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Autore: Ilune Willowleaf    28/07/2007    5 recensioni
Alla fine dell'anime, Roy è convalescente, e Riza come al solito è al suo fianco. E un rapporto cresciuto all'ombra della divisa finalmente ha modo di crescere con naturalezza e spontaneità, malgrado gli ostacoli interni ed esterni. RoyxRiza a tutto spiano! Occhio, l'ultimo capitolo conterrà spoiler del film! ATTENZIONE: ho modificato leggermente i primi 2 capitoli!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4
Capitolo 4 - appassire
Stavolta non viaggiavano coi bauli, ma con un bagaglio leggero. Erano in uniforme, e nella valigia avevano solo i pigiami e l’alta uniforme, necessaria per comparire in tribunale.
Il paesaggio di metà gennaio era, nel grigio crepuscolo del tardo pomeriggio, noioso e deprimente.
Malgrado non lo desse a vedere, Roy era nervoso.
Aveva sempre pensato che, dopo quella insurrezione che aveva causato, avrebbe fatto meglio a lasciare l’esercito.
Invece, non l’avevano né cacciato, né degradato.
Sapeva che c’erano un sacco di persone che gli dovevano dei favori, ma non sapeva bene a chi attribuire il merito di tutto ciò… e, oltretutto, la cosa lo inquietava sottilmente.
Non si sentiva a posto.
Era strano: lui, "il piromane arrivista", non si sentiva soddisfatto del grado che aveva ricevuto e mantenuto.
Sapeva di essere stato promosso a Brigadiere Generale solo perché così era stato possibile spedirlo al nord, in prima linea. Per cercare di ammazzarlo.
E se ora non l’avevano degradato, era perché sapevano che, se l’avessero fatto, lui avrebbe approfittato di ciò per dare le dimissioni, liberandosi definitivamente del controllo dell’esercito.
Sicuramente, qualcuno stava cercando di tendergli un’astuta trappola.
Espose i suoi dubbi e le sue incertezze a Riza.
-Io penso semplicemente che le persone che la vorrebbero a capo dell’esercito siano molte più di quanto lei non pensi. - fu invece la sua conclusione -In fondo, il Tenente Generale Grumman ha molti contatti ed è molto influente; al momento, dato che la carica di Fhurer è stata abolita, è al secondo posto nella scala gerarchica dell’esercito. E lei è al quarto posto. Sta per salire sul podio. -
-Ma ora che a capo del governo c’è una commissione popolare, mi chiedo se valga davvero la pena continuare a cercare di salire. -
Riza lo guardò meravigliata.
-Roy Mustang! Non osi mai più dire una cosa del genere!- lo rimproverò. Roy alzò lo sguardo, stupito.
-Cosa direbbe a Maes Hughes, se non arrivasse al suo obiettivo? "Mi spiace, ma all’ultimo non me la sono sentita…"? Hughes si rivolterebbe nella tomba a sentirla parlare così! Ha dei doveri morali nei confronti di chi crede in lei!-
Roy le sorrise. Era tipico di Riza, fargli le ramanzine così, sempre dandogli del lei, sempre formale, ma dicendogli esattamente quel che pensava.
"Hai ragione. Il fatto è che… non so se ho più la forza di andare avanti. Di sacrificare persone per il mio scopo. Di guardarmi alle spalle, e mettere in pericolo te e le persone a cui tengo. Non ho la forza di guardare un’altra lapide e pensare "è morto per causa mia. Per proteggermi. Per aiutarmi"."
-Hai ragione…-
Alla stazione c’era, ad attenderli, il da-poco-promosso Tenente Colonnello Armstrong, più muscoloso e sbrilluccicoso che mai.
-Mi ha mandato il Tenente Generale Grumman, a scortavi. E ad avvisarvi: avete molti nemici, ora. - disse, a bassa voce.
-Quando mai non ne ho avuto, Armstrong? È da quando sono nell’esercito che devo guardarmi le spalle. -
-Ora è diverso. Sa, per… la faccenda del nord. -
Mustang annuì -Mi spiace solo aver coinvolto anche lei e i ragazzi. Ma se le cose si mettessero male, mi assumerò tutta la colpa. -
-Non si preoccupi, Brigadiere Generale Mustang! Sto preparando le pratiche per le dimissioni. Aspetto solo i processi, per testimoniare. -
-Le dimissioni?!-
-Si. Mio padre ha detto che è tempo che lo aiuti negli affari di famiglia. Sa, tutti gli Armstrong servono l’esercito, ma a una certa età si ritirano per dedicarsi agli affari di famiglia. E io penso che per me quell’età sia giunta. -
Roy sorrise, ma era un sorriso triste. -Capisco. Non ne può più del marcio che c’è, vero?-
-È da otto anni che non ne posso più. -
Entrambi tacquero.
Anche se era già grande e grosso, anche Alex Luis Armstrong era ancora piuttosto giovane e idealista, quando era stato mandato come arma umana a sterminare la indifesa popolazione di Ishbar.
E ora era ancora più grande e grosso, ma aveva ancora un cuore tenero, troppo tenero per un militare.
-Per questo spero che lei non ceda come me, e continui a grattar via il marcio dell’esercito!- concluse Armstrong.
-Si… devo continuare. - rispose a bassa voce Roy. Incrociò lo sguardo incoraggiante di Riza. "anche lui crede in te", pareva volergli dire.
-Invece, cambiando argomento, come va la vostra convalescenza? Tenente Hawkeye, avevo sentito dire che eravate stata ferita abbastanza gravemente, per avere un mese di convalescenza!-
-È solo un graffio, sono già guarita. Il medico che ha compilato il verbale deve aver esagerato. - minimizzò lei.
-E lei, Mustang?-
-Ogni tanto la gamba mi cede, e quindi devo usare questo stupido bastone. Ma è comodo, ogni tanto: posso tirarlo dietro agli scocciatori!- scherzò lui. -A parte questo, anche nel mio caso i medici hanno esagerato. A parte la gamba, sono tornato a posto, e in soli tre mesi e mezzo. -
La convalescenza di un anno era stato un altro punto che aveva insospettito Roy. Anche se claudicante, poteva essere rimesso a fare lavoro di ufficio dopo quattro mesi. Invece, lo volevano tenere lontano per un anno intero. Senza dubbio, per gambizzarlo gerarchicamente o fisicamente tutto in una volta, lontano da occhi indiscreti.
I processi furono un vero strazio. La difesa vivisezionò i capi d’accusa, e i testimoni dell’accusa, tra cui Roy Mustang, dovettero faticare non poco a mantenere la loro credibilità.
Il fatto che uno dei maggiori testimoni, cioè il Maggiore Edward Elric (perché si, il fagiolino aveva grado di maggiore, come tutti gli Alchimisti di Stato) fosse disperso, e che suo fratello Alphonse Elric fosse privo della memoria riguardante gli ultimi quattro anni, era un grosso problema.
Sheska fu un testimone chiave, per la sua preziosa capacità di indicare con precisione riferimenti, frammenti, note che, messi assieme, componevano l’agghiacciante quadro: nell’esercito si facevano esperimenti proibiti, e molti nelle alte sfere ne erano a conoscenza. Führer compreso.
Assediati dai giornalisti, portati sulla bocca di tutti dalla stampa, i processi andarono avanti fino a metà maggio. Era estenuante.
Roy stava iniziando odiare la situazione: era continuamente assediato dai giornalisti, e non poteva praticamente uscire dalla villetta assegnatagli in quanto ufficiale, senza essere scocciato fino all’esasperazione.
Riza era tornata nel suo appartamentino a due isolati dal quartier generale, assieme a Black Hayate e alle sue cose, che si era fatta rispedire quando era stato chiaro che i processi sarebbero andati alle calende greche, e che loro dovevano restare a Central City.
Ogni mattina, andava a prendere in auto Roy Mustang, e si comportava da inappuntabile autista, guardia del corpo e braccio destro.
Pareva che quei mesi a casa Hawkeye non fossero mai esistiti.
Eppure, Roy ogni tanto aveva l’impressione che lei lo fissasse, pensierosa. E, ogni tanto, coglieva il suo sguardo vagamente sognate, fissare un punto del muro…
E quando si arrischiavano a uscire, sfidando la sorveglianza dei giornalisti, in incognito, per andare a fare un giro in città, lei non gli sorrideva in quel modo spontaneo, così bello? Ogni volta, Roy si sentiva sciogliere.
Armstrong aveva ragione, nel dire che Mustang aveva molti nemici, molti più di prima, per lo meno.
Specie da quando i giudici e la giuria lo avevano accettato come testimone affidabile, e quindi lui, a ogni processo, smontava la difesa di criminali che si proclamavano agnellini innocenti.
Per ben due volte, solo la guida spericolata di Riza li salvò da misteriose macchine che si affiancavano alla loro e sparavano raffiche di mitra.
Per non parlare di affascinanti dame che si proclamavano sue ammiratrici, che nascondevano aghi avvelenati o sottili stiletti nelle scollature.
Roy fingeva abilmente di essere ancora il vecchio farfallone di prima, sorridendo alle belle donne, e riempiendo la sua agenda di (falsi) appuntamenti e numeri di telefono, perché il suo rapporto con Riza non fosse troppo evidente negli ambienti in cui era ben noto. Ma dopo due di questi tentativi di omicidio, la sua perdita di qualsiasi interesse per le voluttuose bellezze che cercavano di farsi fare un autografo o di conoscerlo di persona non parve poi tanto strana. E anche lui fu segretamente sollevato che quella farsa fosse finita. Non gli piaceva fingere di non provare interesse solo per il suo tenente.
Per certi versi, Riza ne fu sollevata: se non altro, non doveva perquisire ogni donna che gli si avvicinava, dato che Mustang non lasciava avvicinare più nessuno, salvo i suoi fedelissimi.
Preparava lei personalmente da mangiare, dato che c’erano molti modi per avvelenare una persona, e dopo i primi quattro o cinque attentati, nessuno trovò da malignare sul fatto che lei si trasferisse a casa sua, con armi, bagagli e cane.
-La cosa inizia a diventare seccante. Voglio dire, fare la spesa travestita da massaia perché potrebbero corrompere il fruttivendolo o il macellaio inizia ad essere stancante. - disse una sera Riza, mentre cenavano.
-Ti sta tanto stretta, la parte della massaia?-
-Mi sta stretto il dover fingere e travestirmi, il lasciare manichini sulla sedia quando esco per far credere che ci sia in casa a proteggerla. -
-Riza, ci risiamo… perché mi dai del lei anche quando siamo da soli?-
-Perché se le dessi del tu in privato, poi magari in pubblico rischio di sbagliare e darle lo stesso del tu. -
Roy sospirò. -Forza e coraggio, sta per finire. Domani ci saranno le sentenze. -
-Rimarranno lo stesso in libertà persone a cui ha pestato i piedi. -
Roy si rese conto che lei aveva ragione. Tutti i suoi nemici si traducevano in un pericolo per Riza.
Beh, aveva preso una decisione.
Una decisione che rappresentava una soluzione a parecchi dei loro problemi.
Colpevole, colpevole, colpevole. Impiccagione, carcere a vita, trent’anni. Le condanne fioccarono e l’esercito perse molti ufficiali, mentre giornaletti raccoglievano e illustravano con dovizia di particolari gli orrori che erano stati svelati, dopo che alcuni uomini, sopravvissuti al laboratorio 5, chimere che si erano sempre nascoste, avevano avuto il coraggio di uscire e di parlare, in cambio dell’anonimato e della promessa di non essere rinchiusi in laboratori.
Roy aveva ragione a sostenere che le sentenze erano state scritte quando quei poveretti, che avevano servito l’esercito e dall’esercito erano stati usati come materiale umano, avevano parlato, detto tutto, del laboratorio 5, di Ishbar, di cosa era stato fatto ai civili (molti di essi erano stati soldati a Ishbar, ed erano stati usati come cavie per tappar loro la bocca su cose davvero scottanti).
Il tenente generale Grumman posò con aria soddisfatta il giornale sulla sua scrivania.
-Siamo rimasti davvero in pochi, in cima all’esercito, con la fedina e la coscienza pulite, Mustang. Si sieda, su. -
Ma Roy Mustang rimase in piedi.
-Questo significa che potrebbe essere promosso ancora, Brigadiere Generale Mustang. -
Grumman era fermamente convinto che l’esercito guidato da un giovane idealista come Mustang sarebbe stato una gran bella cosa, e non avrebbe visto male il giovane Mustang protetto ventiquattro ore al giorno da Riza Hawkeye. Sia sul lavoro, che in casa.
-È proprio di questo che volevo parlarle, signore. Chiedo ufficialmente di poter dare le dimissioni. -
Grumman quasi scivolò giù dalla poltrona.
-Ma è impazzito, Mustang? L’esercito ha bisogno di uomini come lei!-
-Il fatto è che… non sono sicuro di voler davvero rimanere ancora nell’esercito. - disse a bassa voce lui.
Grumman lo fissò un attimo.
-Siediti, figliolo. -
Stavolta. Roy si sedette.
-Dato quello che hai testimoniato, non è perché hai scoperto solo oggi il marcio che l’esercito celava, non è vero?-
-No. È da… - sospirò -dalla guerra civile di Ishbar che mi chiedo se ho fatto davvero bene ad arruolarmi. Volevo poter cambiare in meglio il mondo, e l’esercito era l’unica strada per avere abbastanza potere per farlo. Ma troppa gente è morta perché io potessi arrivare fin qui. Ho un peso… un peso nell’anima, che mi trascina giù. Non mi sento degno. Queste mostrine sono intrise del sangue di vittime innocenti, di uomini ingannati, di "pedine sacrificabili".-
Il tenente generale lo guardò intensamente. Non giudicava quella confessione come un atto di debolezza. Al contrario: un uomo che è capace di sentire ancora sensi di colpa, è ancora un essere umano. Solo i mostri non hanno sensi di colpa.
-Mustang, lei ha bisogno di un periodo di stacco, per rinfrescarsi le idee. Ha bisogno di stare per un po’ di tempo lontano dalla grande città, dai riflettori, dai suoi nemici.
Ci sono un bel po’ di postazioni, al nord, piccoli paesini sperduti in cui dobbiamo mandare un soldato o due per ciascuno. La farò mandare lì, senza rivelare a nessuno la destinazione precisa; ci starà tutta l’estate, e l’aria fresca le farà bene. Se proprio resiste fino all’inverno, con tutta quella neve, un uomo può ritrovare sé stesso in quella solitudine.
Quando si sente pronto per riprendere la scalata ai gradi, mi faccia un fischio, e le farò riavere a tempo di record i suoi gradi, un posto a Central City e tutto il suo staff al completo. -
-La ringrazio, tenente generale. -
-E, volevo chiederle, se posso prendere temporaneamente io il suo staff. Mi dicono che sono ragazzi in gamba, e i colonnelli se li disputano accanitamente. -
-Ma certo. Ne sarei felice. -
-E magari riuscirò a convincere Riza a lasciare l’esercito e a-
-Sarebbe fiato sprecato. Anzi, non le parli per nulla di me. Deve avere anche lei il suo tempo. -
Grumman non indagò oltre sul perché Riza Hawkeye avesse bisogno del suo tempo.
-Perché l’hai fatto?-
-Te l’ho detto, è stato Grumman. Io volevo proprio rassegnare le dimissioni. -
-E quello che ti dissi in treno?! Tutte parole al vento?-
-Non cercare di farmi cambiare idea, Riza. -
-"Non cercare di farmi cambiare idea"- fece eco lei -Stai scappando dalle tue responsabilità!-
-TU NON CAPISCI!-
Immediatamente, Roy si pentì di aver urlato.
Non aveva mai litigato seriamente con Riza. Lei non si opponeva mai ai suoi ordini, salvo per fargli notare falle o punti deboli nelle sue idee o i suoi piani. O per salvargli la pelle.
Ma ora, nel sapere che aveva chiesto di essere degradato e spedito chissà dove al nord, aveva reagito, E pure male.
-Tu non capisci, Riza… Sono andato avanti praticamente con lo scopo di ripulire l’esercito. E ora ci sono riuscito. E se prima potevo ignorare il fardello che ho sull’anima, ora non posso più farlo. Le mie mostrine emergono dal sangue di coloro che sono morti perché io potessi salire di grado. Che siano caduti sul campo, come Hughes, o siano persone che ho ucciso dietro ordine di uomini che non ho avuto il coraggio di contraddire…- si guardò le mani, come se davvero grondassero sangue -Ho ucciso troppi innocenti per sentirmi in pace con me stesso. -
-Tutti abbiamo dovuto ubbidire e uccidere, anche quando non volevamo. Non ricordi? C’ero anche io a Ishbar. C’era anche Armstrong. C’era Falman, c’era Hughes, c’era Havoc. Eravamo in tanti, ma nessuno sta facendo le scene che ora fai tu. -
-Riza, ti prego. Ho bisogno di tempo. Per ritrovare me stesso.
Grumman ha promesso che, quando starò meglio, mi farà riavere i gradi. Non temere, se l’esercito avesse di nuovo parti marce, arriverò e cauterizzerò.
Ma adesso… ho bisogno di tempo. -
Riza sospirò. Oh, LUI adesso aveva bisogno di tempo?
Meglio non dirgli che lei, finalmente, non aveva più bisogno di quel tempo per capire che gli aveva chiesto a Natale.
Sarebbe voluto rimanere a Central City, certo, e magari sposarla, anche a costo di dare le dimissioni, di riffa o di raffa.
E l’esercito aveva bisogno di Mustang, più di quanto Riza non avesse bisogno di Roy. Almeno, così lei credeva.
-Va bene. Tanto poi alla fine fai sempre come vuoi tu, fregandotene di cosa pensa la gente. - sbuffò -Mi sono scelta un uomo davvero impossibile da proteggere. - disse, lasciando la stanza.
Roy sorrise, ma era un sorriso triste.
Finì di fare lo scarno bagaglio. Gli era arrivato l’ordine di trasferimento e la nuova divisa.
Non aveva mai indossato una divisa da caporale: era partito direttamente da maggiore, all’età di appena sedici anni.
Il Fullmetal Alchemist aveva battuto il suo record, diventando maggiore ed Alchimista di stato a soli dodici anni, pensò.
Incidentalmente, si chiese dove fosse, e se stesse bene.
Si mise la giacca sottobraccio e infilò il cappello. Malgrado la gamba ancora gli desse qualche fitta di dolore, trascinò fino al piano terra il suo baule da solo, caricandolo sulla macchina.
Riza, al volante, aspettava, ma era seria e taciturna.
Lo accompagnò fino alla stazione. C’erano tutti a salutarlo: Falman, Havoc, Fury, Breda, anche Sheska e Armstrong. Erano in abiti civili, perché anche lui lo era. Non era il saluto di militari che vedono degradato e trasferito il loro comandante. Era il saluto di uomini che avrebbero atteso il ritorno di un amico.
Roy capì questo loro implicito messaggio quando, anziché col saluto militare, si congedarono da lui stringendogli la mano.
-La aspetteremo, Mustang. - disse semplicemente Armstrong, a nome di tutti.
Cercavano di sorridere, ma erano i sorrisi tirati di chi vede un amico partire e non sa se e quando lo rivedrà.
Solo Riza teneva lo sguardo basso, e non riusciva neanche a produrre quel sorriso tirato.
Il treno prese a muoversi, e Roy si affacciò al finestrino. Non disse nulla. Le parole erano inutili.
D’improvviso, Riza si staccò dal gruppo, correndo, affiancandosi al finestrino.
Fu un attimo: si afferrò al finestrino abbassato, si issò su, e lo baciò sulla bocca, prima di lasciarsi cadere.
-ROY, SEI UN CRETINO!- fu il suo ultimo saluto, bagnato di lacrime.
E Roy Mustang le sorrise, l’unico sorriso vero della giornata.
-Anch’io ti amo!- le gridò, mezzo fuori dal finestrino.
continua...
capitolo dolceamaro... in fondo, dovevo giustificare il fatto che, nel film, Roy fosse in uno stato emo-depresso pazzesco.
Per rispondere a domande e commenti:
x Shatzy: il fatto dei paragrafi è stato dovuto a un casino di frontpage. Come con excel, non so se amare o odiare questo programma. Comunque, ho sistemato. Per le piante, no, non c'entra col mio lavoro. Che in realtà non è un lavoro, ma una corvé in un laboratorio della mia università assieme a un gruppo di altri ragazzi di varie facoltà, stiamo facendo un lavoro di ricerca che frutterà alla facoltà interessanti articoli e forse un paio di brevetti, e a noi una tesi sperimentale (che può condurre al 110 e lode!) . Il titolo, tutta la storia è nata dalla metafora che Roy usa per dichiararsi nel terzo capitolo. Mi è venuta in mente, così, e ho detto "cavoli, questo è proprio quello che ci vuole!"
x CowrgirlSara: grazie, mi fanno piacere i complimenti di scrittori bravi come te! Ho letto le tue fanfic su FMA ( "Rear Window" e "A dance for three") e mi sono piaciute tantissimo! Anzi, l'ultima, non vedo l'ora di vedere come va a finire! Girovagando per la tua pagina ho trovato anche "Full Immersion"... di solito sono scettica riguardo le AU, ma devo dire che questa mi sta facendo piegare dal ridere! (Ho letto ISDA a 12 anni ed è diventato subito uno dei miei libri cult, traslocato a forza dalla libreria di mio padre al mio comodino per anni!)
x celiane4ever: il trucco per scrivere bene è... leggere! Leggi, leggi tantissimo: romanzi, racconti, articoli di giornale, testi vecchi e testi nuovi. Troverai poi il tuo "stile", lo maturerai. Inoltre, leggendo acquisirai quasi senza accorgertene un ampio vocabolario, quindi eviterai le ripetizioni, e la grammatica ti entrerà nella testa senza che neanche tu te ne accorga. Te lo dico per esperienza personale! Ma, se mi permetti, un consiglio: le k e le abbreviazioni da cellulare devono essere bandite da un buon lessico! In fondo, mica paghiamo un tot a lettera alla tastiera del computer, no? ^__^
  
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