempre più agguerrito e vendicativo vive Pitch Black.
Si è armato, con nuovi trucchi, molto più potenti di prima, che neanche il bastone magico di Jack riese a fermare. Come faranno i Guardiani a sopravvivere? A chi chiederanno aiuto?
Mgari a qualcuno come loro!
Ma esistono altri spiriti come loro? Ci avete mai pensato?
Avete mai provato ad immaginare cosa succederebbe se, oltre ai 5 Guardiani, l'Uomo della Luna ne avesse scelto un sesto, molto prima di tutti gli altri. Un Guardiano ormai tanto antico da essere stato dimenticato, confuso con un mito, scambaito per qualcun'altro. Un Guadiano vissuto così tanto tempo fà che persino lui ha dimentico il suo scopo.
Beh, io SI! XD
E se questo spirito perduto venisse richiamato a combattere? A lottare in una guerra che non gli appartiene più, per sconfiggere un vecchio nemico e ripristinare l'ordine nel mondo e salvare gli altri Guardiani.
Lo farà?
Chi sarà mai questo Guardiano che vaga per il mondo senza più una meta? E deciderà di unirsi ai Guardiani o a Pitch per portare avanti la sua vendetta?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jarida's Universe'
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Salve gente ^^ eccomi qui con il vero “primo capitolo” della mia storia. Vi ho fato attendere molto, me ne rendo conto, ma spero che ne sia valsa la pena XD.
Prima di cominciare la lettura, però, volevo fare un paio di comunicazioni u.u e la più importante era quella di ringraziare tutti coloro che hanno anche solo letto il prologo della mia storia, ma in particolare EmilyHalliwell , HeilyNeko , Pitch Black e Cordelia89,,  , ^^ che hanno recensito rendendomi tanto ma tanto felice XD.
Come seconda ed ultima cosa volevo indire una specie di gara: chi riuscirà ad indovinare il personaggio misterioso preso da un film Disney?
Alcuni di voi già lo sanno u.u e li pregherei di non svelarlo agli altri, anche se credo che sia abbastanza chiaro per tutti fin dal primo capitolo. In ogni caso la sua vera identità verrà svelata non prima del quarto capitolo, quindi avrete tutto il tempo a disposizione u.u
Buona lettura anche questa volta e continuate a seguirmi per favore ^^’’’
Un bacio dalla vostra Fred! 



 

CAPITOLO UNO
San Valentino

 


Si svegliò di soprassalto, ansimando.
“Che sogno!”
Non ne aveva mai fatti di così, mai! In tutta la sua esistenza!
Si mise seduta, il petto si alzava ed abbassava velocemente e respirava affondo, in cerca di ossigeno. La testa le faceva male e più cercava di ricordare i particolari del sogno più il dolore aumentava.
L’unica cosa che per certo rammentava erano quelle labbra fredde ma morbide che si posavano sulle sue, secche ed inesperte. Non era neanche convinta al cento per cento che fossero labbra, ma era l’ipotesi più probabile.
Il pensiero la fece arrossire, anche perché non sapeva il volto di colui che la stava baciando. Voleva cercare di mettere a fuoco l’immagine del ragazzo misterioso; era così reale … ma tutto stava diventando confuso!
Si coprì il viso con le mani per non vedere le foresta, cercando di restare aggrappata all’immagine pallida e sfocata dello sconosciuto, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani nude e più cercavo di fermarli, più i dettagli le scivolavano via.
“Che cavolo gli era preso a Sandman?”
Beh, sempre che fosse opera sua … Quando a qualcuno come lei capitava di sognare (cosa abbastanza rara) non sempre centrava l’Uomo dei Sogni, anzi!
Si alzò, dolorante in più punti.
Si era addormentata (anche se per poco) su un sasso … di nuovo
Avrebbe avuto il collo bloccato per settimane, come l’ultima volta che le era capitato. Doveva smetterla di dormire sui sassi e decidersi a scegliersi una fissa dimora. Girò il viso (facendosi male al sopracitato collo) e guardò storto il sasso, come se fosse realmente colpa sua e non di lei, che si ero nuovamente messa a guardare le stelle, ben consapevole che si sarebbe addormenta.
Il sole non era ancora sorto del tutto ma era già l’alba e la luna era semi nascosta dalla luce del ben più luminoso astro. La ragazza alzò gli occhi ad essa (la luna) e spolverandosi i vestiti domandò, quasi con scherno: << Stai cercando di dirmi qualcosa Manny? >>
L’uomo della Luna, chiamato più semplicemente Manny, era colui che l’aveva messa (o meglio rimessa) al mondo da più di millecinquecento anni. Lei insieme agli altri spiriti (compresi i Guardiani, i protettori dei bambini) secondo lui necessari al mondo intero.
<< Che cosa significa quel sogno? >>domandò ancora ma, come sempre, non ottenne risposta. Era da alcuni anni ormai (diciamo anche decenni) che Manny non parlava più con lei.
Gli era divenuta antipatica forse, non lo sapeva, ma prima … prima le parlava quasi ogni giorno, pian piano aveva diminuito la frequenza delle comunicazioni per poi scomparire del tutto dalla sua testa.
<< I tuoi Guardiani ti tengono tanto occupato? >> chiese con sarcasmo non aspettandosi risposta. Non è che ce l’avesse con lui o coi Guardiani, sia chiaro, ma la sua frustrazione in quel periodo dell’anno, unito a quel minimo di risentimento che provava nei confronti di colui che l’aveva sfruttata ed abbandonata, aveva raggiunto il suo apice.
“Poi con quel sogno assurdo!”
Ricordandolo arrossì di nuovo.
Optò per una bella e rigenerante sciacquata di faccia per eliminare l’imbarazzo, così si avvicinò a un ruscello poco distante, specchiandocisi dentro. Il riflesso che vide, anche se distorto dal movimento impetuoso dell’acqua, era quello di una ragazzina, dai riccissimi e scapigliatissimi capelli rossi, il viso tondo coperto di lentiggini e gli occhi verde acqua.
In tutti quei secoli non era cambiata di una virgola. Dimostrava ancora sedici anni o poco più e i suoi capelli erano sempre indomabili e ribelli come il suo carattere.
Tra le ciocche rosso fuoco, spuntava una piccola coroncina d’argento, una tiara, ultimo ricordo rimastole della sua vita da umana.
Era ciò che avrebbe dovuto indossare una volta divenuta regina, ma non lo era mai diventata …
L’unica differenza evidente tra la lei di ora e quella del suo passato, era quel paio di aluccie dal piumaggio roseo (come i fenicotteri, avete presente?) sulla schiena e delle leggere venature (anch’esse rosa) sperse nel verde acqua dei suoi occhi … ma questi sono solo dettagli
Sospirò pesantemente e rialzò gli occhi verso il cielo. Un ricciolo rosso le solleticò il naso e lo spostò via soffiando.
Come a ricordarle che giorno era, un palloncino rosso a forma di cuore le coprì momentaneamente la vista della luna. Ormai era giorno e la cittadina vicino alla quale si era addormentata stava pian piano riprendendo vita dopo la notte.
Doveva riprendere il suo lavoro e quel giorno avrebbe dovuto faticare molto. Bevve un sorso d’acqua gelida (esattamente come piaceva a lei) dal ruscello e, preso arco e frecce, si rimise a lavoro.
 
Era arrivata in città da poco, volando, e si era messa a passeggiare aspettando il momento giusto per cominciare la sua opera.
Tutti i negozi erano addobbati con cuoricini rosa e rossi, i commessi delle pasticcerie stavano fuori dalle vetrine offrendo cioccolatini ripieni a tutti ed i fiorai esponevano le loro migliori composizioni, nonostante il freddo pungente di quella mattinata e la neve in terra. Quel giorno sembravano tutti dei veri mattinieri, erano tutti per strada, anche i bambini, poiché era sabato e in quello Stato non c’era scuola.
Sbuffò infastidita vedendo un riccone comprare un mazzo di rose alla sua bella di turno. San Valentino era, a suo parere, una festa inutile e commerciale. Non credeva fosse necessario regalare fiori e cioccolato per dimostrare quanto tenevi ad una persona, senza contare che così facendo, il 14 Febbraio, la costringevano a fare gli straordinari!
Già … lei era Cupido
Vi immaginavate un bel bebè riccioluto con i pannolino e le alette che spara frecce in tutte le direzioni, vero?
Sbagliato! Ed anche di molto! Cupido è, in realtà, una sexy adolescente in minigonna, ma soprattutto è femmina!
Certo, era riccioluta ed aveva le ali, ma di certo non era un bambino!
Nonostante quello di portare amore nel mondo fosse il suo lavoro, lei non era mai stata un tipo molto romantico e femminile. Ricordava che quando era ancora umana le piaceva andare in giro sul suo cavallo ad esercitarsi nel tiro con l’arco, facendo impazzire sua madre, che non sapeva mai dove trovarla.
All’inizio, comunque, le piaceva quello che faceva. Donare l’amore, o sarebbe meglio dire la consapevolezza dell’amore, era bellissimo.
Prima era un sentimento puro e privo di ogni egoismo, poi gli esseri umani avevano inventato (si lo hanno inventato, c’è poco da fare) il giorno di San Valentino ed ora se non ricevevi un regalo o non lo fai al tuo compagno/a vieni additato come asociale o peggio acido e astioso.
“Soprattutto qui negli Stati Uniti si esagera!”
Era in momenti come quelli che si ritrovava ad amare e rimpiangere la sua cara vecchia Scozia ma da lì ci era già passata, visto che in Europa San Valentino era anche quasi finito.
“Dio salvi il fusoraio!”
Questo nuovo tipo di amore, commerciale e privo di affetto, non le piaceva più …
Una serie di schiamazzi davanti a lei attirò la sua attenzione. Un bambino di circa otto anni le venne incontro, giocando a palle di neve con un’altro suo coetaneo.
<< Ehi, fate attenzione bambini! >>disse loro, ma non ottenne risposta, continuavano a giocare, ignorandola. Poi, quello più vicino, le passò anche attraverso.
“Uffa”
La ragazza dimenticava sempre questo particolare; nessuno credeva in lei, quindi nessuno poteva vederla.
La cosa era abbastanza snervante, anche se non le dispiace poi granché essere invisibile.
Poteva fare il suo lavoro indisturbata, anche di giorno, perché nessuno l’avrebbe mai vista e anche se avessero creduto nello spirito dell’amore sarebbe rimasta invisibile, perché si aspetterebbero di vedere il Cupido versione bebè nominato prima, non certo leiuna ragazza!
Continuò a camminare, ignorando le centinaia di persone che attraversavano il suo corpo, in cerca del bersaglio adatto.
Un’altra differenza fondamentale con la versione di Cupido che tutti conoscevano è che lei non lanciava frecce a caso, ma sceglieva i fortunati con molta cura.
Lei non donava l’amore di per sé, ma la consapevolezza dell’amore. Se tu amavi qualcuno e venivi colpito dalla freccia di Cupido, capivi subito ciò che provavi e saresti stato spinto a dichiararti; se non lo amavi allora sarebbe una … beh … gli umani avevano trovato un modo abbastanza volgare per definire la cosa, ma probabilmente non c’era un’espressione migliore del loro: “una botta e via”.
Sarà una passione di pochi giorni e poi chi si è visto si è visto.
Le lo diceva sempre: ognuno deve trovare l’amore coi propri tempi … il suo compito era solo quello di dare una piccola spianta”.
Proprio per questo aveva cominciato a scegliere le sue “vittime” con estrema cura; non avrebbe più ripetuto l’errore fatto con Enrico VIII e Anna Bolena, no signore!
Fu allora che trovò il bersaglio perfetto.
Una ragazza bionda stava attraversando la strada pochi passi di fronte a me. Aveva gli occhi lucidi ed era tallonata da un bel ragazzo di colore che aveva lo sguardo più triste e mortificato che avesse mai visto. Mormorava una serie di scuse senza senso. Lei capiva solo una frase, ripetuta all’infinito: << … Certo che voglio sposarti, ma non ora. Voglio trovare un lavoro ed essere in grado di comprarti anche un bel anello di fidanzamento … >>
La biondina però, forse per insicurezza, aveva pensato fosse una scusa e lo stava respingendo. Ma lo amava, oh se lo amava!
La rossa sorrise estasiata, potendo perfettamente vedere l’amore che univa quei due ragazzi. Prese un freccia dalla faretra che aveva sempre attaccata alla cintura, caricò e tese l’arco. La punta metallica a forma di cuore del dardo scintillò sotto il sole, cominciando a brillare di rosa.
Prese per bene la mira e …
STONK!
Colpì in pieno il petto della ragazza. Lei rimase pietrificata per qualche secondo, mentre una poverina argentata le si posava davanti agli occhi. Si girò verso il ragazzo e, prima che lui potesse dire qualcosa, lo baciò con passione.
“Questo si che è l’amore che mi piace!”
Sorrise felice, gongolando tra sé e sé per il bel lavoro svolto. Erano questi i momenti in cui era felice di essere Cupido.
Gironzolò un altro po’ per la cittadina e non trovando nessun’altro degno del suo aiuto finì per spostarsi velocemente per tutto il resto degli Stati Uniti, scagliando solo alte tre o quattro frecce in tutta la mattinata.
 
Era già pomeriggio inoltrato quando la ragazza giunse in un paesino chiamato Burgess. Si aspettava, detto sinceramente, di non scagliare più neanche una freccia quel giorno ed invece trovò qualcun altro a cui dare una mano.
Stava svolazzando sopra il parco, quando notò che, nascosti dietro un cespuglio, c’erano due ragazzini, un maschio ed una femmina, di circa quattordici anni.
Lui aveva gli occhi e i capelli castani, il viso dai lineamenti ancora infantili, cosparso di lievi lentiggini. Guardava intensamente una ragazza bionda seduta su una panchina aldilà del cespuglio. Era molto bella, lei, ma sembrava la classica snob della scuola.
La ragazzina di fianco a lui, invece, aveva i capelli castano rossicci, tagliati a caschetto e semi nascosti da un capellino verde a strisce, gli occhi erano verde scuro e si alternavano tra il suo amico e la ragazza che stavano spiando, preoccupati.
Attorno a lei brillava un aura rosea, lieve, ma comunque visibile agli occhi della rossa.
“Oh … un amore non corrisposto!”
Erano molto anni che non ne vedeva uno così giovane e vivo.
<< Jamie >>disse infine lei << Ne sei proprio sicuro? Quella è Stacy Strauss, ha spezzato il cuore a tutti a scuola! >>
Il ragazzo, che a quanto pare si chiamava Jamie, le sorrise << Tranquilla Pippa, è stata lei a mandarmi l’invito per vederci >>
La ragazza, però, non sembrava convinta << Jamie … io … >>
Lui la guardò, quasi speranzoso << Si? >> e l’arciera dell’amore inarcò un sopraciglio, osservandolo bene. Sperava forse che quella “Pippa” dicesse qualcosa per fermarlo e non farlo andare o era solo una sua impressione?
<< No … niente >>ed abbassò lo sguardo, sconsolata.
Jamie le sorrise radioso ed uscì pimpante dal cespuglio.
Ok, si era sbagliata, non si aspettava nulla, ma solo perché non ne aveva la giusta consapevolezza.
Nel frattempo lei si era talmente lasciata trascinare da quella situazione che si ritrovò a mormorare:  << No … non deve andare così! >>
Anche se era ben consapevole che non poteva né vederla né sentirla, volò davanti al ragazzo, in un inutile tentativo di fermarlo, allargando le braccia a mo’ di “muro umano” e gridando: << E’ quella dietro il cespuglio la ragazza giusta, non la biondina snob. Fermo! >> ma come al solito il giovane le passò attraverso.
“Dio che brutta sensazione, non mi ci abituerò mai del tutto”
Sospirò, frustrata, prendendo un dardo dalla faretra. Era sempre stata restia dal colpire gli adolescenti con le sue frecce. Sono in piena tempesta ormonale e prendono le cose troppo sul serio. Gli ultimi che aveva colpito erano stati un certo Romeo ed una certa Giulietta e beh … sappiamo tutti com’è andata a finire.
Decise, comunque, che era il caso di intervenire, così prese la mira sulla schiena del ragazzo.
Stava quasi per scoccare la freccia quando qualcosa di freddo e duro la colpì in piena faccia.
BOOM
Per l’urto cadde a terra, nella neve. Ebbe giusto il tempo di capire che a colpirla era stata proprio una palla di neve, prima che Jamie si allontanasse con Stacy. A quel punto si voltò verso Pippa e la vide andare via con le lacrime agli occhi.
“Poverina, ha il cuore spezzato!”
Ruggì di rabbia e, alzatasi di scatto, urlò: << Chiunque sia stato venga fuori! >>
<< Sono stato io >>disse una voce maschile di fronte a lei. Pochi secondi dopo le comparve davanti il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Aveva la pelle pallida, bianchissima e senza macchie, tranne che per delle leggerissime e quasi impercettibili efelidi sul naso. I capelli erano del colore della neve su cui era caduta, corti e tutti spettinati dal vento. Gli occhi erano grandi e di un colore unico: azzurro ghiaccio.
Non era altissimo, ma sicuramente la superava di una decina di centimetri, se non di più. Dimostrava un paio d’anni più di lei, diciotto al massimo, ed indossava una felpa blu scuro di qualche taglia in più, che lo rendeva assai più magro di quel che probabilmente era.
In mano stringeva un lungo bastone dall’estremità ricurva e la parte di legno che era a contatto con la sua pelle era ghiacciata.
Nei suoi occhi cerulei si poteva notare rabbia e preoccupazione, sentimenti che non pensava potessero appartenere ad uno come lui, perché lei sapeva perfettamente chi era quel ragazzo, anche se non lo aveva mai visto di persona …
<< Jack Frost? >> 

 

  
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