Ecco.
Era ovvio che la notte di
capodanno, Harry, sarebbe stato chiamato per lavorare al bar,
nonostante quel
turno non gli toccasse. Sembrava volessero allontanarlo da quella vita,
che
alla fine, neanche aveva.
Ammettiamolo,non
è che Harry
Styles avesse tanti amici. E non aveva neanche una ragazza. Quindi..
lavorare
la notte di capodanno non era un vero e proprio disastro, ma voleva
essere a
Times Square, come ogni anno, mentre non poteva. Voleva esserci con il
suo
migliore amico, ma quest’ultimo era fin troppo impegnato con la sua
fidanzata,
per poter dar peso ai desideri di Harry, che un po’, erano anche suoi.
Ma
non importava se per un anno
loro non fossero a Times Square a vedere la sfera cadere, o il
countdown sul
mega schermo. Non importava se aveva abbandonato il suo Harry nel
giorno più
importante di sempre, nell’ottavo anniversario del loro incontro.
Ottavo
anniversario del loro incontro.
“Oh
cazzo!” urlò nel bel mezzo
della cena con la sua Eleanor ricordando quel piccolo, ma importante
particolare. Si era dimenticato di questa importante data che si erano
ripromessi di riportare nel loro cuore. Accese
il cellulare, e trovò due messaggi di Harry. –Buongiorno,
buon anniversario- risalente alle 11.23 e –Grazie per
avermi calcolato,migliore
amico.- delle 20.50. Controllò l’orario. Cinque minuti, dall’ultimo
messaggio. Decise di rispondere, non sapendo comunque come farsi
perdonare, perché
non sarebbe bastato. L’unico modo era mollare Eleanor lì e andare al
bar da
Harry, ma avrebbe avuto due persone sulla coscienza, e non era di certo
il
caso. Cominciò quindi a digitare il
messaggio, nonostante lo sguardo di Eleanor si poggiava su di lui
insistentemente, come per richiamare la sua attenzione. –Perdonami
Harry, sono stato tutta la giornata impegnato. Mi dispiace,
ti voglio bene. Buon anniversario. Xoxo,BooBear.-
Harry
lesse il messaggio, che
non lo rese di certo entusiasta. Si, se ne era ricordato e si era
firmato con
un nome tanto odiato, ma che il riccio amava.. ma non era felice. Non
lo aveva
calcolato per un’intera giornata, non si era fatto trovare in casa, né
al
cellulare, e per la prima volta in quegli otto anni, il 31 dicembre,
non fu il
loro giorno speciale.
Rimise
il cellulare in tasca,
mentre dall’altra parte del quartiere, Louis era a cena con Eleanor e
di tanto
in tanto ripoggiava il suo sguardo sul cellulare sperando in una
risposta del
suo migliore amico.
La
risposta non arrivava e
Harry continuava a servire quelle persone che arrivavano al bar, mai
soli,
sempre in coppia, in gruppo, preparandosi forse ad andare a Times
Square dove
lui non sarebbe andato, non quella sera.
Erano
ormai passate tre ore,
erano le 23.30 e le persone non arrivano da 20 minuti. Era ovvio essere
a
conoscenza del posto che li aveva rapiti. Ed era ovvio sapere che lui
non era lì
mentre, quasi sicuramente, il suo Louis era lì con Eleanor. Fu
riportato alla
realtà dal campanello riposto sulla porta d’ingresso, dalla quale vide
entrare
il proprietario del bar.
“
Harry, puoi andare. Non
arriva più nessuno, e le strade sono quasi vuote. Goditi l’ultima
mezz’ora di
quest’anno.”
“Grazie
mille, Robert.” Disse
togliendosi la camicia con il logo del bar, dove sotto aveva una
t-shirt, la
preferita di Louis. Era vestito abbastanza decentemente per andare a
Times
Square. Salutò Robert con un cenno della mano e corse fuori afferrando
al volo
la giacca e indossandola. Entrò nella sua auto e si avviò ad un
parcheggio
vicino Times Square, fortunatamente non completamente pieno. Corse poi
verso la
folla che si era gia creata, e immischiandosi tra la marea di gente
cercò
Louis. Riuscì a vederlo da lontano, ed era vicinissimo ad Eleanor,
erano faccia
a faccia, sul punto di baciarsi.Controllò velocemente il countdown sul
mega
schermo. Un minuto e 10 secondi. Si voltò di nuovo verso la zona dove
erano i
due e non li vide più. Si erano andati già ad appartare in un qualche
luogo
ormai vuoto, per cominciare l’anno alla grande?
Si
strinse nella sua giacca
chiudendo gli occhi, e sentendo le urla della gente aumentare. Un suono
provenienti dalle grandi casse poggiate al palco dove poco prima si
erano
esibiti degli artisti, cominciarono il countdown dal 10. Arrivati al 3
sentì
qualcuno poggiargli una mano sul fianco, e lo fece girare verso di lui.
Notò
subito quei due fari
azzurri, appartenenti al suo Louis. Sorrise, e quasi senza che se ne
rendesse
conto, sull’1 del countdown le labbra di Louis si poggiarono alle sue.
Ormai
erano sue, quelle labbra tanto bramate, tanto desiderate. Quelle labbra
che
poco prima appartenevano ad Eleanor ma che in quel momento, lo sapeva
benissimo, potevano appartenere solo a lui, e così sarebbe stato fino
alla
fine. Fino alla fine dei tempi.
xbiebervoice’s
corner
Scusate
se la storia è breve, ma per ciò che volevo,
credo che la lunghezza vada bene.
Non ero partita di certo con il presupposto
di creare una
storia chilometrica.
Ed è per questo
che l’ho lasciata così breve,
perché credo ci
stia bene.
Spero possa piacere anche a voi.
Lasciate una recensione se vi va.