Attenzione! Capitolo vagamente
pervertito.... ^^°
Grazie LittleDream, grazie Anansy per i commenti!*.*;; Eh, anche se mi dispiace
ammetterlo, in fondo non era difficile capire chi fosse la ragazza! *voleva fare
il colpo di scena xD*
E' che la trama di Death Note è secondo me già di per sé perfetta di suo, però
ho cercato lo stesso di usarla come base per degli sviluppi diversi; non saranno
mai all'altezza dell'originale, ma mi diverto a scrivere... E Anansy, a
proposito del capitolo precedente dedicato a L, non sono brava a farli ma spero
che ti piaccia il blu oltremare!xD -->
click!
Littledream, sappi che lo odio, ma mi sto impegnando per scrivere bene di Raito!è.é;;
*decisa*
Piece III ~ Equivoci
Cancelli dell'università Todai, verso la fermata dell'autobus.
Light Yagami, solitario in mezzo ad un gruppo di ragazzi che si scambiavano
opinioni sul test appena sostenuto, camminava con lentezza sul
marciapiede.
Lui non aveva nulla da dire a nessuno: quel test elementare era stato
per lui una pura e semplice formalità. I professori avevano fornito agli studenti due ore per
completarlo ma, dopo la prima mezz'ora, im preda alla noia lui stava già rileggendo le risposte date.
Alla fine, non sapendo più cosa fare, aveva preso a
guardarsi un po' intorno con cautela. Ed era stato in quell'occasione che aveva
incrociato lo sguardo con lui...
"Light, chi era quello?"
Light controllò l'orario dal suo orologio, quindi estrasse dal portafogli il
biglietto del bus.
"Hey, Light!"
Il ragazzo tossicchiò leggermente, accennando al gruppetto di ragazze
chiacchierine alla sua destra, ed ai ragazzi che camminavano dietro e davanti a
lui.
Ryuk ci rinunciò.
"Ah,capisco, non mi puoi rispondere perché siamo in mezzo a questa folla.
Comunque, mi stavo solo chiedendo se quel tipo che era seduto dietro di te fosse un tuo amico".
"Non ho amici," bisbigliò Light raggiungendo la fermata, appoggiandosi
al muro di recinzione dell'università alle sue spalle.
Da quando Ryuk leggeva nel pensiero?
Lo Shinigami planò sulla sommità del muro, proprio sulla verticale di Light.
"Però lui ti guardava in modo strano, ed anche tu lo fissavi preoccupato".
Light si morse piano un labbro, incerto: quel ragazzo trascurato, spettinato,
con quelle occhiaie impressionanti sotto gli occhi e quel suo modo assurdo di
stare seduto, gli aveva fatto una profonda impressione.
Quando lui si era voltato indietro, lo aveva visto fissarlo con uno sguardo
strano. Interessato. Indagatore. Penetrante.
Quel ragazzo, pensò Light, lo guardava come se lo conoscesse.
Come se sapesse.
Ryuk sghignazzò.
"Che hai?" abbaiò il giovane, perdendo la pazienza. Non solo quella
situazione non gli piaceva, ma conosceva abbastanza bene Ryuk da capire che lui gli stava nascondendo
qualcosa di importante.
"Quel ragazzo aveva un nome strano," ammise il demone.
Light strinse gli occhi. "Ah, allora è per questo", realizzò
infine.
Ora aveva capito dove voleva arrivare Ryuk: prendendolo per paura e curiosità, voleva convincerlo a fare lo scambio di occhi
con lui. Sorrise internamente: Ryuk poteva incuriosirlo e preoccuparlo quanto
voleva, ma lui non avrebbe mai ceduto metà della sua vita solo per conoscere il
nome del primo che passa.
"Beh, non mi importa," affermò, chiudendo il discorso.
Ma in realtà non riusciva a smettere di pensarci. Lo sguardo di quel tipo, addosso a
lui, gli dava una sorta di tensione crescente. Chi mai poteva essere?
"Io ne sono sicuro, con ho fatto nessun errore. Tutti quelli che potevano
nuocermi sono morti. Tutti."
Si ripeté mentalmente più volte questa
frase per convincersi.
E comunque, anche se quel ragazzo in futuro si fosse rivelato un pericolo, alla prima
occasione avrebbe trovato un modo per ucciderlo.
Non c'era possibilità di fallimento.
"Oh-oh, ma guarda un po' chi c'è lì..." mormorò Ryuk.
Light guardò in alto: il demone aveva voltato la testa, fissando con aria
stupita
un punto imprecisato alla sua sinistra. Pensando immediatamente al tipo
del test, Light si voltò di scatto in quella direzione, ma rimase quasi deluso
quando incrociò gli occhi di una ragazza dai lunghi capelli violetti che,
seminascosta dietro un grosso palo della luce, lo stava spiando.
Lo scambio di sguardi durò un istante, poi la ragazza, realizzato di essere
stata scoperta, tirò un urletto, arrossì di colpo e si nascose dietro al palo.
Ryuk sembrava sinceramente sorpreso.
"Questo non me lo sarei mai aspettato," osservò, scendendo vicino a
Light.
Lui, che praticamente credeva che tutto questo fosse solo una farsa per
convincerlo ad accettare il baratto, lo fissò annoiato: "Ryuk, hai qualcosa da dirmi?"
L'altro incrociò le mani dietro la testa, iniziando a galleggiare in aria con
fare indifferente:
"No, nulla, è solo che sembra che tu non possa mettere il naso fuori alla
porta che le ragazze iniziano a ronzarti attorno come api sul miele. Però quella
è carina, perchè non
ci provi?"
Light mormorò qualcosa come che non aveva il tempo per queste sciocchezze,
quindi salì sull'autobus, appena arrivato. Mentre timbrava il biglietto, si era
già dimenticato di quel piccolo teatrino: situazioni del genere, con
ragazzine timide che lo guardavano di nascosto, erano abbastanza comuni per uno come lui.
Gli era già capitato altre volte, ma ora aveva altro a cui pensare.
E poi quella non era il suo tipo.
L'autobus partì lentamente, e
Ryuk si sedette sul tettuccio per scroccarsi la corsa.
"E così," pensò, "alla fine è scesa
nel mondo degli umani.
E' stupida ma interessante, l'idea di rubare il corpo di un essere umano".
Chissà cosa pianificava di fare ora, quella lì? Avrebbe sicuramente cercato di
avvicinarsi a Light per riprendersi il quaderno. Chissà se lui si sarebbe
accorto di chi aveva alle costole? Ryuk gongolò di piacere. In ogni caso,
lui non gliel'avrebbe
mai detto, a Light, chi era quella ragazza. Mai.
Ichigo tirò un lungo sospiro..
"Light Yagami, quel ragazzo che è appena salito sul bus.... E' lui che ha il mio Death Note..."
gemette piano, accasciandosi a terra, le gambe piegate e la schiena contro il
palo. Ragazzi e ragazze le passarono accanto senza notarla; solo un gatto
randagio, annoiato anche lui, si fermò di fronte a lei, piegando la testa
in segno interrogativo.
Lei lo guardò incerta per lunghi secondi. "Vedi, è che quel ragazzo..." iniziò
alla fine, portandosi i pugni al petto. "Ecco..."
"Myah?"
"...Mi fa... Paura..!!!!"
***
***
La porta della suite d'albergo si chiuse con uno scatto.
L entrò nella stanza
perfettamente arredata, togliendosi le scarpe.
Dal salotto, il sovrintendente della polizia Soichiro Yagami, seguito dagli
agenti Aizawa e Ukita, gli venne incontro preoccupato: "Ryuzaki, eccoti
qui! Allora, com'è andata? Novità? Conferme? Smentite? Nuovi indizi?" gli chiesero i
tre quasi in contemporanea.
Lui, preso dai suoi pensieri, li oltrepassò senza rispondere.
"Io non sono d'accordo con questa tua scelta, è pericoloso uscire così allo scoperto!"
ci tenne a precisare timidamente Matsuda, seduto sul divano bianco di pelle. "E poi, tutto questo solo per controllare Light-kun...lo
hai detto tu stesso che era innocente, no?"
Mogi, in piedi dietro di lui, annuì.
"Ryuzaki, io credo che dovremmo concentrarci su altre piste," dichiarò Aizawa, con aria seria.
Il giovane, continuando a non rispondere, si accomodò sulla sua poltrona, portandosi
le ginocchia al petto.
"Quali 'altre piste'?" pensò irritato. Chiuse gli occhi per
qualche istante, poi si rivolse al sovrintendente: "Signor Yagami,
non ho avuto possibilità di parlare con suo figlio oggi. Ho avuto un
contrattempo, ma d'altronde lui mi sembrava molto teso
per il suo test, non ho voluto metterlo sotto pressione. Ma il giorno della cerimonia di inizio del semestre avrò
certamente modo di conoscerlo... e poi, ho intenzione di invitarlo ad entrare nella nostra squadra per
partecipare alle indagini".
Gli agenti della polizia si guardarono l'un l'altro, colpiti.
"Cosa? ... Perché, Ryuzaki?" chiese Yagami, anch'egli stupito da quell'affermazione.
In quel momento
Watari entrò nella stanza, portando in mano un vassoio con un the' ed una fetta di torta:
li poggiò premuroso sul tavolino alla destra di L, e poi scomparve
silenziosamente dalla porta da cui era entrato.
L, pur continuando a parlare col sovrintendente, sbirciò nel vassoio con una certa curiosità
infantile:
"Credo che Yagami Light sia un ragazzo ben dotato. Intendo, ha delle
grandi-"
Una staffilata improvvisa di dolore gli fece morire le parole sulle
labbra, quando si accorse che la torta al
cioccolato che gli aveva preparato Watari era alla guarnita con panna e...
"...ciliege..." mormorò, fissando deluso il dolce.
"B-Ben dotato? C-Ciliege?!" balbettò il signor Yagami, sbarrando gli occhi.
L prese tristemente in mano una forchetta, punzecchiò incerto la torta:
"Si, vede... Per tutto quell'interminabile test, lui era davanti a me.
Dovevo concentrarmi, ma non riuscivo a resistere, stavo quasi impazzendo. Lo
guardavo, ed avevo voglia di-"
"R-Ryuzaki!" lo interruppe il signor Yagami, sconvolto.
Matsuda arrossì tremendamente.
"Ryuzaki..." mormorò all'orecchio di uno sbalordito Aizawa, "N-Non sarà mica..?!"
"Perché le ciliege, Watari?" Il detective moro, sconsolato,
raccolse dal vassoio la tazza di the'.
Il signor Yagami ebbe uno scatto nervoso, e sbatté il pugno sul tavolino:
"Ryuzaki! Che intenzioni hai con mio figlio?" gridò.
Lui non capiva il motivo di tutta quella agitazione. "Si rilassi," disse
atono, addolcendo la sua bevanda con due, tre, quattro, cinque cubetti di
zucchero. "...lei è padre e non lo capisce, ma suo figlio è davvero molto
esperto in questo campo. D'altra parte, ricorda quando lo tenevamo sotto
controllo? Le registrazioni di lui che abbiamo visto insieme lo dimostrano
ampiamente," spiegò, sorseggiando il suo the' nero.
Naturalmente L alludeva a quando Light,
appena sentita la falsa notizia che avevano mandato in TV, aveva capito che la storia del 1500 agenti
dell'FBI che cercavano Kira in Giappone era
una farsa.
Il signor Yagami, però, ripensò alle riviste pornografiche che lui e L gli avevano visto
sfogliare, di nascosto, in camera sua.
Sbiancò. "M-Ma...ma...".
Con fare speranzoso, L immerse la forchetta nella fetta di torta e poi se la portò
alla bocca ma, invece del sapore dolce e
succoso delle fragole, sentì il retrogusto agrodolce e troppo raffinato della ciliegia:
non gli piaceva.
Si alzò per andare verso la fruttiera sul tavolo, in cerca di qualcosa di dolce.
"Capisco le sue preoccupazioni, signor Yagami," replicò, "ma da
quello che ho potuto vedere, il ragazzo mi è sembrato sveglio e servizievole,
posso assicurarle che l'esperienza con me non sarà traumatica. Ma vista la sua
ansia, che sia Kira o meno...", disse, prendendo una banana,
"...ci andrò piano con lui."
E, sbucciato il frutto, lo assaporò lentamente, leccandolo soddisfatto.
Matsuda si accasciò addosso a Mogi.
Aizawa indietreggiò spaventato, mentre il signor Yagami stava lì, boccheggiando,
di colpo così teso e rosso in faccia che sembrava gli stesse per venire un
collasso.
L, osservando la scena, continuò tranquillamente a mangiarsi la sua banana.
"Ma che hanno tutti oggi?" si chiese, annoiato.