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Autore: Hiraedd    08/01/2013    5 recensioni
Regulus Black non è mai stato un eroe.
Ha fatto tutte le scelte sbagliate che un uomo, vivendo, può fare, e ha pagato il prezzo che ognuna di quelle scelte ha richiesto.
Nemmeno entrando in quella grotta si è sentito un eroe: tremava per il freddo, per il dolore, per la paura.
Cinque calici di pozione, cinque ricordi che gli straziano il cuore. Una sola ragazza a fare da protagonista.
Regulus Black non è mai stato l’eroe, ma non è mai nemmeno stato il cattivo.
*
Scritta per il contest “Perché io amo D.M.!” indetto da Soficoifiocchi sul forum di EFP, una storia senza pretese per dare una fine dolce all’unico eroe che la saga di Harry Potter non ha mai riconosciuto per intero.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Kreacher, Regulus Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Qua, lo specchietto con cui ho presentato la storia al contest. Per le chiacchiere, i vaneggiamenti e le scuse, in fondo alla pagina, dopo la storia!


Nome autore su EFP:  Hiraedd


Nome autore sul Forum:  HybrisHir

Titolo della Storia: Ciò che lo vide morir contento

Personaggi:  Regulus Black, Dorcas Meadowes, Kreacher

Coppie:  Regulus/Dorcas

Citazione:  O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.

Rating: Giallo

Genere: Angst, Introspettivo, Triste

Avvertimenti:  nessuno

N.d.A: 
di Dorcas non si sa praticamente nulla. Ho un’idea ben fissa, io, della mia personale Dorcas, che è totalmente diversa da questa, anche perché da più di un anno scrivo ff con lei come protagonista. Ho cercato di crearne una che fosse “nuova” per me, spero di esserci riuscita almeno decentemente. Questa Dorcas è Corvonero, Purosangue e dell’età di Regulus. 
La parte scritta in corsivo è quella vissuta nel presente dal Regulus adulto della storia. Tutta la storia è vista dal PoV di Regulus, ed è ambientata il giorno della sua morte. Per queste parti ho preso spunto dal capitolo “Il Racconto di Kreacher” in HP7, escluso che per una cosa: la Rowling dice espressamente che Kreacher ha scambiato i medaglioni, e ha visto Regulus mentre veniva trascinato nell’acqua. Io ho preferito far smaterializzare l’elfo prima, perché mi sembrava più opportuno rendere la morte di Regulus più “intima”.
Le parti scritte normali (non in corsivo) sono i flashback. Ho collegato ogni flashback ad uno dei cinque sensi, e spero che leggendo la storia lo si capisca. I flashback risalgono rispettivamente al primo, al terzo, al quinto e al sesto anno ad Hogwarts. L’ultimo flashback risale a due giorni prima della storia in generale. 
Ok, dopo queste note infinite, passo e chiudo. 
Buona lettura!
Hir

 









Ciò che lo vide morir contento
Storia triste di un eroe mediocre
 

 
 
 
-Padrone… padron Regulus, lasciate che Kreacher beva al vostro posto, fate bere…-
 
-ascoltami, Kreacher. Quando avrò finito di bere la pozione, dovrai prendere il medaglione e smaterializzarti da qui. Portalo a casa, nascondilo, cerca in ogni modo di distruggerlo. Nessuno dovrà sapere che lo hai te, nessuno dovrà…-
 
-Padron Regulus, Kreacher vi pre…-
 
-è un ordine, Kreacher. Prendi il medaglione e vai via-
 
Prima che l’elfo possa anche solo guardarti negli occhi, afferri il calice e ne bevi un sorso.
 
Sul tuo viso, la sporcizia e il sangue di una giornata di orrori si mischiano a lacrime salate e ancora calde. Non hai nemmeno vent’anni, ma te ne senti addosso cinquanta in più.
 
Nella grotta c’è freddo, odore di chiuso e di morte, e quel sorso di pozione è talmente gelido da scottarti la lingua. Inghiotti, lo senti arrivare in gola e di nuovo cominciano a scendere le lacrime. Tremi, per il freddo, il dolore, la paura. Non lo sai con esattezza, ma ormai non ti importa più. Dove sarebbe la differenza, tanto?
 
I lamenti dell’elfo stanno svanendo, vinti dai lamenti di qualcun altro. Guardi il calice, è quasi vuoto, e allora capisci che quel qualcun altro sei tu.
 
 
 
Quella ragazza è tutta un contrasto, e tu questo lo hai capito subito.
 
Sembra la persona più silenziosa del mondo, ma quando ride lo fa a pieni polmoni.
 
Non hai mai sentito una risata così.
 
Insomma, si, hai sentito parecchie ragazze ridere: tua cugina Bella, ad esempio, ride di una risata folle che mette i brividi; Meda ride dolcemente, e la sua risata sembra quasi una carezza; Cissy ride con un’eleganza e una semplicità uniche, ma lo fa troppo raramente e quelle poche volte che se lo permette, la sua risata sembra quasi una cascata di diamanti su un pavimento di marmo.
 
La risata della Meadowes è diversa da tutte le altre. È lampo accecante e ferita dolorosa, è piena di spigoli e morbida come un cuscino.
 
Hai solo undici anni, quel primo settembre sull’Espresso per Hogwarts, e hai già trovato il suono che ti perseguiterà per tutta la vita che ti resta.
 
 

*

 
 
Riempi il calice per la seconda volta, e accanto a te senti di nuovo i gemiti dell’elfo. Soffre con te, e in un lampo di lucidità ti chiedi perché mai una creatura del genere dovrebbe piangere vedendoti morire.
 
Cosa hai fatto, tu, per lui?
 
Dorcas lo ha sempre detto che in fondo anche tu hai dei sentimenti, forse ha anche intuito che la maggior parte di essi era solo per lei. Ma ormai è tardi; è sempre stato tardi, per te.
 
Guardi la superficie opaca della pozione e quasi ti stupisci di non vederci il suo riflesso dipinto sopra. Lei è ovunque, anche adesso che è morta.
 
 Soprattutto adesso che è morta.
 
Soffocando un singhiozzo ti porti il calice alle labbra per la seconda volta.
 
 
 
Tu e quella strana ragazza Corvonero siete diventati più o meno amici da quella volta in cui vi siete ritrovati seduti vicini a Storia della Magia, al secondo anno. È simpatica, Corvonero e Purosangue.
 
Al ritratto che ti sei fatto di lei, si sono aggiunte altre caratteristiche. Non è più solo una risata, nella tua testa, ma anche uno sguardo sincero e un ottimo avversario a Mazzobum. È il profumo d’anice che senti quando ce l’hai vicina, quello che ti assale quando si aggiusta i capelli dietro all’orecchio o sfoglia un libro a lezione.
 
Hai tredici anni e, anche se non lo ammetteresti nemmeno sotto tortura, sai che le presti i tuoi libri solo per poter sentire l’aroma dell’anice imprigionato tra quelle pagine.
 
 

*

 
 
Il dolore diventa sempre più insopportabile.
 
Piangi come un bambino mentre il fuoco ti lambisce le viscere e i ricordi ti intrappolano la mente. Come si può sopravvivere a tanto dolore?
 
Non lo sai, sai solo che non sopravvivrai a lungo.
 
Te ne andrai, e lo farai portandoti via un pezzo di quell’intricato male che come un idiota ti sei ostinato a seguire. Per una stupida causa ti sei giocato tutto, e tutto hai perso.   
 
Con il terzo calice, il dolore arriva a spezzarti il fiato. Così come innumerevoli volte te lo hanno spezzato quegli occhi, i suoi occhi.
 
 
 
È l’anno dei G.U.F.O., e voi due vi state allontanando.
 
Non parlate più molto spesso, per giorni vi limitate ad osservarvi da lontano, e per te quegli sguardi hanno un sapore malinconico.
 
Lei ha gli occhi più banali che tu abbia mai visto, ma tu fino ad ora non lo avevi neanche notato.
 
Hai quasi sedici anni e hai capito con sgomento che bastano quelle due calde perle castane per destabilizzarti in modo così totale.
 

*

 
 
Il medaglione ormai è quasi in superficie, e il fuoco ti fa tanto di quel male che se solo potessi muoverti ti butteresti a pesce nel lago. Qualsiasi cosa pur di farlo smettere.
 
Senti qualcuno accanto a te implorare. Mentre ascolti Kreacher rispondere con suppliche e preghiere, riconosci che quel qualcuno sei tu.
 
Le mani dell’elfo, tremanti, ti accompagnano il calice alla bocca, costringendoti ad inghiottire quel che resta del quarto calice.
 
 
 
Alla fine, lei lo ha scoperto.
 
Quel gioco di sguardi è cambiato, e adesso lei ti guarda delusa, amareggiata, infuriata. Ti ha perfino dato uno schiaffo, e chiunque sa che Dorcas non perde mai la calma.
 
Piange, e lo fa silenziosamente, mentre ti scruta al buio di quel corridoio.
 
-come hai potuto, Regulus?-.
 
Lei non capisce, ma d’altronde non lo capisci nemmeno tu. Sai che era la cosa giusta da fare, per vedere tua madre finalmente e totalmente fiera, per scoprire il rispetto negli occhi dei tuoi compagni di casa.
 
È inebriante, la sensazione di sapersi dalla parte dei più potenti.
 
Il polso brucia, ma brucia ancora di più il suo sguardo su di te. Più di tutti, brucia la guancia e l’umiliazione dello schiaffo.
 
È la prima volta che ti tocca con la ferma volontà di farlo, e non hai il minimo dubbio che sarà anche l’ultima.
 
Hai quasi diciassette anni, ed è il suo tocco, più del suo schiaffo, a lasciarti senza fiato.  
 
 

*

 
 
È l’ultimo calice, gli ultimi sorsi di dolore.
 
Ormai i brividi sono incontrollati, i sussulti e i lamenti non li conti nemmeno più. Prima o poi verrà la pace, e quasi ti rassegni ad attenderla paziente.
 
L’ultimo sorso è il più doloroso, anche se è quello che miracolosamente mette quasi a tacere il fuoco. Porta il suo ricordo più vivido, ti lascia il suo sapore sulle labbra, e il dolore sta tutto lì, nella consapevolezza di quello che hai perso scegliendo la parte sbagliata.
 
 
 
Sai che è il modo migliore per mettere nei guai sia te che lei. Più lei, in realtà.
 
Non ti importa di morire, ma se Dorcas morisse il dolore ti ucciderebbe.
 
Sai che è il modo peggiore per affrontare la cosa, occhi negli occhi, sai che la stai mettendo in mezzo al pericolo più assoluto. Ma è più forte di te.
 
-tu non puoi farlo-.
 
E lo vorresti urlare, mentre ti limiti a sussurrarlo davanti alla sua porta aperta. Perché, davvero, non può non capirlo. Unirsi a Silente vuol dire firmare a morte la propria condanna, perché l’Oscuro Signore li scova come topi in trappola quelli dell’Ordine della Fenice. E, come lo sai tu, sei certo che lo sappia anche lei.
 
Dorcas sta zitta, gli occhi sgranati dalla sorpresa e dalla paura. Ha un Mangiamorte sulla soglia e sa che chi, nell’Ordine, ha avuto lo stesso onore, non è sopravvissuto per raccontarlo.
 
-che cosa ci fai, tu, qui?-.
 
Ha la voce, lo sguardo, il pianto di una bambina. E tu, semplicemente, non ce la fai. Sei andato avanti per anni trascinandoti dentro l’assurdità di quei sentimenti. Hai ignorato come il tuo mondo fosse più vivido quando lei ne faceva parte, hai sognato di riportare tutto allo splendore di un tempo.
 
Siete due bambini che giocano a fare gli eroi ma che bambini, in fondo, rimangono. La morte non ti fa più paura da tempo, ma hai il terrore di morire senza di lei.
 
Vorresti dirle di non farlo, vorresti dirle che la ami. Vorresti dirle che in fondo, di tutta quella guerra a te non importa più niente. Vorresti dirle che hai paura, e che lei aveva ragione. Il rispetto negli occhi degli altri non valeva quello che hai perso nei confronti di te stesso.
 
-Regulus, io…-
 
La zittisci, tirandotela contro, facendo un passo verso di lei che alla fine sa più che altro di balzo, sfiorando le sue labbra con le tue e alla fine assaltandole, mordendole, ferendole. L’idea che possa respingerti non ti sfiora neanche, ma scopri la vera felicità quando senti le sue braccia circondarti il collo per attirarti più vicino.
 
Hai quasi vent’ anni, e hai scoperto che esiste un sapore per cui vale la pena morire.
 
 

*

 
 
Sapevi che andare a casa sua era il modo migliore per metterla in pericolo. Sospettavi che ti controllassero, e alla fine ne hai avuto la certezza nel modo peggiore.
 
Dorcas è morta da tre ore e mezza, e ormai sai che non manca più molto nemmeno a te.
 
Posi il calice con lentezza, assaporando gli ultimi brandelli di vita. È una vita quasi nuova, per te: l’hai scoperta negli ultimi due giorni, come un dono che non ti meriti fino in fondo. Sei tornato a vivere semplicemente baciandola, sfiorandola, e adesso che lei non c’è più, il semplice vivere ti sembra un insulto alla sua memoria.
 
Vedi Kreacher tentare di avvicinarsi al lago con il calice in mano, intenzionato a darti quell’acqua che chiedi con tanto vigore, e con un sussurro roco glielo proibisci.
 
-Kreacher… il medaglione…-
 
L’elfo si ferma, ti guarda con quei grandi occhi tristi, poi lascia cadere il calice. Con un crack senti il suono della tua personale vittoria, e il sorriso nasce quasi spontaneo, nonostante il dolore.
 
Dorcas lo aveva detto, pensi mentre con un gesto dolorante lasci cadere il medaglione falso nel bacile di pietra.
 
Dorcas aveva detto che in fondo anche tu eri un eroe. E poi aveva aggiunto che “o muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”.
 
Rannicchiato ai piedi dell’isolotto in mezzo al lago, sporgi una mano verso l’acqua, in cerca di redenzione.
 
Ora hai una certezza:
forse non sarai un eroe, ma non diventerai mai completamente cattivo. 










Si, è vero. Sono in ritardissimo con l'Amore ai tempi dell'odio e in straritardissimo con Primavera non bussa, quindi non dovrei nemmeno farmi vedere qui su EFP. In realtà, per le altre due storie sono rimasta un po' bloccata, ho avuto un po' bisogno di scrivere altro. Quindi in questo periodo sono andata sulla pagina dei contest e... beh, ho trovato qualcos'altro su cui scrivere. Comunque, i capitoli delle mie due long sono più o meno in arrivo, e sono capitoli molto, molto long. 

Una volta precisato questo, spero davvero che questa storia, scritta per il contest "Perchè io amo D.M!" di Soficoifiocchi (in cui D.M. sta per Dorcas Meadowes) vi sia piaciuta, o per lo meno che non vi abbia disgustato totalmente. Chiunque abbia letto le mie ff, soprattutto Primavera non bussa, sa quanto a me piaccia Dorcas come personaggio. Non avevo mai provato ad accoppiarla con Regulus, e non è che io ce la veda moltissimo, in effetti, però il risultato non mi dispiace del tutto. 

Che dire, vi va di farmi sapere cosa ne pensate? 
In ogni caso io sono qui, che aspetto!
A presto, 
Hir
   
 
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