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Autore: Meredith    28/07/2007    1 recensioni
Jacques Rousseau. Una vita piena di regole che non lo lascia essere quello che vorrebbe. Una fuga che lo farà diventare ciò che vuole. Un incontro che gli cambierà la vita.

" Jac guardò la ragazza, la sua ragazza, e pensò che, anche se viveva in una squallida camera in uno squallido albergo, era il momento più bello della sua vita".

Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24 luglio 2007, ore 8 e 43 del mattino.
Jacques Ulysse Rousseau aprì gli occhi, ancora assonnato. Appena vide il letto a baldacchino della sua villa settecentesca, sorrise.
Si alzò di buon umore, cosa che non era mai successa nei due mesi in cui era tornato a casa dopo la vita a Londra.
Si mise la vestaglia e, sempre sorridendo, andò nella sala da pranzo per far colazione.
A far colazione c'erano già il padre, la madre e Fabien Hugo, che, dopo che Lucille, due giorni prima delle nozze, aveva capito chi era vermente l'uomo che avrebbe dovuto sposare, se ne era andata in Italia, e, a quanto sapeva Jac, aveva incontrato un uomo di cui si era innamorata veramente.
" Buon giorno, Rousseau" esclamò Jac, allegro.
Tutti lo guardarono.
Per due mesi non aveva spiccicato parola: non salutava, non parlava, neanche rispondeva, se poteva non farlo.
Come stabilito, aveva dovuto mentire a tutte quelle persone che gli chiedevano dove fosse stato, cosa avesse fatoo, chi avesse conosciuto. Lui aveva risposto secondo ciò che gli era stato imposto, seppur controvoglia.
" Oh, Jacques, hai finalmente ritrovato il buon umore, come sono contenta" disse la madre.
Il padre invece non rivolse parola al figlio minore. Non lo aveva mai fatto, in due mesi, se non per imporgli ordini.
" Immagino che non ricorderete minimamente che giorno è oggi, vero?".
Sua madre guardò Fabien Hugo imbarazzata.
" Temo di no, mon trèsor"
" Immaginavo. Era Celine che ve lo ha ricordato per diciassette anni, ma l'avete licenziata mentre ero via... peccato. Comunque, tornando al discorso iniziale, oggi è il mio compleanno"
" Oh, oui, il est vrai" esclamò la madre" Tanti auguri, Jacques"
" Auguri" borbottò il fratello
" Bene, ma non è tutto. Oggi è il mio diciottesimo compleanno"
" Già sei grande" continuò la madre
" Okay, visto che non ci arrivate da soli ve lo dico io. Oggi divento maggiorenne"
" Che bello" rispose la madre, con un sorrisetto falso. In realtà non sapeva dove Jacques volesse andare a parare.
" Essendo maggiorenne, posso decidere autonomamente della mia vita. Quindi, è con immenso piacere che vi saluto, perchè mi sto per trasferire a Londra".
Ora tutti avevano capito. Il padre si disenteressò del giornale che stava eggendo assiduamente, la madre smise di mangiare la pancetta e Fabien Hugo fece una smorfia.
" Co..come hai detto?" balbettò la madre
" Sì, maman, hai capito bene, me ne vado. Ho già prenotato in volo, ho chiamato la mia vecchia padrona di casa per prenotare la mia solita stanza e ho pure chiesto al padrone dell'officina se posso riprendere il mio lavoro"
" Ma tesoro, non puoi farlo!"
" Certo che posso. Lo dice la legge. Adesso, in facoltà dei miei diciotto anni, posso disporre della mia vita e questo comprende anche il luogo in cui voglio passarla. Quindi vi saluto. E adesso, se volete scusarmi vado a fare i bagagli. Il mio aereo parte tra due ore, non c'è tempo da perdere".
Oltre alla famiglia Rousseau, anche tutti i domestici avevano assistito alla rivelazione. Nessuno di loro aveva creduto alla recita fatta dal ragazzo in quei due mesi, che aveva fatto credere ai genitori ed al fratello che avesse accettato di ritornare alla solita vita, chiuse in quella prigione d'oro.
Così, appena uscì dalla sala, tutti i domestici gli si avvicinarono.
" Oh, signorino Rousseau, siamo tutti molto fieri di lei" disse una donna, che faceva la spesa per la famiglia
" Sapevamo che avrebbe reagito, prima o poi" continuò un altro, che faceva il cameriere a pranzo.
E così dicendo, ognuno disse la propria frase d'incoraggimento.
Chantal, la cameriera si offrì di aiutarlo con le valigie, Alen, l'austista disse che lo avrebbe portato all'areoporto, Olympe propose di far la spesa per i primi giorni.
" Vi ringrazio tutti. E' fantastico poter contare su qualcuno".
Così, in men che non si dica, tutto fu fatto, tutto fu pronto.
" Tu es vraiment sûr?" ( sei veramente sicuro?) chiese la madre
" Oui, maman".
Il padre non disse niente, ma si leggeva una specie di disgusto nei suoi occhi.
Fabien Hugo strinse la mano al fratello, con la stessa espressione del padre.
" Bene, e adesso che è tutto pronto... Adieu, vieille vie" (Addio, vecchia vita).
Salutò tutti i domestici, gli unici che gli dispiacesse veramente lasciare e poi uscì nel giardino.
Si ricordava ancora la rpima volta che se ne era andato. Di notte, al freddo, di corsa. Ora invece era in pieno giorno, e non aveva nessuna fretta.
Alen lo accompagnò e poi gli strinse la mano in un gesto eloquente.
" Mancherà a tutti noi, signorino Rousseau"
" Mi mancherete anche voi".

Quando Jac tornò nel suo quartiere di Londra si sentì veramente a casa. Per prima cosa andò nel condominio, a salutare Livy.
Quando la ragazza aprì la porta e lo vide, gli saltò al collo, abbracciandolo come nessuno aveva mai fatto.
" Sei tornato" mormorò tra le lacrime.
" Sono tornato e non me ne andrò mai più"


Spero che vi sia piaciuto il finale. Grazia a tutti!
  
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