~♥~ Christmas in Love ~♥~
- Regali di Natale -
Il venticinque di Dicembre
era ormai alle porte e tutta la scuola, o meglio, quello che ne rimaneva, dato
che molti alunni erano già partititi, si preparava a festeggiare anche
quest’anno il Natale. Ma quest’anno, il settimo di Harry, Ron ed
Hermione, quell’unico momento di raccoglimento e di speranza era ormai
più desiderato del solito.
Lasciare Harry solo in
momenti difficili come questi non sarebbe stato giusto, perciò sia Ron
che Hermione decisero di rimanere ad Hogwarts per le vacanze natalizie ad
assaporare quello che sarebbe stato il Natale più bello della loro vita.
Con le stesse intenzioni di
Ron ed Hermione anche Ginny, Neville e Luna rimasero a Hogwarts per le vacanze.
Hagrid aveva già trascinato da solo i consueti dodici abeti e li aveva
disposti lungo tutti i corridoi principali del castello e all’interno
delle sale comuni di ogni casa.
«Buon Natale!»
esclamò allegro quando incrociò Harry e Ron nella Sala Comune dei
Grifondoro.
«Buon Natale, Hagrid» esclamarono
all’unisono i ragazzi.
«È
una bellissima
giornata, non trovate?» disse Hagrid mostrando trentadue enormi denti che
avrebbero dato del filo da torcere a Thor, il suo cagnone.
«Hai ragione Hagrid, è
proprio una bella giornata!» rispose Harry radioso. E in effetti lo era. Già
dal giorno prima la pioggia battente e la fitta e gelida nebbia, che ormai da
più di un mese fungevano da triste cornice agli spiacevoli eventi di
quei giorni, avevano finalmente deciso di risparmiare le vecchie mura di Hogwarts
che quel pomeriggio, a due giorni da Natale, illuminate dalla luce abbagliante
del sole, sembravano tirare un grande e intenso sospiro di sollievo.
Lo stesso bramato sospiro di
sollievo che quel pomeriggio rinvigoriva le menti e i cuori di tutti i presenti
a Hogwarts.
Il professor Vitious, eretto
in equilibrio su una pila di libri, con qualche colpo di bacchetta, aveva
aiutato Hagrid a decorare gli abeti con palline colorate, fiocchetti e
candeline rosse; la professoressa McGranitt invece si dava da fare con gli
addobbi trasfigurando tutte le ragnatele disseminate qua e là tra le
mura del castello in simpatiche ghirlande di vischio e agrifoglio risparmiando
- per la gioia di Hermione - un sacco di lavoro agli elfi domestici che in
questo periodo erano già troppo impegnati nel preparare tutte quelle
squisite pietanze da servire al cenone della vigilia. Per non essere di meno,
la professoressa Sprite, di ritorno dalle sue amate serre, aveva portato con
sé quattro, a suo avviso splendidi, esemplari di Mandragole che aveva posto come decorazione nel
tavolo centrale della Sala Grande affianco alle stelle di Natale. Il professore
Ruff, nel frattempo, stava organizzando un coro con tutti i fantasmi del
castello compresi Nick-Quasi-Senza-Testa e Pix, il poltergeist, che aveva colto
l’occasione per dimostrare le sue elevate capacità canore. Anche
la professoressa Cooman era di buon umore quel pomeriggio! Ciò lo si
poteva evincere dalle sue predizioni, quando le usuali “tu, tuo padre, tua
madre, tuo fratello, tua sorella, i tuoi amici, gli amici dei tuoi amici e il
tuo gufo siete in grave pericolo!” cedettero il posto a “il tuo
gatto ha problemi intestinali!”.
«Bene! Dovrò
stare più attenta a ciò che mangi Grattastinchi!»
commentò Hermione briosa mentre si avviava con Harry e Ron nella Sala
Grande la sera del ventiquattro dicembre. I tre presero posto nel primo tavolo
a destra a fianco di Ginny, Dean Thomas e Luna. Più tardi arrivarono
anche Neville e le gemelle Patil.
Gli elfi domestici avevano
preparato succulente zuppe di carne, tacchini e polli arrosto, e ancora
risotti, insalate, frutta e dessert di ogni genere!
Quando terminarono le portate
e tutti furono sazi dell’ottima cena, la preside, la professoressa
McGranitt si levò in piedi e dopo aver augurato un felice Natale
comunicò a tutti gli alunni che era giunto il momento di ritirarsi nei
propri dormitori.
Ginny e Luna si alzarono per
prime e fecero cenno a Harry, Ron, Hermione e Neville di seguirle. Arrivarono
davanti al quadro della signora Grassa.
«Zabaione»
esclamò Ron con un certo disgusto (dopo essersene scolato cinque
bicchieri lo stomaco cominciava a risentirne).
«Prego» rispose
«Neville questo
è il mio regalo!» annunciò Luna raggiante.
La pressione di Ron
aumentò.
«Oh…gr..gr...grazie
Luna!...T..t..tieni anch’io ho una cosa per te!» balbettò
Neville, e le porse un pacco verde che Luna afferrò entusiasta
ringraziando.
Ron si fece paonazzo.
Ginny raccolse il suo pacco
da sotto l’albero e lo porse ad Harry.
«Buon Natale,
Harry!» gli disse porgendogli il regalo. Adesso lo stomaco di Ron si
contorse, e non a causa dell’abuso di zabaione!
«Grazie!...e
Auguri!» esclamò Harry estraendo dalla tasca un pacchetto rosso e
porgendolo a Ginny che quasi pestava i piedi a terra dall’emozione.
Ron credette di svenire!
Hermione si avvicinò
con apparente sicurezza a lui portando in mano una scatola azzurra.
«Ron, questo è
per te» gli disse in fretta.
Ron, adesso, stava
decisamente male!
Afferrò piano il
regalo di Hermione dalle sue mani. Lo fissò per qualche secondo
stordito.
«Ehm…grazie!»
balbettò poi.
«ehm...Di
niente!...» rispose lei ridacchiando. Seguirono tre o quattro lunghissimi
secondi di silenzio.
«Bhe...»
incoraggiò lei «perché non lo apri?»
«Cosa?...oh sì
sì…certo!certo». Ron sciolse in fretta il fiocco rosso e
aprì la scatola. Hermione gli aveva regalato una nuova scacchiera
magica.
«Oh…! Gli
Scacchi! Ehm…mitico!…grazie Hermione sono molto belli,
davvero…» disse Ron sincero.
«Sapevo che ti
sarebbero piaciuti!» rispose lei.
«Già…»
Hermione aspettò
qualche secondo. Poi si guardò rapidamente a destra e a sinistra.
«Bhe…»
disse cauta «buon Natale allora…»
«…Sì, buon
Natale Hermione» disse lui e miseramente le tese la mano destra per stringerla.
Hermione fissò la mano per un secondo poi capì tutto e si rabbuiò. Tornò
a guardare Ron, annuì e dopo avergli voltato le spalle tornò a
sedersi sulla sua poltrona accarezzando distrattamente Grattastinchi che si era
acciambellato sulle sue gambe.
Ron rimase in piedi, con la
mano e lo sguardo perso nel vuoto. In quel momento detestava sé stesso
più di ogni altra cosa al mondo; che idiota!…come aveva fatto a
dimenticare il regalo per Hermione? E pensare che lui, Harry e Neville erano
stati ad Hogsmeade apposta! Solo che la testa di troll che non era altro aveva
prima preferito sostare a Mielandia e alla TestaDiPorco e quando era uscito si
era completamente scordato del motivo per cui stava ad Hogsmeade, colpa della
Burrobirra o delle sue stupide discussioni sul Quidditch con Dean! Che rabbia,
non è giusto! Si sapeva che Harry avrebbe fatto il regalo a Ginny e
viceversa, e allo stesso modo si sapeva che Neville lo avrebbe fatto a Luna che
avrebbe ricambiato! Gli unici due che per forza di cose avrebbero dovuto
scambiarsi il regalo erano loro. E adesso l’unica che era rimasta senza
regalo era proprio lei, la persona che mai vorrebbe vedere triste, Hermione, il
giorno di Natale.
Ron si sentì addosso
tutti gli sguardi delusi dei presenti. Cercò aiuto nello sguardo di
Harry, dove però non trovò risposta…ritornò a
fissare Hermione. Mentre gli altri scartavano e commentavano i regali ricevuti;
lei era lì, da sola con quel dannato gatto a fissare il vuoto. Una
grossa ondata di vergogna lo pervase. Fu allora che si decise.
Con passo svelto si mosse
verso di lei e raggiuntala l’afferrò per un braccio.
«Vieni con me!»
disse tutto d’un fiato.
«Cosa?» disse lei
sorpresa.
«Ho detto: vieni con
me! Non farmelo ripetere» replicò Ron deciso.
«…Ma…ma
dove?» rispose lei ancora seduta.
«Usciamo!»
rispose Ron strattonandola abbastanza forte da metterla in piedi.
«Usciamo?...»
chiese stordita.
«Sì,
cammina!» la prese per mano e cominciò a tirarla perché
opponeva resistenza.
«Aspetta aspetta!!!»
lo pregò «...Ron…ti prego fermati!». Ron si
fermò e allentò la presa. Hermione si guardò a destra e a
sinistra imbarazzata.
«Ma che ti prende? Sei
matto?» ansimò «dove vorresti andare? Sai che non possiamo
uscire dalla sala comune a quest’ora!»
«Lo so, ma a questo si
può rimediare!» disse Ron «Harry, passami il mantello
dell’Invisibilità!»
«…ehm…ah
sì, subito Ron!» disse Harry.
«Harry ti
prego…no» pregò a denti stretti Hermione. Inutile. Harry
estrasse la bacchetta ed esclamò “Accio Mantello Dell’Invisibilità”.
In un batter d’occhio il mantello che si trovava sotto il cuscino del suo
letto sfrecciò fin sotto nella sala comune e planò dolcemente
nelle sue mani.
«Tieni Ron» gli
disse porgendoglielo.
«Grazie Harry!»
ringraziò l’amico.
«Mi devi un
favore!»
«Puoi
scommetterci!...Ginny, dammi il tuo foulard» disse Ron.
«Certo!Ecco»
obbedì la sorella, lieta di essere utile anche lei in certe situazioni.
Ron afferrò il foulard e se lo infilò in tasca. Hermione era
confusa e a bocca aperta.
«...Andiamo Hermione!»
riprese Ron rivolgendosi a lei.
«Ma…ma…ma
che dici?» cominciò «Sai che è contro le regole, noi
non…noi non possiamo, noi siamo dei prefetti e…»
«E da quando in qua ha
paura di infrangere le regole signorina Granger?» disse Ron quasi come
una provocazione.
In realtà, Hermione,
aveva paura di affrontare qualcos’altro. Aveva paura di affrontare
qualcosa di nuovo, di sconosciuto, qualcosa che non si studia né si
può trovare in nessun libro di alcun paese di alcun mondo.
Ma, quella notte, la notte di
Natale, decise di farsi forza. Sospirò, per un attimo guardò Ron
negli occhi e poi sorrise. In tutta risposta anche Ron abbozzò un
sorriso.
«Forza andiamo!»
disse infine Ron dirigendosi verso il buco del ritratto. Hermione lo
seguì a passo lento e, prima di sparire dal buco del ritratto, con un
cenno quasi indulgente della testa, salutò una eccitatissima Ginny che
agitava frenetica la mano destra.
La signora Grassa russava
chiassosamente ma per fortuna il corridoio davanti al quadro era deserto. Ron
estrasse dalla tasca il foulard e stava per bendare Hermione quando lei, improvvisamente, lo
bloccò.
«Cosa vuoi fare,
Ron?» chiese quasi preoccupata.
«Voglio che il tuo
regalo sia una sorpresa» disse lui.
«Ron…io…»
«Hermione…, ti
fidi di me oppure no?»
I due si guardarono di nuovo.
«Sì, mi fido di
te». Hermione respirò profondamente ma in silenzio, chiuse gli
occhi e si lasciò bendare.
Ron la coprì con il
mantello e vi si infilò sotto anche lui, poi le strinse la mano.
«Ci sei?» chiese
lui.
«Sì».
Hermione, bendata, non poteva
vedere nulla, ma poteva sentire; sentiva il suo odore, sentiva la sua mano
stringere la sua, sentiva che, anche se per solo quel momento, lui, o almeno
una piccola parte di quel grande tesoro, era sua, irrevocabilmente sua!
Ron intanto continuava a
camminare attento a non fare troppo rumore più di quello che aveva
già fatto in sala comune. Ma a lui, in quel momento, non importava se
gli altri lo avessero preso in giro o cos’altro; ciò che gli
interessava adesso era veder sorridere Hermione.
Hermione, guidata da Ron,
ebbe l’impressione di scendere le scale e poi di risalirle, era chiaro
che Ron la voleva confondere per non farle capire dove la stava portando. Tra
salite e discese, percorsero in silenzio un centinaio di metri prima che Ron si
fermi.
«Ron…siamo
arrivati?» sussurrò Hermione quando Ron le lasciò la mano.
«Aspetta» rispose
lui e poi cominciò a mormorare qualcosa che Hermione non comprese. Ron
attese qualche secondo e quando vide che era tutto sistemato liberò
Hermione ancora bendata dal mantello dell’ Invisibilità. Poi
afferrò gentilmente la sua mano e con tutte e due le sue mani la
guidò nel vuoto fino a farla poggiare su ciò che a Hermione
sembrava una maniglia di metallo.
«Entra» chiese
Ron.
Hermione abbassò la
maniglia e lentamente entrò dentro. Il terreno sotto di lei era
cedevole, Hermione sentì i suoi piedi sprofondare di circa tre
centimetri.
«Ron!»
gridò.
«Tranquilla, è
tutto a posto…» la rassicurò Ron. Hermione sentì la
porta chiudersi dietro di lei. Poi Ron appoggiò le sue mani sul nodo
della benda.
«Sei pronta?»
chiese.
«Si» rispose
Hermione.
«Bene…buon Natale
Hermione!».
Hermione riaprì gli
occhi. Per poco non svenne dall’emozione. A pochi metri da lei si
innalzavano tre colossali piramidi egizie. Poi più in là, alla
sua destra poteva vedere una lunga stele di pietra con sopra incise antiche
rune. Il grande deserto che si stendeva sotto i suoi piedi veniva interrotto da
una piccola oasi alla sua sinistra. E poi meraviglia delle meraviglie, sopra di
lei, il cielo! Ma non un cielo qualsiasi, era un cielo di un blu intenso
tempestato di stelle che sembravano diamanti, e proprio lì, al centro
del cielo, c’era un enorme luna splendente!
Hermione si guardò e
si riguardò intorno, ammirando ogni angolo di quel paradiso.
«Ron…ma…ma
come…come hai…? »
«
«Ah…è
vero» disse Hermione continuando a guardarsi intorno. Dopo qualche minuto
di silenzio fu Ron a prendere la parola.
«Senti
Hermione…io…io…mi dispiace…avrei dovuto farti un vero
regalo come gli altri…»
«Ron»
«…lo so, sono
idiota me ne rendo conto...ho cercat...»
«RON!»
«Sì?».
Hermione si avvicinò a lui con le lacrime agli occhi ancora confusa e
meravigliata. Ancora Hermione non riusciva a crederci: Ronald Weasley, la
persona più odiosa, antipatica, molesta e fastidiosa del mondo, la
persona che per sette anni non sapeva far altro che farla arrabbiare, quella
notte, sì quella notte era riuscita a stupirla, a sorprenderla, a
commuoverla.
«Ron» disse
«questa è…è strano ammetterlo ma…Ron questa
è la sorpresa più grande e più bella della mia
vita…». Adesso Hermione era di fronte a lui.
«Ron…grazie!».
Le mani di Hermione sfiorarono lentamente il viso di Ron. Il cuore di Ron
mancò di un battito. Hermione avvicinò il suo viso al suo e
lentamente impresse un delicato
bacio sulla sua guancia. Ron arrossì lievemente.
All’improvvisò
partì una lenta melodia che fece sobbalzare i due ragazzi. Sembrava un
canto in stile jazz:
Silent Night…ohoh yeeeeaaaah,
holy night….yes follows!...
Cinque bruttissimi gnomi da
giardino con tanto di smoking e cappello a cilindro sbucarono fuori da un
arbusto sotto una palma. Era quello più a sinistra, quello più
vecchio che suonava il sassofono.
«AhAh!» rise
Hermione «e anche questi sono opera tua, Ron?»
«eh
sì…questo è uno dei vantaggi-svantaggi per chi ha il
giardino infestato dagli gnomi, ti mangeranno pure le rape ma quantomeno fanno
jazz meglio di James Brown e poi sono sicuramente più intonati di mia
madre!»
Hermione rise di cuore e Ron
la seguì contento di essere riuscito a farla ridere. E ancora lì,
in piedi, immobili, emozionati, a due centimetri l’uno dall’altro,
tornarono seri a guardarsi negli occhi dopo quel momento di distrazione.
Hermione teneva ancora la
mano sinistra sul viso di Ron.
Ron si chiese se dovesse osare.
Allungò il braccio e lo appoggiò sulla schiena di Hermione.
Adesso erano praticamente stretti l’uno sull’altra. Riuscivano a
contare i battiti dell’altro per quanto erano vicini.
«Hermione…?»
sussurrò Ron.
«Ron…»
E fu lì che, in un
solo istante, dopo sette lunghi anni, sotto un cielo stellato, in mezzo alle
piramidi di Giza, osservati dalla luna e da qualche gnomo più scaltro
che le loro labbra si unirono in un tanto sospirato, lungo, intenso e caldo
bacio.
~♥~ the end ~♥~
VI
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