Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: FALLEN99    08/01/2013    6 recensioni
“«Derek, cosa sei?» gli chiedo. La mia voce, rotta da una tensione che diviene sempre più palpabile, segue il ritmo affannato del mio respiro.
Passano alcuni istanti, le mie parole restano sospese in aria, provo un rabbioso impulso di voltarmi e andargli incontro, urlargli addosso ciò che ho dentro e sapere la verità.
Ancora un attimo e si muove verso di me, rapido, deciso, l’aria che si trascina dietro fa muovere le foglie secche sollevandole in un turbinio di colori autunnali.
Gli volto le spalle, ma avverto la sua presenza su di me, le sue calde labbra mi sfiorano il collo e risalgono fino all’orecchio costringendomi ad inclinare la testa. Tremo, piccoli brividi di piacere si rincorrono lungo la schiena ed io trattengo a stento l’impulso di scuotermi.
Derek lo ha capito, fa scivolare le sue mani intorno alla vita; sono calde, forti; i brividi si placano, i sensi si rilassano.
«La domanda non è cosa sono io» mi sussurra, stringendomi ancora fra le sue braccia.
Avverto il calore del suo respiro sulla mia pelle, tutto di lui mi stordisce.
«Ma cosa sei tu.»”
Quando l'amore si fa pericoloso, cosa sei disposta a sacrificare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 


§ Prologo §



La figura si ergeva dalle acque, avvolta in un misterioso mantello scuro, che la confondeva con l'ombra della notte. Il suo volto, celato sotto la veste scura, era teso quanto una corda di violino.
Sapeva che l’esito della guerra sarebbe dipeso dalla riuscita della sua missione, e la cosa gli procurava non poche preoccupazioni.
Gli occhi chiari come diamanti scrutavano la superficie calma del lago, increspata da minimi soffi di vento.
Solo poche stelle illuminavano il firmamento, riflettendo i loro raggi soffusi sulle rive del lago e procurando all’uomo una nostalgia indescrivibile. Perché lui veniva da lì, quella era la sua casa e non avrebbe mai potuto dimenticarlo. I ricordi di sua moglie e di suo figlio si materializzarono nella sua mente, troppo vividi per essere ignorati. Stava facendo tutto quello per il loro bene, e la cosa gli dava un motivo in più per compiere la sua missione. Un verso infantile interruppe i suoi pensieri.
Guardò la giovane creatura che aveva in braccio.
Gli occhi piccoli, di blu più intenso di quello del cielo d’estate. I capelli biondo chiaro, che la luna illuminava facendoli sembrare bianchi, gli incorniciavano un viso infantile ed etereo, tipico dei neonati della razza umana. Si incantò a guardarlo, traendo beneficio dal potere che anche da così piccolo emanava. Era proprio vero che avrebbe salvato la sua specie, ne era sicuro.
Un fulmine rischiarò la notte buia, facendogli capire che doveva agire in fretta. Strinse a sé il neonato, sentendolo gemere.
Due ali candide tempestate di conchiglie iridescenti gli perforarono la pelle della schiena, facendogli emettere un rantolo di dolore. Veloce si librò nel cielo scuro, prendendo sempre più quota.
Quando l’aria si rarefatta decise di fermare la sua salita.
Ammirò dall’alto del cielo il lago, delimitato dai raggi opalescenti della luna che gli conferivano un aspetto ancor più magico.
Volò verso est, gli occhi da falco pronti a captare qualsiasi cosa si mettesse sul suo cammino.
Nulla doveva ostacolarlo, o avrebbe pagato con la vita il suo fallimento.
Le sue ali fendevano l’aria come lame acuminate, e le conchiglie che le ricoprivano brillavano fiocamente. Esse erano il simbolo d’appartenenza alla sua stirpe, l’emblema che lo legava con il sangue a quella infantile creatura che teneva in grembo.
Il vento gli fece calare il cappuccio, rivelando una folta capigliatura castano chiaro.
L’uomo non se ne badò, non aveva né tempo né voglia.
Volò per un’ora buona, la luna che gli faceva compagnia con i suoi raggi. Ogni secondo del suo viaggio era scandito da lancette immaginarie, che ticchettavano nella sue mente producendo un rumore irritante.
Quando l’uomo sentì che le sue ali non avrebbero più retto scese di quota lentamente, per non interrompere il sonno in cui era caduto il neonato. Il respiro del piccolo gli riscaldava il torace, diffondendo sul suo corpo un familiare tepore che lo invogliava di più a proseguire.
Quando i suoi piedi toccarono terra lo avvolse una forte nostalgia, come se non avesse più potuto solcare il cielo con le sue ali iridescenti. Le ritirò velocemente, qual processo gli procurava non pochi dolori, ma non voleva allarmare il piccolo.
Camminò nella via buia, gli occhi che distinguevano solo le sagome parziali degli edifici di quella città. I suoi passi risuonavano come violenti rombi, che mettevano a lui stesso forti brividi di paura.
Quando giunse davanti ad una porta illuminata dalla tenue luce di un lampione decise di fermare il suo cammino. Posò il neonato sullo zerbino, i suoi occhi blu che lo scrutavano in cerca di una spiegazione che alla sua tenera età non poteva ancora comprendere. In un moto di commozione l’uomo gli schioccò un bacio sulla fronte, il neonato rise teneramente.
Poi l’uomo suonò al campanello e il rumore si propagò all’interno dell’abitazione. Sentì un rumore di passi avanzare verso la porta, e una serie di luci accompagnarlo.
Prima che la porta si aprisse si rintanò in un angolo buio, l’ombra che copriva interamente il suo corpo e lo nascondeva come a offrirgli ospitalità.
Un uomo e una donna aprirono la porta.
La loro attenzione fu attirata dal richiamo del neonato, che giocherellava con i suoi capelli sullo zerbino. La donna lo prese in braccio, in un istinto materno. Lo strinse forte a sé come fosse suo figlio, incontrando i suoi occhi più profondi di due laghi.
Il marito si guardò in giro in cerca di chi gli avesse recapitato quel pacchetto inatteso, ma il buio della notte non gli permise di scorgere il messaggero, che giaceva sdraiato dietro un cespuglio.
Il messaggero osservava la scena commosso e con la consapevolezza di aver completato la sua missione.
Quando i due coniugi richiusero la porta sentì dei rumori provenire dalle sue spalle.
Si girò in un gesto fulmineo, visualizzando chi fosse il nuovo arrivato.
Era alto, i capelli neri che si confondevano con il buio e gli occhi color del carbone che lo scrutavano febbrilmente.
Non fece in tempo a muovere nemmeno un muscolo che una freccia fendette l’aria nella sua direzione.
«Addio, Xander.» fu l’ultima cosa che sentì dire, prima che la freccia gli trafiggesse il cuore.




 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: FALLEN99